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martedì 19 nov
  • Cavalli a Palermo

    L’idea nacque una domenica mattina mentre ci godevamo il sole di primavera alle spalle di Porta Felice. Luogo deputato da sempre alla partenza delle corse dei cavalli che si concludevano a Porta Nuova, 1848 metri più su. Remy Sautet, conduttore di una popolare trasmissione sui cavalli su “France 3”, mio ospite, decise di rivisitare con la telecamera Palermo e i suoi cavalli.
    Cominciamo proprio da quella piazza di fronte il “Nautico” affollata di studenti. Il Cavallo Marino del Marabitti ricorda il mito di Arione, l’arrivo dei primi cavalli in Sicilia, sbarcati sui bassi fondali per raggiungere la riva.
    – Arione? mai sentito… Uno dei tanti mostri marini di cui favoleggiarono i marinai… – Come no? il cavalluccio marino, detto ippocampo… –
    Chiara deformazione professionale di questi futuri lupi di mare. Meglio passare alla storia.
    E la storia dei nostri primi cavalli passa per le pareti della “Grotta Niscemi” all’interno della Favorita. Furono i primi cavalli palermitani. “Equus Hydruntinus o Equus Caballus?” mi chiede una voce dal fondo con forte accento tedesco.
    – Mai visto un palermitano qua dentro … – precisa l’annoiato “incaricato” mentre conta le mance.
    Da un numismatico cerchiamo monete greche e puniche di Sicilia con cavalli. Tutte le città siciliane celebrarono con bellissime monete vittorie di bighe e quadrighe; fa eccezione Palermo: solo belle teste con froge dilatate e orecchie diritte. Teste da cavallo di battaglia…
    Decidiamo di andare per stalle. Quelle normanne della Caserma Bonsignore sono state trasformate in mensa sottufficiali. La bella “Cavallerizza di Presidio” di Palazzo Reale in “sala operativa”.
    – Stavano qui i cavalli della Contessa Adelasia?
    Per fortuna loro, e nostra, quei cavalli rimasero sui monti di San Filadelfo, oggi San Fratello.
    Stalle di Palazzo Mirto: poste elegantissime, mangiatoie in marmo di Billiemi, ma l’ultimo ad attaccare i “legni di Casa” fu Pietro Lanza di Scalea. Riesco pure a procurarmi sua foto mentre esce di casa in carrozza con Don Ciccio il cocchiere: è del 1955.
    Fascino del rudere per le stalle del principe d’Aragona ridotte a cadenti depositi. Grande uomo di cavalli, fu proprietario di Omar, lo stallone che servì da modello a Civiletti per il monumento a Vittorio Emanuele II di fronte la Stazione Centrale.
    “Con gli Aragonesi ci arrivarono i cavalli di Spagna: ginetti per le corse e solidi cavalli da sella per i primi servizi di posta: nasceva la Correrìa di Posta…”
    Con le nostre attrezzature siamo a piazza Croce dei Vespri: di fronte Palazzo Ganci s’apre il “Vico dei Corrieri”. Remy cerca qualcosa, una traccia labile che ricordi quegli antichi corrieri che, per nostra fortuna, rilasciarono tanto di ricevuta: “16 febbraro 1561 – Io Gabriele di Michele siciliano confexo havere recevuto da Messere Pirro Leporino ut supra bancho grani vinti cinqui per portarsi una litera ad Notare Fiore de Priore…”.
    – No, corriero non abitare qui … – ci dice una donna di colore con un sorriso smagliante.
    Del vicino caravanserraglio di El Atharin resta solo il nome di “Via Lattarini”; del “funnacu ri Zu Rusariu” all’Albergheria lo sbiadito ricordo d’un vecchietto che si gode il sole. Alle sue spalle il “Cortile della Morella” ricorda una cavalla di quel mantello d’un lontano Settecento.
    È la seconda domenica di maggio e non voglio perdermi la fiera dei cavalli di Ponte Ammiraglio. Da oltre cinquecento anni, i “bazzarioti” portano cavalli, asini, muli, vacche e vitelli, cani da caccia, agnelli e capre. Non mancano sellai, falegnami e fabbri ferrai con i loro prodotti.
    Remy, affascinato da quelle facce, dai colori, dai suoni, è eccitato quanto l’operatore.
    Non si vede un vigile urbano, solo alcuni volenterosi per regolare il traffico.
    – Per carità, non scriva niente, non faccia vedere queste cose in televisione… Se ci mette la mano il Comune siamo fritti. Arriverebbero “sbirri” a chiedere bolle e fatture, magari il registratore di cassa. Ci vorrebbero permessi, certificati e autorizzazioni… Farebbero morire questa nostra fiera…
    Sono in crisi, ma forse hanno ragione loro.
    Parlo al mio ospite di George Wilding marchese di Radali.
    Il titolo gli venne concesso da Re Ferdinando per consentirgli di regolare la scandalosa storia d’alcova con la cinquantenne, ma ancora esuberante Donna Caterina, vedova del principe di Butera. È lui il “Lord Radaly” indicato sui documenti inglesi per l’esportazione in Sicilia d’un figlio del celebre Haphazard, nel 1806: il primo purosangue a lasciare la Gran Bretagna!
    Remy Sautet è stupefatto: “…avete inventato la leggenda di Arione il cavallo marino, siete stati i primi ad avere cavalli di purosangue, avete la più antica fiera cavalli d’Italia, ogni angolo di questa Città ha una storia di cavalli da raccontare. Il cavallo qui è cultura e storia, ma sembra non interessare nessuno…”.
    Scrisse qualcuno che “Palermo riesce a conservare il segreto di grandi civiltà consumate…”.
    Già, perché violarlo?

    Ospiti
  • 6 commenti a “Cavalli a Palermo”

    1. E poi tutti quanti a manciare: pasta alla carrittera e caciocavallo.

    2. E’ la verità, non frequento ne ippodromi ne maneggi, eppure non posso fare a meno di ammirare un bel cavallo, com gli occhi di uno che guarda una bella Ferrari, e vedo che questo è un sentimento comune a quasi tutti i miei concittadini.
      Forse in noi è comune la discendenza da stallieri, meno probabile di antichi cavalieri visto che non siamo mai stato un popolo di guerrieri, oppure più poeticamente parlando forse in noi scorre sangue Iliota, Troiano.
      Ancora un grazie per i suoi illuminanti scritti.

    3. bello e interessante articolo; meno bello il “sù” all’inizio.

    4. Grazie sempre per il Suo prezioso impegno a divulgare e far conoscere aspetti più o meno noti della storia della nostra città.
      Confesso che pensavo che i cavalli a Palermo fossero soltanto i ronzini delle carrozzelle per turisti e i veloci destrieri delle corse clandestine alla circonvallazione e in viale delle scienze…

    5. Meno male che Gaetano Basile c’è.

    6. Avete registrato qualcosa?
      Se si quando è prevista…
      merçi

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