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martedì 19 nov
  • Strade-salotto, strade-corridoio, strade-negozio

    A Palermo ci sono strade-salotto, che i palermitani sembrano percepire come un prolungamento della propria casa. È una considerazione che faccio spesso quando attraverso a piedi la via Matteo Bonello, con le signore sedute su piccole seggiole dei loro soggiorni antichi proprio davanti alle porte sempre aperte delle loro case. La credenza scura e il tavolo di marmo che si intravedono, un odore di frittura persistente, la tendina a fiori svolazzante che fa da sipario. Il loro sguardo si incrocia al mio curioso e mi ammonisce.
    Ci sono, poi, le strade-corridoio, quelle che i palermitani attraversano senza guardare, come se si stessero spostando dalla cucina al soggiorno, e me ne accordo sempre quando passo da via Papireto e rischio di investire qualche nerboruta signora con a spasso cinque pargoli, una mamma chioccia e i suoi pulcini versione made in Sicily.
    Poi ci sono le strade-negozio, quelle dove tutto è in vendita, dove non c’è spazio per l’attraversamento che non siano finalizzato all’acquisto: è questo il caso di via Bandiera.

    Via Bandiera

    All’ingresso, dal lato di via Maqueda, comincia un’invasione sui cinque sensi: sul marciapiede un vecchio carretto trasmette musica a palla di qualsiasi genere: You are not alone di Michael Jackson, i successi di Tony Colombo, Mi piaci tu di Vasco, l’ultima di Tiziano Ferro. Entrando nel budello di via Bandiera devi farti strada tra le bancarelle di caramelle e scacciu, le collanine di perle e legno, i fermagli per capelli che luccicano, i volantini dei negozi che fanno i saldi tutto l’anno, le urla dei venditori e degli acquirenti.
    Poi, quando sembra che la strada finalmente prenda un po’ d’aria, lì dove il sole ha fatto a gomitate con i tendoni bianchi ed è riuscito a spuntarla, strabuzzi gli occhi e ti sembra di sfogliare l’inserto moda di Marie Claire. Con 50 euro puoi acquistare una Grace Kelly e sentirti un po’ anche tu una principessa (o, se ti va male, una tronista di Uomini e donne). Il campionario è vasto, c’è un po’ di tutto e tutti: maschi e femmine intenti a scartare con cura per evitare fregature, a contrattare sul prezzo, a provare e a immaginare già i futuri abbinamenti con il proprio guardaroba. Il tarocco è transgenerazionale e transclasse, perché l’importante è essere marc(hi)ati a qualunque costo.
    Un battito di ciglia e la strada si fa di nuovo stretta, l’infradito slitta sui mattoni lisci, un ambulante grida più forte vendendo cinque paia di calze di filo di scozia a dieci euro. Mi scappa un sorriso, incrocio lo sguardo di un indiano seduto dietro una bancarella di occhiali, sorride anche lui. Chissà quando gli dobbiamo sembrare strani noi palermitani.

    Palermo
  • 15 commenti a “Strade-salotto, strade-corridoio, strade-negozio”

    1. E delle strade-locali notturni ne vogliamo parlare?

    2. e delle strade parcheggio? (vedi quella di casa mia dal 15 giugno al 30 settembre?)
      e delle strade immondezzaio? (vedi quella di casa mia dal 15 giugno al 30 settembre?)

    3. Tutto vero, purtroppo.
      In ogni caso, l’elemento che accomuna le tre diverse tipologie che hai indicato per le strade palermitane, è l’appropriazione per fini personali di quello che dovrebbe essere uno spazio pubblico, cioè fruibile in egual misura da tutti e allo stesso modo.
      Insomma, è un vecchio ed irrisolvibile problema.
      Comunque, se permetti una battuta, hai dimenticato di parlare delle strade-bagno e delle strade-pattumiera….;)

    4. E’ che dire delle strade “cesso” e le strade “discarica”?

    5. L’autrice del post descrive semplicemente una città “viva”, malgrado tutto…
      O preferiamo certe città dormitorio nelle quali la gente vive barricata tra le proprie quattro mura e gli unici luoghi d’aggregazione si chiamano “Centro Commerciale” o “Outlet”?

    6. @rino: anche londra è una città viva (MOOOOLTO PIU’ viva di Palermo)…ma il concetto di “essere viva” non deve sfociare nell’anarchia più totale!!

    7. @ Rino: se abusivismo, sporcizia, inciviltà e non rispetto delle regole/leggi significa “città viva”….

    8. Tutte le strade descritte da post, in questo periodo sono accomunate da una caratteristica: sono sporche e maleodoranti. Bottiglie vuote, spazzatura negli angoli, tanfo di piscio (di gatto?).
      A Tunisi si sta molto meglio. E’ “viva” ed è pulita.

    9. E’uno zoo variopinto. Leggendola sembra di attraversale le strade-salotto di cui parla, sentire le voci urlanti in dialetto dei venditori, toccare la merce delle bancarelle! La strada che diventa di appartenza di chi lì ha la casa, tutto questo mi fa pensare ai souk tunisini, alle atmosfere maghrebbine. Siamo molto simili!

    10. Non dimentichiamo che Palermo possiede molteplici realtà. Questa che viene qui descritta non può essere presa a modello per dire ‘siamo’. Noi purtroppo, o per fortuna, non siamo e non saremo mai. A Palermo è più giusto dire “sono”, perchè chi si ‘eleva’ a descrivere una determinata realtà vuol dire che non vi appartiene. Io, ad esempio, non riconosco quasi più certe realtà palermitane come mie. Perchè bisogna ammettere che proprio poichè esistono varie realtà, di conseguenza qualcuna va avanti e cresce, e qualcuna resta indietro fino a creare iati incolmabili. Spero sempre che durante questi fenomeni si riesca a salvare il salvabile.

    11. Chi ha studiato un poco di storia delle tradizioni popolari lo sa: tradizionalmente il vicolo è un prolungamento dello spazio privato

    12. Concordo con chi dice “salviamo il salvabile”, è davvero l’unica soluzione, vivo in affitto in un monolocale dove la signora di sotto si lamenta se solo provo a stendere mezza tovaglia, dove tra l’altro queste famiglie che vivono per strada bloccano il traffico stesso e si sfiora la rissa ogni giorno, e tra l’altro ogni 5 minuti sento un “buongiorno/buonasera” perchè salutano chiunque passa!
      Viva Palermo

    13. @Cittadino n°76345
      Proprio io che mi “elevo” e sono fiera delle mie origini in parte torinesi, proprio io che provo disgusto per alcuni dei miei concittadini che considero più simili alle bestie, proprio io che prendo le distanze da un certo modo di essere palermitano (il modo descritto tanto bene dalla s.ra Laura),proprio io ne faccio parte come TUTTI e faccio un odore simile( alla bestia).
      Palermo ha “tante realtà” che si riferiscono ad UNA sola. E’ come dire di una persona: ha tanti caratteri; il carattere è uno, solo uno.

    14. Sarà, sissi, ma io non la vedo così. Sopratttutto quando l’alternativa verte sul lato diciamo poetico della vita, impedendomi così, su due piedi, di interpretare frasi tipo “fare odore di (bestia)”. Del resto, non usiamo lo stesso codice perchè nel mio non ci sono bestie nè esalazioni varie. Non ho nient’altro da aggiungere.

    15. Eppure siamo fatti di odori, sudori, umori, proprio come le bestie. Niente di poetico.
      In più rispetto a loro dovremmo essere capaci di ragionamenti, emotività complessi, consapevolezza. Dovremmo.

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