Ode a viale delle Scienze
Com’è strano passeggiare per i viali dell’Università in questo torrido agosto. Dal Santi Romano la voce di Vasco che si perde in una eco prolungata, qualche podista che nonostante l’afa non si arrende. Il solito cane mezzo appisolato sui marciapiedi stranamente vuoti. La memoria si assapora in un pomeriggio quieto di fine estate. Le principesse candeggiate nascoste dietro le grate di Agraria; l’assalto alla segreteria fin da due ore prima dell’apertura; gli alberi bottiglia con i loro fiori fuxia carnosi e la loro spuma lattiginosa che tanto mi hanno fatto compagnia in questi anni. La scritta che segna la Facoltà di Ingegneria, con il suo bianco e le sue scalinate; i vetri a specchio del Polididattico che quando ero piccola mi sembrava un’astronave. Gli omini dei cartelli che fanno gli esercizi nei giardinetti, le panchine di legno – quanti libri ho ripetuto su quelle panchine – a cui dovrebbero dare la laurea honoris causa. La Facoltà di Economia e il bar di Architettura, meta preferita per i pranzi frugali e l’acchiappo dei ragazzi. Continua »
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