Certo che l’entusiasmo può accecare, ma cosa sarebbe il piacere senza questo delirio sacro appartenente a degli dei sconosciuti perché inesistenti? Delirio tra l’altro provocato non da un disturbo organico o da uno squilibrio psichico o, mettiamo il caso, dal consumo di droghe, ma occasionato dalla contemplazione di un luogo che ti rapisce, ti prende, ti assorbe. Così è stato per la vostra città appena sono sceso dal treno un tiepido pomeriggo di quella fine dicembre del 1995. Se avevo fatto di mia volontà questo lungo viaggio come ho già detto da Napoli – in realtà avevo preso il treno una sera a Gaeta, dove mi ero fermato per alcuni mesi da un amico, ma alla stazione centrale della città partenopea ho dovuto aspettare l’espresso che arrivava in ritardo da Roma per sei ore! -, c’era inevitabilmente una predisposizione a lasciarmi andare appena avessi messo piede a Palermo. E devo dire che in quel momento di svago che è durato tre giorni non sono mai stato deluso, anzi.
Dopo tanti anni che sono passati, ho soltanto un vago ricordo in mente e una debole fiamma mai spenta delle tante sensazioni provate durante le circa 72 ore nelle quale ho girato, inebriandomi dai monumenti, dalla gente, dall’atmosfera in cui mi imbattevo. Continua »
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