Una croce in più a piazza Croci
Era un appuntamento fisso di questo periodo preautunnale. In piazza Croci, da tanti anni, tra settembre e ottobre, alzava le saracinesche un caratteristico chioschetto di fichi d’India, poggiato sulla parete sud dell’omonimo Istituto, che restava aperto e illuminato fino a notte inoltrata. Era possibile consumare o portare a casa, in coni di carta foderati da un foglio impermeabile e debitamente sbucciati, l’unica specialità della casa: fichi d’India grossi, ghiacciati, saporiti e coloratissimi. Era un piacere e una gradita sorpresa far scoprire agli amici in visita a Palermo questa nota di colore e di sapore. L’identità di una terra (in un mondo di prodotti globalizzati e dai gusti ormai omologati) vive anche attraverso la conservazione di queste attività e di questi appuntamenti stagionali con i sapori. Ho sempre temuto che un giorno i titolari dei chiosco si sarebbero stancati di rialzare la saracinesca. Da quest’estate non si rialzerà più perché rimossa assieme al chiosco stesso. Palermo è ora certamente più povera nella sua identità anche se possiamo anche noi offrire uno spritz ad un collega del nord-est.
Che porcheria ‘sto spritz! Magari sarà gradito se bevuto a Trieste, ma so che adesso va forte anche nelle isole minori siciliane.
Riguardo all’eliminazione di ogni tradizione e commercio “non standard”, le nostre amministrazioni, provincialissime, nella convinzione che queste attività facciano provincia, compiono un danno. Poi vai a Parigi e sei bello contento di mangiare la crepe per strada. Vai a Londra e vuoi il fish’n’chips e così via.
Per me questi pseudo-provvedimenti di euro-omologazione, sono appunto espressione di estrema mentalità provinciale e coda di paglia. A meno che non ci sia dietro la mala fede d’altro.
Che tristezza…
…che tristezza infinita!! Queste cose sono l’identità della città ma evidentemente a qualcuno non interessa.
non ci posso credere…..e dire che ho lo studio difronte, non me ne ero proprio accorto….mi auguro solo che sia stata una decisione autonoma e quindi non contestabile dei proprietari, perchè se c’è sotto qualcosa di burocratico ci sarebbe da fare una rivolta…..
i vai a Parigi e sei bello contento di mangiare la crepe per strada”___le *crepe* a palermo ci sono anche nei marciapiedi
Anche questo dolce ricordo di casa è scomparso!
Un messaggio al caro Siino: questo è un segno della palermitanità e non quello di cui discutevamo ieri. Unico nel suo genere. I colori e i sapori del Sud ostentati di giorno e di notte come se fosse una sagra di paese perpetua è un’esperienza di un popolo legato alle proprie tradizioni che costituiscono una parte della propria indentità da non perdere. Il rischio è l’omologazione, per cui finiamo tutti per vestirci e parlare allo stesso modo, nel mondo.
Un saluto dalla capitale
Vero. Verissimo. Qualche settimana fa cercavamo il chioschetto storico per una pausa ristoratrice e… niente, sparito.
Bravo Didonna ad inquadrare la cosa nel giusto contesto.
Ma ragazzi, meno male che ci siete voi perchè per me potrebbero anche chiudere baracca i vari stigliolari, frittolari, sfincionari, fichidindiari, meusari, coccari, panellari, quarumari, cozzari, ricciari, semenzari ambulanti,. Non voglio essere un loro connivente nell’evasione fiscale.
@ rob lo snob.
Ma perchè, non si può trovare il modo di fare lavorare i vari “stigghiolari” facendoli mettere in regola? Venditore ambulante o con chioschetto non significa necessariamente venditore abusivo.
si potrebbe sapere perchè ha chiuso? penso che sia un’informazione essenziale per poter esprimere un giudizio. non vorrei che non avesse le autorizzazioni necessarie (e si che siamo a Palermo, però una volta tanto che si fa rispettare la legge..) o peggio ancora (qualche connivenza?) oppure, semplicemente i proprietari si sono siddiati.. in questo caso, cosa ci vogliamo fare.. mica è colpa dello Spritz (che peraltro non regge al confronto con un bell’Autista!)
ogni mattina, sotto casa mia passano almeno una decina di venditori ambulanti. all’inizio mi davano un pò fastidio, poi abbiamo cominciato un gioco: capire cosa diavolo urlassero in dialetto strettissimo.
ormai sono così familiari chce se non ne sento uno in particolare per più di due giorni di seguito quasi mi preoccupo un pò… loro sono l’ultimo appiglio a quella cultura araba che ci rende cugini degli altri paesi mediterranei, infatti li trovi anche in Spagna, Turchia, Grecia ecc.
capisco che al governo (nazionale) c’è qualcuno che vorrebbe vederci parlare tutti con perfetto accento nordico e bere spritz… ma io al mio essere terrona ci tengo e oggi piango per i compianti fichi d’india…
Palermo è pronta allo spritz, recitava uno spot di alcuni mesi fa….Questa è per certi aspetti una delle ragioni per cui il chiosco non c’è più.Palermo si trova ormai volente o nolente dentro un meccanismo che inesorabilmente la fa diventare giorno dopo giorno sempre più “cool”
Vorrei raccontarvi un brevissimo anedotto che mi rigurada e che ovviamente ha lo scopo di approfondire l’oggetto di questo post. Anni fa vissi per qualche anno nel profondo nord patria dello spritz. Ogni volta che tornavo a a casa per qualche ( sempre troppo breve e malinconico) periodo mi ritrovavo involontariamente a confrontare pregi e difetti di queste due realtà italiane così agli antipodi. La mia conclusione era che al nord vi era un’eccellentà qualità dei servizi ma una pessima qualità di vita (socialmente parlando rapporti umani capacità di divertirsi ect.) al sud invece la qualità dei servizi era molto approssimativa ( o inesistente) mentre la qualità di vita intesa come crescita sociale e capacità della città di far interagire le persone era davvero meravigliosa.
Oggi a distanza di dieci anni e piu’ Palermo ha perso quei pochi pregi trasformandosi in un ibrido senza alcun pregio. Una città con meraviglie architettoniche, che me la fanno percepire come una bella donna senza cervello. Sterile vuota senza identità, una città sempre più “cool”. Grazie a tutti i concittadini che lo hanno permesso.
Vi prego di anteporre al mio testo la frase : “A mio modesto parere” onde evitare di venire nuovamente assalito.
Che fosse un’attività a rischio chiusura era chiaro da anni: bastava osservare la faccia poco motivata di chi ci lavorava, forse più per tradizione di famiglia. Il punto è un altro: si potevano salvare capra e cavoli (invece di pensare che se uno chiude sono solo cavoli suoi)?
Probabilmente, il titolare di un’avviata attività commerciale o di servizi in zona avrebbe potuto “sponsorizzare” la breve apertura stagionale del chioschetto, consentendo ai conduttori un extra margine e ricavandone un ritorno promozionale esattamente nel periodo di ripresa delle attività dopo l’estate.
In altre città, sarebbero state queste le molle capaci di unire senso del business all’amore per la propria identità. Anche se importati all’indomani della scoperta dell’America, i fichi d’india caratterizzano ormai da secoli il paesaggio siciliano e la stessa sicilianità attraverso espressioni e proverbi.
noooo… era una tappa obbligata dei miei rientri in città!
JFK – Berlino – 1961 siamo tutti berlinesi!
GLR – Palermo – 2009 oggi siamo tutti meno palermitani!
@rob lo snob
sei un grande,ti quoto.
Rosario questo è un segno della palermitanità secondo te e io lo rispetto. Quello lo è secondo me e tu dici che non lo è. Forse non sono io che voglio l’omologazione.
@Siino: ma i messaggi personali non dovreste scambiarveli in email? 🙂
O se no, rendeteci partecipi della discussione.
GioCa sì ma io del tema del post sto parlando.
Sinceramente chi partecipa alla discussione del post non vi segue..perchè non sa cosa vi siete detti precendentemente…ma alla domanda di GioCa posso rispondere anche io…il sito è come la casa di Tony dove lui puo’ fare cio’ che vuole…non ki hai risposto così in una mail????
Noi siamo ospiti è le regole a questo punto valgono solo per noi…che importa poi se è grazie ai nostri commenti e alle nostre numerose visite che il sito ha nel vasto mondo di internet l’importanza che ha??
Pippiniello non ti ho scritto ciò che scrivi e non posso chiarire ulteriormente perché mi pare che tu non mi abbia autorizzato a divulgare il contenuto di una corrispondenza privata (come tu stai facendo, se non erro). Se non ti dispiace la moderazione è compito mio e finora non ho ritenuto di dover intervenire in questo post. Piuttosto il tuo commento finisce fuori tema e ti prego di evitare.
I commentatori di Rosalio sono graditissimi e ragione del successo del blog però preferiamo perdere, senza alcun rimpianto, tutti coloro i quali rifiutano un contesto minimo e necessario di regole. Saluti.
Ci lamentiamo perchè vogliamo ambire ad una città europea e poi ci accorgiamo che il quarumaro di turno (evasore totale) ha chiuso bottega portandosi via la nostra identità. Sigh
si creava col venditore un’autentica sinergia, due tagli latitudinali ed una ntacca longitudinale e l’avventore raccoglieva il ficodindia vincendo la piccola resistenza del frutto attaccato alla buccia e lo riponeva nel cuoppu, Sig. Di Donna, ‘ntò cùappu, per piacere, non lo chiami cono di carta, all’interno del quale stava un foglio di “carta oleata” a proteggere i frutti rosso sangue, verdi, gialli, ogni colore un gusto diverso.
Beatitudine per gli occhi, sublimazione delle papille.
W il ficodindia !
16, 17, 18 ottobre: sagra del ficodindia a Roccapalumba!
http://www.comune.roccapalumba.pa.it/paginaprima.htm
un vero peccato.
PS
e chi non si ricorda le vecchie baracche in lamiera che dispensavano polipi e cozze lungo la piazza di mondello?
meglio adesso si direbbe, peccato che anche se in altra forma (forse solo apparentemente più organizzata), la piazza è ancora un villaggio alimentare di fast food, pizzerie: E LA ANTICA BORGATA MARINARA???
Rimamendo fuori tema, non ho mai capito perché non vi sia un presidio fisso di Vigili Urbani a Mondello. Basterebbe quello per liberare definitivamente la passeggiata.
Invece si va avanti da anni a blitz estemporanei, spesso solo quando non si riesce più nemmeno a camminare fra le bancarelle.
Adoravo quel chioschetto!
Mia nonna mi racconta che lei ci andava da bambina con sua nonna. Spero che qualcuno in un prossimo futuro decida di riaprirlo!
Delusione anche per me!
Posso dire una cosa signori?
Anche se il fichidindiaro fosse stato un evasore totale…….macchisenefrega …benvenga……non si possono pagare le tasse su qualcosa che per me è l’anima di un luogo, pezzo irrinunciabile di identità locale partecipe del genius loci.
Tra l’altro una amministrazione avveduta dovrebbe fare di rutto per defiscalizzare attività come quella!
La chiusura del chioschetto è un pezzo di palermo che scompare…la cosa terribile è che tale scomparsa coincide con l’avanzata di pizzerie in franchising e burgerking vari….francamente offensivi per la nostra cultura culinaria popolare secolare!
È da un po’ che sogno di aprire delle panellerie ( pur facendo io l’architetto), anche loro in discesa incredibile, ne spariscono tante di anno in anno. È da quando mi sono accorto che stanno sparendo anche le panellerie che mangio più “pane e panelle” alla faccia del colesterolo ( colesterolo ben speso) Abbiamo degli
amministratori che non capiscono una mazza di difesa dell’identità del territorio….e da Ciancimino (il sindaco del sacco di palermo) ad oggi infatti Palermo ha perso tonnellate di identità.
È sconfortante il quadro ed il chiosco che è sparito non è solo il simbolo di una palermo che non c’è più ma quella di una palermo che se ne frega che avanza come una ruspa e non si cura di ciò che incontra lungo il suo percorso.sullo stesso piano cosa dire per esempio per la scomparsa dei mercati storici ….che non sono neanche più una attrazione per turisti!