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martedì 19 nov
  • Quaderno di Palermo 12

    Quando uno arriva a Palermo in pullman dall’aeroporto e alla fine del variegato percorso scende al capolinea incuriosito per i tesori che questa città custodisce e che ha letto su qualche guida, appena mette i piedi in strada e si accinge a sgranchire le gambe per poi mettersi in moto e cominciare a camminare, all’improvviso il boato del traffico – insieme, certo, all’anidride carbonica – lo paralizza. Ed ecco il povero ingenuo straniero che con gli occhi sbarrati porta istintivamente le mani alle orecchie. Se una persona lo guardasse da lontano gli sembrerebbe se non altro, una strana statua postmoderna in mezzo a una città la cui modernità di sicuro non rima affatto con quelle orrende scarpe, diciamo ortopediche e disegnate senza nessuna immaginazione (di forme più audaci e colorate quelle dei giovani, più anodine e sobrie quelle dei grandi), e che qualche anno fa avevano cominciato a farsi vedere in sordina per le vetrine dei negozi e in questo momento, orgogliosamente, sono indossate da migliaia di palermitani. Dai, lettore, fai un piccolo sgarro al tuo amor proprio, guardale ancora con fierezza quelle scarpe che manco per andare a letto ti toglieresti! Non c’è nulla di meglio in questa vita che sviluppare il senso gregario che tutti noi esseri possediamo senza distinzione. E se parliamo di moda basta con uscire per la strada ogni giorno – s’intende anche ogni notte – per avere conferma su come il nostro istinto amorfo agisce in mezzo al branco che siamo diventati.
    Il fatto è che quella statua inorridita ordina ai suoi piedi di camminare, e inconsapevole della fortuna di avere incontrato un marciapiede –chi vive a Palermo sa che imbattersi in questa striscia di civiltà che ci protegge dal traffico non è sempre scontato- una volta incontrato il marciapiede scopre dal primo passo e dal primo incredulo sguardo che lancia in avanti che il suo percorso sarà intralciato da macchine, motorini e capannelli di cittadini chiacchieroni che, piazzati nel mezzo, cercheranno in tutti i modi di ostacolare il suo passaggio. “Ma”, dice a se stesso l’incauto e ignaro forestiere mentre la folla non smette di andare avanti e indietro, “dovrò imparare a fare come fanno loro, come se tutto fluisse normalmente e si trattasse di un qualsiasi marciapiede di una qualunque città europea.” In questo modo il viandante si addentra nella giungla della città e bene o male riesce ad eludere ogni imprevisto mano a mano che il suo corpo ha imparato a forza di urti e schivate di ostacoli a condividere l’unico spazio pubblico purtroppo comune. Comunque sia, in un dato momento comincia a notare che i cittadini non solo camminano, ma se ne rimangono lì calmi a blaterare tra loro, che se ne stanno addiritura appoggiati sui motorini o seduti in macchina mentre, per esempio, parlano o maneggiano il telefonino, baciano la fidanzata di turno o semplicemente fanno vedere agli altri di che cosa sono in possesso. Non solo, lo stupito viaggiatore si accorge pure che di tanto in tanto dentro le macchine parcheggiate ci sono i loro proprietari che se ne stanno affacciati senza far niente, come se si trovassero non in un automobile, ma nella loro casa e si limitassero a sporgersi con indiscrezione dalla finestra. Infine il nostro forestiero s’imbatte in una bella e sontuosa chiesa e abbandonandosi a sé stesso, sente finalmente la calma del passato riandare.

    Attonito.

    Ospiti
  • 8 commenti a “Quaderno di Palermo 12”

    1. Il forestiero arriva a Palermo e non ha nessuna voglia di tapparsi le orecchie (nè tantomeno gli occhi), anzi tiene tutto ben aperto a godersi quello che già si aspettava di vedere. Non credo più al turista che sceglie Palermo come meta per ammirarne i (tanti) tesori artistici ed architettonici.
      E’ diventato ben più interessante osservare i palermitani ed il loro strani comportamenti. I turisti girano per Palermo come si può visitare uno zoo.
      Cassette di frutta sui marciapiedi, tocchi di carne a portata di alito (e starnuti), “lapini” arrugginiti colmi di pesce…. e ad un paio di metri di cumuli di immondizia e di deiezioni canine.
      Forse qualche turista in cerca di emozioni forti tiene anche la borsetta in bella vista con la speranza che le venga scippata…..
      Ma forse per noi palermitani è meglio così…che continuino a chiederci dove si trova la vuccirìa e ballarò…se ci chiedessero di palazzo Mirto, della chiesa del Gesù, della cappella della Soledad, del castello di Maredolce…quanti di noi saprebbero rispondere?

    2. a proposito di ballarò, bisogna dire che va diventando sempre più pittoresco. C’è di tutto, anche merci contraffatte (nelle bancarelle). Il c.storico, pur essendo stato in alcune parti restaurato in altre è completamete devastato. I marciapiede dissestati e pieni di buche sono una vera insidia per chi li percorre spesso. Mondello paese è diventato vomitevole. Ma in mano a chi è questa città? Gli incivili selvaggi sono un alibi per non fare; come dire che puliamo a fare tanto i palermitani….. Che diano l’esempio le istituzionmi. E poi vi sono zone a Palermo vivibilissime, che io ahimè non abito.

    3. Spillo
      se prendi la carta Monumentale di Palermo,
      una volta distribuita gratuitamente
      dall’Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento
      Turistico di Palermo,scopri che sono ben 140
      (centoquaranta)gli edifici adibiti a Chiese,i Conventi,gli Oratori e gli Edifici Religiosi.
      Onestamente,non si puo’ fare a meno della Guida.

    4. bravo spillo

    5. @Giorgio:
      Constato che concordi con il fatto che con un patrimonio storico-artistico-architettonico-culturale come il nostro, è un po’ strano che i mercati storici siano tra i siti più visitati.
      (e comunque il palermitano medio si trova in difficoltà anche se gli chiedi dove sta piazza Villena, perchè la conosce solo con quell’altro nome!

    6. Spillo
      il tema di fondo e’ quello di riuscire a convogliare su Palermo e la Sicilia il Turismo,estero(e’ con questo che entra valuta pregiata).
      Credo che una mano oggi la possano dare i pool
      fotografici,che sono in crescendo.
      In quanto al palermitano medio,considerando quella che e’ la massima aspirazione che finora si e’ manifestata,viene preferita la passeggiata in via Liberta’o al Foro Italico,piuttosto che la visita a Chiese ,Palazzi e Musei,che pure sono ricche
      di pregevoli opere d’arte.

    7. Il turismo si convoglia anche facendo rimanere soddisfatti i (pochi) turisti che vengono. Per questo ci vogliono efficienza dei servizi (mezzi pubblici, pulizia, i gabinetti pubblici attualmente inesistenti) ed ospitalità. Mi capita spesso di incontrare turisti “faidatè” intenti a consultare una mappa e colgo l’occasione per offrire loro un aiuto.
      La parte più ardua è vincere la loro diffidenza (occhio al portafogli!), ma dopo l’indicazione sull’orientamento riesco a dare qualche dritta sugli itinerari o sulla cucina ed alla fine auguro sempre “buona permanenza”.
      Il turismo è la più grande prospettiva occupazionale che questa terra ha, il mancato sfruttamento di tale risorsa è l’ennesimo paradosso che non possiamo più permetterci.

    8. Una grande isola al centro del mediterraneo
      esposta al sole.
      TURISMO
      ENERGIA
      AGRICOLTURA
      PESCA

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