Viltà e violenza
Un professionista palermitano è stato ucciso vilmente, vigliaccamente, con una capacità di violenza davvero brutale, ben superiore a quella richiesta per premere un grilletto.
È ben nota in natura la manifestazione della violenza con cui l’animale più forte afferma un predominio vitale (almeno per lui) dettatogli dall’istinto. La nostra specie, attraverso il suo faticoso, seppur discontinuo, cammino verso la civiltà, ha voluto sostituire alla ragione della forza, la forza della ragione, regolando e sublimando quella capacità di violenza nel diritto (il processo è un “duello” regolato dalla legge) così come nella corretta competizione economica o in quella professionale che dovrebbe far prevalere i più capaci e meritevoli.
Questi meccanismi di civiltà, a Palermo, ancor oggi non funzionano sufficientemente. Qui, almeno dalla lucida inchiesta del 1876 di Leopoldo Franchetti e di Sidney Sonnino, sono ancora la prepotenza e la viltà a farla da padroni. Una prepotenza, una violenza diffusa che pretende di affermare le ragioni proprie (nessuno sceglie il male per il male, ma lo ammanta sempre di una parvenza buona, di una giustificazione) o quelle del proprio clan familiare o criminale (il famoso “familismo amorale”) a scapito del merito e del rispetto delle regole e che provoca, sciaguratamente, in troppi, più invidia che quell’indignazione e ribellione che ci si aspetterebbe da uomini veramente liberi. Da noi prevale una viltà caratteriale e un istinto servile senza i quali gli abusi del potere criminale e di quello politico non si sarebbero potuti dare, almeno con l’intensità e la brutale violenza che in Sicilia abbiamo conosciuto. È su questo rapporto sado-maso che dobbiamo interrogarci più che sulle ipotesi secondo cui il vigliacco che ha agito – o chi lo ha incaricato – abbia voluto mandare un “messaggio” oppure vendicare una presunta ingiustizia subita. Dobbiamo interrogarci su una capacità di violenza e su una viltà che appartengono al DNA siciliano, altrimenti continueremo a versare lacrime da coccodrillo e a rendere vane tragedie come questa, se non, addirittura, a concorrere colpevolmente a trasformarle in monito, in avvertimento, perché nessuno pensi di cambiare.
Potrei anche essere d’accordo, ma ammesttendo che tu abbia ragione al 100%, che facciamo? Psicoterapia di massa per i prossimi 20 anni? E’ una situazione senza via d’uscita, l’acqua se non è riscaldata tende sempre a cadere verso il punto più basso.
Il discorso di Didonna mi trova in parte d’accordo e credo che è un discorso che abbia la sua valenza al di là del fatto contingente dell’uccisione di Fragalà.
L’uccisione di Fragalà è un fatto grave ma chi ha qualche capello bianco non può dimenticare che certe cose negli anni 80 andavano anche peggio. Insomma a leggere i commenti di alcuni sembrerebbe che Palermo fino a una decina d’anni fosse una città vivibilissima e adesso per colpa di qualche sindaco non lo sia più.
Sono d’accordo con Didonna, però non estenderei il discorso a tutta la Sicilia. In realtà quel DNA di cui lui parla è più endemico nei palermitani e nei catanesi; per il resto invece non dimentichiamoci che alcune province prima venivano definite “babbe” proprio dai palermitani e dai catanesi.
Non solo, da palermitano dico pure che questa malattia genetica nei palermitani mi sembra ancora più grave rispetto ai catanesi. Il palermitano fa sempre di tutto per “distinguersi” e se non riesce a farlo per le vie “normali” fa di tutto per farlo per le vie “traverse”.
rectius: fino a una decina d’anni fa….
non c’entra il dna siciliano.L’uomo e’ vile x natura.Basta dire che uccide anche quando non ha fame,unico essere che si comporta cosi’ fra gli esseri viventi.
Gli articoli che escono in questi giorni sui quotidiani sulla vicenda Fragalà , sono VERGOGNOSI.
Sono più terroristici e violenti dello stesso accadimento.
Il brutto è che ingenerano un clima, ancora una volta, di terrore e angoscia, che non lascia spazio ad una riflessione seria come quella di Donato.
Ma dove sono finiti i veri “uomini siciliani” ???
Sono un po’ perplessa…le modalità dell’omicidio non sono proprio da criminalità organizzata piuttosto questo episodio mi ricorda quello accaduto in stazione qualche tempo fa. Un folle? Chissà..In realtà, in giro per l’Italia, di professionisti che vengono uccisi per vendetta fuori dai loro studi ce ne sono stati tanti…(così come figli uccidono genitori e fratelli, così come capita tra vicini di casa). A Palermo questi episodi apparentemente gratuiti e feroci sono meno frequenti e quindi creano una certa impressione e suscitano dibattiti sociologici. Ma siamo sicuri che sia il DNA siciliano a non andar bene questa volta? Oggi sarei per l’assoluzione dei nostri geni…
@STANTON, nel resto d’Italia forse si uccide per vendetta, da noi mi dispiace dirlo, ma lo si fa anche per sovercheria, guidata dal nostro DNA.
pepsi mi dispiace ma mi sembra follia quello che dici, da razzismo sociale quasi, io nel dna non ho sovercheria omicida, quindi non generalizzare e offendere migliaia di persone, è troppo semplice scrivere senza filtro..
quando si mette in ballo il DNA inviterei a non scherzarci sopra troppo e questa mia non è solo una considerazione personale. a dimostrazione: probabilmente qualcuno di voi conosce dei gemelli monozigoti. ebbene prima ancora di distinguerli fisicamente, si impara a distinguerli caratterialmente. stesso DNA, caratteri molto diversi.
egr. sig. didonna, il DNA decide quasi solo sul nostro aspetto fisico. se a volte i palermitani hanno un carattere “strano e particolare” dobbiamo solo ringraziare i genitori e gli ascendenti in genere per la “non educazione” che hanno saputo loro trasmettere.
mi permetto di esprimere la mia opinione su un difetto a caso: la non conoscenza della moderazione nelle azioni e nelle reazioni. naturalmente questo lo dico da palermitano.
un interessante esperimento scientifico sarebbe: far allevare i figli dei palermitani da coppie provenienti dei cosiddetti paesi civili e far allevare da genitori palermitani i figli degli stranieri. non c’è da vincere nessun nobel perché il risultato penso sarebbe scontato.
lo scrivo con rammarico, ma ne sono convinto.
certo anche a palermo esistono genitori in grado di “educare alla cittadinanza” i figli ma sono piuttosto rari e vengono visti come dei poveri illusi tapini(insieme ai loro figli) dalla maggioranza di genitori palermitani “svegli”.
Quando si parla di DNA non si vuole certo fare riferimento all’acido deossiribonucleico ma si parla di DNA inteso come fatto culturale molto radicato, un tempo si diceva “ce l’ha nel sangue”.
sabato 27 febbraio 2010 una signora di settantanni e’ stata massacrata con sei martellate in testa
nella sua abitazione di Genova.
Sapete dirmi se qualcuno nel riportare la notizia
ha scomodato il dna dei Liguri?
Il prof. Giuseppe Savagnone scriveva ieri in un articolo sul Giornale di Sicilia concetti analoghi:” Il problema che ci sta davanti è quello degli stili che caratterizzano la vita di questa città “violenta” … La violenza a cui alludiamo è pervasiva, onnipresente…Si manifesta.. nel convulso, caotico, traffico cittadino, nei cumuli d’immondizie…., nei disservizi dei trasporti urbani, nella calca e nei battibecchi della folla assiepata sugli autobus, nella sfacciata indisponibilità degli impiegati negli uffici aperti al pubblico, nell’indifferenza… ostentata dagli amministratori davanti allo sfascio della Città. Violenza è, forse ancora di più, anche l fatto che i ragazzi più qualificati e in grado di farlo debbano andare via….. Violenza è lo stato di abbandono dei quartieri periferici… Violenza è la dispersione scolastica… Violenza è l’assenza o quasi di asili..Violenza sono i tagli alle case famiglia.. Violenza è perfino l’assistenzialismo con cui migliaia di persone vengono mantenute in uno stato di sottocccupazione che mortifica loro e sottrae risorse alla comunità… (La violenza che ha colpito l’on Enzo Fragalà) è l’iceberg. La sua dinamica spaventosamente cruenta ci costringe a uscire dalla nostra torpida acquiescenza e a prendere coscienza della disumanità del quotidiano in cui siamo immersi e di cui, forse, siamo anche noi artefici o almeno complici”. “Uno dei drammi della nostra società è oggi l’incapacità di indignarsi. Noi possiamo e dobbiamo cambiare il volto della nostra Città. Ma, perchè ciò avvenga, bisogna che ognuno si interroghi sulle proprie responsabilità. .. E’ necessaria una svolta.”
va bene sergio.
però consiglierei di non fare riferimenti al DNA se non per parlare veramente dell’acido desossiribonucleico, perché poi per gli ignoranti (lo dico senza offesa ma nel senso etimologico) è facile mettere in piedi l’equivalenza:
dna = razza = trasmissibile ai posteri = non emendabile.
Ok Fabio, comunque sono proprio io dall’alto dei miei 50 anni a dire che Palermo un pò è migliorata. Nell’età dei miei venti anni (alias anni 80) a Palermo c’era una media di 2 morti ammazzati al giorno tra lupare bianche e nere. Insomma ,l’assassino di Enzo Fragalà aveva il volto coperto perchè a Palermo l’omertà non è più un muro invalicabile; negli anni 80 un delitto simile si sarebbe fatto a volto scoperto.
Cito un episodio: avevo circa venti anni, mi trovavo in un dei pochi posti dove allora si faceva rosticceria di notte. Ebbene, un tizio dietro il bancone in mia presenza e senza sapere chi fossi io, si era preso la briga di rimproverare 2 ragazzi avventori del locale rei questi ultimi di avere rubato lo stereo da una macchina appartenente a chissà quale figlio di capomafia della zona. Secondo voi oggi a Palermo sarebbe ancora possibile parlare in questo modo?
Giorgio, non fare l’ingenuo per amor di patria: Genova e la Liguria non hanno dato vita ad un’associazione di assassini il cui modello organizzativo è diventato famoso in tutto il mondo e non gli hanno dato vita solo per un differente humus culturale.
Nicola
non so chi sia questo professore che tu citi
nel tuo commento che riassume bene e sinteticamente quello che ormai si scrive tutti i giorni da anni nei blog palermitani.
Che qualcuno si svegli dopo l’irreparabile,
per riscoprire Palermo,
“non mi cala”
Giuliano
le indagini sono in corso ed e’presto per tirare le somme.
Chi puo’ escludere che “la bestia” sia venuta da fuori?
Quel modello cui ti riferisci riguarda il sud dalla Campania in giu’,quindi compresa Puglia e Calabria,quantomeno.
Io in questo accomunamento del dna siciliano non mi ci vedo proprio.
Quando in Sardegna si facevano orribili delitti per estorsioni,nessuno pensava che l’estorsione facesse parte del dna dei sardi.
C’e’ un aggettivo in Sicilia,”Malacarne”
per identificare una categoria ben precisa,
ma non so quanto possa essere estesa,in Sicilia.
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Purtroppo devo rilevare che l’autore di questo post
spesso si ritrova oltre quelle che potrebbero essere le sue intenzioni.Infatti non vedo cosa possa muoverlo a recare offesa ai siciliani onesti.
perdonatemi se, dopo aver espresso il mio profondo cordoglio per l’Avv. Fragala (di cui ho un ricordo di signorilita’ come membro di commissione durante uno dei miei esami universitari) faccio una riflessione da molto lontano: il dibattito innescato da DiDonna e’ giusto nelle intenzioni e condivido anche la citazione, molto interessante, dello studio di Franchetti e Sonnino (gia’ visto su un altro post molto interessante) tuttavia condivido con fabio la riflessione che “marcare” troppo un aspetto presuntamente razziale (qualcuno lo fece con gli ebrei ed e’ stato poi spesso imitato)oltre che essere pericoloso ed inaccettabile ai nostri giorni rischia anche di essere fuorviante e paradossalmente di “assolvere” le vere cause che tutt’oggi permettono il dominio della violenza e della sopraffazione tra i siciliani tutti: cause sociali, culturali, politiche, sulle quali tutte possiamo e direi DOBBIAMO intervenire al piu’ presto, sul serio, con una sollevazione collettiva non piu’ rinviabile a pena l’abisso…..
Appello ai familiari dei mafiosi!!!
Come fate ad avere accanto mariti,padri ecc. che sono dei veri “animali” ………
disposti a tutto per il potere economico….
Isolateli….abbandonateli…rinnegateli
rompete questa catena maledetta che affligge la nostra terra da secoli…
Basta non ne possiamo più di questa violenza…
Spero vivamente che l’efferato omicidio Fragalà si traduca presto in un “pessimo investimento per la Mafia”….
Una Mafia che oggi evidentemente ha paura…
paura di perdere campo, di perdere potere……
Quindi forza e sostegno a tutte le persone che oggi combattono la mafia perchè questa è la direzione giusta!!!!
Non possono certo ammazzarci tutti!!!
hai ragione Rossella ad invitare alla lotta ed alla ribellione…che si ritrovi lo spirito degli anni analogamente bui quando uccisero Falcone, Borsellino e tanti altri e la citta’ ebbe la forza di scendere in piazza e rivoltarsi moralmente…anche se poi purtroppo fu un fuoco di paglia…forse oggi il fuoco ci mette un po’ di piu’ ad accendersi ma c’e’ da sperare che poi la fiamma rimanga viva per anni…coraggio miei conterranei ribellatevi ancora senza timore: il peggio e’ gia’ in atto!!
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/82004/lallarme-della-corte-conti-sicilia-sempre-alta-diffusione-corruzione-peculato.htm
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si parla di danni accertati in Sicilia
da risarcire su sentenza , pari a
4,3 milioni di euro,nel 2009.
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ma i danni stimati al 10% della stima nazionale
sono
6000 milioni di euro(ossia 6 miliardi di euro!)
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E’ COSI ?
Premetto la mia ferma avversione verso un atto criminale che ha colpito una persona di integgerrima dirittura morale. Qualcuno ha paragonato l’assassino ad un animale ma difficilmente un animale pur feroce si accanisce con tanta violenza.
Sul discorso del DNA dissento in maniera decisa, le teorie del Lombroso potevano aver seguito illo tempore ma abbinare in fieri il discorso siciliano-mafioso, sardo-sequestratore, albanese-magnaccia, nigeriana-buttana, mi meraviglia non poco, soprattutto detto da un commentatore come Di Donna.
La sequenza di amminoacidi del DNA è cosa scientificamente seria e immaginare un gene mutato nei siciliani, o nei palermitani o nei catanesi !, come qualcuno ha puntualizzato, un gene che possa essere responsabile geneticamente di un quid che si evolve in comportamento violento, prevaricatore, fino a diventare mafioso, mi farebbe sorridere se il discorso non fosse di una gravità reale.
Il fatto gravissimo avvenuto all’avvocato Fragalà è oggetto di indagini e ho la certezza che avremo a breve risultati che porteranno giustizia ai suoi familiari e ai palermitani onesti.
Giuliano, ti prego di evitare di alimentare questa leggenda metropolitana che sta prendendo sempre più piede im questo blog, che la mafia ha avuto i suoi natali in questa città.
non so dova voglia andare a posare il personaggio,ma vorrei sapere il perchè altrove la cronaca nera,è cronaca nera,in sicilia deve essere roba da psicanalisi!
ps in america,girano tutti o quasi?armati come minimo di mazze da baseball,sara’ colpa dei siculiamericani?
Il riferimento al “DNA siciliano” è chiaramente metaforico: sono costretto a precisarlo a beneficio di chi proprio non lo coglie, avventurandosi in improbabili elucubrazioni e citazioni in materia di genetica e, addirittura, di antropologia criminale (Lombroso).
Il tema è la viltà e la violenza, così diffusa nella mentalità comune e nella convivenza quotidiana, l’avversione per le regole e per il riconosciumento del merito contro l’affermazione prepotente dell’appartenenza, cui ha fatto riferimento anche il citato (da Nicola) articolo del prof. Savagnone.
Il post non è contro i siciliani in quanto tali, ma solo verso i tanti, troppi siciliani incivili: se qualcuno si offende, ha un problema che è e rimane suo, non mio nè dei cittadini che onorano la Sicilia senza però riuscire ancora a far prevalere la loro cultura e la loro civiltà.
mi permetto: il dna è meglio usarlo solo a proposito.
dna = genetica
è troppo pericoloso usare il dna in senso metaforico, perché se donato didonna et al. sanno che è una metafora,di contro molti lo ignorano.
le parole e le sigle in certi casi hanno un peso.
grazie
cioè donato, fammi capire,ora ogni volta che qualcuno muore a bastonate a Palermo(cosa che succede ovunque nel mondo) la devi firriare che siamo incivili per indole o per natura?
io le due cose non le metterei per niente in relazione
Continuavano a parlare del dito … 🙂
Didonna @ : “avventurandosi in improbabili elucubrazioni e citazioni in materia di genetica e, addirittura, di antropologia criminale (Lombroso).”
Le parole hanno un loro significato e, spesso, un loro peso. Ci possono essere metafore belle ed esaustive e metafore a volte infelici. Quello che era ed è il mio intendimento è non cadere mani e piedi nei luoghi comuni, inspecie se si parla di fenomeni gravi che coinvolgono grandi comunità.
E’ facile attribuire a retaggi genetici certi comportamenti ma dobbiamo continuare a credere che in Turchia fumano…come i turchi ?
Le “improbabili elucubrazioni” nascono da un sentimento ferito del mio sentirmi palermitano, nel profondo,”al di là del bene e del male” , giusto per non farmi mancare le citazioni…
Ricordiamoci che certa violenza efferata non ha nazionalità, nè è riconducibile per forza ad una tipologia catalogabile.La cosa tremenda è che sia avvenuta ma poteva accadere a Rovigo o a Novara…
Quando sarà passata l’emozione per quest’ultimo barbaro assassinio, ci sarà, nel quotidiano, la dovuta indignazione per chi avrà ricevuto un incarico, una promozione, una cattedra rubata a chi lo meritava? Continuerà ad esserci la tolleranza dei vigili, ma anche dei cittadini, verso chi posteggerà in modo da ostriure il passaggio degli altri veicoli, specie dei mezzi pubblici, o verso chi continuerà ad inaugurare o arricchire nuove microdiscariche cittadine? Continueremo ad eleggere degli incapaci cui non faremmo amministrare neanche il condominio? Continueremo ad impiegare le risorse regionali in modo improduttivo e clientelare?
Continueremo ad esportare i migliori e a tenerci i parassiti?
O continueremo ad autoassolverci, negando il problema e guardando con la lente di ingrandimento la pagliuzza nell’occhio altrui?
E bravo Didonna, finalmente un po’ di autocritica!
Il post confonde l’egoismo che ha contagiato la maggior parte dei palermitani(in Sicilia ci sono sacche di civiltà che non meritano di essere accomunate) con la violenza che è propria di una stretta cerchia di individui. Si potrà infatti essere concordi che molti deprecabili comportamenti ormai entrati a far parte dell’uso comune derivano da una convenienza personale pretestuosamente giustificata dal “così fan tutti”. Tali comportamenti vengono infatti considerati ingiusti anche da chi li mette in atto ma ritenuti necessari per non rimanere “fottuti” dal sistema (essere predatori per non divenire preda).
Ritengo che l’intera popolazione sarebbe ben lieta di riuscire, per incanto, a vivere in una società civile in quanto tutti hanno chiaro il concetto di “giusto” e “sbagliato”.
Il comportarsi in maniera corretta è però rimasto peculiarità di quella minoranza che, essendo appunto una minoranza troppo ristretta, non ha la forza per essere di esempio.
Il ragionamento serve a scardinare l’assurdità della teoria per cui il siciliano, in quanto tale, ha la violenza “nel sangue”. Lo dimostra il fatto per cui, nel caso specifico dell’omicidio Fragalà, la condanna ed il senso di orrore sono stati sentimenti di tutta la popolazione indipendentemente dal livello culturale, ceto sociale, credo politico e qualsivoglia altra distinzione sociale.
Didonna, prima poi scriverò un trattato sulla vastasarìa del palermitano e sono sicuro che avrai tanti argomenti da suggerirmi, da persona attenta e precisa che stimo e apprezzo.
Sui vizi atavici, sui retaggi storici, sule maledizioni che ci affliggono, sui destini che spesso ci scegliamo , ma che a volte possono essere in pochi a scegliere ( La Licata stima siano 5.000, non di più) , tutto ciò premesso e concludo,spero molto nelle generazioni a venire.
Nella loro formazione ed educazione, nel loro senso civico, nel loro rifiuto a logiche che anni fa apparivano ineluttabili ed oggi appaiono obiettivi non dico vicini ma almeno raggiungibili.
Apprezzo molto il tuo impegno civile, non dobbiamo mai stancarci di credere nelle nostre idee, non importa se abbiano una bandiera partitica, anzi siamo in tempi che solo le persone di buon senso, che guardano al di là degli steccati, possono salvare la nostra città e il contesto in cui è incastonata.
non avevo dubbi che didonna sarebbe calato come uno sciacallo su questa vicenda, come al solito senza minimamante provare a leggere tra le righe della “storia”, siciliana e non solo. all’uomo didonna viene molto più facile la strada sicura del luogomune, citando cose che annoierebbero perfino i più ottusi del primo banco, quelli che fanno sempre di si con la testolina.
se poi qualcuno dall’ultimo banco glielo fa notare, strizza due emoticon e altri due luoghi comuni di commenti e via andare!
l’uomo non si abbassa al confronto con la plebaglia, tira due croissant dall’alto della sua scienza….
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senza arrivare a Franchetti e Sonnino…percarità!
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/25624/78/
Sarà che sono un pò scettico, sarà che di Lutti ne ho vissuti un pò tanti diretti e indiretti, ma a sentire il Post sembra che ci sia sempre una atavica forza alla base di ogni omicidio.
il mafioso se colpisce colpisce per mandare messaggi, orribili e macabri ma deve fare sapere che hai sgarrato.
se ti aggrediscono e ti uccidono di botte il messaggio è un altro.
non mi piace essere cinico, ma sarà che ho il DNA siciliano e ogni volta che muore una persona mi chiedo cosà avrà fatto per meritarselo..credo e spero che troveranno l’Assassino perchè è un Nessuno.
le aggressioni per la cronaca non hanno regioni geografiche soprattutto quando fai l’Avvocato.
mi unisco al cordoglio per i Parenti.
“….Dobbiamo interrogarci su una capacità di violenza e su una viltà che appartengono al DNA siciliano…..”
.
Basta ammettere che ci fu un refuso,mentale,
e che la frase voleva essere:
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“….Dobbiamo interrogarci su una capacità di violenza e su una viltà che appartengono al DNA di alcuni siciliani…..”
.
Qui potrei essere d’accordo,perche’
i mafiosi di II ,III,o IV generazione
finiscono col ritenere “normale” la loro condizione,il loro modo di vivere.
.
Vi ricordo che siamo 5.000.000 di siciliani
e che i mafiosi e collusi o simpatizzanti
non dovrebbero (stima) superare l’1%
quindi 50.000 persone in Sicilia.
.
resta il fatto che l’uomo e’ vile per natura
(almeno cosi’ sosteneva un mio professore di filosofia),e questo riguarda l’umanita’ intera
che tutti i giorni ci offre azioni di grande vigliaccheria in tutti i continenti.
Mi chiedo cosa abbia spinto l’omicida a tanta ferocia.
Dear All,
sinceramente non vedo perchè attaccare così l’autore.
Al netto di qualche espressione magari poco riuscita sul DNA siciliano, il suo ragionamento non mi pare molto distante da quello espresso dal Prof. Savagnone (riportato da Nicola, che ringrazio). In sintesi: la società siciliana è pervasa di violenza, a tutti i livelli, e le manifestazioni della stessa sono innumerevoli e addirittura quotidiane.
Francamente, mi riconosco anch’io in quest’analisi.
Se in Sicilia si preferisce sempre la scorciatoia della contiguità con il potere (dove per “potere” va considerato anche quello mafioso, essendo lo stesso, da un punto di vista fattuale, dotato al pari del potere “legale” della dirompente forza cogente dell’EFFETTIVITA’) invece che la rivendicazione dei propri diritti, poi non ci si può stupire del sottosviluppo MENTALE, prima ancora che materiale, nel quale si trova l’isola.
Così come non si possono prendere sul serio le lamentele di chi, sparando a zero contro il malgoverno della città, poi alla prima elezione utile è pronto a vendersi l’anima (il voto) per il classico e metaforico tozzo di pane.
Il problema purtroppo è che non vedo soluzioni, se non nel lungo/lunghissimo periodo e solo dopo una martellante opera di EDUCAZIONE dei bambini che oggi hanno 7/8 anni e sono ancora in tempo per essere salvati dalla mentalità violenta e paramafiosa che ci/li circonda.
Infine: la democrazia è sempre bene che venga acquisita con la lotta di autodeterminazione dei popoli piuttosto che “esportata” con le bombe (vedi Iraq e Afganistan di oggi) o fintamente “imposta” tramite l’accordo con i “signorotti” locali (vedi Sicilia 1943).