Ma niente di meglio avevano da fare?
Per capirci: io non sono di quelli che credono che in nome dell’antimafia sia tutto concesso. Immagino al contrario che la maggior forza della legalità consista in una osservanza scrupolosa delle regole.
Nella vicenda di Pino Maniaci, accusato di esercizio abusivo della professione giornalistica per avere reiteratamente condotto il Tg di TeleJato, io avrei oltretutto da difendere la corporazione a cui ancora appartengo. E tuttavia la notizia mi ha dato un senso di nausea sardonica che mi prende sempre più spesso e quindi ho imparato a riconoscere.
Quando legge e giustizia prendono strade diverse, chi predica con eccesso di zelo l’osservanza delle regole è destinato a fare la parte del cretino.
(in collaborazione con www.robertoalajmo.it)
Io invece credo che il rispetto delle regole sia, sempre e comunque, il pilastro fondamentale di una sana cultura della legalità.
Le regole cui è soggetta la professione giornalistica, ad esempio, rispondono all’esigenza di tutelare tutti gli interessi implicati dall’esercizio di un’attività così delicata. L’osservanza di queste regole rappresenta una garanzia per ciascuno di noi; e reclamarne l’osservanza non è affatto un segno di miope legalismo.
Io credo – ancora – che questa vicenda sia emblematica di una certa tendenza molto italiana a considerare le regole come un fastidioso intralcio al perseguimento dei propri fini. Tendenza – questa – che si traduce nella pretesa di misurare le proprie azioni solo con il metro della propria coscienza e che, in ultima istanza, alimenta l’illegalità.
Allora mi domando: non è contraddittorio che un paladino dell’antimafia (cui esprimo solidarietà per l’aggressione fisica subita) mostri di avere così poco rispetto delle regole?
Perchè non sottoporsi, come tutti, alle procedure (tirocinio ed esami) previste per l’accesso alla professione giornalistica?
Perchè questa pretesa di essere al di sopra delle regole?
Mi dispiace, ma secondo me neanche il più limpido impegno civile per la legalità pone al di sopra delle regole, perchè al di fuori delle regole – semplicemente – non c’è legalità, ma il suo contrario. E perchè difendere la legalità significa innanzitutto rispettarla, anche nei gesti più minuti della vita quotidiana.
Certo, si può discutere sul contenuto di questa o di quella regola, si può auspicarne una modifica (molti, ad esempio, reclamano da tempo l’abolizione dell’ordine dei giornalisti). Ma è certo che non condividere una regola non autorizzi a violarla.
In ogni caso, la procura cui pervenga una notizia di reato ha l’obbligo di procedere e non può arrogarsi il compito di farsi arbitro, al di sopra della legge, di quanto, nel caso concreto, possa risultare giusta o ingiusta (in base a quali criteri? da chi decisi?) l’applicazione della legge.
Trovo la tesi di Carmelo Restivo ineccepibile.
Il caso offre comunque l’occasione di riflettere sull’opportunità di abolire l’Ordine dei Giornalisti (e molti altri… tutti ?).
Ma in Italia è pura utopia.
In linea di massima, Carmelo, sono d’accordo con te. Il nocciolo del mio ragionamento, tuttavia, sta nel titolo: Ma niente di meglio avevano da fare?
La mia stima ai giornalisti onesti.
Il tesserino rende ricattabili i giornalisti.
La rete fa di ogni cittadino un giornalista indipendente.
Senza tesserino. Ma anche senza interesse o padrone.
Per me il caso di Maniaci è anche manifestazione dell’assurdità del modo di accesso a molte professioni in Italia. GLi ordini professionali sono essenzialmente barriere all’entrata. Io in questo sarei molto liberista: li abolirei, o li ridimesionerei notevolmente. La selezione tra chi sa scrivere e chi no la dovrebbe fare il mercato.
Mario Rossi…anche un bisturi fa di ogni cittadino un medico indipendente…ma non basta vedere il Dottor House per saperlo fare…:-)
Il giornalismo fatto dai non giornalisti è spesso…come dire…un po’ sciatto…e a volte anche molto noioso…
Poi sentire dire (provocatoriamente…ok) che non si è preso il tesserino perché “non si è avuto il tempo” è addirittura trash… http://www.c6.tv/archivio?task=view&id=3567
Magari il sig. Maniaci non ha la cultura necessaria per superare l’esame di abilitazione di Stato per l’iscrizione all’Ordine, per questo non si è mai iscritto.
Il che però non significa che per fare antimafia si debba avere un diploma, una laurea o specifiche conoscenze culturali.
Del resto, se è vero che per fare il medico è necessario avere studiato medicina (e lo stesso dicasi per gli ingegneri, architetti, avvocati etc) giusto per parlare o scrivere il proprio pensiero o riferire notizie, va da sé che non serve aver studiato alcunché (anche se aiuterebbe).
Il problema è che la legge italiana richiede che il direttore di un giornale sia un giornalista professionista, iscritto all’albo. E il sig. Maniaci, non essendolo, si pone automaticamente in condizione di illegalità.
A questo punto, visto che l’esercizio abusivo della professione giornalistica non configura seri rischi per la popolazione (come nel caso delle professioni citate prima) la cosa che si sarebbe potuta fare – ma non si è fatta – era una iscrizione ad honorem del summenzionato sig. Maniaci. Il fatto che non sia stato fatto, ovviamente la dice lunga sul modo di pensare ed agire della corporazione giornalistica.
Oppure… oppure non è vero che il sig. Maniaci abbia poi svolto questo così encomiabile lavoro di informazione contro la mafia.
Mah.
Ok al “rispetto delle regole”, ma perchè di alcune soltanto e pretese solo verso determinate persone? Quando “legge e giustizia prendono strade diverse”, dietro la retorica della legalità non è difficile intravvedere la grammatica di altri più inconfessabili interessi: un messaggio ai cani sciolti … visto che il randagismo è tornato d’attualità.
Qui il problema non è che a Maniac sia stata rifiutata l’iscrizione al’Ordine: non l’ha chiesta”perché non aeva tempo”. Or io confsso che,malgrado sia 8un dirigente sindacale della categoria, non subisco il fascino “sacrale” dell’Ordine. Penso che la struttur, se non abolita vada profondamente rinnovata. Ma non è qesto in discussione: Maniaci non è iscritto all’Ordine e non può fare il giornalista. Questo è basilare perchè fare eccezione a quewsta regola vuol dire che qualsiasi politico mascalzone e truffaldo perderà il cugino diplomato geomtra e lo metterà a scrivere comunicati tampa che gli detta lui. E il geometra fotterà il posto magari a uno che allunga il collo da vent’anni e si sottopone a un cmplesso di regole che comprendono anche quelle etiche e deontologiche., Lungi da me difendere acriticamete una categoria pi che eccepibile (il post sul tg1 e la Repubblica su Report è francamente disarmante). Ma credo si stia facendo troppo rumore per nulla. Maniaci è una brava persona, si è speso al limite del rischio fisico, ha svolto un ruolo importante nella più complessiva lotta della società civile contro la mafia. Questo non cambia per effetto di un tesserino posseduto o no. Non è conto che visto che uno è unb eroe dellantimafia allora può passare col rosso, è giusto? Tutto qui+-
C’è ancora l’Ordine dei giornalisti? Ah, adesso ho capito: un attimo che devo sellare il cavallo per partire per le Crociate, poi andrò a caccia di draghi e quando tornerò scriverò la mia opinione… 😀
Vassily, non vorrei dirlo ma anche il giornalismo fatto da molti giornalisti è sciatto o noioso. Quanti sono i giornalisti che vanno alle conferenze stampa e non fanno nemmeno una domanda? Quanti sono i giornalisti che copiano solo i comunicati e non mettono dentro nulla di loro? Troppi purtroppo. E’ qualcosa su cui la categoria dovrebbe riflettere e forse l’Ordine dovrebbe vigilare molto di più su questo, dovrebbe chiedersi com’è possibile che ci siano redazioni fatte solo da precari senza contratto, dovrebbe chiedersi com’è possibile che ormai la maggioranza degli italiani considera più attendibile il Tg satirico dei tg veri.
Billi, ma tu sei proprio sicuro che non succede già così? Cioè fammi capire, tu pensi davvero che l’Ordine tuteli così tanto l’accesso alla professione? Fammi capire, allora, è una bufala di Report o è vera la storia che tutta la redazione del Tg5 (tutti con tesserino, per carità) sono figli di altri giornalisti o di politici o di alte cariche dello Stato? E se è così tu come te lo spieghi? I geni dell’informazione si passano con il DNA? Se tante persone chiedono l’abolizione dell’Odg la colpa è soprattutto degli iscritti all’Odg e forse è da questo che bisognerebbe partire.
Isaia…io credo che esercitare da giornalista abuiusivamente sia pericoloso…da quello che scrivi spesso dipende lo stato d’animo di una persona. Quante persone si sono suicidare per avere saputo prima dai giornali che dalla magistratura di essere indagate
Donato…a una denuncia segue un’indagine,,,Il magistrato la deve fare per forza. E’ staro seguito l’iter della legge…poi Maniaci sarà assolro…perché per questo reato è già statoscagionato in passaro e in questo paese non si può essere accusati due volte per lo stesso motivo.
Tpny…non basta fare il reggimicrofono o puntare la telecamera nel posto giusto al momento giusto per fare i giornalisti. E sopra ogni cosa essere giornalisti non vuol dire “io penso che…”. Anche per questo motivo, per fortuna, esiste l’Ordine. Io addirittura sarei ancora più restrittivo eliminando l’albo dei pubblicisti…
Bha…esistono, oltre ai giornalisti…anche i medici, gli avvocari e gli architetti imbecilli e sciatti…solo che nessuno si sogna di abolire i loro Ordini. Perché? Perché tutti noi abbiamo in casa un computer e sappiamo spingere sui tasti…e in pochissimi hanno il bisturi, il codice di procedura civile e il paranco. Ma possedere un computer non vuol dire poter fare i giornalisti, ma poter comunicare. Per fare i giornalisti bisogna saper studiare e indagare…e saper mettere le mani nella cacca….Cosa che in molro pensano di saper fare…ma in realtà non è così…
Roberto, sono felice che tu abbia sollevato
l’argomento.
–
mi tocca dire che dovrei costituirmi subito ai carabinieri perchè, come maniaci, NON sono iscritta all’ordine dei giornalisti, non lo sono io ne gli altri di striscia ne tantomeno i colleghi delle iene.
Siamo anche noi spacciatori abusivi di di notizie vere.
–
eppure io il tempo per fare la pratica l’ho avuto e l’ho anche fatta, ma poi l’ho cestinata volontariamente (ho ancora la carpetta) non condividendo alcuni criteri dell’ordine dei giornalisti.
badate, io amo le regole, e proprio per questo non posso aderire a qualcosa che si traduce in una “non regola” travestita da regola.
–
capiamoci..
se si parte dal presupposto che l’iscrizione all’ordine sia la garanzia della qualità e della serietà del giornalista il tutto ha un senso.
Ma non è così.
Oggi l’ordine c’è solo nel nome, nella realtà si è trasformato in disordine, in caos, in retorica pura.
–
se nello stesso “ordine” convivono giornalisti puri e giornalisti di uffici stampa, mi dite di che ordine stiamo parlando?
è un vero paradosso: uno trova le notizie, l’altro le confeziona su misura, celando quelle dannose e depistando i giornalisti per tutelare chi lo paga.
E’ come mettere nello stesso ordine guardie e ladri: tutti e due si occupano di legge, poco importa se i primi la fanno rispettare mentre i secondi la violano. (il paragone non ha riferimenti)
–
altro aspetto poco serio, di solito, quando si viene meno agli obblighi e ai principi che l’ordine impone, si viene subito estromessi. (vedi notai, medici,avvocati)
se dovessimo estromettere tutti quei giornalisti che tradiscono la missione e la deontologia della categoria, quanti ne resterebbero all’interno dell’ordine???
….fate voi il conto!
in pratica pino maniaci al momento dimostra che c’è più ordine fuori dall’ordine.
ciò non basta a dire che le regole si possano ignorare, ma di certo deve far riflettere sul fatto che si possano correggere o perfezionare.
il principio ispiratore dalla regola è più che condivisibile, ma avrà un senso solo quando l’ordine rappresenterà una vera garanzia per i cittadini, garantendo un criterio fondamentale:
chi informa, dentro
chi non informa o in malafede fa i suoi interessi a scapito della verità, fuori.
–
come teoria non fa una grinza, ma purtroppo oggi non va così.
speriamo che il caso maniaci serva a riflettere sul da farsi.
nelle more io vado a costituirmi e a che ci sono accuso pure il bassotto!
Stefania ti quoto pienamente.
Bha, quindi mi porterai le arance spero…
p.s.(il bassotto apprezza più le arancine)
Stefania, arance doc di Sicilia e per il bassotto – se si fida – le arancine le faccio io che me la fido a farle 😉
Ma finiamola con la prosopopea degli ordini (scritto rigorosamente con la ‘o’ minuscola): assolutamente ridicoli e antistorici.
La professionalità, al limite, si misura, come in tutte le professioni, con un semplice strumento chiamato “curriculum vitae”.
Mi spiegate quale garanzia di professionalità dovrebbe darmi l’iscrizione all’ordine?
La qualità professionale è assolutamente trasversale all’iscrizione, sappiamo bene che potremmo fare una lista infinita di iscritti “impresentabili”….
Allora di cosa stamo parlando??
Solidarietà ed incoraggiamento a Maniaci
Sottoscriverei parola per parola il commento di Stefania. Ma ne faccio pure un discorso generale. La Legge dovrebbe avere sempre accanto a sé da una parte la Giustizia e dall’altra l’Intelligenza.
Io ho avuto in passato (e forse anche ora) i requisiti per iscrivermi all’albo. Eppure non lo faccio (“colpa” anche di Stefania che ha involontariamente rafforzato la mia convinzione) né lo farò. I fatti dicono chiaramente che, soprattutto in Italia e al tempo di Internet, essere giornalisti non equivale a fare giornalismo e viceversa.
E’ facile dire giornalista. In realtà essere iscritti sll’ordine serve solo ad avere una tessera e pagare una quota annuale. Poi ci sono giornalisti che scrivono solo che quel tal spettacolo inizia alla tal ora e che si paga tanto e altri che vanno a caccia di notizie su argomenti un tantino più impegnativi e altri che le commentano. Solo che si può diventare professionista o pubblicista sia nell’uno che nell’altro caso. Ma voi definireste medico solo colui che sa scrivere una ricetta o quello che vi dice che malattia avete? Ma anche in questo caso, il rispettivo ordine non fa differenza. Per diventare giornalisti non dovrebbe bastare che hai scritto qualcosa, anche le lettere dell’alfabeto una dietro l’altra, e qualcuno ti ha pagato per due anni. Occorrerebbe entrare dentro i pezzi e misurare la qualità. Hai scritto duemila articoli che mi informavano degli spettacoli? Bene, sei stato bravo ma non sei un giornalista, fatti un pò le ossa, davvero, con questa professione e poi ne riparliamo. Hai prodotto decine di inchieste, approfondimenti, editoriali? Questa è una pratica che si avvvicina al giornalismo, quindi ti diamo la tessera. Il punto è che ciò non avviene, ovviamente non soltanto per i gornalisti. Inoltre, la gente che scrive sui giornali senza tesserino non è poca. Se dovessero scattare provvedimenti per tutti, si potrebbe fare una bella retata. Sarebbe importante procedere a una seria riforma, così i Maniaci, le Petix e i Siino non fuggirebbero a gambe levate. Mentre invece potremmo mandare a fare altri mestieri persone degnissime, ma che con il giornalismo c’entrano come i cavoli a merenda.
concordo con petyx e bha e aggiungo: se pino maniaci è abusivo, che dovremmo dire di emilio fede, che da anni dovrebbe stare sul satellite, invece di occupare abusivamente le frequenze di europa7?
come dice alajmo ci vorrebe anche l’intelligenza.
credo inoltre che tuto sia partito dalla denuncia di qualcuno che non “apprezza” il lavoro di telejato e si sia dovuto procedere d’ufficio, su questo la legge parla chiaro, anche se non sempre la legge è uguale per tutti!
solidarietà a pino maniaci, bravo giornalista senza tesserino.
Stefania vorrei farti un paio di domande, se mi permetti: posto che molti “non giornalisti” scrivono sui giornali regolarmente registrati al tribunale (dai “collaboratori”, ai cantanti) come mai le tue inchieste non hanno mai trovato spazio, a tua firma, all’interno dei quotidiani? Sei tu che non ti sei mai proposta (negli ultimi tempi) o non c’è da parte degli editori la volontà di credere nei tuoi servizi e di permettere alle tue inchieste di essere lette dal maggior numero possibile di cittadini?
Un’altra domanda: se viene indetta una conferenza stampa per i soli giornalisti ti è possibile accedervi, nel caso in cui la conferenza fosse importante ai fini di una tua inchiesta? O sei costretta a bypassare il problema mandando un collaboratore iscritto all’albo?
La domanda è: in quale misura non far parte di questo ordine penalizza la tua professione? Ti è mai capitato di essere “ostacolata” nel tuo non essere giornalista professionista?
Terza e ultima: come viene considerato il tuo operato dall’O.d.g. di Sicilia? Ricevi attestati di stima? Sei mai stata incoraggiata dall’Ordine a “continuare per la tua strada in nome della verità?”.
Chi ha denunciato Maniaci: un giornalista iscritto all’Ordine o altro soggetto? E, nel caso fosse stato un giornalista, si tratta per caso di un addetto stampa? E’ una domamnda lecita? Chi sa rispondere, giornalista o no?
ho letto il post di Roberto, grosso modo sono d’accordo anche se – forse paradossalmente – sono d’accordo con altri che commentano…mi sembra che Maniaci come tutti altri che fanno lotta alla mafia sia da lodare, tuttavia se devi fare qualcosa e c’è una regola, una legge, se la scavalchi non ci si può far niente, ti metti nei guai…il concetto di dire “non avevano altro da fare” in effetti lo condivido, perchè c’è cosi tanto da fare che finisce per stravolgere e allora meglio attaccarsi (ed attaccare) le minutaglie, e quindi tra le altre cose, il fatto dell’argomento: che Maniaci non ha il tesserino. Solo c’è una cosa che da facebook a youtube per ora si sta diffondendo e vorrei se qualcuno può confermare o meno: qualcuno (e qualcuno dice per screditare, altri semplicemente perchè è vero e va detto) afferma che Pino Maniaci avrebbe precedenti penali, cioè sia un pregiudicato, credo di avere visto dei video sul tubo e anche uno in cui lui è ascoltato – non so da chi esattamente – in cui lui dice che ha precedenti penali…ora, lode al fatto che quello che fai lo fanno in pochi (sempre di meno) ma se hai precedenti penali (attenzione sto dicendo SE vorrei solo la conferma di questo) perchè se questo salta fuori altri se la prendono tanto ? lo dico perchè si sta parlando sia della vicenda del tesserino dell’ordine sia del lavoro d’antimafia che il giornalista in questione porta avanti,e pur tuttavia saltano fuori dei precedenti penali che, se sono veri, non capisco se abbiano da invidiare o meno quelli di un pluriattaccato Sgarbi (tanto per fare il primo esempio) ormai condannato ad essere inseguito dalle telecamere di Ricca, Gatì e compagni che gli gridano pregiudicato, per fatti lontani seppur davvero poco onorevoli…so che il paragone è da prendere con le pinze, Sgarbi sta mettendo su una specie di baraccone dell’arte a Salemi e del suo impegno antimafia non so cosa dire (sul serio) anche se lui ha attacchi (da tutti, dalla famiglia Borsellino ecc) a ogni cosa che fa, ed è un pregiudicato che attualmente tra le altre cose, DOVREBBE (dovrebbe, non so) fare dell’impegno civile…e Pino Maniaci ? ora, questo è il primo esempio che mi è venuto e non vi attaccate a questo paragone per forza, ne possiamo fare altri, vorrei solo chiedere se questa cosa che se fai dell’antimafia con coraggio però hai precedenti penali (se li hai) diventà un tabù solo per alcuni, motivo di attacco per altri o si può prendere atto della cosa e basta senza sollevare polveroni…
ditemi voi…
Didonna, a me risulta che sia stata una denuncia anonima.
Donato, quella contro Maniaci è una denuncia anonima…lui sostiene “Di un giornalista geloso del suo successo”
@ Vassily, la professione del giornalista è morta in Italia da un bel pezzo. Lo dico con amarezza profonda. Non c’è da anni più la categoria. Non c’è da quando nelle redazioni gli assunti sono tutti figli di. Non c’è da quando il 90 per cento – e forse ancoa di più – degli iscritti all’albo si accontenta di scrivere senza fare una domanda. Non c’è da quando si fanno i giornali con i lanci di agenzia senza nessuna struttura critica. Il giornalismo in Italia è morto da un decennio almeno. Oltre alla cultura per fare il cronista serve uscire dalle redazioni (quanti dei contrattualizzati escono dalle redazioni?), serve capacità di osservazione, servono le palle. La maggioranza della categoria giornalistica le palle le ha perse da anni. E ti ripeto bisognerebbe essere un pò critici, basta vedere quanto tutti si fidano di più delle Iene che del Tg1
La terra dei cachi, non c’è che dire…prima gridano alla solidarietà da mari e monti (quando ci scappa l’attentato) http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/incendio-telejato/incendio-telejato/incendio-telejato.html e poi pugnalano in silenzio…
Mi domando sempre perché l’Italia, in compagnia un altro paio di Stati nel mondo (non quelli considerati tra i più avanzati), è l’unico paese dove esistono gli ordini (caste) professionali…
Siamo tra gli Stati più garantisti ed avanzati del mondo, oppure siamo tra quelli meno liberali e retrogradi?
Me lo chiedo sempre quando leggo questi argomenti…
@samu,
non posso dire che i quotidiani facciano a botte per avere articoli a mia firma.
il perchè non so dirtelo, posso immaginarlo..
la stampa ufficiale ci considera poco convenzionali (un mix tra un clown e sharlock holmes) direi che ci trattano da anomalia, mai offensivi per carità, ma a distanza di sicurezza.
trovo sia più che normale, poi come in tutte le cose dipende dalla testa delle persone, non si può generalizzare.
fortunatamente io ho trovato persone civili e anche direttori molto disponibili. (vedi il caso querela amia su repubblica palermo )
– alle conferenze stampa vado raramente (per dirla tutta non mi invitano ) onestamente per noi sono poco utili non seguendo la cronaca, ma va detto che non mi hanno mai fermata chiedendo un tesserino.
– l’ordine come ci vede? non ho un riscontro nazionale ma per esempio con franco nicastro direttore siciliano ho un ottimo rapporto e non mi ha mai trattata da “paria”. Non so dirti se sia per simpatia personale o per stima professionale (glielo chiederò).
– quanto agli ostacoli non posso dire di averne trovati, l’unica rogna è che a volte capita di sentirsi sbeffeggiare da qualche trombone di turno (di solito cane da guardia dei palazzi).
un paio di casi li ricordo, ma più comici che altro, non sono certo ostacoli.
direi un bilancio positivo.
…in Italia siamo pieni di anacronismi e questa è una delle tante. Mentre la nostra classe politica anzianotta prende tempo e perde tempo il mondo sopravanza. Loro ancora li a bisticciare e a non mettersi d’accordo sul testamento biologico, sull’emittenza, sulle intercettazioni e nel frattempo il modo di fare informazione cambia, le conversazioni su Skype non si intercettano, etc…
Anche su questo tema siamo fermi alle corporazioni di arti e mestieri del Medioevo (come da riferimento di Tony Siino).
La salvezza potrà essere l’uniformarsi a normative europee (non conosco lo specifico ma non so come si concilia tutto ciò con quanto avviene nel resto d’Europa; facendone parte potrebbero anche esserci dei conflitti di legislazione).
Fortunatamente invece in altri campi comincia ad essere così: normative sovranazionali, con certificazioni di prodotto o certificazioni delle strutture/aziende e non dei singoli individui che ricoprono la mansione.
Mutuando tale concetto, dovrebbe essere il giornale, l’emittente, il blog a dovere rispettare certi standard e certe normative (come struttura o come prodotto) a prescindere dalle persone da cui è fatto.
RM, spunto interessante.
in quanti paesi europei c’è l’ordine dei giornalisti? e come si concilia l’ordine con la costituzione?
intanto su wikipedia trovo:
Il diritto di cronaca consiste nel diritto a raccontare i fatti per come accadono, con ogni mezzo ritenuto idoneo. Tale diritto deriva direttamente dalla norma che tutela la libertà di espressione, sancita dall’art. 21 della Costituzione.
Il diritto di cronaca si applica in primis ai giornalisti. Con i propri articoli, un giornalista ha il diritto a raccontare dell’avvenimento di un evento di pubblico interesse.
****
Il diritto di cronaca si estende a chiunque, anche non iscritto all’albo dei giornalisti, voglia raccontare ad altri vicende avvenute.
Per fissare dei paletti più precisi, le Carte Deontologiche sono intervenute stabilendo alcune norme circa la divulgazione delle notizie, ad esempio:
*Tutela della personalità altrui
*Obbligo inderogabile del rispetto della verità sostanziale dei fatti
*Rispetto degli ideali della lealtà e della buona fede
*Obbligo a rettificare notizie inesatte e a riparare eventuali errori
*Rispetto del segreto professionale sulle fonti delle notizie
tratto dal sito ufficiale ODG
articolo della FIEG
«Nessun paese della CEE, salvo l’Italia, prevede l’esame di Stato per l’accesso alla professione giornalistica (in Grecia l’esame avviene
di fronte ad una Commissione sindacale).
Ciò non significa, peraltro,che in alcuni paesi il titolo e la professione non trovino riconoscimento e protezione di tipo legislativo.
E’ quanto avviene in Belgio, Francia, Lussemburgo Portogallo. In
questi paesi l’accesso alla professione è sostanzialmente libero e non
richiede esami professionali salvo verifiche di legittimità di
commissioni miste di editori e giornalisti; può esistere peraltro una
protezione legislativa del titolo di giornalista.
Questo è il caso del sistema francese nell’ambito del quale la
definizione legale del giornalista è contenuta nell’articolo L 762-2
del codice del lavoro in questi termini: “Giornalista è colui che ha
per professione principale, abituale e retribuita, l’esercizio della
sua professione in una o più pubblicazioni, quotidiane e periodiche o
in una o più agenzie di stampa e da cui ricava la sua entrata
principale. Sono assimilati ai giornalisti professionisti i seguenti
diretti collaboratori della redazione: redattori-traduttori, redattori
stenografi, redattori-revisori, redattori-disegnatori e redattori
fotografici”.
Il giornalista come sopra definito ottiene la tessera professionale deliberata e rilasciata da una Commissione
paritaria che conferma automaticamente la decisione dell’editore. Va
rilevato che in Francia si può addirittura esercitare la professione
legalmente senza avere alcuna tessera professionale, cioè senza essere
riconosciuti giornalisti professionisti. La mancanza di riconoscimento
comporta solo la perdita dei vantaggi fiscali e tariffari previsti
dalle leggi francesi.
Paesi senza alcuna regola legale della professione sono invece
Danimarca, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Olanda. In alcuni
paesi, come ad esempio l’Olanda, chiunque può attribuirsi il titolo di
giornalista e svolgere professionalmente la libera attività. In altri
come la Gran Bretagna, l’iscrizione al sindacato può essere titolo utile ma non indispensabile per l’esercizio della professione.
E’ da ritenere che una sostanziale modifica del regime giuridico della professione giornalistica in Italia non possa prescindere del
tutto dalle condizioni storiche e dalle esperienze amministrative
finora attuate sulla base della legge 3 febbraio 1963 n. 69. Il nuovo
ordinamento, pertanto, potrebbe ispirarsi al sistema adottato dai Paesi che accordano tutela legale alla professione pur ammettendo libertà di
accesso alla medesima sulla base del solo riconoscimento effettuato
dall’editore.
continua..
http://www.odg.mi.it/node/31192
Mi permetto di fare un esempio.
Anche sul modo in cui funziona l’ordine degli avvocati – questa è la realtà che conosco meglio – si possono sollevare molte e legittime perplessità. Anche degli avvocati può certamente dirsi che il livello medio di preparazione è molto, molto scadente. Anche sulla condotta di molti avvocati e sul loro rispetto dei principi della deontologia professionale molto potrebbe discutersi.
Ma i mali di cui soffre il sistema autorizzano forse qualcuno a definirsi avvocato e ad esercitare la professione senza avere superato l’esame di abilitazione, magari poi giustificandosi – al momento opportuno – con la scusa di “non avere avuto il tempo”, alla faccia di chi invece per conseguire quel titolo ha studiato e faticato?
Ripeto: il problema è stabilire se il proprio impegno ideale per questa o quella nobilissima causa ponga al di sopra delle regole. E la mia risposta è: no. Ed è un no tanto più forte quanto più chi pretende di sottrarsi alla legge, lo fa in nome della posizione di privilegio che gli dovrebbe essere riconosciuta per le meritorie battaglie che egli ha sostenuto per la legalità; così cadendo nel paradosso di rivendicare i meriti guadagnati su questo fronte per non essere assoggettato alle regole in cui la legalità si sostanzia!
La lotta alla mafia richiede innanzitutto una piena consapevolezza del valore delle regole. E quale consapevolezza si vuole testimoniare se poi le si considerano un inutile orpello o, peggio, un intralcio?
Aggiungo che, secondo me, la professione giornalistica attiene non tanto alla libertà di manifestare il proprio pensiero quanto all’esercizio del diritto-dovere di cronaca. La differenza è molta, e spiega perchè limitarne l’accesso non è incostituzionale.
@Vassily
ma lei non era l’addetto stampa di quelli della casa di babbo natale? prima di accettare l’incarico ha indagato, ha messo <>…non risulta, eppure li la puzza si sentiva dalla stazione centrale alla statua…
Addetto stampa della casa di Babbo Natale? Cos’è, uno scherzo?
Vi invito a rimanere in tema. Grazie.
Perdonate l’autocitazione, ma un piccolo ragionamento supplementare lo trovate su http://www.robertoalajmo.it/index.asp?act=viewtxt&sez=1
I paragoni con gli altri ordini professionali sono legittimi e utili, ma occorre dire che chi scrive sui giornali o parla in televisione fa una professione un pò particolare, che è difficile paragonare a quella dei medici, ingegneri, avvocati etc. Si avvicina molto a quella degli artisti, nel senso che se tu hai la stoffa ti metti sul mercato e poi sta agli altri stabilire quanto e se sei bravo. Sappiamo anche che in campo giornalistico c’è molto nepotismo, spesso più che essere bravi occorre essere figlio di o nipote di o amante di e via discorrendo. Ma questo è un altro discorso. Ora, se io avrei qualche difficoltà a farmi operare da chi non ha almeno la laurea in medicina, se non affiderei il mio problema legale a chi non ha mai varcato la soglia di una facoltà di giurisprudenza, se non farei progettare niente a chi non ha almeno un titolo accademico in ingegneria, potrei, però, dopo, o anche prima, di aver letto come scrive una persona, non pormi la domanda se ha il tesserino di giornalista. Se è scecco,lo è comunque,con o senza tesserino. Le qualità di saper prima leggere la realtà e i fatti, e poi tradurli in scrittura o servizi televisivi, ha poco a che fare, a differenza di medici, ingegneri, avvocati etc, con la frequenza di aule universitarie o abilitazioni varie. Mica si chiede a uno scrittore di romanzi se ha il tesserino? Si legge il romanzo e se è una cagata venderà pochissimo. Così come venderà poco quel giornale che si avvarrà di redattori scarsi, con o senza tesserino. Ma allora bisogna abolire l’ordine dei giornaisti? No, come scrivevo nell’intervento precedente, occorre trasformarlo in una cosa seria. Tenendo però presente che in questo caso, molto più che nelle altre professioni, l’abito è ben lontano dal fare il monaco.
Pumpum…mai stato l’addetto stampa er la casa di babbo natale…quell’evento non l’ho seguito io…mi spiace…perché mediativcamente avfrei saputo trattarla…sono un professionista…io 🙂
E si vede.
già
Il giornalismo di oggi è costituito al 90% da notizie d’agenzia. Per strada a cercarsi le notizie come si faceva 30/40 anni fa non ci va nessuno; i famosi praticanti che scrivono per 3 euro al pezzo (quando va bene) partono con entusiasmo e poi si arenano quando capiscono che rimarranno in quella condizione per sempre a meno di non trovare un amico politico che li faccia entrare in un ufficio stampa.
Il mestiere di giornalista ormai si fa da casa, con email e cellulare e feed rss dell’ansa, adnkronos, etc.
Quelli che sono a libro paga si guardano bene di andare a fare domande scomode a chiunque, o quantomeno ai possibili inserzionisti del giornale per cui scrivono.
Il 10% ancora svolge con passione il proprio lavoro ma non giustifica l’esistenza di una corporazione, il cui unico scopo, sin dal tempo dei comuni, è di tipo protezionistico, non certo di garanzia per il lettore.
Poi ci sono i corrispondenti d’agenzia, che sono allo stato attuale gli unici veri scovatori di notizie in italia. Scrivono l’essenziale, scevro da commenti personali e lo mettono a disposizione dei loro “colleghi”, che reimpolpano il tutto trasformandolo e contaminandolo con il punto di vista personale o editoriale.
Il sistema è ormai di tipo industriale, con fornitori di materiale grezzo, lavorazione interna ed abbattimento dei costi (per trarre il maggior vantaggio possibile dal finanziamenti pubblici, oltre che dalle inserzioni).
Leggere le notizie non è reato. Gli basterà dimostrare che lui è un semplice speacker. Chissà l’ordine da chi ha avuto pressioni 😉
Concordo con Franz… soprattutto se si pensa che tanti, per solidarietà, hanno fatto gli speaker nella sua trasmissione mettendoci la faccia (una solidarietà non solo a parole)… un po’ come “siamo tutti Saviano”.
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Il problema è che la sua trasmissione è definita “TG”… se l’avesse chiamata talkshow ovvero pinomaniacishow forse non sarebbe incappato in questa storia…
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il fatto è che, secondo me, Maniaci è un po’ (senza volere fare paragoni errati) il Peppino Impastato in televisione, quantomeno per tenacia e coraggio!
e forse, quindi, condannato a restare solo????
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Esprimo la mia solidarietà a questo piccolo uomo… sperando che la vicenda si chiuda presto e che lui abbia voglia e volontà di tornare a fare ciò che ha fatto fino ad oggi!
…e intanto quando si spengono i riflettori pochi continuano a parlarne.
http://www.articolo21.info/8389/notizia/lordine-dei-giornalisti-siciliano-dice.html
Il punto di vista dell’avv. Carmelo Restivo è interessante e, se vogliamo, anche condivisibile.
Trovo ineccepibile il fatto che chi si pone a tutela della legalità deve, quantomeno, esercitare la propria professione secondo i crismi della legalità.
Tuttavia, l’appunto che il Restivo muove al giornalista in questione sembra essere un mero esercizio di stile.
Seguendo il suo ragionamento nessuno, e sottolineo nessuno, sarebbe moralmente legittimato a portare avanti battaglie contro cosa nostra.
Non potrebbe colui che ha acquistato una volta nella vita un pacchetto di sigarette di contrabbando, da cui la mafia trae ingenti profitti;
non potrebbe colui che di tanto in tanto si fuma uno spinello;
non potrebbe il professionista che si fa pagare in nero dal cliente di turno (vero caro avvocato?);
non potrebbe il commericiante o l’imprenditore che paga il pizzo per evitare che il suo negozio salti per aria.
Tornando al ragionamento del Restivo, mi viene da pensare che il suo strenuo sostegno alla legalità, il suo bel discorso sul rispetto delle regole, sempre e comunque, sia “figlio” di un interesse personale, visto che è noto che la signora Antonina Bartolino – con la quale il Restivo ha uno stretto legame parentale – ha ingaggiato ormai da diversi anni una “battaglia” fatta di denunce contro l’emittente televisiva Tele Jato ed il suo più noto giornalista.
Pertanto mi viene da dire: ma da che pulpito arrivano le critiche a Pino Maniaci?
Ebbene, arrivano dal pulpito di una persona che vanta strettissimi legami con la Regina della (tossica) Distilleria di Partinico e che è il nipotino dell’ex “Ministro dei Lavori Pubblici di Cosa Nostra, Angelo Siino.
Cordiali saluti e complimenti a tutti per l’interessante dibattito.