Quaderno di Palermo 2
Come sempre succede con la memoria, con il ricordo, quando uno si mette a scrivere su un luogo non può fare a meno di mitizzarlo perché non si serve d’altro che della parola, vale a dire della rappresentazione di una realtà che non c’è più. Così accade con le città che uno ha vissuto o qualche volta conosciuto o anche solo intravisto nei momenti della sua vita, così è successo pure a me con la vostra Palermo. Quattordici anni sono passati tra quell’uomo ancora giovane che per tre giorni invernali si era trattenuto nella prima capitale delle Due Sicilie e questa persona matura che da un anno e mezzo ci vive. Certo che io non sono lo stesso e che la mia percezione iniziale è variata, ma è anche vero che la realtà non ha niente a che vedere con la nostalgia, l’altra faccia del mito. Diciamo che il tempo modifica in ambedue le parti la prima apparenza che era stata non solo raccolta, ma innanzitutto sentita e vissuta.
Quello che il forestiero – mettiamo che si tratti di un viaggiatore minimamente navigato e di conseguenza curioso – porta con sé prima di arrivare in questa città è l’idea di centralità che essa ha avuto durante il passato e allo stesso tempo la consapevolezza della posizione preminente che dal punto di vista storico e culturale ha goduto l’intera isola. Continua »
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