Non sono mai stato un appassionato di calcio, lo sono stato per così dire “per interposta persona”. Ho giocato comunque qualche partitella su insistenza di compagni di scuola, amici o parenti. Quando ero bambino gli appassionati organizzatori erano i miei cugini. Mi ricordo, devo dire con nostalgia, la partita della domenica pomeriggio in spiaggia, in pieno agosto. L’orario era stabilito da precise regole, le cinque del pomeriggio. Sia per avere il tempo di smaltire la doverosa “pasta col forno e le uova ciorose”, sia per avere la libertà, concessa dai nostri genitori, di poter fare il bagno che ci avrebbe scrollato di dosso la sabbia, accumulata durante la partita. Sabbia che ci ritrovavamo più che altro tra i capelli, fra i denti e dentro il costume. Questo significava dunque, far trascorrere le canoniche tre ore precise dopo l’ultimo pezzettino di pesca ingerito. Sui tempi di digestione del gelato, come voi tutti ben sapete,le teorie erano e sono ancora oggi le più disparate. Noi, per sì e per no, lo rimandavamo al dopo-partita con relativo moviolone. Continua »
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