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lunedì 23 dic
  • Isola

    Non ci saluta.
    La Signora Maria piomba in terrazza e con un rapido sguardo passa in rassegna le barche, ormeggiate al porticciolo.
    Noi per niente stupiti dal suo piccolo rito quotidiano ci litighiamo l’ultimo pezzo di pane consato.
    Blu le finestre delle case bianche.
    Blu il mare, che all’orizzonte si fa cielo.
    Blu gli occhi di Chiara.
    Li osservo per qualche secondo di troppo e la mia distrazione mi costa l’ultima fetta.
    La vincitrice offre un bacio come premio di consolazione.

    «No, schifo…ché ora sai di formaggio e sarde salate!».
    «Anche tu».
    «Già…vero…».

    Mi prendo la mia ricompensa e con un sorriso mi dichiaro vinto.
    Anche lei sorride.
    La Signora Maria fruga nella borsa, tira fuori un binocolo e lo punta dritto verso il mare.
    Finalmente trova un piccolo puntino rosso.
    «Là è Pietro!».
    L’unica barca che manca all’appello.
    «Sarà partito due ore fa…tornerà tra tre ore e tra un po’ parte Bruno».
    Zia Maria conosce le barche di tutti i pescatori.
    Sono tutti figli suoi anche se hanno un’altra madre.
    Zia Maria sa cosa vuol dire non perdersi di vista.
    Anche se vedesse una decina di puntini colorati tra le onde, ad ognuno saprebbe dare un nome.
    Mi preparo velocemente e raggiungo il porto.
    Un grosso pescespada viene depredato fetta dopo fetta del suo corpo.
    «Oggi andò buono…pesava duecento chili», confessa il pescatore agli avventori.
    Mi guardo riflesso nell’acqua.
    Per un secondo mi immagino disteso su una tavola di marmo mentre qualcuno con un coltello in mano, orgoglioso, dichiara: «Oggi andò buono…pesava novanta chili».
    Forse dovrei mettermi a dieta.
    Mentre salgo sulla barca di Bruno, continua a ronzarmi in testa la frase più brutta della canzone italiana: «Notizia è l’anagramma del mio noooome…».
    Ringrazio i miei genitori per non avermi chiamato “Tiziano”.
    Siamo in sette sulla barca e non conosco gli altri.
    Appena Bruno prende il largo, senza troppi giri di parole ci dice che è “usanza” pagare il capitano, prima di iniziare il giro in barca.
    Mentre gli allungo venti euro chiedo: «Usanza di chi? ».
    «Usanza di Bruno!». Risponde, infilando i soldi in tasca.
    Dopo qualche giro delle grotte dell’isola, ci fermiamo per fare il bagno.
    Le due coppie di fronte a me si conoscono.
    I maschi parlano di cinema d’essai citando a memoria Christian De Sica in “Fratelli d’Italia”.
    Le mogli cominciano a sindacare sulla separazione di Tizio e sul lavoro di Caio, mentre io mi perdo tra i loro curtigghi.

    «Senti ma l’hai chiamata poi Francesca?».
    «Francesca chi?».
    «Francesca M….».
    Un nome familiare…che conosco…un puntino rosso sfocato in mezzo al mare.
    Cerco di ricordare e d’improvviso il puntino diventa una barca al largo di Trabia.
    Sulla barca io e Massimo.

    «Mimmo, io e Francesca ci sposiamo».
    «Senza piccioli?».
    «Lei ha un’offerta di lavoro a Milano, io qualcosa là la trovo».

    L’ultima uscita in barca con Massimo. Poi il matrimonio. Poi qualche telefonata per il compleanno. E dopo un po’ neanche quella.
    Il nostro rapporto di “siamo come fratelli”, declassato in un paio d’anni a “ci siamo un po’ persi di vista”.
    Le due tizie di fronte a me diventano improvvisamente il mio binocolo.

    «No senti, non me la sento di chiamarla».
    «Ma ne sai niente come sta?».
    «Si sta riprendendo…ci vuole tempo…».
    «Ed il bambino?».
    «Il bambino non ha neanche un anno…. Se lo dovrà crescere lei…che tragedia…povero Massimo…».

    Mi si appanna la vista.
    Smetto di ascoltare, do loro le spalle e mi tuffo a mare.
    Mi tuffo male.
    Di pancia.
    Tengo la testa sott’acqua…mentre le lacrime diventano mare.

    Colonna sonora:
    Il mare d’inverno (Loredana Bertè)

    Ospiti
  • 8 commenti a “Isola”

    1. è una storia vera? vera o no mi ha fatto venire i brividi….

    2. In effetti mommi non è proprio quello che si dice un bel pezzo…

    3. ma mi fai il post tristanzuolo?!?!?!
      Comunque stile inconfondibile, Bravo.

      p.s. si, ti devi mettere a dieta.

    4. Bellissimo, il tuo modo di scrivere sciorina veloce nella mente, bella storia settembrina.
      PS. Mangiapane mi futtiu la battuta finale peccato.

    5. Banali!
      L’anagramma corretto è:
      “Io?… mmm!!!”
      😀

    6. Il racconto ha una struttura accurata che colpisce e cattura durante la lettura. Il flashback non è scontato e si approssima con intelligenza alla sensibilità del lettore, ha una capacità evocativa che richiama la meraviglia ed il dispiacere vissuto per forti legami di amicizia che il divenire della vita ha disperso.

    7. Il racconto trasuda di amore ed amicizia, storie vere e vive, dipinte su tela con pennellate di colore blu marettimo, con la signora Maria che ha accanto sempre una signora Pina, con Rocco che è l’unico che quando esce in mare fa vedere i tramonti, e con una ciambella in vita che deve assolutamente SPARIRE!

    8. personalmente considero questa breve piece un calopavoro

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