Niente a che vedere col circo. Né acrobata, né mangiatore di fuoco.
E infatti cammina sui pezzi di vetro, mischinazzo, il picciotto della canzone**.
Un po’ come l’artista palermitano, cioè colui che a un certo punto della propria vita decide di ascoltare il proprio talento reale o presunto e si incammina, come a piedi nudi su pezzi di vetro e lance assassine varie messe di taglio.
Il povero masochista talentuoso e senza scarpe “si parte” e capisce subito che è: a) lontano dai centri nevralgici di quel che rimane delle arti e della cultura in Italia, nel Mondo e nell’Universo; b) costretto a spostamenti onerosi e viaggi epocali; c) snobbato e terronificato dai potenti, anche se in possesso di idee che, puoi giurarci, funzionerebbero; d) quasi mai sostenuto dall’ambiente che lo circonda e raramente dagli affetti… E d’altronde come dare torto ad alcune mamme, preoccupate per il destino dei loro figli fricchettoni?
Mi disse una volta il buon idraulico: “Ah lei fa ‘u musicista??? Seh, a’ musica è bella…ma travagghiare è n’avutra cuasa”. Era l’idraulico, ma probabilmente alcuni parenti mi direbbero la stessa cosa. L’idea che la musica possa essere un lavoro è semplicemente inconcepibile, e questa cosa mi ricorda in qualche modo l’assenza del tempo futuro nella lingua siciliana: non c’è, quindi è inconcepibile. Continua »
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