Barack Obama a Palermo
Vi scrivo queste righe sull’onda dell’emozione per la vittoria del candidato democratico alle presidenziali americane. Questa emozione per me deriva non tanto da una disposizione militante, quanto da una riflessione, per così dire, di sistema. Sono, infatti, convinto che gli effetti dell’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, saranno visibili anche in città, proprio perché il cambiamento sarà, è stato, di sistema.
Ciò non significa sposare una visione messianica della politica: Barack Obama non è il messia, non è, ovviamente direi, il bene, non è per sempre, solo è rappresentativo in questo momento, rappresenta una parte di società occidentale, una visione d’insieme che, per anni, precisamente dagli attentati dell’11 Settembre, è stata messa ai margini della politica, considerata inadeguata ed elitaria ma che pure è stata popolare, perfino alla base della ideologia americana, fondativa delle ragioni stesse per cui l’America, come comunità, è nata.
Questa visione ha a che fare con l’inclusione dei diversi, con l’apertura del dialogo, e con una retorica, quella del sogno americano, forse, a giudicare dai risultati delle elezioni, per troppo tempo assopita. La storia di Barack Obama è quella del sogno americano, quella di un signor nessuno che riesce a diventare presidente ma è anche un esempio di come proprio a partire dall’integrazione del diverso si possano produrre risorse necessarie per la sopravvivenza e la prosperità di ogni paese. Continua »
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