Palermo, “modellino” d’Italia
Negli ultimi anni lo scaffale dei libri su Palermo si è riempito di titoli interessanti, soprattutto romanzi. I Baroni (Feltrinelli) di Nicola Gardini – l’odissea di uno studioso che “per sbaglio” vince un concorso all’Università di Palermo – dovrebbe trovare posto in quello scaffale.
Alla storia di Gardini mi sono avvicinato per motivi biografici – ero finito anche io in un simile girone infernale popolato da tracontanti baroni – ma ho trovato che istruisce e intrattiene tutti. È una confessione liberatoria nella forma di un romanzo più che un libro-denuncia. E infatti i personaggi (veri, appartenenti per la maggior parte alla facoltà di Scienze della Formazione) sono indicati con uno pseudonimo. Sono appena tornato da Palermo e ho notato che, nell’ambiente universitario, tutti si divertono a decifrare chi siano questo e quello, in particolare i vendicativi “Corona” e “Fecaloro” che fanno tribolare il protagonista per sette anni. Gardini fu “colpevole” di aver vinto, per beghe interne ai membri della commissione, un posto da ricercatore in letteratura comparata. Una cosa che non dovrebbe mai accadere – che vinca qualcuno in base ai meriti e in barba al “predestinato” candidato interno. Ignorato prima, poi osteggiato e infine umiliato, Gardini lascia Palermo e il sistema italiano e vince la cattedra a Oxford.
I problemi del baronato, afferma l’autore, esistono in tutt’Italia, ma Palermo è un “modellino” dove quello dinamiche si osservano con più nitidezza; dove l’Università è un “tavolo da gioco” in cui i baroni si dedicano a muovere pedine, piuttosto che a migliorare la qualità dell’insegnamento o della ricerca. Ho trovato precise e taglienti le pagine sulla “lingua” del baronato, parlata da tutti: vincenti e perdenti (i professori che non riescono a manovrare concorsi), carnefici e vittime (i giovani studiosi che si accollano di lavorare gratis per anni nella speranza di essere portati avanti), sostenitori e “dissidenti” del sistema. Le pagine su Palermo penso invece che faranno storcere il naso a molti palermitani (non a me). La descrizione della città è impietosa, senza i salamelecchi a cui siamo abituati. Alcuni esempi: “A Palermo, in qualunque punto, tutti strillano e suonano il clacson, che serve non a segnalare il pericolo ma l’imminenza di una qualunque manovra (p. 48); “gli esami [universitari] a Palermo erano una fiera dell’ignoranza e dell’incapacità linguistica; il rito dell’interrogazione una parodia” (p. 46); “Il dipartimento si era spostato da piazza Florio al cosiddetto Polo accademico, un complesso di edifici spaventosi, simili ai casermoni della Bucarest ceauseschiana, alle porte delle città” (p. 138). E così via.
Ognuno giudica la città secondo l’esperienza che ne fa – c’è chi ci vede il panellaro pittoresco e chi l’auto posteggiata sulla pista ciclabile – ma penso che ogni tanto sia istruttivo lo sguardo esterno di qualcuno che parla senza peli sulla lingua e che ci obbliga a interrogarci sugli stereotipi con cui parliamo di Palermo. Uno, accennato nelle prime pagine del libro, mi ha colpito per la frequenza con cui ricorre; il luogo comune del rapporto “odio-amore” con cui molti palermitani affermano di vivere nella città. Visto da un “esterno” mi rendo conto come questa frase fatta diventi spesso un alibi per mantenere lo status quo.
La facolta` si scienze della formazione e scienze della comunicazione e` purtroppo una grande fabbrica di disoccupati e la maggior parte del corpo docente e` di una spocchiosita` irritante quando in realta` dovrebbero rendersi conto che insegnano il nulla….
Lavoro all’università da 15 anni come amministrativo di un Dipartimento…
tutte le facoltà e tutti i dipartimenti sono identici…
non è solo un problema di scienze della comunicazione, ovviamente…
spesso mi guardo dall’esterno e mi vergogno perchè osservo gli atteggiamenti da mafiosi dei BARONI senza fiatare…
Quello che succede all’università è inimmaginabile…
Altro che Libri Denuncia…
alla fine della fiera gardini è andato ad oxford. I baroni sono sempre là e quelli che dovevano vincere il concorso, nonostante uno stop di un paio di anni, ora sono dove devono stare. Insomma, io prima di pensare di fare carriera in una qualisasi università di Italia ci penserei tre o quattro volte.
@Marco mi rendo conto che il sentito comune spinga a pensare come te: scienze della comunicazione = scienze delle merendine (noi, da studenti, ci autodefinivamo così!). Ma ci ridevamo su perchè sapevamo che non era vero. La spocchiosità dei docenti nel sentirsi “i miliori fra tutti” è sentito comune di molte università. Il problema come sempre sta a metà molti studenti si posteggiano in attesa di non si sa che e certamente tra posteggiarsi a medicina o a ingegneria e a scienze della comunicazione o simili è chiaro che si preferisca la seconda categoria. Ma anche questo è sentito comune. Se non sei interessato o se fondamentalmente non capisci quello che ti dicono (ammettiamolo non tutti devono necessariamente laurearsi!) ti sembrerà tutto un farfuglio sia che si parli di fisica quantistica sia che si parli di scienze semiotiche. Per quanto riguarda la disoccupazione, io penso che il lavoro ci sia ma manchi la volontà. Per carità si deve faticare moltissimo per trovare un lavoro, rinunciare a molte libertà e accontentarsi spesso di paghe misere, ma la possibilità di lavorare esiste per tutti e ovunque, anche a Palermo.
Gardini l’ho avuto come insegnante. Era (e suppongo sia tutt’ora) molto preparato e bravo. La sue lezioni mi piacevano ed entusiasmavano, al contrario del 90% di chi seguiva il suo corso. Peccato che sia andato via, ma lo capisco. Continuo a chiedermi perché quasi tutti i miei compagni di studi non ne apprezzassero le lezioni… credo che la domanda fondamentale da porsi sia proprio questa. Temo di sapere quale sia la risposta.
A volte penso…ma io come l’ho fatto un dottorato? 😀
lo comprerò il prima possibile.. per chi è interessato all’argomento c’è anche “L’Università Truccata” del prof. Roberto Perotti.. vi avverto però che, in quanto scritto da un economista, risulterà probabilmente più ostico e meno scorrevole del libro di Gardini
comunque se inserissero il numero chiuso sono sicuro che scienze della formazione farebbe già un notevole salto di qualità,,
Segnalo anche che c’è uno strumento molto utile (e gratuito) per farsi un’idea della qualità dei docenti che è Google Scholar, (http://scholar.google.com/). Basta scriverci dentro il nome di uno studioso e si ottiene immediatamente una lista delle sue pubblicazioni (almeno quelle che Google riesce a catturare nel web) e, molto importante, una lista delle citazioni dei lavori, che è fondamentale per capire l’impatto di uno scritto.
Ricordo il suo corso monografico, allora seguivo Letterature Comparate. Ci appioppò un maloppone di libro indimenticabile…un vero incubo… poi improvvisamente se ne andò, e quelli che fecero esami alle sessioni successive non dovettero piu’ fare il suo libro…che invidia…
@Luciano lavecchia: Guarda che già c’è il numero chiuso nella facoltà di Scienze della Formazione…anzi, ti dirò…tutti i corsi di laurea triennali sono a numero chiuso…soltanto alcune specialistiche sono a numero aperto.
CHE..ddici72? Non diffondere via web notizie false e tendenziose…. perchè c’è tanta gente che legge …. e se poi ti querela, come la mettiamo??? chiedi scusa
@ Maria Letizia: Il fatto e` che io mi sono laureato e credimi ho anche capito quello che mi veniva insegnato (ok forse in semiotica non propriamente tutto). Quello che credo e` che purtroppo un buon 75% (se non di piu`) di quello che mi e` stato insegnato e` assolutamente inutile per trovare lavoro. In pratica una volta superati degli esami raramente mi sono sentito in grado di dire: adesso so fare qualcosa. Spesso ho avuto la sensazione di imparare nozioni fini a se stesse. E ti diro` anche che per trovare lavoro sono dovuto andare molto lontano da Palermo, che penso sia il piu` grosso sacrificio che uno possa fare. Se poi hai un segreto per trovare un lavoro a Palermo fammi sapere che torno subito…
ho seguito un meraviglioso corso monografico di nicola gardini su apolineo e dionisiaco. una faticaccia incredibile (e sì, anche noi di scienze della comunicazione studiamo), ma ne ho un bellissimo ricordo.
gardini faceva vivere le pagine che leggeva, si entusiasmava come se le stesse leggendo per la prima volta… era… fantastico! ho anche sostenuto l’esame con lui, ed è stato uno degli esami più soddisfacenti mai svoli: ti ascoltava, era interessato. sembrava di partecipare a una bella conversazione più che a un esame.
gli auguro tantissimi successi professionali (fortuna no, non ne ha bisogno!) e corro a comprare il suo libro!
@ marco
mi dispiace che tu abbia la sensazione di aver imparato nozioni fini a se stesse. è vero che trovare lavoro è difficile, incredibilmente difficile, ma tutte le volte che ci sono riuscita, ciò che avevo imparato all’università è stato per me prezioso.
@Marco purtroppo non ho nessuna pozione magica. Capisco perfettamente quello che intendi dire. Naturalmente io non intendevo generalizzare, quello che ho detto non vale per tutti ma purtroppo per buona parte degli allievi universitari si. Che all’università diano buone basi teoriche e scadenti se non nulle per quanto riguarda quelle pratiche hai ragione, ma non è un problema di scienze della comunicazione è un problema di ogni facoltà anche di quelle tecniche o scientifiche. C’è un grosso divario fra università e mondo del lavoro e spesso purtroppo questi due mondi non si incontrano, anzi.
Anch’io ho fatto scienze della comunicazione… ho seguito Gardini: una delle cose che ricordo con più piacere… per il resto, si, tanti “primati”… il “sociologo”… il “semiotico”, per non parlare dell'”etno-storico”…. ma, il vero problema non sono loro… in fin dei conti, facevano il loro mestiere… ora, lavoro nel mondo della “vera” comunicazione, dove il comunicare viene dopo, prima contano i soldi e chi riesce ad averli per fare le “campagne”… a proprio uso e consumo… forza un altro 6X3!
@Rio…
infatti ha eliminato il mio commento…
e secondo me andrebbe eliminato anche il suo…
sono pronta a chiedere scusa…
Ma il sig. Siino quale risposta voleva che si desse alla sua domanda?
@Amelia
fino al settembre 2005, mio primo (ed ultimo) anno di università a palermo il numero chiuso a scienze della formazione non era sicuramente esteso a tutta la facoltà… francamente sono stupito (e positivamente): di che tipo di test si parla? potresti darmi ulteriori informazioni?
grazie
luciano
@Luciano: Non so dirti in particolare di che test si tratta, so che vertono su cultura generale e logica, putroppo non so dirti altro, ma ho la certezza del numero chiuso. Se vai sul sito della facoltà puoi trovare altre informazioni. Sono pienamente a favore del numero chiuso. Inoltre so che certi professori, prima di accettare tesisti, fanno fare dei compiti di grammatica: sembra strano e allucinante, ma fanno benissimo! Ormai putroppo, e non è solo il caso di scienze della formazione, gli studenti sconoscono le regole della lingua italiana!! Se vai su un qualsiasi forum di qualsiasi facoltà ti accorgerai che c’è da piangere per come scrivono!
CHIIII….Dici72!!!! La cosa era ovvia, c’era solo da stabilire quanto tempo avrebbe impiegato a farlo. Scuse accettate Sig. Siino???? Parla…. di qualcosa. Non è che chiediamo la verità … tutta la verità …. nient’altro che la verità! Dica la dgiuro (questo sarebbe veramente troppo)
Rio io intendevo dire che c’è una certa differenza tra come sono io e come sono i contesti descritti dal libro.
Ovviamente le illazioni di dici72 andavano rimosse. Se ha elementi faccia delle denunce invece di blaterare e mettersi in condizione di prenderne (c’erano le condizioni).
Rio che cosa vuoi che dica? Che ho vinto il concorso con 10,5 punti di distacco sul secondo in una facoltà che non era la mia di origine? Non mi pare il caso di personalizzare troppo il post. Parliamo di università e di baroni.
Tony, senza entrare nei dettagli, eppure anche tu mi raccontasti che la professoressa Scancella (uso pseudonimi anche io) ti sconsigliò di presentarti a un certo concorso di dottorato facendoti intendere che era già pensato per qualcun altro.
Nicola non ho elementi per affermare che tutto il sistema sia marcio. Da quello che leggo e da alcune esperienze così pare. Però Gardini ha vinto con merito immagino e le eccezioni esistono.
Gardini era bravo, ma non ha vinto per quello, ma perchè il presidente della commissione voleva fare un dispetto al preside della facoltà. Certo questo lui non lo sapeva. cmq è tutto nel libro. Certo, le eccezioni dovranno esistere. Sarebbe bene che anche loro parlassero.
[…] La mia recensione de I Baroni è su Rosalio, con […]
Segnalo uno strumento molto utile (e gratuito) per farsi un’idea della qualità dei docenti che è Google Scholar, (http://scholar.google.com/). Basta scriverci dentro il nome di uno studioso e si ottiene immediatamente una lista delle sue pubblicazioni (almeno quelle che Google riesce a catturare nel web) e, molto importante, una lista delle citazioni dei lavori, che è fondamentale per capire l’impatto di uno scritto.
È normale che ciò accada in una discussione come questa, ma credo si stia parlando contemporaneamente di capre e cavoli, mettendo tutto insieme in un unico grande calderone. Allora, una cosa è denunciare gli errori, meglio se commessi da altri, un’altra è pronunciarsi alla stessa maniera su tutto e tutti. Non mi riferisco ovviamente all’autore del libro, e neppure a chi, con tono sommesso cerca di raccontare la propria esperienza. Sono un ex studente del corso di laurea in scienze della comunicazione vecchio ordinamento, prima che questa moda d’innovazione ammaliasse tutti in tutti i settori. Oggi sento troppo spesso (e mi dispiace parecchio) personaggi, anche pubblici che si pronunciano negativamente (senza magari possedere le necessarie informazioni) contro questo corso di laurea, senza distinzioni alcune tra atenei, tra facoltà e soprattutto tra impostazioni didattiche. Troppo spesso si dimentica che non tutti sono uguali e forse c’è qualcuno che ha studiato i programmi, che ha appreso strumenti che si sono poi dimostrati utili e che ricorda ancora ciò che ha studiato. Non tutti a Palermo sono baroni e non tutti sono figli di notabili. Non tutto è sempre uguale a se stesso e anche se non fa piacere ammetterlo forse qualcosa è cambiato, anche a Palermo. Forse sarebbe il caso di evitare di sparare indistintamente su tutti. In questo caso si fa un duplice errore: in presenza di errori reali che già arrecano danno a chi lavora cercando di fare del proprio meglio (e mi riferisco al sistema in generale) si finisce per screditare ulteriormente quanti cercano, se non di cambiare le cose, quantomeno di evitare che peggiorino ulteriormente. Altrimenti è fin troppo facile trincerarsi dietro un malfunzionamento generale per legittimare qualche proprio fallimento. Allora, cerchiamo di puntare il dito verso le persone giuste, o meglio, verso quelle “sbagliate” guardandole negli occhi e assumendosi la giusta responsabilità delle proprie azioni. Devo inoltre ricordare che l’università è fatta anche dagli studenti che sono a tutti gli effetti degli esseri pensanti e in grado di far a volte anche molto frastuono e non soltanto quando il nemico è distante e innocuo nel breve periodo. Quanto alle difficoltà che oggi interessano l’inserimento nel mondo del lavoro, forse bisognerebbe cercare di evitare di dare la colpa ad un percorso di studi, piuttosto che ad un altro (che tra l’altro credo sia stata una libera scelta di quanti hanno deciso di iscriversi).
Tony non volevo mettere in dubbio i “10,5 punti di distacco dal secondo in una facoltà che non è la tua” e tanto meno personalizzare troppo il post …. ma relativamente a come potrebbe essere il “sistema” di cui parli ti voglio ripetere una frase che ripeteva sempre il mio vecchio maestro-capo (professore ing. “il lupo”): “Il bravo furfante è quello che non si fa pigliare e per questo motivo le carteeee sempre a posto debbono essere”… e questo per dire ….. continuate voi!!!!
Ma perchè io e Pizzolato e Rio diciamo le stesse cose e si cancellano soltanto i miei commenti?
…”ti sconsigliò di presentarti a un certo concorso di dottorato facendoti intendere che era già pensato per qualcun altro”…
Praticamente quello che ho detto io…
il sistema è marcio…
in toto…
nessuno escluso…
Inoltre SIG. SIINO…
lei sa bene che non BLATERO…
non scada nella bassa provocazione…
Per quanto mi riguarda lei blatera.
Non potrebbe dire altrimenti…
E M’ABBUTTO’…
DanielaC72 se lei ha dei dubbi sulla regolarità di un concorso sporga denuncia. Se ha dei dubbi su di me dica chiaramente che cosa pensa così la querelo e devolvo il ricavato in beneficenza. Su, è semplice. 🙂
DanielaC72 qui vengono rimossi soltanto commenti che violano la policy dei commenti.
Tony avanti non esagerare …. non devolvere ricavati e non minacciare querele!eccccchhhhheèèèèèèèèèèèè (tuttattaccatopernonconfonderci).
E tu DanielaC72 non prendere questo blog troppo sul serio, cosa pensi di poter risolvere! E poi si sa cosa succede se si viola la policy dei commenti di Rosalio (se solo ne sapessimo i limiti di questa policy ….entità astratta a valutazione variabile secondo il soggetto proponente). DANIELA a proposito quì tutti blateriamo quindi non ti montare la testa perchè non sei la sola.
Rio la policy è formalizzata e applicata allo stesso modo per tutti. A volte basta una sfumatura per rendere una frase querelabile e un’altra molto simile no. Ad ogni modo non è questo il tema del post e se non sei d’accordo con la modalità di gestione dei commenti nessuno ti obbliga a commentare o a leggere il blog. Saluti.
Rosalio come sempre quando si centra il bersaglio i tuoi commenti diventano inopportuni (nessuno ti obbliga etc…ma chi mi vieta? tu per caso?). E in effetti m’abbutto anche a me. Buon monologo
Rio non sei nella condizione di valutare i miei commenti qui mentre è vero il contrario: questo è il bersaglio. Rimuoverò ulteriori commenti fuori tema. Saluti.