Carezza
Il meriggio silente gli regalò un caldo di quelli speciali: lo induceva alla pigrizia, ma non tanto da provocargli sofferenza. Una carezza quasi inconsistente fece della sua pelle una prateria di rughe dove i bufali della memoria galoppavano verso il loro destino. La carezza si fece insistente, impertinente, sensuale. Era fatta di vento. Chiuse la finestra. E aspettò.
Mi accorsi che l’abbandono era ancora nell’aria, nell’aspetto delle cose, dovunque. Tornai alla finestra, come se volessi fare molta più luce e d’un tratto mi misi a gridare : Non puoi andare via, io non voglio. Stavo piangendo, me ne resi conto perchè sentii come una carezza all’angolo della bocca e , mettendoci un dito, mi accorsi che la guancia era bagnata. Trassi allora un sospiro profondo e cominciai a piangere francamente. Con violenza.
Carezze di vento, carezze di lacrime….mi piacerebbe che qualcuno aprisse una mano vera e mi carezzasse i capelli.Lo amerei per sempre!