Scusando i presenti
Che fa? Prima di Natale vogliamo negarci un paio di riflessioni sulle espressioni sicule? Tanto lo so che se scrivessi un post sull’importanza di trovare la pace nel mondo sotto l’albero, pensereste che non l’ho scritto io. Infatti non l’ho scritto. Non lo so fare.
Invece osservo i miei concittadini, li ascolto mentre parlano e mi scopro pure mentre mi produco in espressioni che poi mi fanno rimproverare da sola ed esclamare “ma non eri professoressa di italiano tu?”. Perché il rischio di contagio è altissimo. Uno assimila e poi ripete.
Ci sono espressioni, sbagliate, ma allegramente usate da tutti. Pure da chi ha la pretesa di sentirsi più o meno “purista”.
Cominciamo dall’ambito cucina. In Sicilia amiamo i sottintesi. Non specifichiamo, diamo per scontato che l’interlocutore ci capisca. Se è siciliano anche lui ci capisce certo. Altrimenti…
Partiamo dalla mattina. Tutti facciamo il caffè. Il siciliano, dopo averla montata (termine che mi ricorda, da un lato, un mobile in kit di Ikea e dall’altro la “monta” degli animali e quest’ultima immagine ha un non so che di inquietante) mette la caffettiera sopra. Ma sopra esattamente cosa? Il fornello è ovvio. Certo. Ovvio per noi. Provate a dirlo a un Milanese. Ho messo il caffè sopra. E dopo un po’ di minuti aggiungete pure: il caffè è salito, scendi la caffettiera. Se è dotato di un po’ di logica dovrebbe rispondervi: ma come non era già sopra? Dove sale ulteriormente? E perché la caffettiera ora scende? Continua »
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