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giovedì 14 nov
  • Interrogazione di Rita Borsellino alla Commissione europea sullo ZetaLab

    L’europarlamentare Rita Borsellino ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea per chiedere garanzie in termini di accoglienza ai rifugiati politici ospitati allo ZetaLab, recentemente sgomberato e rioccupato.

    Nell’interrogazione si legge: «Strutture come questa suppliscono di fatto alla carenza di strutture e organizzazioni locali in materia di difesa di diritti umani e in particolare in materia di rifugiati. Il Laboratorio Zeta, in nove anni, ha ospitato più di quattrocento migranti, svolgendo un importante ruolo sociale che gli è valso il plauso anche delle istituzioni pubbliche».

    Palermo
  • 7 commenti a “Interrogazione di Rita Borsellino alla Commissione europea sullo ZetaLab”

    1. gli è valso il plauso ? o hanno ceduto ?

    2. francamente mi sembra che un intervento in quella sede sia quantomeno inopportuno… posso capire che si parli della politica NAZIONALE di gestione dei flussi di immigrazione, ma parlare di quello che succede in una città mi sembra eccessivo.. o meglio, magari a Strasburgo rientra perfettamente nella routine di un Parlamento che de facto ha un potere legislativo ben diverso da quello a cui siamo abituati, ma allora è semplicemente un modo di attirare i riflettori su Palermo (come se non ne avesse già) che francamente mi rincresce. Mi dispiace che la Borsellino si presti a questo gioco..

    3. l’intervento è tutt’altro che inopportuno trattandosi di violazione del diritto di asilo politico. per correttezza di informazioni riporto dal comunicato stampa diffuso dal Laboratorio Zeta ove si fa riferimento diretto alla normativa: 29 gennaio 2010 i parlamentari Rui Tavares, Cornelia Ernst, Marie-Christine Vergiat hanno presentato una interrogazione al Parlamento europeo in riferimento alla presunta violazione del diritto dei rifugiati ospitati presso il Laboratorio Zeta, richiamando il governo italiano nella figura del Prefetto di Palermo, a rispettare quanto previsto dalla direttiva europea 2003/9/CE del 27 gennaio 2003. La direttiva citata indica norme minime per i rifugiati negli Stati Membri e invita a privilegiare l’uso di strutture pubbliche per la tutela di diritti fondamentali, quali il diritto di asilo, piuttosto che per attività a prevalente carattere privato.
      Non si tratta di accendere riflettori ma di proteggere diritti fondamentali.

    4. Dice bene Cristina, il richiamo é alla predisposizione di strutture pubbliche, non alla ratifica di situazioni abusive, seppur capaci di accoglienza.

    5. luciano….ma di cosa parli?
      essendo la borsellino in una commissione che si occupa di giustizia e diritti civili, é un diritto o no, per i richiedenti asilo, alloggiare in strutture che possano supplire alla mancanza di strutture adeguate messe a disposizione da comuni e province, é questo diciamo é il lato puramente tecnico della questione.
      L’altra questione che tu proprio lo z.e.t.a. non ti va giù, come immagino tutti gli spazi sociali, occupati “illegalmente”, beh, fattene una ragione, esistono e continueranno ad esistere: ed é un bene che sia così: sono luoghi aggreganti, laboratori nel vero senso della parola, e spesso in questi microcosmi si esercita molta più democrazia, rispetto a quanto se ne esercita dentro i partiti.

    6. Piero Id, io invece concordo con Luciano. Si poteva trovare modo di sollevare il problema anche pubblicamente e farlo diventare giustamente un tema di responsabilità delle Pubbliche Istituzioni. Invece imboscarsi in strutture illecite, ed accontentarsi di questa dimensione significa fare dimenticare il problema, non sollevarlo.
      Bene per carità che lo Zeta lab sia stato luogo di accoglienza, che avrebbe dovuto essere temporanea e denunciata come tale, in assenza della responsabilità pubblica, ma andava sollecitata e rivendicata la presenza della responsabilità pubblica, invece di continuare nell’abuso e poi stupirsi perché lo si trova tale. Le battaglie si combattono quando si presenta il problema.

    7. La vicenda dello Zeta: il punto di vista dei residenti.
      Sottopongo le seguenti considerazioni alla cortese attenzione della signora Borsellino, autrice della recente lettera aperta al Presidente della Regione e al Signor Prefetto di Palermo,per la quale, ci tengo a dirlo, nutro profonda ammirazione .Penso che sulla vicenda dello Zeta non sia sufficientemente informata. Condivido tuttavia appieno le sue considerazioni circa la necessaria urgente sistemazione dei rifugiati sudanesi ma non condivido per nulla tutte le altre considerazioni circa la “ statura sociale del Centro “ . Mette in imbarazzo il silenzio del Comune di Palermo, della Prefettura, e più in generale , delle Istituzioni sulla vicenda del Laboratorio Zeta. Il ripristino della legalità raggiunto con una sofferta e complicata azione di sgombero è stato calpestato dalla rioccupazione dei locali avvenuta dopo appena 3 giorni.
      i fatti sono noti…
      la realtà è tutt’altra cosa vista da chi vive a pochi passi dal Laboratorio . Stupisce la mancanza di presa di posizione ,di opinione esternata , la mancanza dell’altra voce parte in causa del dibattito verbale , la quasi assenza della voce del cittadino indignato per i fatti e le vicende che gli si sono susseguite sotto gli occhi in questi giorni. Cittadini loro malgrado coinvolti nell’azione di sgombero delle forze di polizia , limitati nelle loro libertà, costretti a subire identificazioni , in ragione della sicurezza, prima di rientrare nelle proprie abitazioni.
      La solidarietà con la forza pubblica spinge ,tuttavia , a fattiva collaborazione facendo passare in sottordine il disagio arrecato alla popolazione residente.
      Agli scontri tra le forze impegnate (polizia, carabineri ,polizia municipale ,vigili del fuoco) e gli attivisti del Laboratorio e dei centri sociali , alle operazioni complesse di chiusura con opere di muratura degli accessi al Centro , alla relativa calma susseguente e smobilitazione del presidio di forza pubblica è subentrato la rioccupazione dei locali ,quasi come un copione già scritto , con rottura dei sigilli sfondamento delle opere murarie appena fatte,senza che la forza pubblica sentisse il dovere di intervenire.
      Il cittadino , chi vive a due passi a questo punto è sgomento : l’impiego di un quantitativo enorme , la stampa parla di 100,200,uomini impiegati nell’azione di sgombero in tenuta antisommossa, sacrificati per giorni 24 ore su 24 a difesa della legalità beffati dalla volontà di poche persone paladini dei diritti civili dei migranti.
      La riflessione è spontanea! “Si porta a compimento una esecuzione di sfratto come atto dovuto con forza e decisiva volontà e allo stesso modo non si interviene quando i locali sono rioccupati per questione di ordine pubblico .
      Poche considerazioni, ma altrettanto importanti come le pompose dichiarazioni degli attivisti del centro e delle forze politiche che li sostengono, circa il loro impegno a favore dei migranti.
      I migranti sono alloggiati in locali fatiscenti , 2 stanze appena , identificate , per chi passa nel marciapiede di via boito, dalle serrande chiuse perennemente in inverno con cartoni e pezzi di mobili tipo testiera di letto avanzati da chissà quale stanza da letto; chi ha potuto vedere attraverso gli spiragli delle finestre aperte in estate si è potuto rendere conto delle suppellettili letti e materassi in cui sono costretti a vivere accatastati le decine di rifugiati. Sul numero poi speriamo che siano sempre sotto la decina così come spesso abbiamo notato noi che abitiamo a due passi dal Centro e non alcune decine gettati in due stanze come dicono gli attivisti perche sarebbe roba da terzo mondo altro che diritti dei rifugiati. Probabilmente il Comune di Palermo pagando luce e acqua ritiene di essere a posto con la coscienza a discapito delle precarie condizioni igienico-sanitarie.
      I responsabili del Laboratorio asseriscono in questi anni di occupazione lo svolgimento di grandi iniziative sociali con coinvolgimento dei residenti del quartiere, convegni,concerti,cinema, presentazione di libri, didattica per i migranti ,asilo per i residenti, eventi vari, etc..
      La realtà è tutt’altra cosa poche iniziative ,poco organizzate,e tanto ,tanto casino e disagio sociale a margine delle feste e riunioni degli attivisti dei centri sociali. Non di rado la gente residente sorprende gli invitati a urinare ,dopo la bella bevuta di alcool e birra,nelle portinerie dei palazzi e nelle vie adiacenti il Centro. Completano lo squallido quadro di degrado recenti episodi di sesso in strada e assunzione di stupefacenti degli stessi invitati che non trovano altro posto dove sfogare il loro istinto “sociale culturale e progressista”, lasciando nelle vie un tappeto di bottiglie di birra ,preservativi e ..vomito. Ecco questa è la quotidianità dell’evento culturale per chi lo vive da residente come me. Questo è la considerazione che merita risposte da parte dei blogger,degli attivisti e dagli amanti della società civile , risposte alle reali condizioni in cui versa il Laboratorio e che i residenti subiscono.
      La tenuta dei locali interni ed esterni è sotto gli occhi di tutti : il degrado regna sovrano. La colonia di gatti a pochi metri dalle case è l’emblema: la sporcizia ,gli odori degli escrementi della decina di gatti nel giardinetto recintato del Centro, il cibo lasciato nelle scodelle da “gattare “e passanti pasto anche dei colombi e dei topi che spesso giocano con i gatti, sono la normalità nelle vie adiacenti il Centro. E poi fa quasi ridere o suscita ilarità quella gente che, dando seguito alla iniziativa domenicale di coinvolgimento della popolazione ,pulisce 1 mq di muro dalle scritte fatte con lo spray dagli stessi attivisti del Centro o quella signora con bambino che pianta fiori nel giardinetto pieno di escrementi di gatti ignara pensando a quanto sia bello un mondo con i fiori senza rendersi conto di ciò che la circonda in quel momento ; le cuccie per gatto sono un vecchio baule fradicio di pioggia lì da 3 anni,sponde di legno chiuse da vetrine ,etc. ,un ombrellone saldamente piantato nel cemento e una vecchia panchina in plastica ..per il relax dei gatti in estate..roba da denuncia. Il Comune comunque paga i servizi luce e acqua garantendo la normalità. Quelli che abitano a due passi sanno però che la normalità sono anche le docce dei migranti con la pompa nel giardino retrostante il Centro , gli odori e il degrado ambientale , le colorate,chiassose e notturne feste culturali degli attivisti ,l’indifferenza dei residenti verso le problematiche dei migranti mai inseriti nel contesto in cui vivono, malgrado i paroloni degli attivisti del Centro.
      Non ci si stupisca quindi. La gente è stanca ! Ha bisogno di normalità , di legalità, di fiducia nelle istituzioni, di coinvolgimento attivo delle problematiche locali che li interessano in prima persona,ha bisogno semplicemente di rientrare la sera senza incontrare giovani attivisti fuori di testa e poco riguardosi della “normalità” di ambienti puliti.
      L’evoluzione dela vicenda è nota: da un lato lo IACP e la società ASPASIA a rivendicare il loro diritto a rientrare in possesso dei locali e dall’altro i diritti dei migranti strumentalizzati da attivisti del Centro e dalla moltitudine di politici di diversi schieramenti che non trovano di meglio che legare le legittime richieste civili di asilo politico degli immigrati con la loro inciviltà. Viene da chiedersi se il rifiuto dei migranti di accettare altra destinazione ,sono state fatte ben due proposte dal Comune e dal Prefetto,sia pilotato dagli attivisti del Centro che non vogliono lasciare i locali. Nel mezzo della vicenda i diritti dei residenti bisognosi non di centri di riferimento culturale progressista transmediale etc..ma di normalità , della quotidianità legata alla famiglia e ai loro reali bisogni.
      L’auspicio, infine,è di trovare una sistemazione dignitosa ai migranti e di trovare, altresì , degli spazi “alternativi “ agli attivisti del centro presso altre realtà nel territorio più vicine alle loro esigenze .

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