Il ministro Renato Brunetta, intervistato da KlausCondicio ha dichiarato: «Io addirittura scioglierei l’antimafia […] mi piacerebbe che non ci fosse nemmeno lo specifico della mafia. C’è l’antimafia perché c’è la mafia. La mafia è una tipologia di criminalità come dire, specifica, deviante, che avrebbe bisogno, che ha bisogno di regole speciali. A me non piacciono le regole speciali. Chi fa un crimine deve essere colpito. Non amo gli “anti”, preferisco le regole e il far rispettare le regole. […] Se in Italia si rispettassero le regole, non ci sarebbe bisogno dell’antimafia, perché la mafia è una forma di criminalità e dovrebbe essere perseguita come tutte le altre. La mafia dev’essere affrontata in modo laico e non ideologico. Se della mafia facciamo un simbolo ideologico, con la sua cultura, la sua storia e così via, rischiamo di farne un’ideologia e come tale, alla fine, produce professionisti di quella ideologia proprio nei termini in cui ne parlava Sciascia, professionisti dell’antimafia».
Ne è nata una polemica e Rita Borsellino, tra gli altri, ha replicato: «L’antimafia esiste per combattere la mafia. Lo ha fatto, pagando un prezzo altissimo, e lo continua a fare. Abolirla non avrebbe senso. Quindi, invito il ministro Brunetta a ricordare il sacrificio di quanti hanno dato la vita per permettere di raggiungere oggi risultati importanti sul fronte della lotta alla criminalità organizzata. […] Penso a tutti quei magistrati e in particolare alle forze dell’ordine che sono morti sulle strade svolgendo il loro servizio e che ogni giorno lavorano per la nostra sicurezza e per liberarci dal cancro della mafia e non solo. A loro va riconosciuto un ruolo determinante che non si può sminuire con parole superficiali».
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