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sabato 23 nov
  • Musica

    Aveva vissuto nella pace degli angeli mentre i demoni lavoravano pazienti. Poi erano arrivati in fila a cantare la sua gloria di dannato con un coro accordato, leggendo un canone inverso dove le note suonavano al contrario. Fu allora che vide la salita e si dispose, quieto, ad affrontarla. Chiuse la mente alla musica degli angeli e a quella dei demoni. Lasciò solo Radio101.

    I racconti di tre righe
  • 6 commenti a “Musica”

    1. Caro Billi ti scrivo per non farti sentire solo, si vede che sono tutti al mare. Qui a Roma fa molto caldo. Mi viene in mente solo: La musica è finita , gli amici se ne vanno…. Ciao

    2. ahahaha grazie Titti. Sei molto gentile e i tuoi commenti sono sempre graditi. Non soffro di solitudine: i racconti di trre righe sono un progetto e il mio impegno e alimentarli fino al compimento di un anno. Ad alcuni piacciono ad altri no, qualcuno molla, altri si aggiungono: è una cosa che bisogna tenere nel conto, un “lavoro in corso” che si avvale pure delle critiche che riceve. Senza dimenticare le vignette di Lobo che sono sempre pari ai raccontini e, alcune volte anche meglio.

    3. questo è verissimo spesso aspetto le vignette perchè mi piacciono molto, anche io “dopo una interminabile reclusione bancaria” mi sono dedicata all’arte. Non pensavo assolutamente che tu soffrissi di solitudine,era un appunto a quelli che non commentano il sabato e la domenica.Sapevo del tuo progetto e apprezzo la tua perseveranza e la tua fantasia.Ciao.

    4. La musica, più demoni che angeli. Perchè la musica era quella della stanza dove funzionava il giradischi, il sabato pomeriggio o, di rado, la domenica. A casa della ragazza che aveva fatto gli inviti per tempo, le madri sempre estremamente, ed un pò stranamente, ospitali. I 45 giri li portavamo anche noi, solo lenti. ” Appena la stringo lei subito si butta dall’altro lato, a destra, per mettersi al sicuro ma io è lì che l’aspetto…”. Strategie diaboliche, quasi sempre senza successo. Ed allora ci si disperdeva ai quattro angoli della stanza con la schiena un pò inarcata e le mani in tasca, in attesa che ripartisse la musica. Dopo la festa si tornava a piedi. Ciascuno con la canzone preferita in testa, ciascuno custodendo il segreto di chi poteva starci e di chi no, esplorando intanto le strade che già si svuotavano. Con l’illusione di scorgervi un miraggio d’amore.

    5. no no non sapevi ballare!!! ma quel leggero oscillare di fianchi, quell’impercettibile movimento, mi ha fatto ….. innammorare di più? Forse non è vero perchè non c’è un “di più” in amore . O si ama o non si ama.

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