
Nell’omelia della tradizionale funzione nel palazzo comunale l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo ha riservato dei passaggi alla politica cittadina: «Sembrano trionfare, nella concezione dell’amministrazione della cosa pubblica, logiche di interesse personale, di gruppi particolari o di fasce sociali che non possono non generare un pericolosissimo disinteresse per la collettività. A tutto questo non possiamo e non dobbiamo rassegnarci. […] Il Festino può rivelarsi davvero un’occasione propizia per ritrovare una maggiore unione nel servizio ai palermitani e così, mentre la Santuzza ci invita a gioire insieme nella festa, che la onora come esempio fulgido di virtù umane e cristiane, ci sprona tutti a rinnovare i nostri propositi nel metterci all’opera per la nostra Palermo, per dare ai suoi cittadini, specie a quelli più deboli e bisognosi, un senso alto della vita, piena dignità, necessario rispetto, un’esistenza autentica che realizzi in ogni circostanza quella indiscutibile vocazione donata all’uomo nell’atto della creazione: essere ad immagine e somiglianza di Dio. […] Questa nostra amata Palermo soffre ancora! Come invasa da pesti antiche e nuove, si rivela spesso paralizzata, si ritrova abbandonata, segnata dai bubboni di mali endemici e di problematiche sociali ed economiche che – accumulatesi nel tempo e non adeguatamente affrontate – continuano a far dilagare infezioni e aumentano malcontento e scoraggiamento. Questa nostra amata Palermo trepida per il suo futuro, e attende che tutti coloro che sono preposti a condurla sulla via dello sviluppo e della pacifica convivenza, pongano al centro – su modello di Rosalia – i bisogni dell’uomo, vera icona del Creatore, come testimoniato dall’antica espressione di S. Ireneo di Lione: la gloria di Dio è l’uomo vivente». Continua »
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