Ma cos’è questa crisi?
Quanti hanno avuto modo di cimentarsi in un ambiente di lavoro competitivo, si saranno sentiti spiegare -almeno una volta- come l’ideogramma cinese di crisi (weiji) integri i concetti sia di “pericolo” che di “opportunità”. È un efficace artificio retorico che si fa risalire ad un discorso del 1959 di John F. Kennedy, un po’ inesatto sotto il profilo sinologico, ma sempre utile a spronare all’azione i propri collaboratori, specie in tempi oggettivamente difficili.
Ma in questa grave crisi mondiale in corso, esiste un territorio, una regione, in cui una buona fetta della popolazione possa sentirsi al riparo dalla crisi stessa? O che possa intravvederne addirittura dei vantaggi?
Proviamo ad immaginare questo territorio:
- povero di imprese e di iniziative imprenditoriali che operino sui mercati o che esportino o che non abbiano come unico/principale cliente la pubblica amministrazione;
- dove quasi non si conoscano la cassa integrazione o i licenziamenti di massa;
- in cui una buona parte della popolazione viva di pubblico impiego a tempo indeterminato;
- mentre altra parte aspiri a sussidi pubblici, in attesa di stabilizzazione;
- che non conosca, se non in transito, i grandi flussi migratori;
- dove un grave dissesto delle finanze comunali (es. 140 milioni) non venga ripianato dai diretti responsabili (cittadini e pubblici amministratori);
- dove si trattengono e si ridistribuiscono tutte le tasse riscosse nel territorio mentre si invocano ulteriori trasferimenti sia nazionali che sovranazionali.
Ma è la nostra amata Sicilia! E Palermo è la sua capitale!
Così come nel mercato finanziario il reddito variabile non vive un gran momento, nella società civile chi vive di reddito autonomo o di impresa soffre mentre chi vive di reddito fisso oggi sorride! Proviamo ad immedesimarci nella situazione di un dipendente della regione, della provincia, del comune o di altro ente pubblico oppure di società da questi stessi enti controllata o partecipata, alle prese con il proprio budget. A fronte di ricavi costanti e certi, gli interessi sul mutuo sulla casa sono, ad esempio, sensibilmente scesi, il costo della benzina pure, abbondano sconti e promozioni, locali e ristoranti sono meno affollati, lavoratori autonomi ed imprese girano meno e intasano meno il traffico e i parcheggi, lo stress… (quale stress?).
Dopo la grande crisi del ’29 c’era chi canticchiava un motivetto: “Ma cos’è questa crisi?”. Doveva essere il bisnonno di un usciere dell’ARS.
a me questa crisi già m’è costata un bel po’ di soldini! 🙁
E’ la nostra amata Sicilia, Donato hai ragione, ma non me lo insegnasti tu che, dopo averla creata, Dio la vide troppo bella e creò anche i siciliani????
praticamente potremmo diventare consulenti: A.A.A. offresi consulenza da esperti in crisi
Nel tempo delle vacche grasse avviene forse un trasferimento di reddito dai redditi autonomi ai redditi fissi? A me non risulta. L’impiegato inizia con 1000 euro scarse e dopo 30 anni arriva a 1500 Euro, non c’è variabilità nel suo stipendio ma neanche nel suo rapporto di lavoro e paga la sua tranquillità con una scarsa autonomia e un ancora più scarso reddito. Viceversa, il titolare di reddito autonomo capace di stare sul mercato può percepire in un periodo di vacche grasse 10 e anche 20 volte il reddito di un impiegato, sta perciò al suo giudizio amministrare il tanto in modo da disporre di un reddito quando c’è il poco. Siccome è un periodo di vacche magre per i redditi autonomi dovrebbero essere penalizzati anche redditi fissi? Non comprendo la logica. Altro discorso è da fare riguardo agli sprechi, al malgoverno, all’inefficienza, ma non mi pare il tema del post.
Pepè, è vero: chi punta sul reddito variabile (nel mercato finanziario come in quello del lavoro) ha aspettative di ritorni maggiori che non con il reddito fisso, al prezzo però di assumersi dei rischi. In realtà, la mortalità delle imprese dimostra come le aspettative rimangano -molto spesso- tali mentre i rischi sono molto più frequenti e reali nel manifestarsi. Se però pensiamo che compete all’impresa creare ricchezza reale e offrire opportunità di lavoro a reddito fisso, succede che laddove l’impresa sia più presente (V. altre regioni) anche chi lavora prestando lavoro dipendente subisce la crisi. Il paradosso che volevo sottolineare è che chi produce ricchezza vera (imprese e loro dipendenti) soffre la crisi mentre chi costa più di quanto non produca in termini di servizio reso ai cittadini, non solo non conosca crisi, ma dalla crisi riceva addirittura dei vantaggi in termini di potere d’acquisto. Con 20.000 dipendenti regionali diretti (rispetto ai 9.000 della Lombardia) non dovremmo forse vivere in una regione a 7 stelle lusso o no?
Il tema del post ha uno spettro ampio.
La cosa che a me interessa di più è che questa crisi diventa l’alibi per tutte le malefatte dell’Amministratore, che non solo non paga di persona, e può sempre dire che i buchi nel bilancio delle partecipate dipendono in gran parte dalla crisi, ma si ritrova pure il vantaggio di un mercato ai saldi.
Se poi l’amministratore è all’ars, allora si aumenta pure gli stipendi da 16 a 20 mila euro al mese, e il mutuo per la casa è al 2 %.
I conti tornano?
sono una impiegata,quindi a reddito fisso,e le assicuro che in questo periodo di crisi non sorrido proprio. Chi è a reddito fisso la crisi la vive già dal 2000, quando lo stipendio è stato convertito in euro dimezzando il suo potere di acquisto. Abbiamo visto, però,e questo l’autore del post deve averlo dimenticato, raddoppiare le parcelle di medici, avvocati commercialisti e raddoppiare il costo di TUTTI i beni di consumo! (qualche altro ha canticchiato sicuramente in questi anni). I beni da lei elencati che hanno subito in questo periodo una riduzione (cresciuti a dismisura nei mesi precedenti) riguardano tutti i cittadini e francamente l’unica cosa che so per certo è che la bolletta dell’Enel, che doveva diminuire a fronte di un calo del costo del petrolio, è arriva con un aumento del 50% circa. Voglio ancora precisare che con il mio stipendio da impiegata e due figli da tirare su, non frequento i locali da ben 10 anni, cerco di usare la macchina pochissimo e vivo di promozioni e sconti già da tempo. Voglio ancora ricordare che non tutti siamo impiegati all’ARS e che la mia categoria non può aumentarsi le entrate come un lavoratore a reddito autonomo o come un politico che (come abbiamo sentito negli ultimi giorni) ha legiferato un aumento delle proprie indennità, in considerazione dell’esiguo stipendio che già percepisce.
Ed allora, caro signor Didonna, prima di attaccare una categoria sociale, tra l’altro l’unica che in maniera certa paga le tasse, proviamo anche solo per sei mesi a far vivere la famiglia con 1.500 euro (in media) al mese. Poi mi racconti ancora che sorride.
Comprendo il mood del post, certo che dovremmo vivere in una regione a 7 stelle! Quel che manca ai siciliani che vivono Sicilia è l’etica condivisa, francamente non ho idea di come fargliela venire.
Ornella, le do’ ragione sull’euro e sui mancati controlli al momento del changeover. Per il resto le assicuro il massimo rispetto se il suo stipendio vale il suo costo.
Scusi Didonna,cos’è, ora, il Brunetta del blog?
Salvo che per le categorie disagiate (e per gli idioti), rendere più di quanto non si costi dovrebbe sostanziare un elementare senso di giustizia, o no?
non mi pare che lo spirito del post meriti certi commenti.Trovo sensate certe affermazioni.Questa crisi
colpisce di piu’i lavoratori ed i precari nelle aziende medio piccole,
che,col calo dei consumi,vedono ridursi i mercati e devono ridurre la produzione,e non hanno la protezione del cassintegrato.La crisi non e’ uguale per tutti ed
anzi con la crisi c’e’ chi sta meglio di prima.Uno che vive a Palermo,ha inoltre il clima a suo favore e quindi
minori spese.Mettetevi nei panni di un cassintegrato
del nord Italia sotto la neve di gennaio.
Mi hanno addebitato oggi la rata mensile del mutuo a tasso variabile: rilevo un calo di €120 rispetto a dicembre (che era a sua volta scesa altrettanto rispetto a novembre). Poichè anche i miei ricavi sono variabili (con outlook negativo), l’optimum sarebbe per me oggi convertire (al prossimo calo dei tassi) il mutuo in tasso fisso e fare un IRS (interest rate swap) con lo stipendio di un dirigente regionale: ci scambiamo i differenziali tra i miei ricavi (variabili) e quelli (fissi) del burocrate.
Negli ultimi 20 anni le imprese piccole, medie e grandi sono cresciute grazie al sistema economico finanziaro ora al collasso a causa della crescita disordinata e incessante oltre che per la virtualità della ricchezza prodotta.
Per chi si vuole documentare
http://www.edicola.org/search/ravi%20batra/
Chissà perché, quando si parla di imprese, di imprenditori, di commercianti, di autonomi, di professionisti…. si debba fare sempre di un’erba un fascio.
Non sono tutti baciati dalla fortuna. Esistono anche i piccoli imprenditori, gli artigiani che operano in regime familiare, i commercianti sfigati, i professionisti alla mano ecc. ecc. e sono molti, ma molti di più di quanto possiate immaginare. Azzarderei l’ipotesi che il 40 per cento, se potesse, accetterebbe subito un impiego sicuro, adesso come dieci anni fa.
Smettiamola di puntare il dito sugli imprenditori e sui commercianti (o almeno sui piccoli…).
Perché è indubbio che lo stipendio fisso offre garanzie decisamente superiori al lavoro autonomo. E’ una questione di scelte (talvolta obbligate) decidere di fare l’impiegato anziché l’imprenditore. E quest’ultimo, se la fortuna lo assiste…. guadagna, ma se va male…. il rischio è elevatissimo, non si rischia mica di perdere il posto di lavoro, no. Si rischia di finire in bancarotta, in galera, per strada, moglie e figli compresi….
Scusate lo sfogo.
Ah, adesso faccio il dipendente precario, quando la fortuna mi assiste… e lo stipendio serve a pagare i debiti contratti con l’attività di imprenditore…
@imprenditore etc. E’ giocoforza fare di tutta l’erba un fascio, per condensare un commento in poche righe. Non c’è dubbio che nella classe degli imprenditori ci sono molti sfigati (sono stato consulente in due periodi della mia vita lavorativa, ho lavorato fianco a fianco con imprenditori e stavo per diventarlo poi ho scelto diversamente). Io semplicemente mi riferivo al progetto economico finanziario che è stato concepito 20 e passa anni fa per far crescere virtualmente l’economia e di cui si sono avvantaggiati le banche quasi tutte, tanti mediatori finanziari e agenti di borsa, molte imprese, parecchi dirigenti e nessun lavoratore operaio. Studi economici mostrano che lo stipendio reale dei lavoratori (impiegati operai etc) è diminuito di molto in Italia come negli Stati Uniti mentre quello dei dirigenti è aumentato di molto. Di tale progetto finanziario è evidente che è stato vantaggioso per gli imprenditori (ipotesi 60 per cento) e svantaggioso per i lavoratori (ipotesi mia 98 per cento). Credo che chi sceglie di rischiare ha poco da recriminare, io ho scelto di non rischiare e mi accontento dello stipendio da impiegato. Forse siamo semplicemente troppi rispetto alle risorse e alle possibilità economiche offerte dalla Terra o forse c’è un gruppo ristretto di individui, poche migliaia, che detiene la maggior parte della ricchezza mondiale.
La vita è più vera e fa più male delle analisi economiche…c’è chi ha fatto i salti mortali per avere un posto, anche se fisso, dopo anni di disoccupazione o lavori sottopagati e senza contributi, dopo tanti anni di studio e tanti tentativi di concorsi fatti,e senza
l’aiuto di nessuno. Ma quale scelta? Solo l’esigenza che ti impone la vita, a volte il bisogno.
che uno si debba sentire in colpa perchè ha il posto fisso? Ma neanche per sogno!
Chi ha potuto scegliere ha fatto altro, è andata bene!?!, è andata male !?! Ognuno nella vita ha avuto i suoi problemi,soprattutto un impiegato ha dovuto SACRIFICARSI sempre, con lo stipendio si può solo vivere, e basta.
Ora che c’è la crisi ,l’impiegato a reddito fisso sorride, sì’ce la godiamo!Anzi sghignazziamo guardando gli altri soffrire! Abbiamo tutti le case di proprietà,
il mutuo non lo paghiamo, non conosciamo le finanziarie,
abbiamo 2 auto euro 4 a famiglia, anzi abbiamo deciso di aprire un banco di mutuo soccorso per i bisognosi…
ah, dimenticavo, vacanze alle Maldive ogni anno!
Riguardo alla scelta che riportava tra parentesi (talvolta obbligata) mi riferivo al fatto che non avendo trovato un impiego…. per molti la scelta è obbligata in tal senso.
O ti apri la partita iva e provi a fare l’imprenditore (e qui tutti cominciano a tirarti le pietre perché sei un autonomo…!!) oppure vai direttamente per strada a chiedere la carità. Queste sono le scelte…
Ovviamente chi ha un reddito fisso, in questo momento piange con un occhio; ma è triste sapere che altre persone, con tanta buona volontà, coraggio o forse disperazione, che hanno tentato strade diverse adesso sono costrette forse anche a fare la fame o ad arrampicarsi sugli specchi per trovare altra occupazione. Non resta per adesso che affidare la propria esistenza a Dio, per trovare il coraggio che ci vuole in queste situazioni difficili e non perdere la speranza,ed aspettare un po’ perchè la crisi passerà.
Forse questa bufera economica servirà a molti per ripensare alla propria vita, e per darci quella grinta necessaria a cacciare via politici, amministratori, imprenditori, banche e governi avidi e corrotti che hanno permesso a pochi di arricchirsi mandando in povertà la stragrande maggioranza della popolazione mondiale.
chi aveva investito 100 euro in titoli,oggi ne capitalizza 50,se gli e’ andata bene.
I c.c. sono remunerati praticamente a zero.
I bot sotto al 2 %
Il credito si e’ ristretto e non credo che chi voglia
riconvertire il mutuo a tasso fisso abbia vita facile.
La morsa si stringe sempre di piu’.
Pero’ a Milano c’e’ chi costruisce e vende,in contanti,
appartamenti di classe medio alta.
E c’e’ chi ne compra due,tre,cinque,dieci,alla volta.
A Palermo non si costruisce niente.
La morsa si stringe perché la precednete espansione era insostenibile, ovviamente le prime a soffrirne sono le imprese più deboli.
intanto molti paesi “stampano” moneta e tirano a campare
quindi non si puo’ che prevedere un
RIALZO dell’INFLAZIONE.
(fenomeno armonicamente ciclico)
adesso anche la Fiat e’ in grande difficolta’.Appena una anno fa il titolo stava a 24 ed oggi e’ a 3,6.
Eppure anche in Italia c’e’ un enorme parco macchine
euro 0 che andrebbe sostituito solo se esistesse
una soluzione efficace a basso prezzo.
La 500 e’ appetibile agli USA che sono veramente
spreconi e viaggiano tuttora su grandi macchine,
ma la 500 in Italia non riesce a sostituire il
vecchio parco auto.Arriveranno prima i Cinesi?