Normalità
Due settimane fa, intorno alla mezzanotte ho seguito in tv “Correva L’Anno”, questa volta dedicato ai giudici Falcone e Borsellino.
Guardandolo, come spesso faccio, in una coltre di silenzio, ho avuto una strana sensazione capace di fare venire a galla i miei ricordi di bambina.
Quando ero piccola, sono nata nel 1979, fino all’esplosione di Capaci nel 1992 per me quello che accadeva per le strade della mia città era “normale”.
Quella serie di volti, famiglie, figli, padri, bambini, che piano piano venivano inghiottiti da questa terra, facevano parte della mia realtà.
Ascoltando i telegiornali, avevo paura, sentivo la terra tremare sotto i miei piccoli piedi ma capivo che questa fosse Palermo, come se tutte queste morti facessero quasi parte del costume della città.
I miei genitori mi hanno sempre detto tutto, sapevo bene cosa accadesse qui, sono stata sempre la bimba più informata della classe, quella a cui chiedere, ma le influenze ambientali , se le vogliamo chiamare così, hanno il loro peso nella nostra crescita o forse non riuscivo ad arrivare alla soluzione del problema.
Qui quando sei in giro per le strade convivi con le lapidi ad ogni angolo, per me le via Lenin Mancuso o la via Cesare Terranova erano solo le strade in cui abitavano le mie amiche e non mi chiedevo del perché avessero proprio quel nome.
Mi osservo adesso, come se quella bambina non fossi mai stata io, atterrita dal pensiero che aleggiava dentro di me.
Il 23 maggio 1992, tutto quello che appariva normale ai miei occhi ha cessato di esistere e la Serena che sono adesso ha cominciato a capire che quella parola era la più sbagliata che potesse rappresentare quello che accadeva e continua a succedere Palermo.
L’eco di quelle bombe continua ad essere dentro di me, per sempre.
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