La capitale immorale d’Italia
Se la capitale morale d’Italia, Milano, non avesse dato fiducia, incoraggiamento, ma anche un concreto sostegno con la presenza del pubblico pagante nel negozio di Brera, ad un imprenditore che, pur avendo tutto da perdere, ha riconosciuto e accusato in aula i suoi estorsori, la capitale immorale d’Italia, Palermo, lo avrebbe fatto morire, innanzitutto come imprenditore, isolandolo e costringendolo a chiudere, secondo una classica e inappellabile sentenza, immediatamente esecutiva, di rito palermitano. Per amore della causa, la notizia delle difficoltà economiche in cui era incorso, per il tangibile abbandono della clientela palermitana, sia di fonte istituzionale che borghese, non era stata fatta trapelare per non scoraggiare le denunce di più pavidi imprenditori. Ma ora che questa notizia è confermata sulla stampa locale, assieme a quella buona che, grazie al buon andamento degli affari della filiale milanese, sono potuti rientrare i lavoratori in mobilità e altri ne sono stati assunti di nuovi, sento il bisogno di levarmi qualche sassolino. La sera della famosa denuncia, volli andare a cena nel noto locale, in piazza: c’era un imprenditore vitivinicolo di successo, il signor Massimo Ciancimino e signora, qualche turista ignaro e il sottoscritto e signora. Punto. Continua »
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