Berlino-Palermo A/R
Che sono a PaleMMO me ne accorgo già all’aeroporto di Schönefeld, a Berlino. La cosa suona forse un po’ strana, ma ogni volta che lascio la mia attuale città per fare ritorno in quella vecchia mi rendo conto di aver già messo un piede sull’isola appena varco le porte dell’aeroporto. Sarà forse perché sento un’alta concetrazione di parlata sicula, sarà perché vedo alcuni passeggeri al check-in con la maglia del Palermo (è successo, lo giuro), ma io sento già entrarmi dentro l’odore del mare, del crasto arrustutu e delle stigghiole. La maggior parte di queste persone, che aspettano come me di far ritorno in patria, non sono turisti ma gente come me che ha scelto la Germania come la loro nuova casa. Sono persone di mezza età, arrivata qui chissà come con l’unico scopo di poter lavorare e assicurare un futuro alla propria famiglia. La maggior parte di loro parlano un italiano stentato, un ottimo siciliano e un buon tedesco, e con i figli parlano tutte e tre le lingue contemporaneamente, creando un pastiche linguistico che alle mie orecchie fa tanto bene.
A bordo del veivolo facciamo poi amicizia, cambiamo un secondo aereo rimanendo in compagnia fino a Punta Raisi raccontandoci le nostre esperienze tedesche, che cosa ci manca della Sicilia, cosa funziona meglio qui in Germania, perchè non torneremmo più a vivere a PaleMMo. E poi si arriva.
Per quanto me ne lamenti ogni volta, è una festa per gli occhi vedere quella baraonda di gente davanti agli arrivi. Si aprono le porte e io mi alzo sulle punte dei piedi cercando la mia famiglia, mi faccio strada a spintoni tra quella folla urlante che replica il proprio caro. E poi raggiungo l’uscita e una folata di odore di mare mi avvolge.
Del tutto differente è il ritorno in Germania. Il tedesco non socializzerà mai con te sull’aereo. Per quanto lungo possa essere il volo, non si volgerà mai verso di te per farti un accenno di sorriso. L’unica speranza per far passare velocemente il tempo, è un buon libro o magari il siciliano che avevi beccato sul volo dell’andata. Se già il viaggio è triste ancora di più lo sarà l’arrivo. All’apertura delle porte degli arrivi, nessuno sarà lì ad aspettare qualche passeggero. Si va tutti dritti verso l’uscita e verso la stazione dell’S-Bahn. All’uscita dell’aerostazione non sarà l’odore del mare ad avvolgerti, ma la nebbia, il freddo e se proprio un odore c’è, sarà quello del tipo che arrostisce wurst all’angolo, che per carità tanto male non è, però forse per farmi sentire meno l’heimweh (nostalgia di casa) un paio di stigghiole ce le potrebbe mettere sulla brace!
Si ma siamo sempre lì. Di Palermo si può avere nostalgia solo di queste cose; mi sembra un po’ assurdo però parlare di “tristezza” da ritorno e di palesare il fatto che magari i tedeschi sono più freddi. Se molti scelgono di cambiare vita e andarsene da Palermo evidentemente il gioco non vale la candela. Va bene la nostalgia, vanno bene i sapori, il mare e il sole (che comincio a odiare, e non perhcé non siano meravigliosi intendiamoci, ma perché è l’unico argomento che possiamo usare per parlare bene di una città infernale come la nostra). Non dimentichiamo tra l’altro che proprio gli “amichevoli” siciliani sono la causa principale di quel disastro chiamato Sicilia. Io ho apprezzato questo post, perché è scritto evidentemente da una ragazza che ama la sua terra, tuttavia non condivido questo tono eccessivamente nostalgico che un po’ occulta le reali motivazioni per cui la Sicilia viene abbandonata. Questo non fa altro che confermarmi che la Sicilia può essere un posto stupendo per starci una settimana o due, da turista…viverci è tutto un altro discorso
iniziare e finire con le stigghiole?
ma non ci pensi a questi poveri animali?
Non sarebbe stato meglio citare panelle cassate e cannoli?
Il fatto è che chi come noi vive all’estero per tutto l’anno, vede la propria città con altri occhi, forse piu’ distaccati di quelli di chi ci vive, e ti assicuro che lo scambio intellettuale tra due persone, foss’anche solo dell’artrosi della vecchietta sull’autobus, il potere chiacchierare ad una fermata nella tua lingua anche solo del maledetto ritardo cronico che da 4O anni portano i servizi pubblici, vi assicuro che è una carezza sull’anima.
E fa anche piu’ rabbia vedere ogni volta lo scempio che si fa della nostra città, come viene maltrattata, degli abusi che se ne fanno in nome dei giochetti di potere o semplicemente per denaro, ma questa è un’altra parentesi, che esula dal nostro rientrare ogni tanto in patria… e ogni volta che vedi qualcuno all’angolo che arrostisce le sue specialità del luogo non puoi fare a meno di correre lontano col pensiero al tuo stigghiolaro di fiducia… :))
No non sono luoghi comuni, chi vive all’estero per motivi di lavoro lo sa, e da un lato sei felice di aver trovato la tua dimensione, il lavoro per cui hai tanto studiato, la tua professionalità messa in evidenza, dall’altro sei arrabbiato, prima fra tutti con la tua stessa città, perchè sei dovuto emigrare per trovare tutte queste cose, per avere garantito un tuo sacrosanto diritto: un lavoro dignitoso, e non è giusto accontentarsi di un lavoro qualsiasi e sottopagato, giusto per continuare a stare nella propria città, no, si richiede una scelta e si sceglie una buona opportunità all’estero.
dai,
arrostire stigghiole all’angolo
non e’ il meglio da proporre per il decoro della citta’.
@Africa
si lo posso capire, ma devi anche riflettere sul fatto che se vivessi qui la penseresti in tutt’altro modo. Nel senso che quando passi tutto il giorno tra inciviltà, rumori, inquinamento, immondizia, nessun minimo accenno di legalità o giustizia, nessun lavoro, l’acqua sino alle ginocchia ogni volta che piove, le strade groviera adatte solo per il rally, la mentalità mafiosa che dilaga ovunque, e chi più ne ha più ne metta…arrivi a scordarti il mare, le stigghiole, le panelle e quant’altro. Persino il mare adesso è stuprato, e per trovare una costa decente devi andare chilometri distante da Palermo. Il mio discorso non voleva sminuire la vostra nostalgia per la città, ma voleva semplicemente mettere in evidenza il fatto che la gente è consapevole del perché lascia la Sicilia, ed è una scelta che pure io posso capire e condividere. Finché sono qui faccio le mie lotte, ma non penso di avere la forza di andare avanti tutta una vita in questo modo, non tanto per me, ma per la mia futura famiglia.
Mha! Quando arrivo a Berlino mi colpisce la straordinaria e bella gioventù, il carattere del berlinese che è diverso da tutti gli altri tedeschi, le luci, il verde che fa di Berlino la città con più giardini di Europa!!!!
a me è proprio il carattere dei Berlinesi che non va giu!!!
da una parte é bello che non giudicano e che se ne fregano di come sei e di chi sei. ma dall’altro sta qua pure il brutto. se ne fregano. è difficile fare amicizia con un berlinese. ad alcuni piace, ad altri da fastidio.
per il resto. chi è fuori ricorda con piu piacere le cose Belle della propria terra ma non di meno si arrabbia di piu per le cose orrende. anzi, forse le nota purè di piu. chi rimane sembra a volte abbituato alle brutture e sembra aspetarsele sempra
io amo Berlino
io amo Amburgo.
Ricordo un locale che serviva all’impiedi
grossi filetti di merluzzo fresco infarinati e fritti
ed un buon boccale di birra,
nella massima pulizia.
condivido la nostalgia del mare dei sapori unici, ma io dopo una settimana di soggiorno a PA impazzisco!!! Una città a misura d’uomo dove muoversi a piedi sarebbe la cosa più semplice…no tutti in auto anche per andare a comprare il pane all’angolo della strada…parliamo anche degli stereotipi palermitani, che difficilmente sono riscontrabili in altre città italiane, il vestirsi firmati a tutti i costi anche a costo dello stipendio…. quando mi è capitato di andare in alcuni posti di mare…in cui si dovrebbe prendere tranquillamente il sole ho visto intorno a me sguardi indagatori circa la firma o meno della della borsa, pareo, occhiali ecc.Ultima cosa u pò più seria in Sicilia la maggior parte dei giovani è costretta ad andare via per trovare un lavoro..questa penso la dica lunga…un paese che fa andare via i giovani non ha un futuro
beh, come non citare le cappelliere piene di arancine e cannoli al ritorno!!
A me per esempio se c’è una cosa che mi fa inc…..re è la bolgia di gente che aspetta il parente appena atterrato. Posso capire il papà o la mamma che vanno a prendere il figlio (anche se c’è un comodissimo autobus o treno)ma che debba venire anche la nonna e la vicina di casa col cane no!!! Non si può!! Mi chiedo il perché, basta aspettare mezz’oretta in più e arriva direttamente a casa o forse c’è paura che si perde??.
Viaggio spesso all’estero, mi assento anche mesi ma credetemi quando rientro a Palermo mi sento trasportato in una dimensione di vita irreale penso che la vita di ogni giorno qui è diventata impossibile sia in auto che a piedi. Non si vive solo di mare,sole E panelle ma anche di civiltà basta guardare l’automobilista o scooterista per farsi un idea precisa.Io sono stato a Berlino,devo dire che ho trovato gente molto cordiale,poi i cafoni , la gente ostile e fredda si può trovare ovunque.
@sfincione
ti quoto, ogni volta che atterro a palermo ho la sensazione di essere uno dei giocatori che hanno vinto il mondiale e quella è la folla adunata per festeggiarti.
In viaggio di piacere a Berlino nel 2005 mi è stato rubato il bagaglio sull’autobus che dall’aeroporto va in centro.
Io amo Palermo, come ho amato altre città dove ho vissuto e di cui ho conosciuto pregi e difetti. Per questo penso che dovremmo avere il coraggio di riconoscere che viviamo oggi in una città di Merda. E diffondere la notizia, sperando che almeno la vergogna ci faccia reagire a tono nei confronti di questo dramma quotidiano che siamo costretti a vivere.
io sono il “giorgio” minuscolo,quello che in altri post
ha dato i Link per le meraviglie di Mondello,ma anche
per la munnizza di Partanna Mondello.
Io penso che la fotografia e’ il miglior documento,e,se dotata delle opportune indicazioni,e’ lo strumento per aiutare a risolvere qualche piccolo problema.
Mira
“un paese che fa andare via i giovani non ha un futuro”
pero’,
questa frase e’ meglio di qualunque fotografia!
Bravissima Mira.
quoto in pieno Giorgio
Vivo anch’io fuori Palermo, ho imparato a fare le panelle, le arancine, il pane con la milza e di stigghiole qui in Sardegna c’è ne sono quante ne vuoi (..e di agnello…).
Quando mi viene spinno di sentire la nostra bella calata palermitana, vado al porto il venerdì, alla partenza della nave, e provoco conversazione con la gente in fila in auto per imbarcare.
Una settimana a Palermo ci sta, all’ ottavo giorno ho già il fegato ingrossato….e le .alle che girano ad elica…
Sono stato un emigrante anch’io in un paese straniero, “LA PADANIA”, un esperienza che mi e’servita a farmi amare Palermo che prima di partire odiavo con tutto me stesso,ho scelto di tornare e di sacrificare molte cose pur di vivere qui’,ritengo che non si possa vivere tutta la vita con il peso enorme della nostalgia di casa ,ci si ammala prima o poi, purtroppo questo e’ quello che il sistema Italia offre a noi meridionali,per campare dobbiamo soffrire quando potremmo vivere tranquilli in un paradiso di terra,io mi ritengo fortunato……
Un bel post. Veramente. Direi sensuale. Un po’ come immaginare la persona amata poco prima di incontrarla. E pensare ai momenti dell’amore. Una maglia dai contorni velati e forse interrotti e poi repentinamente l’odore forte, il più forte, solo suo, dentro. La perfetta comunione si interrompe soltanto tra la folla ed “una folata di odore di mare”. “Che avvolge”. E’ quello che rimane, dopo i migliori momenti dell’amore. Amore e Ritorno.
Mi fa piacere vedere che ci sono dei commenti al post che mi sento di condividere, la maggioranza direi!
Sono stufa, stufissima di questa malinconia lagnosa, tipica nostra mi sembra, di un popolo che non ama i cambiamenti. Al di là di cosa si lascia o si trova, se tutto bello o tutto brutto qui o lì o viceversa, stigghiole vs. wurst, mare vs. nebbia, siciliano caloroso vs. tedesco (o milanese o quello che volete voi) freddo, a me la costante sembra sempre una specie di attaccamento quasi morboso alla terra di origine e a tutti gli stereotipi che la rappresentano, quasi come l’attaccamento di un bambino che non vuole crescere alle gonne della mamma.
Io ho vissuto all’estero per tanto tempo, e l’unica malinconia che abbia mai provato la vivo adesso per quello che ho lasciato. Sono nata e cresciuta a Palermo ma amo la nebbia e il freddo, amo il tedesco (o il milanese o il qualsiasi “freddo” nordico) che non mi rompe le scatole mentre cerco di leggere un libro sull’aereo, e odio dover farmi strada a gomitate agli arrivi dell’aeroporto. Tutto il rispetto per chi ama il mare e il caldo, ma c’è chi ama anche altro.
Cerchiamo di crescere, di cambiare mentalità, e di cambiare veramente le cose se proprio ci puzza vivere all’estero o se troppo amiamo questa città, e per favore basta con gli stereotipi inutili di un romanticismo piagnone. Non si vive di solo mare e stigghiole.
quoto in pieno! a volte penso che i palermitani soffrano della sindrome di Stoccolma! La vittima che si innamora del rapitore in poche parole. Siamo talmente abituati allo schifo di questa città che alla fine non ne possiamo fare semplicemente a meno. Cerchiamo di giustificarla in tutti modi o di trovare banalissime cose da apprezzare, che in confronto a una vita vissuta serenamente e con dignità non contano proprio nulla! Mare, sole, panelle! Ma che sono sti discorsi??? Se vuoi il mare ti fai una vacanza d’estate dai tuoi parenti! E se vuoi cibo italiano, o te lo fai di te o vai in uno dei tantissimi ristoranti italiani che trovi un pò ovuqnue!
Bel testimonial che Io come tedesco neo-palermitano posso condividere perfettamente. Ma una ragione ci deve essere per lasciare questa città (e ovviamente non solo una). Palermo è un posto difficile per lo sviluppo: non cresce da giù, dai cittadini ma – se veramente c’è – viene imposto da qualcuno: il governo, le aziende ecc. – cose che a Palermo purtroppo hanno poco da fare con i cittadini, con la gente.
Come mi ha detto un signore una volta: “La vita a Palermo può essere bellissima ma uno deve avere abbastanza soldi per permettersela questa bella vita.” È giusto: Può essere un bel posto se uno si può comprare l’ordine, la sicurezza, la pulizia per il suo mini-universo privato – ignorando il bene comune, la società e la città stessa.
Che sono a PaleMMO me ne accorgo già dalla fila per l’imbarco dell’aeroporto. La cosa suona forse un po’ strana, ma ogni volta che lascio la mia attuale città per fare ritorno in quella vecchia mi rendo conto di aver già messo un piede sull’isola appena mi avvicino alle porte dell’aereo. Sarà forse perché sento un’alta concetrazione di parlata sicula, sarà perché vedo alcuni passeggeri al check-in con la maglia del Palermo (è successo, lo giuro), sarà perchè nessuno rispetta la fila, sarà perchè le mamme con i bambini piccoli urlano come se fossero al mercato della Vucciria, sarà perchè l’assistente di terra che controlla le carte d’imbarco è assediata dalla folla che crede di arrivare prima spingendo e passando davanti agli altri, sarà perchè tentare di fare imbarcare in stiva i molteplici bagagli a mano dei passeggeri (rigorosamente fuori misura e sovrappeso) sembra piu’ complesso del negoziato Israelo – Palestinese. Ma io sento già entrarmi dentro l’odore un po nauseabondo del mare di Capaci certi mesi dell’anno (saranno le fogne o le alghe in putrefazione?). La maggior parte di queste persone, che aspettano come me di far ritorno in patria, non sono turisti ma gente come me che ha scelto un’altra città come la loro nuova casa. Sono persone di ogni età, arrivata qui chissà come con l’unico scopo di poter lavorare e assicurare un futuro alla propria famiglia o forse perchè il Ministero per cui hanno vinto un concorso truccato a Palermo non c’era.
La maggior parte di loro parlano un italiano stentato, un ottimo siciliano e con i figli urlano creando un fastidio che alle mie orecchie fa tanto male.
A bordo del veivolo non esitano a premere i loro bagagli a mano furi misura su quelli di qualunque malcapitato abbia già riposto il suo nello scomparto,
preoccupndosi poi di riporre con massima cura anche i saccheti pieni di prodotti gastronomici locali (altro che voglia di stigghiola).
Che emozione trovare il posto assegnato regolarmente occupato da un altro passeggero, che quando gli chiedi di spostarsi sul suo commenta sbuffando: “Ma tanto un su tuttiistissi?”. E tu gli rispondi:”Appunto, occupi il suo”. Almeno viaggero’ fino a Punta Raisi senza fare conversazione sul perchè io, a differenza sua, non tornerei più a vivere a PaleMMo. E poi si arriva.
Per quanto mi illuda ogni volta, è deprimente per gli occhi vedere quella baraonda di gente davanti al nastro bagagli, spingendo e facendosi strada davanti agli altri con ogn mezzo, come se i bagagli arrivassero prima calpestando i piedi degli altri con il carrello. Finita la prima bolgia, si aprono le porte e faccio passare quella folla urlante che replica il proprio caro. E poi raggiungo l’uscita e una folata di odore di mare mi avvolge.
Del tutto differente è la partenza. Forse depresso in vista del ritorno alla civiltà, il Palermitano si asterrà dal mettere in pratica tutte quelle pratiche bonariamente considerate nella sua terra una manifestazione di cultura e folklore. E magari si rivolgerà anche a te, per spiegarti le sofferte ragioni della sua partenza dalla splendida terra natia, la nostalgia per il sole, il mare, le panelle e la stigghiola. O meglio che sta andando a fare un concorso pubblico da qualche parte.
L’unica speranza per far passare velocemente il tempo, è il Corriere della Sera o l’International Herald Tribune. All’apertura delle porte degli arrivi, nessuno sarà lì a spingerti e calpestarti per arrivare 10 secondi prima all’uscita. Si va tutti dritti verso verso la stazione, dove sarà possibile trovare collegamenti efficienti e puntuali per qualunque destinazione o gentile assistenza per identificare la porta d’imbarco del prossimo volo. Che per carità tanto male non è, e ancora una volta mi fa sembrare Palermo piu’ simile ai paesi sottosviluppati in cui ho lavorato, piu’ che al resto Europa.
Abbastanza retorico. Luoghi comuni da cui si dovrebbe evincere che il nostro modo di vivere “folcloristico e pittoresco” sia migliore e più umano rispetto a quello degli altri? E’ esattamente vero il contrario.
Questa cosa della sindrome di Stoccolma mi sa che è verissima e ringrazio chi l’ha suggerita, perchè finalmente posso dare un nome a questa fastidiosissima sensazione di nostalgia senza senso per ciò che alla fine mi rende infelice e insoddisfatta del vivere qui.
Magari dandole un nome potrò finalmente tentare di superarla e scegliere in base a ciò che è meglio per me, visto che se non ci penso io, di sicuro non è questa città ad offrirmerlo.