Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, domani testimonierà a Caltanissetta. Il procuratore generale di Caltanissetta Giuseppe Barcellona si è detto perplesso circa le dichiarazioni di Ciancimino e ha aggiunto: «Queste rivelazioni provengono da una persona assai equivoca, di modesto spessore culturale, che probabilmente sarà strumentalizzata da qualcuno».
Ciancimino ha dichiarato: «Confermo che lunedì prossimo mi recherò in procura a Caltanissetta, per essere ascoltato, ma dove per la prima volta, nella piena facoltà di dichiarante imputato di reato connesso, mi avvarrò della facoltà di non rispondere. […]Siamo passati da dubbi legittimi e critiche ad insulti personali. Non ho mai avuto il piacere di incontrare o di conoscere il pg Barcellona, se non per aver letto in merito al suo periodo di presidenza del Tribunale fallimentare di Palermo. Spero che il tutto non sia frutto di un precisa volontà a farmi tacere, perché ha pienamente raggiunto il suo obiettivo. Mi riserverò con i miei legali di valutare l’opportunità di avvalermi della facoltà di non rispondere anche con le altre Procure con le quali ho già fissato ulteriori date di interrogatori. […] Non ho mai cercato impunità ma forse volevo che tanti altri personaggi “di elevato spessore culturale” non ne beneficiassero più, come è stato loro permesso di fare».
Il pm Nino Di Matteo è intervenuto a sua volta: «Con la Procura di Palermo Massimo Ciancimino ha sempre parlato, rispondendo a tutte le domande che gli abbiamo fatto e in relazione a tutti gli argomenti processuali che sono stati oggetto d’interrogatorio. E questo fino a giovedì scorso. Siamo convinti che continuerà a rispondere alle domande».
Circa 50 magistrati che dal 1992 ad oggi hanno indagato sulle stragi di mafia sono sotto scorta per presunti nuovi pericoli e Luciano Violante, presidente della Commissione nazionale antimafia dal 1992 al 1994, ha testimoniato nei giorni scorsi sul fatto che che per tre volte il generale dei Carabinieri Mori lo sollecitò a incontrare Vito Ciancimino che era stato condannato in primo grado per mafia e che sarebbe al centro di una trattativa tra Stato e Cosa nostra.
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