Il cacciatore di cattivi pensieri
Volano come i corvi sui campi di grano agitati da un vento maligno ma io ci provo sempre a essere come uno spaventapasseri. Perché li vedo arrivare, li scovo dietro uno sguardo velato, al centro di una lacrima, nel solco di una ruga anche appena accennata. E dovranno vedersela con me che sono e mi sento il cacciatore dei cattivi pensieri.
Avventurarmi nelle selve dei ricordi è la mia specialità. È lì che nascono spesso le larve di pensieri che, con la maturità, sono destinati a diventare cattivi, pessimi. Sapeste quanti ne ho scovati così? Loro sono bravissimi a nascondersi. Di solito si travestono da “santa ragione” o peggio da “non avevo altra scelta”. Ma si manifestano quando cominciano a scavare nell’anima e pretendono di essere sempre presenti. In quei casi mi porto dietro la pomata obliterante che ha un duplice effetto: lenisce i dolori della perforazione e ricopre il pensiero di una patina che lo assegna alle nebbie dell’indistinto, riducendolo, nei casi più gravi, a una leggera predisposizione al malumore.
I cattivi pensieri tra i più perniciosi sono spesso quelli che nuotano a lungo nel sangue, nelle parti dove è più bollente. Gonfiano le vene, vanno avanti e indietro senza tregua, alimentano l’ardore acido della vendetta. Quelli fanno danno davvero. Non solo agli altri, che quella è proprio la loro “mission”, ma soprattutto a se stessi visto che secernono una sostanza che, per dirla con un luogo comune, fa marcire il sangue, fa aumentare la pressione, fa tremare le vene dei polsi e pure quelle dei piedi. Contro questi non c’è che un rimedio: una bella dieta a base di cose tiepide. Né fuoco, né ghiaccio. Il tepore del latte appena uscito dal seno: s’è mai visto un neonato vendicativo anche quando la cicogna l’ha lasciato nel Burkina Fasu invece che a Stoccolma? O il tepore del vento al tramonto o quello della sabbia del deserto prima della gelata notturna. Tiepidità, incubatrice di intelligenza, di riflessione. Antidoto contro la stupidità dell’ira, contro la vacuità della vendetta. Ho tutte le ricette, scrivetemi ma prima procuratevi un termometro che vi consenta di scegliere le cose alla giusta temperatura.
E che dire dei cattivi pensieri contro noi stessi? Sono pensieri-agricoltori perché seminano sensi di colpa, insoddisfazioni, frustrazioni. Terribili come i giardini maledetti dove, unico luogo in cui questo è possibile, crescono i germogli dell’erba carestia. Brutte bestie quelli. Ti accorgi della mala pianta quasi sempre quando già il rampicante si è attorcigliato attorno al nervo del sorriso è lo ha spento, quando ha disossato i muscoli del viso lascia noli nella loro espressione di “avviso di tristezza”.
Ma la cosa bella dei brutti pensieri è che si possono affrontare sempre, che non diventano mai una malattia cronica e, dunque, incurabile. Non c’è cattivo pensiero del quale non si possa riuscire ad aver ragione specialmente se si riesce a non far chiudere la fabbrica dei buoni pensieri. A non perderne mai la mappa. Ricordatevi che i pensieri d’amore vengono prodotti proprio al centro del petto, dove sentite la catena di montaggio in movimento perfino quando guardate un cucciolino, pensa quando guardate un bambino, pensa ancora quando guardate “il vostro” bambino. Poi c’è la fabbrica della contentezza, che – più che altro – è una ditta artigiana. Uno è contento perché, semplicemente, non piove. O perché domani è domenica, o perché è Natale, o perché è davvero carina quella storiella. Voglio dire che la fabbrica della contentezza è specializzata nelle cose piccole.
Poi c’è la fabbrica della passione che ha una sede centrale nella testa e tante succursali, diciamo così, in periferia. È incredibile ma questo attivissimo centro tratta ogni sorta di materia prima che le viene procurata da tutti e cinque i sensi dei quali disponiamo. E tutto riesce a trasformare in benessere. Ma attenzione: l’homo faber produce scorie e quelle della passione fanno presto a diventare cattivi pensieri e a farci tornare a quanto detto sopra.
Mi fermo qui. Nel senso che devo tornare ad occuparmi di scovare altri cattivi pensieri da contrastare e oggi, nel giorno del mio compleanno, c’è quello più grande di tutti. Ma forse per questo è il più facile da prendere a calci nel culo. A presto.
Tanti sinceri auguri caro Daniele, faro della nostra Panormitanietà.
Gaetano
Una vagonata di pomata “obliterante”, please…
Ma forse, u’ m’abbasta!!
Ma questo Natale…ci lasci “orfani”?
(tua capofan)
auguri!!!