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domenica 17 nov
  • Palermo, città di servizi (?), I.C.T. (!) e sviluppo economico

    Palermo non è una città industriale in Sicilia.
    E nemmeno una città turistica ai livelli di Firenze o Venezia.
    È sede di notevoli rappresentanze di istituzioni regionali e locali, fondamentalmente. Città di servizi si chiamano se non rientrano nell’area delle città industriali né in quelle turistiche.
    Ma…se pronunciamo la frase “Palermo città di servizi” ci vien subito da ridere a crepapelle!
    Non saranno di certo 2-4 centri commerciali appena inaugurati a fare di Palermo una città industriale, anche perché gli articoli commercializzati in questi iperspazi non sono prodotti in loco. Quindi se Palermo deve restare imbrigliata all’interno della classificazione delle città di servizi, almeno per qualche decennio o secolo, bisogna tentare di capire “come” può svolgere questa funzione al meglio.
    (E mi sorprendo pure…a constatare che c’è una corrente economica di pensiero che considera l’economia dei servizi più redditizia di quella dei prodotti, ai giorni nostri!)
    Per servizi si intende la varietà e tipologia di attività a favore dei cittadini e delle imprese, che può essere di carattere sociale, sanitaria, culturale, della mobilità, economica, ambientale, ecc.
    È proprio questa la tipologia di servizi di cui si lamenta il popolo e le piccole e medie imprese palermitane. Le lamentele, ovviamente, sono riferite alla scarsa qualità ed all’inefficienza dei servizi stessi erogati dalle istituzioni pubbliche, e anche private.

    Come migliorare, quindi, la scarsa qualità dei servizi in una città (di servizi)?
    Cosa potrebbe aiutare Palermo?
    (E qua immagino tutte le vostre giustificabilissime allusioni alla politica e alla “caratura” dei relativi rappresentati…ma non è questo il post, sorry).

    Negli ultimi anni, molti territori e città hanno migliorato notevolmente la qualità dei servizi resi ai propri cittadini e imprese, ricorrendo ad un massiccio ed intelligente uso della Tencologia della Comunicazione e dell’Informazione, sintetizzata a livello mondiale con la sigla ICT (Information Communication Technology) – (chi mi ospita in questo blog è un fan sfegatato dell’ICT e credendoci ci lavora sodo).
    L’ICT rappresenta una vera e propria disciplina/scienza che permette a istituti pubblici e privati di erogare varie tipologie di servizi, utili a cittadini e imprese, con alti livelli di qualità.
    Cioè?
    L’ICT offre metodi, procedure (software) e mezzi (hardware) ai soggetti che erogano servizi agli utilizzatori finali.
    L’ICT è una disciplina che fa uso della tecnologia, il suo uso rende la vita molto più facile a tutti nel quotidiano (ne sanno qualcosa, da anni, le popolazioni del nord Europa).
    Se una impresa necessita di varie autorizzazioni per la propria attività commerciale, se un cittadino ha bisogno di certificazioni di vario tipo, se chiunque vuole conoscere in tempo reale le condizioni di traffico, le principali criticità della giornata e le relative soluzioni e alternative alle rotte urbane normalmente battute, in tutte queste specifiche circostanze e tante altre ancora, l’uso dell’ICT ci mette tutti in grado (soggetti erogatori ed utilizzatori dei servizi) nelle condizioni di restare ognuno nelle nostre sedi (cittadini a casa e imprese nella loro sedi), evitando o riducendo notevolmente lo spostamento fisico attraverso la mobilità (e relativi problemi di traffico/inquinamento/multe/cattiva salute/aumento spesa pubblica).
    L’ICT ci offre servizi online ed in tempo reale, rendendoci la vita molto più serena.
    Se ci pensate, oggi, nel 2010 è allucinante 1) attraversare tutta la città, e 2) fare le file di ore per ritirare le cartelle esattoriali per il pagamento dei tributi, per pagare la TARSU o una multa alla posta, per ritirare un certificato camerale, urbanistico, di residenza, per presentare al comune una dichiarazione di inizio lavori per cambiare una semplice caldaia, per presentare una richiesta di autorizzazione specifica per una qualsiasi attività all’aperto, per richiedere un pass, e potrei continuare ancora, considerata la mole della nostra burocrazia. Spesso un ufficio del comune ci richiede il certificato di residenza che un altro ufficio dello stesso comune possiede già, generando in noi dei nonsense e svilimento.
    Il ricorso all’ICT può risolvere questi che per noi rappresentano solo dei “problemi” quotidiani e che non sono di certo un sano investimento del nostro tempo personale.

    Applicare ampiamente l’ICT significa anche creare l’indotto economico del settore che rende funzionate ed efficiente l’erogazione e la fruizione del servizio.
    Quindi l’ICT è miglioramento della qualità (e quantità) dei servizi ed è allo stesso tempo sviluppo economico, quindi occupazione.

    Ritornando a Palermo, come può questa città beneficiare dei vantaggi offerti dall’ICT? In che modo?
    Soggetti interessati, a vario titolo, alla comunicazione e alla divulgazione delle informazioni via web, soggetti con esperienze nella creazione e gestione di software (software house), soggetti con conoscenze e specializzazione nel settore economico con particolare riguardo a start up d’impresa, soggetti pubblici, possono unirsi e dare vita a proposte progettuali per la fornitura/fruizione di numerose tipologie di servizi online.

    Chi mette a disposizione tante centinaia di migliaia di euro per realizzare questi progetti?

    • La Regione Sicilia erogherà consistenti finanziamenti per migliorare la qualità dei servizi proprio attraverso l’utilizzo dell’ICT nel contesto del Programma Operativo F.E.S.R. 2007-2013, Asse 4 e Asse 6. I bandi saranno pubblicati nel sito www.euroinfosicilia.it e c’è la possibilità di iscriversi alla mailing list attraverso la quale si viene informati lo stesso giorno della pubblicazione dei bandi regionali e si può quindi subito avere accesso alla modulistica necessaria per l’adesione.
    • L’Unione Europea dispone in particolare di un importante programma di finanziamento per progetti che facciano ricorso all’uso massiccio dell’ICT per migliorare la qualità della vita in ambito urbano ed extraurbano, si tratta del 7° Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico.
    • Anche l’iniziativa “Elisa” del Ministero degli Affari Regionali mette a disposizione oltre 11.500.000 euro per progetti, tra gli altri, finalizzati alla gestione integrata e infomobilità del sistema dei trasporti pubblico e privato per comunità con un bacino di utenti di 1.500.000 persone (quindi Palermo + provincia).

    Questi sono alcuni (non tutti) dei canali di consistente finanziamento per i progetti di miglioramento della qualità dei servizi erogati e fruiti principalmente via internet (a casa o in mobilità via cellulare).
    Sono delle opportunità finanziarie e di occupazione che non dureranno di certo all’infinito e se sono disponibili quest’anno ed i prossimi 2-3, non lo potrebbero essere affatto dopo. Quindi è di fondamentale importanza tentare di creare delle proposte progettuali e presentarle in concomitanza della pubblicazione periodica dei relativi bandi pubblici regionali, ministeriali e comunitari.
    Si possono creare gruppi di lavoro interdisciplinari e intersettoriali, che abbiano interesse sia professionale che economico (=occupazionale).
    È un input. Sono sicuro che di soggetti idonei a Palermo, che rispondono a questi requisiti, ce ne sono tanti.
    Se vi ho minimamente stimolato, parliamone e uniamoci (o almeno fingiamo…), ognuno con le proprie competenze. Anche perché lamentarsi soltanto, dei servizi che oggi sono inefficienti, non produce alcun miglioramento della qualità della nostra vita, e su questo punto mi ci sono già giocato l’anima.

    Ospiti
  • 15 commenti a “Palermo, città di servizi (?), I.C.T. (!) e sviluppo economico”

    1. Mi hai stimolato alla grande, ma ho intrapreso tutt’altro cammino universitario. In qualche modo, alla lontana, mi interesso anche di questo tipo di tecnologie e -soprattutto- di idee, studiando anche geografia umana con tutti i vari modelli di distribuzione e cose varie.. Tuttavia ripeto, nel campo pratico non saprei dove mettere le mani, anche se ritengo che tragitti materiali e concettuali di questo tipo siano l’unica possibilità di sviluppo futuro.. Sai se esistono dei corsi di formazione professionale del genere?

    2. Palermo città di(s)servizi…

    3. Palermo è una città in cui il reddito viene redistribuito più che prodotto, la sua principale industria è la politica che gestisce e intermedia flussi erariali e comunitari secondo una logica che tende innanzitutto a promuovere la propria autoconservazione. Potrebbe essere una città turistica, visto che non le manca certo un patrimonio artistico e monumentale, ma il presupposto perchè un viaggiatore possa trovare interesse a visitarla è che dovrebbe essere un luogo in armonia, dove gli abitanti, innanzitutto, ci vivano bene: nessuno ha interesse a cercare il caos o ad ammirare monumenti di immondizia. Detto questo, è indubbio che le tecnologie e le infrastrutture digitali possano rappresentare un’opportunità di sviluppo economico, localizzando virtualmente a Palermo attività di e-business, ma queste attività non si inventano senza competenze di eccellenza sfornate dalle università.

    4. Palermitani competenti ed eccellenti in ICT che lavorano nel centro nord dell’Italia e all’estero altroché se ce ne sono, ma perché dovrebbero tornare? Superato lo sdillinquo iniziale ben difficilmente si torna indietro. Oggi potremmo avere l’interconnessione tra gli archivi degli enti e le procedure online, anzi la potevamo avere già 5 anni fò se ciò fosse desiderato, parliamo di riprogettazione e reingegnerizzazione di procedure amministrative, l’implementazione è di tipo top-down. Se non cambia il top il down non può far nulla.

    5. A proposito di turismo, non ho trovato conveniente per i palermitani che per visitare il presepe di Madè devono acquistare il biglietto intero previsto per la visita al Palazzo dei Normanni. La crisi non dovrebbe penalizzare la cultura. Bastava emettere un ticket specifico. Anche di euro 2,00 per esempio.

    6. un’ora fa la notizia di un interessamento dei cinesi di chery a termine imerese… vedremo se si concretizzerà!

    7. Palermitani competenti ed eccellenti in ICT ce ne sono anche a Palermo. Alcuni dei quali “sfornati” dalla locale Università. Con l’augurio che chi continua a inondarci di luoghi comuni possa avere nel proprio campo la competenza e l’eccellenza che non riconosce pregiudizialmente agli altri.

    8. Ottimo, non ho avuto la fortuna di conoscerne tanti di competenti locali ma non dubito che ce ne siano, il punto a mio avviso non è tanto la competenza tecnica, quella la si trova ormai dietro l’angolo o quasi, quanto la capacità imprenditoriale intesa sia in senso lato, la stoffa dell’imprenditore, sia in senso concreto, le risorse finanziarie proprie da rischiare in questo genere d’imprese anche tenendo conto dei tempi di erogazione dei finanziamenti ai progetti … e dei pagamenti per chi riesce a ottenere successivamente dei contratti di fornitura servizi da parte di PA. Ci sono imprese che avevano già pronte le tecnologie per effettuare queste integrazioni orizzontali e sono fallite percé penalizzate dalla sottocapitalizzazione e dai ritardi di pagamento degli enti. Di questo si tratta, non delle tecnologie e dei tecnici, che di questi tempi si comprano un tanto al chilo e sono reperibili sul mercato, basta fare una ricerca via internet … e basta pagare (per l’appunto).

    9. Condivido pepè, il problema sta sempre nel manico.

    10. Quoto Donato

    11. La P.A. siciliana sta tentando lentamente e faticosamente di modernizzarsi.
      Diversi assessorati regionali sono dotati già da tempo di sistemi di protocollo informatico degli atti che non solo registrano le pratiche ma forniscono anche informazioni e indicazioni sullo stato di avanzamento delle stesse.
      Sistemi di controllo di gestione, anche evoluti, sono attivi e correntemente utilizzati in diversi dipartimenti.
      Insomma, strumenti utili e risorse umane già in grado di contribuire all’ottimizzazione dell’azione amministrativa ce ne sono: il problema è decidere di utilizzarli al meglio e per lo scopo per cui sono stati implementati.
      Sui media passano spesso notizie e denunce di sprechi e di cattiva pubblica amministrazione: perchè non si parla mai anche delle (invero poche…) cose che funzionano e che, supportate adeguatamente, potrebbero funzionare ancora meglio?

    12. Fabrix, il protocollo informatico è un passo avanti per la tracciabilità delle procedure ma non incide sulle procedure burocratiche, l’implementazione di un workflow digitale nei procedimenti amministrativi è ben altra cosa, bucherebbe la pila burocratica in orizzontale e in verticale, la seconda è più critica perché implica concetti di delega, responsabilità e potere che sono modellati sui processi di gestione documentale di tipo analogico, la questione non è tecnica ma “politica”.

    13. Ho avviato un’attività di e-commerce e una buona fetta di clienti è composta da docenti universitari palermitani: sembra incredibile, ma molti di loro hanno difficoltà di accesso perchè detengono software assolutamente obsoleti!

    14. @Nicola:
      Appunto, all’Università bisognerebbe “svecchiare” software e docenti…;)

    15. Io lavoro (a Palermo) per un’azienda di ICT che ha la sue sede principale a Firenze. Una delle differenze + evidenti tra la PA siciliana e quella toscana è proprio l’attenzione vero l’informatizzazione dei processi, che è vista sia come un volano economico, sia come uno strumento a favore dei cittadini. In altre parole, è un discreto rubinetto per le aziende, ma i soldi non vanno del tutto in fumo. 🙂
      Giusto per dare un’idea basta guardare il sito E-Toscana

      Mi chiedo per esempio se in Sicilia esista un’implementazione del protocollo SPCoop, che dovrebbe essere la base per la comunicazione tra PA, analogamente al CART toscano.

      Ed è solo uno degli esempi che mi vengono in mente…

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