La tappina semantica
Giafar – mi disse ieri mio cugino Eugenio l’Emiro – questa della tirata delle scarpe è bellissima. In effetti ci feci caso pure io. Ora basta che c’è una contrarietà, una protesta, un che dire con qualcuno, uno ci va e, pronto accomodo, ci tira una scarpa che se quello non si canzia ci scorcia la matrice dei pidocchi.
Ma non è conto che questo succede tra la gente normale. No. Il presidente dell’America che se ne andò nell’Irac, un giornalista ci avviò, no una scarpa, ma tutte e due prima che arrivassero gli sbirri per fotterlo in galera. Ma dovevi vedere a quello, al presidente, come se la scanzò ca pareva un pugilista.
Di quel giorno questa delle scarpe è diventata una cosa garantita ogni volta che ci sono ammuini in mezzo alle strade. Ormai quando passa qualche corteo davanti a un ufficio per protesta, tutti si levano una scarpa e almeno la fanno vedere. Tirarla no perché c’è a crisi e dio solo sa quanto ci vuole per accattare un paio di scarpe. Ma siccome questa pensata ormai è di moda, i miei connazionali del Maghreb si inventarono che vendono una partita di scarpe che servono solo per tirarle. Come infatti non sono buone per camminare, costano poco e, automaticamente, possono essere vendute una a una. Così, appena vedi a uno con tre scarpe, due nei piedi e una nelle mani, capisci subito che è uno scioperante che ha a che dire con qualcuno.
L’altro giorno da quassopra ho visto pure un saittone che era a piedi a terra ma una scarpa in mano l’aveva. E che doveva fare? La doveva tirare no?
Ora io non lo so, ma questa cosa delle scarpe mi piace assai perché se ci tiri una scarpa a uno non è conto che lo ammazzi o lo struppii assai. Assai assai ci acchiana un bummuluni nella cornice. Non è una cosa tanto grave. E una scapra non rompe nemmeno una vetrina. Però se tiri una pietra non ti caca nessuno. Ma se tiri una scarpa finisci nella prima pagina dei giornali. L’altra volta liggivi in un articolo che la scapra è diventata un potente oggetto semantico. Io non lo so che viene a dire ma forse il giornalista voleva significare che quando tiri una scarpa è sicuro che quello che vuoi dire si capisce subito.
Poi ho pensato che noi arabi facciamo ancora meno danno degli altri perchè il nostro scarpino classico è la tappina. E ora capisco perchè l’Emiro Diego ci spiegò a tutti i segretari che il giorno all’anno che riceve i palermitani, tutti devono entrare senza scapre, al massimo con le tappine come a noi. Ma non ci può niente perché quelli ce la tirano lo stesso. Così ho capito che ora c’è pure la tappina semantica.
Complimenti per il simpaticissimo post,davvero piacevole e…..significativo…..
Preg.mo Dott. Billitteri, mai come di questi tempi mi piacerebbe essere un millepiedi. In primis perchè ancorchè verme sicuramente sarei più dignitoso di tutti i rappresentati di quello che un tempo si chiamava “arco costituzionale”, anche se nella certezza e consapevolezza che le mille scarpe a disposizione non mi basterebbero poichè tra camera e senato praticamente poco mi rimane per la regione,provincia e comune.Per quanto rappresentato nella alinea precedente, seguendo pratiche istruzioni evolutive (Charles Darwin)sto cercando di diventare un DUEMILAPIEDI. Colgo l’occassione per esternare i miei complimenti per la sua vena letteraria in grado di cogliere e saper bene rappresentare gli aspetti più gradevoli di Palermo e dei Palermitani.
Intervento molto bello e simpatico. Cmq l’emiro diego altro che tirata di tappina… un scaippuni ca punta rinfoizzata si miritassi! cmq è sempre un piacere leggerla Billitteri!
accidenti, questo Giafgar è veramente un ‘gnorante con la G maiuscola. Come infatti la semantica non c’entra un beneamato. Ma forse voleva dire la semiotica. Quindi la tappina sarebbe un oggetto semiotico e non semantico perchè in questo ultimo caso stiamo parlando della parola tappina. Nel primo caso invece del suo significato quando viene usata in un certo modo. Certo che Giafar tutte queste cose non le poteva sapere. Mentre io, che sono un vero intellettuale alla faccia del mio amico Roberto Alajmo, le sto tutte benissimo e le degusto la mattina col la spincia di sangiuiseppe e il cappuccino. tante belle cose
billitteri, a ‘sto giro ‘na scarpa te la tirerei io, a te, alla semantica e alla semiotica…e secondo me ‘na scarpa te la tirerebbe pure giafar 😉
alla prossima…
Semantica o semiotica che sia…a me questo post è piaciuto tanto e mi ha fatto venire in mente tanti possibili “bersagli di tappine”! 😉
Miiiiii,la “matrice dei pidocchi” è troppo forte….immagino l’emiro diego con”la matrice dei pidocchi scorciata”….ri futtirisi ri risate…