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mercoledì 13 nov
  • Giorgio Bocca sulla «coesistenza» tra mafia e Carabinieri in Sicilia

    L’articolo Quanti amici ha Totò Riina di Giorgio Bocca su L’espresso in edicola parla di «coesistenza» tra mafia e Carabinieri in Sicilia riferendosi anche a Carlo Alberto Dalla Chiesa e a Massimo Ciancimino.

    Il Comando Generale dell’Arma ha diramato una nota in cui si legge: &#171Il settimanale “L’Espresso” pubblica oggi un articolo a firma di Giorgio Bocca dal titolo “Quanti amici ha Totò Riina” nel quale si proietta, in modo sconcertante, sui Carabinieri che operano in Sicilia l’ombra della collusione e della pavidità, ombra che il Comando Generale respinge con fermezza e con indignazione. […] Basterebbe a confutarla la menzione dei 33 caduti per mano della mafia, tra i quali il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sorprendentemente accostato a figure come Totò Riina e Massimo Ciancimino, entrambi arrestati dai Carabinieri. All’eroica testimonianza dei caduti si affianca quella delle migliaia di Carabinieri che in Sicilia continuano ad offrire quotidiane prove di abnegazione e di riconosciuta efficienza. Sono i Carabinieri che ieri hanno arrestato lo stesso Riina e oggi hanno stroncato sul nascere il tentativo di riorganizzazione di Cosa Nostra. […] Sorprendono le ingiustificate accuse che si risolvono nella delegittimazione dell’operato di fedeli servitori dello Stato. Il Carabiniere è pienamente consapevole del rischio che corre ed è invero “innaturale” insinuare che risponda a “tacite regole di coesistenza”, perché obbedisce con coraggio e lealtà unicamente all’imperativo del dovere, per la difesa della legalità e l’affermazione del bene comune. E sulla via di quel dovere muore a Palermo come a Monreale, a Vicenza come a Pagani, a Platì come a Nassyria, a Torre di Palidoro come alle Fosse Ardeatine».

    AGGIORNAMENTO: il Consiglio di base della rappresentanza militare della Legione Carabinieri Sicilia ha diramato un documento in cui si legge: «La storia dell’Arma di Sicilia narra dei durissimi colpi inferti alle organizzazioni mafiose operati con impegno ed abnegazione fino all’estremo sacrificio. L’articolo lascia indignati i Carabinieri ed in particolare quelli di Sicilia e con essi il Co.ba.r. chiede il giornalista a fare pubbliche scuse, ancor prima che all’Arma dei Carabinieri, ai loro caduti ed alla Nazione tutta».

    Palermo, Sicilia
  • 21 commenti a “Giorgio Bocca sulla «coesistenza» tra mafia e Carabinieri in Sicilia”

    1. I carabinieri sono una delle poche istituzioni in cui ho ancora fiducia. La “solitudine” in cui fu lasciato il prefetto Dalla Chiesa e la mancata perquisizione del covo di Riina però sono due misteri che mi mordono lo stomaco e mi fanno rivoltare dalla rabbia.

    2. Credo che l’Arma dei Carabinieri sia una delle Istituzioni (credo sia possibile definirla così) più serie che abbiamo in Italia. Ovviamente, essendo formata da tantissimi uomini è inevitabile che nasconda alcune mele marce. L’importante è che sappia fare chiarezza su vicende poco chiare che a volte l’hanno riguardata.

    3. Ai vertici ci possono “anche” essere ufficiali corrotti. Ai vertici ci potrebbe essere un patto scellerato tra Cosa Nostra e lo Stato che forse risale al Dopoguerra, se non addirittura all’Unità d’Italia.
      Ciò non toglie nulla all’eroismo del carabiniere di truppa o del brigadiere. Ma nessuno, dopo le rivelazioni che filtrano, può mettere il bavaglio a commenti dissacratori che possono avere anche il merito di gettare un po’ di luce su lati oscuri di questa repubblica. La retorica è come le spezie: quando è eccessiva serve soltanto a nascondere il sapore vero delle cose.

    4. Condivido tutto ciò che ha ben riportato Massimo alle 10:22

    5. I corpo dei carabinieri è costituito, nella stragrande maggioranza, da uomini incorruttibili. In Sicilia ed in tutto il sud la lotta alle mafie è stata condotta da uomini di valore ma anche, soprattutto a livello politico, da persone poco credibili, talora compromesse con il mondo dell’ illegalità. Pertanto, la “coesistenza” segnalata da Bocca esisiste e come…
      Che poi questa condizione abbia contagiato anche l’ arma è tutto da dimostrare con nomi, cognomi e circostanze.. Ma che debba essere stabilita una volontà di far luce sui misteri di Palermo o di Casal di Principe e che cosa si stia facendo da parte della Magistratura e dei Carabinieri, questa è un’ assoluta priorità. E ben venga la provocazione di Bocca. Io la vedo come un incitamento all’ azione, non l’ avverto come un’ offesa. La vera offesa è la difesa dell’ esistente.
      Antonio

    6. non so quanti leggeranno, ma voglio dirvi che questo attacco mi ha ferito gravemente, parlo da uomo e da maresciallo dei Carabinieri, io sarei uno di quei mafiosi di fuori provincia che vive connivenze con la mafia secondo quanto detto dal Sig BOCCA, ma voglio dirvi che sono ferito, per questa stupenda terra lottiamo in silenzio noi delle stazioni carabinieri, siamo amici di tutti e di nessuno. Chi come me e gli altri miei colleghi vive in posti ad altissima incidenza mafiosa, non ha amici, la sera non esce non frequenta nessuno, ma il nostro isolamento a noi fa piacere perchè siamo LO STATO, questa scelta di vita l’abbiamo abbracciata noi, ci sacrifichiamo e lavoriamo per i cittadini siciliani, quei cittadini che ci hanno adottato, e pur alcuni di noi non essendo siciliani, ci sentiamo ormai parte di questa terra che è diventata la nostra terra! a noi la mafia non fa paura, MA SIAMO NOI CHE FACCIAMO PAURA ALLA MAFIA, vorrei rispondere al Sig BOCCA che io personalmente non ho paura di prendermi un colpo di lupara in testa, se cio’ accadesse è perchè ho fatto il mio lavoro, e cosi’ la pensano tutti i miei colleghi che ogni giorno lottano nel pieno silenzio, senza riflettori e senza tv a pubblicizzarli, ma siamo noi di fuori provincia che abbiamo abbracciato questa missione….e non abbiamo bisogno bisogno di giustificazioni o di essere difesi, a parlare dovrebbero essere i tanti cittadini siciliani dei piccoli paesi che vedono in noi l’antimafia cioe’ LO STATO e L’AMRA DEI CARABINIERI………a me perosnalmente interessa solo il loro giudizio, perche’ se entrando in una scuola media riesco a far dire a 30 bambini la parola mafioso parlando di un cpao mandamento, per me è una vittoria, poichè quei ragazzi saranno il futuro di una terra che ha bisogno di riscatto, e che si sta riscattando alla grnade. Noi siamo qui’ tutti i giorni a lottare in silenzio a prednerci qualche minaccia, ma andiamo avanti sempre con piu’ motivazione…ma non abbiamo paura..LO STATO e LE LIBERE ISTITUZIONI non hanno paura…perche’ lo stato siamo noi cittadini….

    7. Sono un ex dell’Arma che ha prestato servizio in Sicilia per quasi vent’anni…le esperienze personali sono un bagaglio che nessuno potrà confutare…e, pur volontariamente tralasciando di attingere dal mio vissuto, ritengo doveroso precisare alcuni concetti: l’illustre giornalista Bocca ha da sempre il gusto della provocazione che usa con estrema perspicacia con lo scopo di risvegliare l’attenzione su fenomeni sociologici che rischiano di passare sotto silenzio quando l’attenzione dei media viene ad arte spostata su altri “malesseri”. Bocca usa estremizzare e generalizzare perchè, ben conscio di non poter possedere la verità assoluta, sa anche che qualora si limitasse a commentare o far cronaca su singoli episodi e su circoscritti misfatti, le sue osservazioni cadrebbero ben presto nell’indifferenza generale pilotata da chi non vuole scoperchiare vasi di Pandora; la pomposa difesa dei rappresentanti dell’Istituzione a mio avviso danneggia anzichè valorizzare l’Istituzione stessa: prendere continuamente ad esempio, in difesa del proprio onore e della propria illibatezza, i nomi di coloro che, con il loro ewtremo sacrificio hanno fornito un enorme servizio al paese, non cancella le macchie degli altrettanti nomi di rappresentanti dell’Istituzione che l’hanno oltraggiata, ed il silenzio su quest’ultimi non fa altro che alimentare dubbi e polemiche: una buona dose di autocritica vorrebbe dire ammettere come non sia facile selezionare sia all’atto dell’arruolamento che in seguito durante l’espletamento del servizio il personale “sano”, ma ammetterlo equivarrebbe a sottoscrivere una sostanziale incapacità di quella parte dell’Istituzione che sul personale deve avere il controllo, cioè dei dirigenti dell’Istituzione stessa! Ed allora meglio trincerarsi dietro i “Fulgidi e valorosi esempi”, sempre più rari, e tentare in tutti i modi di censurare e nascondere quelli tanti, troppi “immorali e disgustosi”. La verità è che la tentazione e la codardia sono difetti che spesso coinvolgono anche uomini che dovrebbero tarparli e eluderli, e tanti…purtroppo troppi si trovano all’interno dell’Arma. Molti di noi ricordano solo i casi più clamorosi, come quello che ha visto l’allora Colonnello Mori coinvolto nella mancata perquisizione del covo di Riina, ma vi voglio ricordare anche quello dell’Ufficiale coinvolto nella sparizione della borsa portadocumenti di Paolo Borsellino, (accusato semplicemente di furto!!!!!), quello dell’ex M.llo Borzacchelli coinvolto in un turpe affaire di collusione tra mafia e politica, quello del M.llo Riolo coinvolto nelle vicende delle talpe nella Procura di Palermo, e mi fermo qui. Cari dirigenti dell’Arma, se in un albero ricco di frutti le mele marce sono 2 o 3 si può parlare di casualità e di inevitabilità…quando le mele cominciano ad avvicinarsi alla metà del raccolto, la colpa è del contadino che non si è prodotto per evitare che l’albero si ammalasse!

    8. Palermo-Spal: affari d´oro per i bagarini

      Sono numerosi i bagarini fuori dallo stadio “Renzo Barbera” che stanno facendo veri e propri affari con la partita di Tim Cup tra Palermo e Spal di questa sera. I tagliani di curva, venduti dal club al costo di 5 euro, vengono rivenduti con un prezzo maggiorato fino a 15 euro, incuranti delle forze dell´ordine presenti nelle vicinanze. I botteghini dello stadio hanno chiuso di pomeriggio alle 17.30, mentre molti dei centri Lottomatica convenzionati sono chiusi per il Ferragosto.
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      E certo, se gli vai a chiedere “scusi, non lo vede il bagarino?perchè non andate a multarlo?” ti senti rispondere “deve sporgere denuncia”. Ma vaff!!!

    9. @nessuno
      *
      maresciallo, tutto il rispetto per la sua dedizione di servitore dello stato.
      (anche se chi mi conosce e suo malgrado mi legge non lo crederà, io sono figlia di servitori dello stato, militari e magistrati, che dopo anni di “lotte” ho imparato ad apprezzare e rispettare, anzi, ad andarne fiera)
      ciò non toglie che perfino la magistratura ha appurato che tra di voi ci siano servitori di due padroni.
      credo che fare i conti con simili mele marce non possa che farvi bene.
      lei mi sembra persona sensibile e prepararta, credo che possa capire benissimo quello di cui parlo senza che perda tempo a citare link o a riassumere articoli di giornale e sentenze.
      buon lavoro maresciallo.

    10. ah…dimenticavo maresciallo, credendolo uomo sincero, la ringrazio per la sua testimonianza.
      spero di non aver mal riposto la mia fiducia.

    11. Condivido in pieno l’esposizione di Antonio.

    12. E’ un vero e proprio s-BOCCA-cciato

      Bocca l’ultimo degli Italiani Che può dare lezioni di Moralità

      Ancora una volta l’uomo dai mille “colori”, e non solo politici, si innalza a moralista detentore della verità storica e lo fa offendendo l’Arma dei Carabinieri e la Chiesa per non parlare della Sicilia e di tutti i Siciliani. Un uomo che “vergognosamente” ancora una volta cerca di condannare la parte buona del sud deve solo ed esclusivamente chiedere scusa a tutta l’Italia e se ha coraggio tacere per sempre.
      Personalmente chido al Sig. Bocca di scusarsi con la Sicilia e con tutto il Sud, oltre che con l’Arma e la chiesa, e di ritirarsi nelle valli Cunesi.
      La sua Storia personale, di seguito riportata, fa da sola giustizia a tutti coloro che si sentono da anni offesi da questo signore incoerente per indole.

      Giorgio Valentino Bocca (Cuneo, 28 agosto 1920) è uno scrittore e giornalista italiano.

      La vita

      I suoi genitori erano insegnanti. Studiò alla facoltà di Giurisprudenza a Torino; si iscrisse al Gruppo Universitario Fascista (Guf), in cui divenne piuttosto noto a livello provinciale, anche per i suoi risultati nelle competizioni sciistiche. Nel 1938 aderì alla campagna razziale antiebraica del governo fascista e firmò il Manifesto sulla razza. Durante la guerra, si arruolò come allievo ufficiale alpino; durante questo periodo della sua vita, strinse amicizia con Benedetto Dalmastro, in contatto con Duccio Galimberti; insieme a queste due figure, fonderà dopo l’armistizio le formazioni partigiane di Giustizia e Libertà. Infatti dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio, Giorgio Bocca aderì alla lotta partigiana, operando nella zona della Val Grana come comandante della Decima Divisione Giustizia e Libertà e, successivamente, in Val Maira in qualità di Commissario politico della Seconda Divisione Giustizia e Libertà. Nei primi mesi del 1945, divenuto responsabile dei tribunali del popolo (o partigiani), in qualità di giudice nel processo a carico del Tenente Adriano Adami (Pavan) della Divisione Monterosa, ne firmò la condanna a morte.

      L’orientamento politico

      L’orientamento politico nel corso del tempo si è rivelato variegato e percorso da un’analisi acuta ma originale dei fenomeni italiani. Ha fatto molto discutere, e si son scritti a riguardo articoli di fuoco, nella prima metà degli anni ’90, la sua adesione ad alcune mozioni della nascente Lega Nord. Profondamente critico nei confronti della globalizzazione, nelle sue ultime opere dà una lettura assai negativa dell’ascesa politica di Silvio Berlusconi e della politica statunitense.

      Negli ultimi anni Bocca si è contrapposto inoltre ad alcuni tentativi di revisione critica della Resistenza; in particolare si ricorda una sua polemica con Giampaolo Pansa. Per Bocca si rischia in tal modo di aprire a un revisionismo strisciante e “cerchiobottista” (che dà un colpo al cerchio ed uno alla botte) che vuole accomunare la Resistenza e il fascismo, omettendo di ricordare le correità del fascismo con il nazismo, descrivendo mali e beni di entrambi i fronti per arrivare a una assoluzione generale. Lancia per questo, dalle pagine del quotidiano la Repubblica numerosi moniti rivolti alle nuove generazioni perché ricordino i valori fondanti della nostra Repubblica.

      Intervistato da L’espresso nel 2007 dichiarò: «Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c’erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori impresa. Invece mi trovo un Paese in condominio con la mafia. E il successo di chi elogia i vizi, i tipi alla Briatore».

    13. Ricorderei al Consigliere comunale che qui non si sta disquisendo sull’onestà morale ed intellettuale di un giornalista (e la sua biografia non aggiunge nè toglie niente), bensì su un’affermazione forte dello stesso che, intesa come una generale commistione tra potere mafioso e potere Istituzionale, appare sì inverosimile, ma, analizzata nei suoi elementi principali che attingono, ahinoi, da reali e concreti fatti di cronaca, non può non far riflettere: dimenticarsi cosa sia realmente la storia e la cronaca siciliana degli ultimi 50 anni appare un atto di dolosa superficialità! e nelle storture e nelle sporcizie criminali d questo mezzo secolo molto spesso appaiono coinvolti uomini appartenenti alle Istituzioni come l’Arma….Consigliere, l’attacco all’uomo Bocca non le fa onore…se ci avesse aggiunto, magari, un’analisi così accurata come la biografia del giornalista, dei crimini e dei misfatti avvenuti anche solo all’interno del territorio dove lei ricopre quell’incarico, avrebbe certamente offerto un servzio migliore ai cittadini che Lei rappresenta.

    14. In tutti i luoghi possono esserci possibili collusioni, stalker. E forse la polizia prima dei carabinieri, spesso.
      Certo nessuna istitutizione é assolutamente immune da tentazioni (Borzacchelli docet, e direi anche Di Pietro e De magistris docet). Ma nella vicenda Falcone-Borsellino credo che non sia mai sttaa nessuna collusione di quella che ipotizzava Bocca, mentre ricordo benissimo, al funerale di Falcone prima, il tenativo di linciaggio fisico a Parisi, e nel funerale di Borsellinoad altri uomini della scorta fra loro.
      Bocca é uno che ha fatto del suo vissuto da presunto partigiano, una forma di persona icona della difesa degli uomini liberi contro le istituzioni, perdendo sempre il punto di vista obiettivo, e vivendo in una specie di favola immaginaria della realtà, in cui ormai vive solo lui nella sua personale immaginazione.

    15. Sono appena rientrato in Italia e questa notizia mi è stata appena rifertita.
      I Carabinieri appaiono semplicemente “simpatici” per il loro ruolo che hanno nella società. Mi spiego!
      E’ più facile vedere di mal occhio un Ispettore del Fisco che un Carabiniere.
      Gli Ispettori,infatti, per il loro (pregiatissimo) compito, sono portati ad essere mal visti dalla società in cui operano e questo, da libero professionista del settore, non lo condivido. A parte questa considerazione, ritengo che il BOCCA, quando ha pubblicato quell’articolo, l’abbia fatto con scienza e coscienza ragion per cui, E NON SOLO, ritengo di poter apprezzare quelle considerazioni dopotutto gli uomini in divisa (nera, blu oppure grigia) sono italiani come gli altri e, in quanto tali, soggetti ad essere contaminati dall’ambiente che frequentano. Come disse qualcuno: nessuno può essere perfetto. E nemmeno loro!
      Massimo

    16. E quindi Massimo? nessuno é esente da niente mai, ma che di pensi che ci siano collusioni dei Carabinieri nella morte di Falcone e Borsellino é dire altra cosa.
      Di pietro fu uomo di scorta di Falcone a ridosso della strage, dobbiamo pensare male, per questo?

    17. Uma, la faccio breve: ti ricordo che è stato imputato(l’esito del processo lo sconosco) un Ufficiale dei Carabinieri per aver asportato dal luogo della strage di Via D’Amelio la borsa portadocumenti del magistrato: ti è sufficiente questa notizia quanto meno per subodorare un coinvolgimento non già dell’Arma dei CC come Istituzione, ma di quei servi del potere occulto, che annoverano tra le loro fila purtroppo anche militari e poliziotti?

    18. Andiamo, non pensiate più che ci sono i blocchi,quelli dei bravi e quelli dei cattivi. Ci sono gli esseri umani, e gli esseri umani si mischiano, e ci sono quelli onesti e quelli disonesti che pure si infiltrano. Ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio .
      A memoria biblica, il male si può insinuare solo in mezzo al bene, altrimenti quale sarebbe il suo scopo ?

    19. @valentina l’esatta percezione dei mali del Paese non la possiede nessuno: generalizzare, lo ribadisco, è un errore, ma denunciare il male sotto tutte le sue forme è un nostro DOVERE. La gravità di certi fatti non può essere liquidata con la semplice osservazione che il male esiste solo in mezzo al bene: ha un sapore lapallissiano l’affermazione che dappertutto esistono i criminali, ed è un concetto anke pericoloso perchè liquida la conversazione con un “Che ci possiamo fà? Il male c’è ovunque!”. Il nostro Codice Penale, tanto vituperato, possiede una valenza notevole ed inquadra perfettamente alcuni aspetti della convivenza sociale: in questo caso mi corre l’obbligo di rammentare che per molti dei reati previsti esiste l’aggravante relativa all’aver commesso il reato nell’esercizio delle proprie funzioni o abusandone. In sostanza, per intenderci, è sì grave ke un cittadio rubi, ma lo è ancor di più se quel cittadino ricopre un incarico pubblico come quello di tutore dell’ordine. Che esistano i tutori dell’ordine onesti e coraggiosi è fuor di dubbio, ma che la percentuale di quelli disonesti e codardi sia paurosamente alta, ed in particolare nel meridione d’Italia, è un dato di fatto che deve destare preoccupazione ed interesse, e non può essere sottovalutato; censurare quest’aspetto grave e dannoso per l’intera comunità è un delitto ancora più grave, ed è l’operazione che continuamente intraprendono i dirigenti di quelle Istituzioni all’interno delle quali le mele marce sguazzano, si arricchiscono e forniscono pessimo esempio a chi si accinge ad intraprendere quella professione. I veri mali del nostro Paese, di tutto, non solo di Palermo o della Sicilia, sono il Silenzio e la Rassegnazione.

    20. i generali sono nominati dai politici,politici sono cammorristi puttanieri berlusconi e mafiosi BOCCA HA RAGIONE

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