Giglio, nuovo store dedicato alle sneakers
Bianco, arancio e nero i colori dominanti del nuovo spazio, dedicato alle scarpe sportive, della storica catena di negozi palermitana. Progettato, come gli altri sette punti vendita, dall’art designer milanese Maurizio Peregalli (che si è occupato, fra l’altro, dei monomarca di Giorgio Armani), ospita sneakers e scarpe sportive delle più prestigiose linee italiane e internazionali come Gucci, Prada, Dior, D&G, Fendi, Giorgio Armani, John Richmond, Cesare Paciotti e Pirelli. “Si differenzia dal punto vendita di via La Farina, che invece è dedicato maggiormente al “mondo Della Valle”, con una maggiore attenzione, quindi, a marchi come Tod’s e Hogan”, dice Giuseppe Giglio. Giglio accessori, che si trova in via Libertà 26, dedica anche uno spazio un po’ più appartato alle calzature donna “perché signore e ragazze possano provare con più tranquillità e comodità”, sottolinea Teresa Giglio.
“Siamo contenti dell’affetto che clienti e amici ci hanno dimostrato partecipando a questa “bicchierata” e accorrendo numerosi a ogni nostra iniziativa – sottolinea Giuseppe -. Significa che il nostro obiettivo, di fare le cose sempre al meglio, è stato raggiunto. Mi dispiace leggere in questo blog dei commenti negativi, se pur legittimi, da parte di chi critica il mondo della moda, perché non arriva alla fine del mese o da chi pensa che questo mondo sia dominato dall’effimero. Non è così – continua -. Giglio è una realtà da 30 anni, dà lavoro a 120 persone, tutte a contratto indeterminato, e dà un contributo all’economia. La moda è il nostro lavoro e ciò a cui siamo profondamente appassionati”. Con queste parole Giglio cita involontariamente Lucia Serlenga e Daniela Fedi, che nel libro “Alla corte di Re Moda”, parlando del rapporto fra fashion e giornalismo, scrivono: “Si tratta di un mestiere fantastico che ti mette davvero a contatto con bellezza, futuro e creatività: la materia di cui sono fatti i sogni. (La moda è) un business colossale che in Italia rappresenta la seconda voce attiva della bilancia dei pagamenti (la prima è il turismo) e che in Francia è una gloria nazionale fin dai tempi di Jean-Baptiste Colbert, ministro delle Finanze sotto il Re Sole. Dunque è impensabile che a farlo siano solo delle favolose nullità con un unico problema da risolvere: essere abbastanza magre per entrare nei modelli da passerella”.
come spendere più di 300€ p’un par’i scaippe da tennins del valore REALE di 10€ e confondersi con uno più furbo di me che ha comprato le stesse scarpe, uscite dalla stessa fabbrica in Laos pagandole 40€!!
Picciotti mo non cominciate però con la solita tiritera dei post “non socialmente impegnati”!! Siamo in estate…
Sono stata recentemente a londra e i negozi di calzature e abbigliamento o fanno sconti del 75% 6 mesi all’anno o chiudono direttamente. 3 paia di Clarks le ho pagate complessivamente 63 euro (al cambio) mentre a palermo x gli stessi identici modelli – e marca – avrei pagato 320 euro!
Le cose sono 2:
O semu i cchiu’ fissa in europa o la crisi ci da un baffo. A palermo aprono negozi carissimi e nelle capitali europee chiudono. Forse i grandi gruppi hanno capito che i numerosi dipendenti funzionari e dirigenti della regione li fanno campare alla grande. Alla regione la crisi non è arrivata. Per altri 6 anni quindi si può fare business in sicilia x molti grandi nomi del commercio mondiale. Poi quando l’unione europea chiuderà i rubinetti e anche i fondi fas saranno un lontano ricordo e quando il federalismo fiscale sarà come dice la lega allora ne riparleremo di apertura di negozi a palermo 😉
E’ che comunque il ‘palermitano’ pur di ‘apparire’ ed essere uguale a tutti quelli che vogliono ‘apparire’ è disposto a spendere cifre esose nell’abbigliamento…
@Sandra: credo che tu abbia inquadrato alla perfezione la situazione!
Vado spesso a Londra ed ho avuto modo di rendermi conto che, il 70% delle volte, è conveniente fare shopping lì (sulu sulu per l’assortimento)! La mia ragazza un annetto fa in oxford street trovò un paio di scarpe segnate 180£ che pagò 35£ e da Harrods uno da 200£, se non vado errato, che si portò a casa (con suo sommo gaudio) per 29!
E’ vero, Oxford street tra Primark, Top Shop, Doroty Perkins, Next, e Lillywhite a Piccadilly ti consente di comprare a prezzi 10 volte più bassi di qua. Ormai da anni grazie a Ryanair vado a fare gli acquisti a Londra più volte l’anno, che falliscano tutti i bottegai di Palermo!
Uno può essere d’accordo o meno sull’acquisto di scarpe di un certo tipo… io però non mi sento di biasimare la famiglia Giglio. Loro fanno il loro mestiere, danno lavoro a più di cento persone, e lo fanno pure bene credo.
Personalmente ritengo che sia molto triste per una città avere solamente negozietti da tutto ad un euro o similia varie… Sul fatto che i palermitani siano tutta apparenza se ne può discutere ma ogni volta la che Rizzo scrive qualcosa si finisce sempre a ripetere le stesse cose…
Oh mio Dioooooo…!!!
Basta andare a Roma per trovare scarpe e vestiti di marca a prezzi molto più convenienti. Il problema qui a Palermo è che tutti i negozi che vendono cose di marca hanno un solo propietario e questo ovviamente non favorisce il cliente…
Vi prego. Com’è? “un mestiere fantastico che ti mette davvero a contatto con bellezza, futuro e creatività: la materia di cui sono fatti i sogni”. Ma quali sogni!!!! Stiamo parlando di accessori figli dell’omologazione. La moda è farla, inventarla, saper osare, cercare abbinamenti che ci rendano esclusivi e che ci raccontino. Non c’è moda nelle sneakers con la striscia dorata che hanno tutti. E’ soltanto un’adolescenziale voglia di essere accettati. Ma poi scusate questo è un post? Sembra uno pseudo articolo. Che fine ha fatto internet? Cerchiamo di non omologare anche questo agli standard “che contano”.
la famiglia giglio fa benissimo evidentemente avranno una domanda tale da giustificare un negozio ad hoc.
Non starò qui a commentare la clientela dei negozi Giglio, non è affar mio, l’unica cosa che dico è: ma perché dovrei comprare una qualsiasi borsa/scarpa/maglia/camicia da Giglio quando posso benissimo comprarla a milano con lo sconto del 50/60%.
Giglio non va mai oltre il 30%, perché? Forse per non abbassare la qualità della clientela? Per fare una naturale selezione?
bene la selezione è: chi è furbo si prende un aereo viene qui a milano durante i saldi e torna con le borse piene, gli altri vanno in bmw senza casco da giglio e s’accattano i scarpi D&G come quelle dei calciatori…..
Non biasimo i Giglio, se la gente vuol comprare a qualsiasi prezzo, pur di “apparire” e poter dire “le ho prese da Giglio….”, che colpa ne hanno loro?! Sandra ha inquadrato meglio di tutti il problema, che del resto mi sembra essere sotto gli occhi di tutti; purtroppo esiste ormai abbastanza diffusa e radicata una “cultura” palermitana dell’apparire, che sembra ormai scomparsa in altre città italiane, per non parlare delle capitali europee. Apparire è importante, anche quando non si può fare….bisogno di affermazione = insicurezza = blablabla del palermitanogiovaneaspirantealpostofissoallaregione??, meglio che mi fermo.
Mi rattrista parecchio vedere i negozi storici di Palermo che si ritrovano oggi con le saracinesche abbassate….
“Noi siamo della materia di cui sono fatti i sogni, e le nostre piccole vite sono circondate da un grande sonno.” (William Shakespeare – La Tempesta)
Concordo con “wonderful”: sono solo accessori, lui li vende e fa business. Certo sono cmq dei sogni e cio’ che e’ peggio e’ che c’e’ molta gente che non “potrebbe” permetterseli e fa di tutto per andare sabato da Tod’s e comprare.
Se entrate un sabato da Tod’s vedrete la CODA, dico CODA, alla cassa stile AUCHAN. E vi posso assicurare che non sono affatto i fighettini della Palermo bene.
Oggi c’e’ solo una verità: si venerano i beni materiali quasi fossero talismani che scacciano l’insicurezza, la tristezza, la poverta’.
Ma e’ tutto falso…
Un biglietto x londra con un b&b x 2 giorni e uno shopping di scarpe o abbigliamento e’ meno costoso di comprare a palermo! Fate pure i vostri acquisti a palermo!!! E chi ve lo tocca Giglio e la sua family! Per carità 😉
immiriusi…
da giglio i sono prezzi non sono così lontani da quelli di molti altri negozi della città…
Al palermitano piace fare sfoggio di ricchezza anche quando non ce n’è… abbiamo scoperto l’acqua calda!
negozi come Giglio hanno ragione di esistere finchè c’è gente pronta a pagare per poter mostrare la busta col nome “in”… consiglio di fare come una mia amica: comprare una cosa di modestissimo valore in negozi griffati, conservare la busta e portarla in giro alla prossima sessione di shopping per fare fiura!!!
più folle di così non si può…
vai a correre con le scarpe di tennis di lusso e vedrai che faranno la stessa fine di quelle da 30/40/50 euro, a parità di km percorsi. poco tempo fa
mi hanno regalato una maglia adidas, originale, comprata da Cammarata (v.duca della verdura), tempo 3 settimane e il sole l’ha ingiallita da renderla uno schifo. se l’avessero presa al mercatino avrebbero risparmiato 40 euro, la maglia è si originale ma “made in china”. stesso discorso vale per le scarpe di lusso, sono originali ma la Tods (Della Valle) le fabbriche le ha delocalizzate in Romania e il prodotto finale ha la stessa qualità di un ordinario paio di scarpe. quindi l’etichetta è solo una presa per il c-lo a chi per il c-lo vuol farsi prendere
la maglia è si originale ma “made in china” (< mi riferivo alla maglia Adidas dei negozi sportivi, non alle Adidas tarocche del mercatino)
La verità che Giglio può campare solo in una città come Palermo.
Da Giglio ci vanno a comprare gente che campa di assistenzialismo o che ha la “putia” in borgata, ma ama farsi vedere e comprare il pantalone John Richmond o la maglia Dolce & Gabbana.
Ed è triste che la gente ci vada lo stesso anche quando è palese che non amano coccolare il cliente (se entri vestito “normale” le commesse non si degnano di guardarti e gli sconti non sanno dove stiano di casa).
In tutto il mondo la tendenza del “brand” a tutti costi per fortuna sta sparendo e chi ha la fortuna di viaggiare come me, lo sa, ma purtroppo a Palermo continuano ad esistere certi paradossi come la disoccupazione al 28 % e la fila da Louis Vuitton a Natale…
“le cose che possiedi alla fine ti possiedono”
Fight Club
io non mi ossessiono affatto per queste cose…ci sono cose molto più importanti nella vita di una firma sulle scarpe!
Evitando di spendere centinaia di euro per comprare un simbolo a cui si riconosce valore (ma quale?!), probabilmente la gente starebbe meglio fisicamente ed economicamente…Complimenti a giglio (imprenditore decisamente abile) che si continua a riempire le tasche alla faccia di una puacu di palermitani, prevalentemente ragazzini tasci convinti che i vestiti li rendano migliori…
Multimarca equivalenti a Giglio esistono in tutte le città… (anche se Giglio è il più esteso e uno dei pochissimi che fanno parte della camera nazionale della moda) e non è assolutamente vero che le commesse non ti guardano se non indossi abiti firmati…
Per non parlare del fatto che tutte queste sneakers di grandi marche (clarks, geox, gucci,timberland, nike, ecc)possono avere un’impronta devastante sull’ultimo polmone del mondo: l’Amazzonia.
Dopo tre anni di indagini sotto copertura Greenpeace ha pubblicato il rapporto “Amazzonia, che macello!” nel quale rivela come il mercato globale della carne e della pelle stia distruggendo la foresta amazzonica e il clima del nostro pianeta.
Sono stati identificati centinaia di allevamenti illegali all’interno della foresta pluviale amazzonica che riforniscono i macelli e le concerie di gruppi come Bertin, JBS e Marfirg. Greenpeace, grazie all’analisi di mappe e foto satellitari, è stata in grado di definire i confini di alcuni di questi allevamenti, fornendo prove schiaccianti sulle loro attività illegali di deforestazione, taglio a raso e incendi dolosi.
Insomma forse più che svenarci per acquistare queste scarpe dovremmo chiedere a chi le produce di farlo in maniera più sostenibile (non solo in termini economici).
Sul sito deforestazionezero.it si può firmare una cyberazione agli amministratore delegati di questi marchi.
scusate…ma qualcuno vi punta una pistola alla tempia se non comprate da Giglio?? Insomma chi piuò permetterselo ci va, chi non può se ne va ai lattarini o in via strasburgo o in altri posti. Piaccia o no Giglio è una impresa sana che dà lavoro, non mette in cassa integrazione e non prende soldi dai contribuenti, anzi paga una vagonata di tasse. Adesso ce l’andiamo a prendere con Giglio se l’Amazzonia sta morendo…..se è per questo anche le cartine delle sigarette che fumate viene da li eppure non mi pare che qualcuno se la sia presa col chioschetto Ribaudo…
Mo pure le scarpe ecosostenibili??
Giorgia pone questioni importanti sulle quali riflettere. Si potrebbero lanciare iniziative di sensibilizzazione per far comprendre che certe scarpe hanno un impronta ecologica davvero pesante e devastante. Naturalmente la gente è libera di comprare o non, ma la sensibilizzazione è importante.
prima delle scarpe iniziamo dagli idrocarburi…..e dal malcelato vizio tutto palermittano di prendere la macchina per fare 20 metri…poi continuiamo con la differenziata che i palermitani non fanno perchè a loro dire non ci sono i contenitori adatti(sonora minkiata perchè i contenitori ci sono ma riempiti di ogni cosa), poi potremmo ridurre i consumi di acqua evitando di tenere aperto il rubinetto mentre rispondiamo all cellulare, oppure potremmo risparimiare energia elettrica evitando di accendere 8000 lampadine per volta…..poi casomai ci apprechiamo alle scarpe…
Michele non me la prendo mica con Giglio.
Ma visto che il post parlava di scarpe griffate mi è sembrato opportuno aggiungere un’informazione in più.
Beny sì..pure le scarpe ecosostenibili!
Come se fosse una cosa assurda in tempi di cambiamenti climatici esigere che i modelli di produzione e di consumo cambino prima che cambi del tutto il pianeta.
Come dice Sandra la gente è libera di comprare o meno ma, per fortuna è indubbio, c’è gente che prima di acquistare un paio di scarpe (o qualsiasi altra cosa) ci tiene a sapere se influisce sulla deforestazione, il cambiamento climatico, se ha prodotto nuove schiavitù nei paesi in via di sviluppo o ha incendiato riserve indigene. Per cambiare il mercato non ci vuole il 100% dei consumatori. Basta una minoranza allargata. La Geox la Adidas, Nike, Timberland, Reebok e compagna bella hanno ricevuto decine di migliaia di firme nelle ultime due settimane e, come si suol dire, “s’à cuartiaru” e stanno prendendo in considerazione di cambiare le proprie politiche di acquisto. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che se dei consumatori chiedono di cambiare i modelli di produzione per non essere complici inconsapevoli di crimini ambientali gravissimi a volte funziona.
…NON CAPISCO…XKè DEDICARE UN ARTICOLO SU QUESTO BLOG AI NEGOZI GIGLIO?????…”PUBBLICITà GRATUITA”….
@Giorgia: prima di fare le scarpe ecosostenibili fa una chiamata a coloro (i Verdi & Co.) che si oppongono alla realizzazione di impianti eolici terrestri perchè rovinano il landscape delle montagne sicule, di impianti offshore perchè rischiano di compromettere l’ecosistema marino (?????) e di centrali solari perchè prendono assai spazio! Chiama anche coloro che hanno bloccato i collaudi del parco eolico FINITO che c’è tra Segesta e Trapani! Poi fa un salto all’Assessorato Territorio ed Ambiente e chiedi perchè hanno la direttiva di bocciare quanti più parchi eolici possibili! Poi chiama l’AMIA e chiedi perchè i rifiuti che qualche anima pia differenzia finiscono pure in discarica…poi fai questo per tutto il territorio nazionale…e poi parliamo di scarpe ecosostenibili
Sulle scarpe possiamo intervenire noi direttamente, Beny, sono scelte personali.
Se non vogliamo fare neanche questo, e aspettare sempre che altre cose vengano risolte, non si arriverà mai a nulla ! Quale è la priorità per noi ? che si salvi l’ambiente, e dobbiamo ringraziare ogni occasione che ci viene data per poterlo fare .
Sai quanti soldi e risorse vengono buttati per creare prodotti alimentari da vendere ai supermercati , tipo la carne? Si spendono un mare di soldi per poi vendere la carne a costo quasi zero nei supermercati, ma che senso ha ?
Una mucca che viene letteralmente spremuta per produrre latte, ancora giovane viene portata al macello perchè la sua mammella non può dare più.
E’ il consumismo più sfrenato, e la globalizzazione del commercio, stanno letteralmente depauperando la nostra natura, e pagheremo un prezzo molto caro per questo.
allora niente più latte!
Lycan la pubblicità presuppone un corrispettivo che qui non c’è.
@Beny: la riflessione e, possibilmente, il cambiamento dei modelli di consumo che suggerisce Giorgia servono eccome nonostante le priorità che suggerisci tu. Come direbbe Totò ‘è la somma che fa in totale’. Non capisco il tuo sterile argomentare.
In effetti ….. in effetti ….. Giglio …..l’Amazzonia….. l’ecosostenibile…… avete ragione……… ehm……….. Come ?!?! Che hai detto ?!? Fa il 25% sulle Gucci ?!?! Minchia amuni’ !!!Andiamoci all’apertura!!! Altrimenti non trovo la misura e sto in depressione per un secoloooooooo !!!!!
ma sono originali le borse e tutto il resto che vendono da giglio ?????
ciao………………
i negozi GIGLIO sono i più belli di palermo e su questo non c’è dubbio però,una cosa da dire c’è.
Sò da fonti certe che il personale è sotto pagato per fare un esempio una commessa tipo, che lavora lì, guadagna 550 euro mensili…che senza offesa è una vergogna. Invece di fare feste e festini come la sfilata per me inutile di ieri sera per fare divertire quella gente che come loro,i titolari, non sanno cosa vuol dire non arrivare alla seconda settimana del mese aumentate lo stipendio dei dipendenti che vi lavorano con più soddisfazione…..
Visto tutta la conversazione su questo giglio….la mia domanda è: ma la roba che vende e originaria oppure..