Archivio del 23 Gennaio 2010
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Cuffaro condannato a sette anni in appello
Il senatore ed ex presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro è stato condannato a sette anni in appello per il processo per le “talpe” alla Dda di Palermo per favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio.
In primo grado l’aggravante del favoreggiamento era stata negata e la pena era di cinque anni.
Cuffaro ha dichiarato: «L’avevo già detto e lo ripeto: rispetterò la sentenza con grande serenità, anche se sento dentro la pesantezza, perché non sono mafioso. Questo non modificherà il mio percorso politico».
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Lo sgombero del Laboratorio Zeta e il festival del buonismo
Negli ultimi giorni l’attenzione dell’opinione pubblica si è concentrata sulla vicenda dello sgombero del Laboratorio Zeta. Gli esponenti del centrosinistra palermitano si sono scatenati nella gara di solidarietà agli occupanti. Chi è salito sul tetto, chi si è cimentato nell’interpretazione delle leggi, chi ha mandato comunicati da una segreteria politica, sono stati tutti pronti a condannare l’atteggiamento delle forze dell’ordine. I più arguti addirittura hanno ripescato dal cassetto della memoria il binomio “polizia – fascista” che non guasta mai.
Alla solidarietà, però, non ha fatto seguito nessuna proposta concreta per risolvere la vicenda. Il teorema è di immediata comprensione: se con la forza ti impadronisci di una struttura dopo un po’ di tempo ne divieni il proprietario. Non importa che ci siano centinaia di associazioni operanti sul territorio che aspettano a lungo per ottenere l’assegnazione di un bene confiscato alla mafia o, addirittura, ricorrono all’autotassazione per pagare un affitto. Come nella giungla il più forte vince. Basta organizzare una manifestazione con la giusta copertura politica e mediatica per impadronirsi di uno spazio. Continua » -
Il mio punto di vista sulla vicenda ZetaLab
Quando in un paese democratico le Istituzioni ti dicono di aver ripristinato la legalità ma dall’altra parte c’è la cittadinanza che grida all’ingiustizia e degli esseri umani ai quali viene negato il diritto a vivere una vita degna di essere chiamata tale, la democrazia stessa è in pericolo.
Già nel 2003 Cammarata non era riuscito ad offrire una soluzione ai 32 rifugiati sudanesi ed in quella circostanza soltanto ZetaLab era riuscito ad offrirla tanto che il Prefetto di allora spinse il Sindaco ad allacciare l’acqua allo Zeta (oggi tra i centri censiti nella carta servizi della Provincia come centro d’accoglienza) e a pagarne le bollette riconoscendolo di fatto come interlocutore.
Da anni lo Zeta rappresenta un luogo di integrazione, di divulgazione culturale, di rivendicazione sociale e di partecipazione diretta alla vita della città. Continua » -
Consuntivo per “Tradimenti/Sensi contemporanei” all’Atelier
Alle 12:00 all'Atelier del Nuovo Montevergini (piazza Montevergini) chiude Tradimenti nell'ambito di... Continua » -
I body scanner arriveranno in estate a Palermo
Il presidente dell’Enac Vito Riggio ha annunciato l’arrivo dei body scanner all’aeroporto di Palermo per l’estate: «A metà febbraio e per quattro settimane partiremo con la sperimentazione a Roma e a Milano. Abbiamo scelto una linea prudente escludendo quelli ai raggi X e preferendogli quelli basati su onde millimetriche che danno una piena immagine del corpo arrivando entro e non oltre il millimetro dalla pelle. Se tutto andasse bene ordineremo 15 o 16 pezzi per coprire il fabbisogno Usa. Se tutto va come previsto questa estate gli aeroporti provvisti di body scanner saranno Roma e Milano, Venezia, Pisa, Bologna, Napoli e Palermo».
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Falcone e Riina a “Correva l’anno” su Rai Tre
Alle 23:45 andrà in onda su Rai Tre la terza puntata del ciclo di Correva l’anno dedicata agli incontri fatali in cui si parlerà di Giovanni Falcone e di Totò Riina raccontando l’ascesa di Riina nella criminalità organizzata di Corleone e di Palermo e l’impegno di Giovanni Falcone nel fare giustizia.
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Riaperta l’indagine per mafia sul figlio di Ciancimino
Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, è nuovamente indagato su richiesta della Procura di Palermo per associazione mafiosa.
Massimo Ciancimino ha raccontato di avere consegnato dei pizzini scritti da Bernardo Provenzano al padre e di avere custodito lettere e altri documenti ma non è stato ritenuto in passato pienamente consapevole del fatto che la sua attività si inserisse in quella più complessiva dell’associazione mafiosa.
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