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martedì 19 nov
  • Palermo è perduta

    Palermo è perduta

    La città è perduta. Guardatevi in giro, cercate il dialogo: niente da fare. Quando sono arrivato qui si sentiva l’animosità di un luogo che produce relazioni, via via questo sentimento del luogo è andato svanendo e la città si è abbrutita. I quartieri sono enclave di apparente accessibilità, in realtà stanno fuori dal mondo: ognuno ha le sue leggi, ognuno una vera autonomia.

    La si potrebbe leggere così: stiamo sperimentando il federalismo urbano. Invece no. Si tratta del ritorno alla babele dei poteri, il principio della disunità. Anche la vita dei singoli, all’interno di questi nuclei è dettata da queste leggi, che vigono sugli atteggiamenti e i modi d’agire, sui modelli educativi e culturali, sulla gestione e la qualità dei luoghi. Ormai è una città senza guida, lo dicono anche le pietre.

    Una città perduta prelude opposti comportamenti: chi rimane in trincea decide di combattere pur senza speranza, chi fugge capisce che altrove è possibile rifondare (a partire dalla propria esperienza) il senso di una cittadinanza. Si è cittadini quando si capisce cosa è la città, si è politici quando si sa governare la polis. Le radici, romana e greca, del ragionamento conducono nello stesso posto.

    Palermo
  • 13 commenti a “Palermo è perduta”

    1. secondo me palemro ed i palermitani nel corso degli ultimi 50 anni non sono cambiati molto, diciamo che si sono travestiti da italiani e da europei, ma in fondo sono rimasti sempre palermitani. sembra un discorso sul nulla invece è qui il nocciolo della questione: ogni popolo, ogni rione, ogni quartiere è fatto di persone con la loro cultura, tradizioni, modi di pensare che storicamnete sono diversi, ed io sono per la biodiversità. il vero ” problema” è secondo me il concetto di tolleranza, di rispetto verso per chi è diverso da noi, di accettarsi e riconoscersi come facenti parte di una polis nella diversità e nel rispetto dei posti che viviamo gironalmente.

    2. se non succedono rivolte o rivoluzioni vuol dire che questa situazione sta bene alla stragrande maggioranza dei cittadini!
      E’ abbastanza chiaro ed oggettivamente evidente!
      Palermo è la non città con i suoi non abitanti e i non governanti.
      Tutto in sintonia. Non stona niente in città. Forse stonano i post come questi o quelle strapoche persone che li scrivono. O quelle poche persone che li leggono.
      Domenico, … ti sei mai chiesto quante persone, in percentuale sul totale, dai 15 anni in su’ in città fanno le tue stesse riflessioni arrivando alle medesime conclusioni ? (dalla Bandita a Sferracavallo, da MezzoMonreale alla Cala)

    3. non so da dove tu venga ma evidentemente non hai capito questa città, la storia l’ha fatta così,la necessità di sopravvivere anche calpestando etica, correttezza, giustizia, umanità…e su questo ha giocato la politica che infatti ha poco cambiato, ma si è servità della divisione e del bisogno, oltre che dell’ignoranza,per raccogliere voti e non cambiare sostanzialmente nulla, anzi “dividi et impera” questo è il motto del potere, e quì “cumannari è megghiu di futtiri”…ricorda!

    4. il problema in questa città – a mio modo di vedere – è che gli individui che hanno qualcosa da raccontare, da inventare, da proporre, da realizzare, coloro che vogliono cambiare le cose in positivo, si pongono di fronte a coloro che la pensano alla loro stessa maniera = 4 palermitani che si parlano addosso.
      Cioè se tu vuoi realizzare un progetto per migliorare l’estetica della città, con chi lo fai ? Con gli architetti, con gli intellettuali, con i filosofi, con i docenti universitari. Questa è la piu’ grossa mink..ta di chi vuole cambiare la città in meglio. Non si pone quasi mai davanti alla gente meno sensibile, ai cittadini delle periferie, delle zone degradate. A quelle decine, centinaia di migliaia di persone che continueranno a mantenere – illusi- al potere governanti che non si interessano di cambiare realmente il volto sociale economico e culturale del nostro territorio.
      Non dico che non ci sono operatori validi a vari livelli a Palermo, ma il target delle loro azioni è talmente ristretto che vedere dei mutamenti sociali e culturali comporta l’attesa di svariate generazioni.
      Molte periferie stanno esplodendo, non è solo un problema dei salotti della città che si stanno appassendo. Le periferie continuano a versare in condizioni di degrado sociale e culturale sempre maggiore, ma non sono all’attenzione di nessuno. Quelle periferie non hanno un portavoce carismatico che porta in centro le loro sistanze. E nessuno dal centro va lì quotidianamente ad ascoltarli o a parlare loro.
      Se Palermo si sta riducendo a questi livelli, la colpa e’ uniformemente distribuita e nessuno scampa! Ma proprio nessuno.
      Una città dove regna l’individualismo piu’ estremo in tutte le classi economiche sociali e professionali, un comportamento che non aggrega gli individui. E senza aggregazione non si conducono lotte. Senza lotte non si cambia nulla e tutto resta immutato.
      Ho rispetto per il tuo post, ma ormai questo tipo di post, come quelli di Enia pure, mi appaiono troppo scialbi, senza sapore, post che vorrebbero sensibilizzare su un certo aspetto della città, ma poi sortiscono solo l’effetto di fare da sfogatoio temporaneo letto e riletto milioni di volte, senza nulla di nuovo. Finito lo sfogo, i cyber-sfogati tornano alla vita di prima.
      Quello che sta vivendo oggi Palermo non è il peggio, stai tranquillo,….. ci sara’ un peggio dell’attuale. E lo vedrai se continuerai a vivere qui’.
      E allora per il tuo futuro post dovrai trovare un aggettivo dispregiativo ancora peggiore di “PERDUTA”.

    5. Palermo é molti luoghi, Domenico.
      Chi ha gli strumenti per capire non ha i numeri per incidere. Al contrario chi non li ha, ha i numeri per incidere.
      Ai voglia promuovere la scuola in certi quartieri, dopo che i ragazzini rimangono incastrati in logiche familiari, molto serrate. Sono gocce nel mare che vanno spese, ma sono gocce nel mare.
      Neanche Orlando é stato indifferente a questa idea. Come si é liberato dei polipari di Mondello? Offrendogli posti stabili nelle PA.
      Non vince la legge, l’etica, vige la contrattazione, in certi luoghi, quindi non so tu che città ti sia immaginata.
      E’ difficile smontare questa idea. Si potrebbe partire dalla scuola e la scuola sempre ci prova, ma quando le famiglie ormai sono abituate, che invece di fare, cercano modi per avere sussidi e soldi a 0 costo, dimmi tu, che senso ha anche il lavoro che si fa a scuola.

    6. per tutti un saggio: “la citta’ perduta” di rosario la duca.

    7. Infatti, ero partito da La Duca. Però, scusate, non vi pare inutile viverci se, in un certo modo, si sa già come andrà a finire: se si sarà comandanti o comandati, senza requie e senza liberazione? Oppure, se “chi ha gli strumenti per capire” e non incide e chi quelli per incidere e non capisce non trovano un accordo, equo, la soluzione sarà sempre la disfatta, nonostante il belletto o il teatro delle vite. Ed è questo che vi, che ci, attende per il prossimo futuro?

    8. Che esagerazioni… tanto vale un suicidio di massa…

    9. ognuno nel suo piccolo poco o molto puo’ e deve fare, i risultati non è detto che si vedano subito ma l’importante è fare cio’ che è giusto compatibilmente con la propria vita, il lavoro, la famiglia, il tempo a disposizione… i cambiamenti di mentalità sono lunghi ma solo quelli hanno potere di incidere oltre che una politica oculata e perche no una giustizia che funzioni, dopo di cio’ non possiamo darci ogni giorno coltellate…

    10. Basterà che ci si dia una nuova guida (un sindaco? o comunque un leader che riesca a coinvolgerci tutti…) per dare un senso a tante diversità.
      Le diversità sono humus fertile se le si sa valorizzare.

      Forse varrebbe la pena di capire se una persona con queste caratteristiche esiste davvero e magari invitarlo (dal basso) ad essere il leader di una città che ne ha veramente bisogno.

    11. Ma infatti Vita, si deve fare e pensare ottmisticamente, provarci sempre.
      In segno a scuola, ci provo sempre, ma capisco anche le contraddizioni, fra l’istituzione scuola ed i contesti familiari. Una volta erano concordi, ora sono spesso discordi. Ma provarci, ci si prova sempre, anche la goccia nel mare, se la recuperi, vale la candela.

    12. Angela sai come la penso, devono cambiare primi i cittadini, della città, farsi forza civile. Non diventando ronde, giammai, ma facendosi strumenti di piccolo dissente fastidio contro l’esacerbata volgarità diffusa.

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