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lunedì 23 dic
  • Tempi lunghi per chi vende casa a Palermo

    Una ricerca dell’Ufficio Studi Tecnocasa indica in 169 giorni il tempo medio per vendere casa a Palermo. È necessario più tempo soltanto a Verona (174 giorni).

    La maggiore offerta di mercato di case sta comportando un aumento dei tempi medi per la vendita.

    Palermo
  • 9 commenti a “Tempi lunghi per chi vende casa a Palermo”

    1. Peccato. Speravamo che la maggior offerta comportasse una diminuzione dei prezzi degli immobili piuttosto che l’aumento dei tempi di vendita…
      Ma forse Tecnocasa non ha alcun interesse a che i prezzi diminuiscano…

    2. E invece DEVE avere interesse affinché i prezzi delle vendite diminuiscano, altrimenti molte agenzie, loro non escluse, saranno costrette a chiudere, chiudere significherà meno posti di lavoro ecc ecc. Dovrebbero, a mio parere, invece, sensibilizzare i venditori a mettere in vendita i propri immobili a prezzi più ragionevoli e meno speculativi, più reali e meno utopistici. Allora forse la casa potrebbe ritornare ad essere uno dei “sogni” degli italiani.

    3. CALA SI VO’ VINNIRI

    4. ormai bisogna essere davvero ricchi per comprare una casa

    5. A Roma ad esempio hanno da poco deciso di aumentare l’ICI sulle case sfitte, cosi chi ha una seconda casa sarà incentivato ad affittarla o venderla il prima possibile quindi abbassando il prezzo……si potrebbe fare lo stesso qui

    6. La casa è un bisogno nel senso di un bis sogno un sogno doppio,e non sarà il timore di una maggiore tassazione a far scendere i prezzi.

    7. secondo me il problema vero non è il mantenimento dell’investimento. ma le migliaia di persone che una casa non possono e non potranno permettersela

      negli ultimi anni la speculazione immobilire ha visto crescite a doppia cifra. dunque è fisiologica una fase di stasi in cui il prezzo di vendita è solo di poco superiore a quello con cui è stato acquistato l’immobile.

      il problema abitativo potrebbe anche essere un’opportunità in tempi di crisi.

      riformando la legislazione sulle case popolari.

      iniziando a stanziare fondi per un piano decennale di case popolari, 500.000 in dieci anni per 50.000 l’anno (magari il primo anno se ne fanno 100.000 subito).
      stimando un costo di 100.000 euro l’una (grazie alle economie di scala/scopo) sono 50-75 miliardi di euro in 10 anni che sono paragonabili a 2/3 anni di finanziamenti a pioggia e alla cieca di cui conosciamo gli effetti negativi.
      in questo caso gli effetti sarebbero tutti positivi, di lungo termine e con notevoli effetti collaterali.

      si terrebbero occupate almeno 500.000 persone per un decennio (magari assumendo 5000 nuovi ispettori del lavoro per controllare che i muratori siano in regola e percepiscano almeno 1100 euro al mese).

      i regolamenti sull’assegnazione andrebbero riformati. oviamente effettuando controlli incrociati, la cosa imporante è organizzare delle graduatuorie dinamiche che tengano conto di come si evolve lo status delle famiglie.

      una cosa da evitare è la svendita del patrimonio immobiliare.

      chi risulta assegnatario detiene il diritto di occupare la casa a titolo totalmente gratuito e con contratti agevolati di luce e gas e con l’esenzione di imposte legate alla casa (TARSU), passati 15 anni si perde il diritto e si deve ripresentare la domanda per una nuova graduatoria.

      chi non ha più titolo per avere la casa avrà 1 anno di tempo per trovare una nuova soluzione.

      a quel punto le opzioni sono svariate:

      non si rientra in graduatoria perchè non si rispettano i parametri, nel senso di un miglioramento delle condizioni economiche della famiglia, (perchè i figli sono diventati indipendenti, la coniuge ha trovato lavoro, si riceve un’eredità, o una promozione, o un lavoro migliore, ecc) e dunque si utilizzano i soldi di affitto risparmiati in 15 anni per acquistare una nuova casa oppure per prenderla in affitto.

      se le condizioni sono rimaste invariate o peggiorate (stipendio più basso, nucleo familiare in crescita, ecc)
      si hanno notevoli possibilità di riottenere l’alloggio
      magari prevedendo un punteggio maggiorato per gli ex inquilini le cui condizioni sono peggiorate.

      credo che con un controllo efficace potrebbe funzionare meglio di ora visto che negli ultimi anni il patrimonio immobiliare statale è stato svenduto e ci ritroviamo con una quantità irrisoria di case popolari, che in alcuni casi prevedono dei canoni altissimi quasi vicini a quelli di mercato.

    8. Magari si controllino periodicamente, ellittico, che i presunti aventi diritti siano rimasti o siano davvero tali, anche.

    9. le case restano invendutre perchè per un appartamento in via dei nebodi di 170mq la richiesta è 570.000€(leggi più di un miliardo di lire) mentre per un terreno edificabile a mondlelo (per fare 4 villette a schiera) la richiesta è di 1.200.000€: prezzo d’acquisto alto vuol dire prezzo di rivendita alto in che vuol dire difficoltà nella vendità il che vuol dire che il terreno resta dov’è! e di scendere non se ne parla!

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