Come minchia ti sei ridotta, amore mio?
Un tempo mi piaceva la mia città.
Ne ero orgoglioso.
Poi su tutto, su tutti calò come una mannaia questo tempo di assenza ed ignoranza cavalcato da pidocchi con la tosse. Fu il trionfo delle buttanate urlate sorridendo. Poi arrivò la durezza del risveglio. E la necessitàdi una consapevolezza atroce: vivo in una città in cui l’asfalto viene spostato dalle radici delle magnolie e dal tritolo, le strade improfumano di polvere da sparo e piscio, la munnizza cresce come edera sulle macerie e gli avvocati vengono ammazzati a sprangate in testa.
A me questa Palermo non piace più.
(Adesso ci dovrebbe stare un bel vaffanculo, ma sono troppo stanco ed avvilito pure per questo).
Ite, missa est.
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