Quaderno di Palermo
Da un anno e mezzo sono a Palermo, in Sicilia, di nuovo in Italia, e da un anno e mezzo neanche un giorno smetto di pensare a questa città, a quest’isola, a questa penisola che, tutte e tre, mi hanno accolto perché io certamente l’ho desiderato, l’ho scelto, l’ho voluto. Tante volte in vita mia ho pensato alla possibilità di vivere nel mito che questa realtà può suscitare in uno straniero come me e tante volte ho dovuto rimandare questo pensiero fino al momento di prendere quella decisione che dietro ogni azione futura sa aspettare nel suo rumoroso silenzio con cautela o spensieratamente o addiritura con tanta paura. Perché la vostra isola, la vostra città, il vostro paese, per un occidentale sono – o forse dovrei dire erano – i luoghi degli origini, quei luoghi assoluti dove tutti noi un giorno siamo nati. Sì, perché noi condiviamo gli stessi antenati, vale a dire il mondo greco e quello latino – a dire il vero da qualche tempo ormai trapassati – e ogni occidentale ha succhiato non soltanto il loro latte, ma innanzitutto il loro verbo e il loro sguardo. Perciò, inconsapevolmente, avevo tanta nostalgia dello spazio primitivo, io che sono venuto a questo nostro mondo in un arido angolo di terra del nord della Spagna più di cinquant’anni fa. Continua »
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