La Sicilia di Antoniazzi
Ammetto di essermi un po’ incazzato vedendo l’infografica di Alberto Antoniazzi, un giovane designer milanese, sull’Italia e sulla Sicilia. E non soltanto con lui.
Ammetto di essermi un po’ incazzato vedendo l’infografica di Alberto Antoniazzi, un giovane designer milanese, sull’Italia e sulla Sicilia. E non soltanto con lui.
In effetti dovrebbe scrivere “Cosa nostra”, tecnicamente la parola “mafia” non fa parte del linguagio malavitoso siciliano, se non in senso positivo. Luciano Leggio docet…
anche pugliesi, calabresi, lucani e sardi avrebbero motivi di incazzarsi, noto…
cosa viene venduto sulle magliette per turisti?
Peraltro è bene indicata la zona del Trapanese, regno del non ancora preso Matteo Messina Denaro…
…
Perchè scandalizzarsi. E’ la realtà di questa terra sempre più incancrenita. O vogliamo fare finta di essere diventati i danesi del sud Europa?
Magari oscuriamo anche queste cose come le fiction i film e le notizie dei ….tg….. che parlano di mafia. Dimenticavo l’aeroporto, facciamo finta che Palermo non l’abbia mai avuto!!!!!
Ok, tutto andrà meglio.
Leggendo i commenti di questo blog ho avuto spesso la senzazione che a scriverli siano dei troll infiltrati apposta per creare un clima favorevole a determinate “tesi”.
La tecnica è sempre la stessa: ci si muove in gruppo con pseudonimi fantasiosi e assieme si lanciano questi messagini orientativi.
Osservando meglio l’immagine non dovrebbero essere solo i calabresi, i sardi, i lucani, ecc ad offendersi ma un po’ tutti. Sto tizio ha pensato di etichettare, a suo parere (mi auguro), pro e contro di ogni regione. Certo con noi ci è andato sul pesante; peccato per lui, non pensavo fosse così ignorante. Sottovalutare una terra ricca di storia e di passato come la nostra isola e ridicolarizzarla solo con mafia, disoccupazione ecc, mi sembra alquanto riduttivo (e da ignoranti). Ma è un suo pensiero. Non possiamo mica offenderci o inorridire per ogni rutto che le nostre orecchie sono costrette a sentire?
beh, non mi pare che le altre regioni siano messe meglio… la cosa più inoffensiva che ho letto è “panzerotti”!! mica roba da stare contenti…
non credo sia il caso di prenderla troppo sul personale : è una provocazione a livello “nazionale”!
Ogni regione offre il meglio , chi ha i panzerotti e chi non ha ne anche l’acqua per bere….
….non credo abbia così torto a realizzarla ma si è dimenticato le arancine….
io non mi scandalizzo; sono tornato ieri da un soggiorno di 10 giorni a Palermo e mi ci vorranno alcuni giorni per ritrovare le “giuste energie”. L’attidudine mafiosa è impressa dentro la maggior parte delle menti, si esprime con gestualità inequivocabile ( è la prima cosa che noto già all’arrivo a punta raisi ), nel modo di guardare, di proporsi, di “parlare” e anche “non-parlare”, nel clima omertoso. Cose da percepire; ma poi c’è la vita quotidiana materiale e per farti rispettare e fare rispettare la convivenza civilizzata non conto piu’ le centinaia di persone con le quali dovrei litigare o denunciarli, ma mi hanno detto che è meglio non denunciare chi ti avvelena l’esistenza per evitare ritorsioni ai miei familiari che continuano a vivere a Palermo. Poi c’è il senso di abbandono, l’apatia, l’incuria, i disservizi, l’immondizia e i vandali dappertutto; DOBBIAMO VERGOGNARCI davanti al mondo intero, altro che scandalizzarci.
LA PAURA DI INVESTIRE, cosa che crea depressione e impedisce ogni forma di sviluppo, non è il sole che mette paura e impedisce gli investimenti, ma è la mafia e i parassiti del pizzo che vogliono vivere del lavoro degli altri – da incubo, come credere che cio’ è possibile? – CHE LO IMPEDISCONO.
Ma invece di farci vomitare con la Sicilia vista dall’illustre sconosciuto di Antoniazzi, perchè Siino non ci fa sapere, per esempio, della Sicilia descritta da W. Goethe?
Perchè?
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da G. Flaubert?
Perchè?
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da Guy de Maupassant?
Perchè?
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da Dante Alighieri ?
Perchè?
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da Teocrito ?
Perchè?
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da Virgilio ?
Perchè?
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da Idrisi ?
Perchè?
Ah, Ah, se lo prendono i “lot of idiots” calabresi/campani lo ammazzano… E da quando il good weather è particolarmente in Trentino??
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da S. Freud ?
Perchè?
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da Oscar Wilde ?
Perchè?
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da Jean Houël ?
Perchè?
@Giusy, perchè forse tutti noi, non l’abbiamo conosciuta quella Sicilia, che sicuramente non è quella odierna, e che forse tu hai conosciuto solo attraverso le tue letture.
Perchè Siino non ci fa sapere della Sicilia descritta da D.H. Lawrence ?
Perchè?
Non è così, cara pepsi, anche moltissimi autori importanti contemporanei ne parlano allo stesso modo di quelli citati da me!
Io comunque aspetto una risposta da siino.
@Giusy, capisco e ammiro i tuoi buoni motivi, ma ricordati che gli altri ci vedono da fuori, e quello che vedono, è quello che noi stessi indossiamo.
ps. sono un caro!!
Sentiamo qualche importante personaggio contemporaneo a proposito della Sicilia:
Giovanni Agnelli
Della Sicilia ho ricordi molto belli, lontani e recenti. Ricordi di luoghi pieni di luce, di colori e di profumi, e di persone squisite: credo che nessuno al mondo sia gentiluomo come sa esserlo il gentiluomo siciliano; sono persone speciali. E allora penso immediatamente a Raimondo e Galvano Lanza di Trabia, miei meravigliosi amici, e a quelle giornate deliziose di anni lontani trascorse in loro compagnia alle Terre Rosse a Palermo, o al Castello di Trabia, sul mare verso Bagheria. Così come mi tornano alla mente Gaetano Hardouin di Belmonte o i Moncada di Paterno. Tutti siciliani e tutte persone di grande qualità. Alle Terre Rosse di Palermo ricordo anche, negli Anni Quaranta, un incontro con Vittorio Emanuele Orlando, giurista e ministro dei Governi Giolitti di inizio secolo e poi deputato alla Costituente e senatore a vita: un’altra nobile e bella figura di galantuomo siciliano, che ispirò tutta la sua azione politica al rispetto delle libertà costituzionali. Altri grandi siciliani che ho conosciuto e apprezzato sono stati Ugo La Malfa e Leonardo Sciascia, ai tempi in cui collaborava con La Stampa. Poi la Sicilia significa la Targa Florio, corsa leggendaria che ha fatto la storia dell’automobilismo italiano. Una gara affascinante attraverso le Madonie, tra montagne e paesi, cui partecipavano grandi piloti e grandi macchine del tempo: Taruffi vinse nel 1954, l’anno dopo Stirling Moss, nel ’60 mi pare Graham Hill. Correvano la Lancia, Alfa Romeo, Bugatti, Mercedes. Fin qui sono tutti ricordi di terra, ma anche del mare di Sicilia conservo delle belle immagini, una molto recente. E’ di poco tempo fa, quando ero in barca su quelle acque e ho assistito, davanti a Messina, alla pesca del pesce spada: uno spettacolo di grande effetto. La Sicilia è uno di quei luoghi in cui torno sempre con molto piacere, per la squisitezza delle persone e la bellezza dei posti.
Franco Nero
Sicilia! Non posso dire di conoscerla bene, le mie uniche occasioni sono state quelle legate al lavoro; di recente sono stato a Palermo per il mio ultimo film, ma non era la prima volta, già conoscevo questa città. Un po’ caotica se vogliamo, ma devo dire molto viva; rivedendola dopo tanti anni l’ho trovata bella e migliorata. Ho voluto fare un giro nella zona antica e ho provato una forte emozione quando sono entrato allo Spasimo, un posto eccezionale e suggestivo. Mi hanno raccontato la storia della sua riapertura, ed ho capito cosa vuoi dire avere voglia di fare, mi hanno detto sia stata una scommessa con il tempo e lo scetticismo di chi ancora crede che a Palermo tutto sia inutile.Di sera ho fatto una lunga passeggiata alla Marina, ne avevo voglia dopo aver visto quest’anno in televisione le immagini girate durante il Festino. Purtroppo non ho potuto fare di più, il mio tempo era poco e la maggior parte di questo dedicato al set. Ricordo, tanti anni fa, circa venti direi (sono tanti lo so) quando con il regista Damiani girai il Giorno della Civetta, mia partner era Claudia Cardinale; fu un periodo speciale per me, fu come penetrare in un luogo fuori dal tempo e lontano da ogni altro posto. Il paesino dove giravamo le scene era bellissimo, antico e in mezzo a veri siciliani la nostra troupe si allocò per mesi e per tutto il tempo confesso di avere vissuto sensazioni particolari. Era la mia prima volta in Sicilia; nel film, tratto da un racconto di Sciasela più volte riletto che mi aveva estremamente colpito, interpretavo la parte di un ufficiale dei carabinieri settentrionale, un uomo che credeva nei valori di una società democratica contro l’immobilità di vecchi interessi costituiti. Ricordo come la gente del paese ci guardava durante le riprese, sembrava indifferente all’apparenza, era come se non ci vedessero, forse il tema trattato, non so; ma avveniva che alla fine della giornata, fuori dal set, l’atteggiamento mutava e con un calore genuino ed una cordialità inaspettata. Si finiva sempre a fare gran mangiate e bevute nella piccola trattoria che c’era in piazza. Quel periodo trascorso in Sicilia è un ricordo che conservo. Quel paese, la sua gente, il cibo, mi avevano totalmente conquistato, ancora oggi non dimentico i vecchi, seduti sulle sedie in piazza a ridosso dei muri con i loro abiti scuri, silenziosi a scrutare intorno aspettando che passasse la giornata, mi colpirono moltissimo e ancora oggi conservo quell’immagine nella mia mente. Quello che ho visto della vostra isola mi è parso tutto molto bello, la natura ma soprattutto la gente. Quasimodo disse dei siciliani che sono persino leali nell’operare il male, che sanno punire i vili, che disprezzano gli uomini dal cuore servile, che amano la giustizia e che per essa hanno dato l’anima alle foreste e alle rupi; e De Amicis scrisse : “O divina Sicilia! Quanti italiani che hanno corso nel mondo per diletto moriranno senza averti veduta!”
Lucio Dalla
Dalla prima volta che ho messo piede in quest’Isola mi ha affascinato, mi ha fatto sentire esattamente a casa, tanto che poi una casa l’ho pure acquistata, a Milo alle pendici dell’Etna. Ci vivo nei mesi estivi. Io non so, o forse sì, perché la Sicilia è nel mio cuore: la gente è squisita, la vita è diversa, è un incrocio di cultura, di costumi, di fatti sociali… “
Luciano Benetton
La Sicilia è una terra calda e ospitale. Un’isola generosa e accogliente dove, nel corso dei secoli, tanti si sono fermati: greci, cartaginesi, romani, arabi, normanni, spagnoli, austriaci, sabaudi. Tutti hanno lasciato qualcosa e qualcosa hanno portato con sé nei propri Paesi d’origine. Per questo mi piace immaginare la Sicilia come il risultato culturale, architettonico, umano e sociale di tante sovrapposizioni secolari e, nel contempo, pensare che un po’ dello spirito e della natura siciliana siano disseminati nel mondo. E apprezzo molto il nuovo volto della Sicilia, quello dei giovani ritratti da Oliviero Toscani in uno dei nostri cataloghi. Ragazze e ragazzi con idee chiare sul loro futuro: aperti, senza dimenticare la grande tradizione siciliana, al mondo e alle sue molteplici realtà. Anch’io, nelle mie frequenti visite per lavoro o vacanza, sono sempre stato accolto con gentilezza e ospitalità. La collaborazione professionale è stata facile e proficua per la capacità dei siciliani di onorare gli impegni, il loro solido attaccamento ai valori, la generosità e il senso profondo di riflessione. Il tutto condito spesso da una sottile ed acuta vena di ironia. Venire in Sicilia è anche ritrovare la bellezza semplice e perfetta della natura: il fondersi in un unico scenario del blu del mare e dell’azzurro del cielo. I profumi degli aranci e della macchia mediterranea che nell’aria incontrano gli effluvi salini del mare. La luce metafisica e antica della Valle dei Templi di Agrigento. Cos’è per me la Sicilia? Uno dei luoghi in cui mi piace tornare.
Katia Ricciarelli
Magnifico giovane di marmo bianco: chi altro per innamorare lo sguardo viandante approdato a Mothia! Perché scegliere l’umiltà di un sasso, uno scoglio nel mare per costruire mura poderose, un bacino di carenaggio che suggerisce ricchi approdi; per regalarsi tappeti musivi di tale fattura? Per me è mistero e la storia può tentare di fornirmi la sua lettura razionale, ma il mistero è ben più affascinante. E affascinante è quest’isola piccolissima assediata da un silenzio di cicale che vibra di ricordi. Affacciata su due mari, uno vero, grande, profondo con onde e correnti, con tutti gli ingredienti “giusti” per un mare; l’altro piccolo, racchiuso, basso, vibrante di alghe, unico moto notevole di una superficie oleosa e serica: mi dicono che sotto quest’acqua c’è una strada lastricata. Che matti, che geni quegli africani di Cartagine. Non manca neppure la foto ricordo, la cartolina “Saluti da Marsala”: sarà possibile concedersi anche una sana banalità un paio di volte nella vita? E sia: tramonto rosso arancio sulle vasche delle saline indaco e rosa con tanto di mulini a vento olandesi! Lasciarsi Mothia alle spalle e raggiungere Marsala non è certo un viaggio, è un passo; eppure è un altro mondo, di storia a strati, di splendidi edifici di questo Barocco siciliano che ha imprigionato il sole nella pietra, che ha permesso a scalpellini scultori di riprodurre, irriverenti, la natura. Che matti e che geni questi greci, arabi, normanni, siciliani d’Italia.
Maria De Filippi
Sono siciliana nel cuore, anche per esperienza quotidiana: dall’adolescenza fino ai ventidue – ventitre anni ho passato tutte le estati nel catanese. La mia migliore amica di quel periodo era nata a Catania da madre di Mascalucia e padre di un paese del circondario. Ho avuto un fidanzato siciliano, allora risiedeva a Pavia, era di Palermo. Una bella storia da ricordare, assolutamente si. Purtroppo nei film vengono illustrati spesso solo gli eventi negativi della Sicilia, ma poi in effetti non è così. Ogni volta che la presentano, la presentano in quel modo ambiguo e maligno, per cui vedi la persona siciliana come un mafioso, ma poi non è assolutamente vero. O quanto meno è una verità parziale. Io respingo facili e comode equazioni, non vedo la Sicilia come il centro di criminalità e di delinquenza. Penso che queste realtà non si sarebbero mai sviluppate se ce ne fossero state altre. Dire con Ghoete che la Sicilia è la chiave di tutto può apparire come un concetto esasperato, anche se solo in parte, perché è anche vero che le persone intelligenti vengono più da qui che da altre parti. La Sicilia può essere definita al limite “motore” di un paese, assolutamente. La Sicilia è “luogo dell’anima”; ci sono posti in cui quello che hai dentro lo ritrovi con facilità davanti a una testimonianza dell’arte o al sublime della natura. Due o tre “siti” da non perdere durante un viaggio in Sicilia: Taormina, la Piazza del Duomo a Cefalù, Sciacca.
Si potrebbe continuare all’infinito…
Ci si chiede, allora, perchè si scelgono sempre personaggi squallidi per parlare della Sicilia?
Perchè?
In attesa di una qualche risposta significativa, continuiamo con la carrelata:
Rita Dalla Chiesa
Ho un rapporto viscerale con la Sicilia, � la terra che amo di pi� in assoluto e questo da quando ero piccola perch� da bambina, poich� mio nonno era anche lui ufficiale dei Carabinieri e comandava non mi ricordo bene che cosa a Palermo, abitavamo nella legione carabinieri in corso Vittorio Emanuele dove sono tornata pi� avanti con mio padre. Ricordo che da bambini venivamo mandati da Milano a Palermo ogni estate e per questo le mie estati le ricordo solo e soltanto a Palermo: gli anni pi� belli in assoluto della mia vita, non ricordo di averne mai passato di pi� belli. Una sensazione forte. Devo dire che l’impatto con Palermo e con la Sicilia, per me che venivo da Milano consapevole che non era una vacanza ma che ci sarei dovuta restare, inizialmente � stato abbastanza difficile e poi il profumo, i colori, il mare, la gente e anche questa violenza, ma la violenza della passione al negativo e al positivo che si respira in Sicilia, mi hanno conquistata immediatamente e mi si sono incollati sulla pelle. Queste cose non sono pi� riuscita a mandarle via nemmeno quando la Sicilia mi ha restituito in maio modo l’amore che io avevo per lei. Parlo del momento del conflitto, poi superato, che credo di avere avuto con la Sicilia, perch� comunque la mia famiglia e mio padre, prima di tutti, erano innamorati della Sicilia e di Palermo e perch� sapevo che niente di quello che mi arrivava veniva direttamente da l�. E qui si potrebbe aprire un altro discorso .Voglio invece ricordare le calde estati di Capo D’Orlando, dove trascorrevo alcuni giorni di vacanza in casa di amici, quegli scogli, quel mare e il gelato di cioccolato che si mangiava alla Tartaruga, che allora era una gelateria con la spiaggia davanti e oggi credo sia diventato un grande albergo. Stavamo l� sui muretti della Tartaruga con questo gelato al cioccolato, il pi� buono in assoluto che abbia mai mangiato nella mia vita, dalla mattina al tramonto e poi la notte si andava a ballare. Ricordo la costa di Sant’Agata di Militello, incredibilmente bella, e Santo Stefano di Camastra famoso per le sue ceramiche che trovo meravigliose: le comprer� per la mia nuova casa, per portare con me un pezzo di Sicilia. In qualche modo l’isola che amo di pi� � Sfromboli, ci sono stata in et� adulta e dopo che papa non c’era pi�. Ci sono voluta andare con mio marito e insieme siamo stati anche a Favignana e devo dire che anche se sono due isole molto diverse tra loro, 1′ ospitalit� della gente � la stessa. Rimango sempre colpita della facilit� di rapporto con i siciliani perch� non � vero che sono diffidenti, il siciliano deve sapere che la persona che va in Sicilia li ama, capito questo tutto � pi� facile. Sono molti i pregiudizi che dovrebbero essere cancellati perch� la Sicilia � una terra di grande amore, � il profumo acre che si respira appena si atterra all’aeroporto di Punta Raisi, profumo di mare fortissimo che non ho mai sentito da nessuna altra parte, tranne forse in alcuni tratti della Puglia, per� nemmeno l� � come in Sicilia: sensazioni forti, amori grandi e poi io sono golosa e la cucina siciliana � incommensurabile”.
A questo punto potrei parlare anche di Adamo ed Eva…secondo me il paradiso terrestre era qui! 😀
E questa sarebbe una risposta… intelligente?
Cara Giusy, allora io sto bene.
Valeria Moriconi
Confesso la mia incapacità, come posso raccontare le mie impressioni, le immagini, le emozioni che questa terra mi ha sempre fatto nascere “dentro” nel cuore del mio cuore? Le emozioni si ripetono sempre, anche se ormai quest’isola non ha quasi più segreti per me. Continuo a pensare che la Sicilia sia la memoria della mia giovinezza e anche se la giovinezza si ripropone con prepotenza e rivive con il profumo della zagara, con l’aria tersa di Taormina, con i mosaici di Monreale e di Piazza Armerina, con le sterminate campagne verdeggianti, con i Templi di Segesta, di Agrigento, di Selinunte, con le strade infuocate di alcuni paesi dell’interno, con quella svettante cima dell’Etna che si pavoneggia solitaria, con le migliaia e migliaia di piccoli soli che occhieggiano tra le verdi foglie degli alberi, con le spiagge bianche inaspettate e solitarie, con i teatri… anzi ” I TEATRI” dalle mille e mille e mille mani che applaudono, con i silenzi di certe rocche solitarie, con il freddo pungente delle notti e le stelle sulla testa, con i visi sconosciuti e noti e gli occhi, tanti occhi, neri come olive nere, profondi, sorridenti, ironici, intelligenti, languidi, rissosi. Questa terra antica è la mia casa, mi fa sentire vitale, mi parla di cose sconosciute ma che ho vissuto in altre vite, mi fa addormentare e svegliare con il sorriso. Sì, la Sicilia è nel mio DNA.
L’ennesima provocazione del ca***
Gianfranco Ferrè
II mio brevissimo “racconto siciliano” inizia con una constatazione. Purtroppo la mia conoscenza di questa straordinaria isola è molto meno profonda di quanto mi piacerebbe. L’ho visitata, certamente, per lavoro e per vacanza, facendo il possibile, nei giorni e nelle settimane che vi ho trascorso, per scoprirne e conoscerne l’anima. O meglio, le anime. Ma le ragioni del lavoro e della vita mi hanno portato più spesso altrove: mi hanno legato a Milano, la città dove si colloca naturalmente gran parte delle mie esperienze più significative, mi hanno portato a Parigi, a New York, a Tokyo… E sempre con un ritmo intenso e travolgente, che qualche volta mi ha impedito di fermarmi più a lungo dove avrei voluto, di approfondire interessi e passioni, di seguire la mia naturale, irresistibile propensione alla curiosità. I miei ricordi siciliani sono perciò frammentari, più vicini a delle impressioni che non a delle immagini dai contorni netti e precisi. Ma sono impressioni forti, profonde, vive. Forti come la Sicilia e i Siciliani. Impressioni che risvegliano emozioni anche a distanza di anni, che lasciano un segno. I miei ricordi iniziano con la Sicilia delle Città. Con Palermo, innanzitutto. Grande e forte, il cuore della Sicilia. Una grande capitale, in cui ho ritrovato i segni vivissimi, le tracce fastose di una civiltà urbana antica di secoli, abituata alla bellezza, al lusso, anche all’ostentazione. Il normanno puro della Cappella Palatina o di San Giovan Eremiti, il normanno che conserva addirittura tracce di arabo, come San Cataldo, il normanno che si amalgama nel Barocco, come la Martorana. Chiese, chiostri e palazzi: i secoli della storia diventano millenni, la vita della città, la sua evoluzione costante traggono forza dalla memoria. Immagini che mi hanno incantato. Come i giardini di Palermo. I giardini delle sue ville, talvolta dotate di un fascino quasi incomprensibile, assolutamente inquietante, come la Villa Palagonia a Bagheria, talvolta semplicemente bellissime e raffinate, come le tante ville Liberty che raccontano lo stile di vita prima ancora che l’agiatezza ed il prestigio delle famiglie che le hanno volute. Poi c’è la Sicilia del mare nei miei ricordi. Delle coste e delle tante, piccole isole che circondano la grande isola. C’è Lipari, con la Cattedrale, il Museo, il Parco Archeologico collocati in una scenografia ideale, perfetta umanamente e naturalmente. I segni della civiltà, dell’ingegno umano che si stagliano davanti allo scenario del mare e del cielo. Sembrano eterni, immutabili, senza fine e senza confini. Ed in qualche modo lo sono. La luce e l’azzurro del cielo che ho trovato, quando avevo poco più di vent’anni, in un’estate lontanissima a Lipari, li ho ritrovati, quasi con sorpresa, pochi anni dopo nell’Egeo ed ancora in Andalusia. Ma, riflettendo, mi sono detto che non vi era ragione di stupirsi. Il cielo del Mediterraneo è inconfondibile. E unico. Ci sono tante altre Sicilie. Nei frammenti, piccoli e un po’ sparpagliati, dei miei ricordi. E fortunatamente anche nella nostra cultura e nella nostra storia, in un patrimonio ideale che è di tutti. In cui la Sicilia ha lasciato dei segni. Forti e profondi. Come le impressioni che ho conservato io.
Umberto Veronesi
Scrivere della Sicilia, ricordare dei luoghi, ricordare “quel luogo” che nella memoria rimane impresso come sulla pellicola dell’anima. Non è facile rintracciare nel bagaglio di parole che ognuno di noi si porta dietro, quelle giuste per parlare di sentimenti, di sensazioni, di sensi. Ho incontrato un giorno una donna di Sicilia che mi ha detto: è terribile e commovente dire “la mia terra” standone lontana. Sento di avere tradito e di essere stata tradita per avermi lasciato andar via. Così sono i siciliani, sentimentali e duri, lucidi nel loro senso della tragedia, appassionati nel loro radicamento spesso irrazionale. Così sono i siciliani: come questa loro terra magnifica e impietosa dove il Festino di Santa Rosalia sfida con la sontuosità barocca l’ingiustizia della miseria. Contrasti, distanze: il gelo di Erma in inverno e il caldo africano dello scirocco rosso del Sahara; la neve bianca dell’Etna sotto il sole accecante che annulla il limite orizzontale fra cielo e mare. Mare di cristallo e polo petrolchimico di Gela; raffinerie di Milazzo di fronte allo stupore delle Eolie: questa terra sembra saper sopportare tutto così che lo sconforto di fronte al degrado troppo spesso causato dall’uomo può diventare stupore di fronte alla natura che resiste e restituisce il senso di immensità che un mare di notte, nero cielo con le sue stelle di lampare, può dare solo qui: in Sicilia.
Alessandra e Fabrizio Ferri
Chi cerca nella danza la sintesi di tutte le arti, subisce il fascino degli spazi che ne sono supporto per la sua espressione. Da qui il fascino del piano della Magione che si apre, improvviso e inatteso, sulla via che conduce al mare dal groviglio urbanistico e in cui si legge il tessuto medievale circondato dalle grandi arterie frutto degli sventramenti dell’inizio del secolo. Vi si riassumono le contraddizioni passate e presenti di questa città che non ha mezzi termini, estrema nelle passioni e nei rifiuti, nella ricchezza e nella povertà, nella vita e nel suo annullamento. I confini fisici di questo spazio, oggi, vanno dalle rovine di maestose costruzioni aristocratiche ad una povera architettura rabberciata, traccia di edifici che un tempo non avevano alcun fasto forse per dare un maggior risalto, o per probabile deferenza, verso le dimore della classe dominante.
Una chiesa, gioiello del periodo arabo normanno con il suo piccolo giardino di cui oggi cogliamo immediatamente le absidi, quasi timorosa nelle sue ridotte dimensioni, contraltare del monumentale complesso dello Spasimo, che, pur distante dal perimetro, sovrasta con il suo non finito tutto il quartiere e ci riporta ad immaginare quando si erigeva sui bastioni con effetto maestoso sugli osservatori. Gli scavi archeologici hanno messo allo scoperto viabilità e costruzioni del precedente millennio, testimonianza di un nucleo importante di civiltà guidata dal dolce clima e dal golfo sicuro. In un angolo, le rovine di un piccolo teatro settecentesco di deliziosa fattura originaria che dimostra un’altra passione per i luoghi d’espressione artistica, con la disposizione centrale del palcoscenico, ma un eguale forte abbandono.
A chi, poi, coglie la realtà attraverso un obiettivo, si aprono le forti contraddizioni del tessuto sociale come il peregrinare dei poveri al convento delle suore indiane, perfettamente integrate nel tessuto palermitano, dove gestiscono un’opera di accoglienza e di assistenza, un angolo d’Europa in cui questa presenza è importante, forse più che nella loro nazione che ha certamente un livello di bisogni non paragonabili. I bambini raggiungono le scuole attraverso questo spazio assolato, sollevando la polvere del fondo non pavimentato ed il pomeriggio, raggiunte le abitazioni nei meandri dei vicoli, tornano in piazza con i loro giochi. Tutto poi si trasforma quando, per la festa della santa patrona, nel vicino lungomare i giochi di fuoco di Santa Rosalia si stagliano nel cielo quasi a coprirlo o quando in estate diventa centro del colore degli spettacoli in piazza, con saltimbanchi, teatranti, acrobati. Ma la stagione di gloria è brevissima, si torna immediatamente alla contraddizione del totale abbandono da parte della città, torna possesso esclusivo del quartiere, a pochi e forti colori. Tuttavia s’intravedono gli inizi di un giusto riscatto che come tutte le passioni sarà improvviso, e Palermo si riapproprierà di questo spazio dandogli dignità, ma quale rimpianto per il fascino di queste contraddizioni vitali!
Loredana Vanni
Della Sicilia conosco Palemo, Catania, Siracusa, Agrigento, Messina; conosco le Madonie e Noto, la Valle dei Templi e Palma di Montechiaro; la sontuosa raffinatezza del Palazzo Ganci dove è stato girato il grande ballo del Gattopardo e le surreali architetture scenografiche di Noto; le catapecchie di Palma dove fino a ieri i bambini giocavano sul pavimento con le capre e le strutture avveniristiche delle fabbriche.
In Sicilia ho incontrato giovani donne determinate a costruirsi un futuro e un lavoro con una passione che non ha niente da invidiare alle loro coetanee del profondo Nord e donne immerse in un buio ancestrale che lavoravano a mano i capelli tagliati alle contadine per farne delle parrucche.
Della Sicilia mi ha colpito la luminosa armonia e la drammatica ambiguità, la generosità e la diffidenza, la voglia di farsi conoscere e quella di sfuggire all’attenzione. Per mesi, al ritorno dal mio viaggio, ho avuto negli occhi le immagini che avevo colto e nella mente le parole che avevo ascoltato. Una realtà meravigliosa e difficile. Un paese dove la natura e gli uomini sembrano mossi, a momenti, da un irreprimibile desiderio di distruzione. La lava che travolge qualunque difesa nella sua corsa incandescente, la mafia che non si ferma di fronte a nessun orrore, a nessuna opposizione. Da sempre si guarda alla Sicilia con un sentimento d’amore e di sofferenza, di ammirazione e di timore: soprattutto con una dolorosa voglia di capire.
Ma non c’è il rischio di fermarsi agli eventi drammatici e di dimenticare quanto sia stupenda questa terra, e quanto straordinaria la sua gente?
Se questo numero di “Meridiani” contribuirà anche per un cenno, un’immagine, una parola a ricordarcelo, averlo fatto avrà un senso.
Non penso che l’infografia stia mettendo in discussione tutte le bellezze e i monumenti di cui la sicilia fortunatamente ne è piena; Ma solo di quel siciliano ,che negli ultimi decenni ,ha con la sua peculiarità, tolto la luce a tutto questo.
Bruno Zevi
Ci sono precise motivazioni che spiegano perchè io amo la Sicilia più d’ogni altra regione:
1. La sua architettura è composita, intricata, difficile, impura, variatissima, spesso contraddittoria, talora grottesca. Comunque rifugge dal purismo, dall’elementarismo di matrice toscana, sempre al limite dell’accademia formalistica. L’architettura sicula è sanguigna e, al confronto, tutte le altre sembrano esangui.
2. L’estetica sicula è fluttuante, una convergenza di etimi remoti mischiati insieme senza pretese di coerenza o omologazione. I venti che la animano e la sollevano vengono da lontano, da nord e da sud. Diffida soltanto della penisola soffocante nel suo ordine e, tanto più, nei suoi ordini. E’ cosmopolita.
3. Ciò è vero dai tempi normanni all’Art Nouveau. Ernesto Basile non poteva maturare che in Sicilia. Quando la penisola si trascinava stancamente nell’inerzia tradizionale, la Sicilia spaziava.
4. I miei pochissimi amici sono tutti siciliani. Con Mario Alicata ho vissuto per tre anni, al liceo Tasso di Roma, nello stesso banco la mattina, e il pomeriggio e la sera. Tutto quello che so l’ho imparato da lui o insieme a lui: dalla poesia di Guido Gozzano alla lotta clandestina antifascista.
Ci sono figure che costituiscono un riferimento costante per me; Pirandello (anche Fausto); Giuseppe Samonè direttore della scuola di Venezia, dove ho insegnato per quindici anni; Edoardo Caracciolo, appassionato urbanista.
5. Conosco ogni metro quadrato dell’isola. Da giovane, ho passato una notte disteso su un tempio di Agrigento. Nel 1953 ho organizzato una gita nel latifondo: tre giorni e tre notti senza mai toccare una città o un paese. Il latifondo mi è entrato nel sangue.
6. L’affetto per la Sicilia è stato poi esaltato dalla lunga collaborazione con Danilo Dolci. La marcia contro la mafia resta indimenticabile, potrei descriverla in un romanzo.
7. Last but not least, con la Sicilia ho un legame arcano di cui non parlo.
Giorgio Armani
Ho un’esperienza bella, lunga, affettuosa e magica con Pantelleria, estrema propaggine selvaggia e sensuale di una regione che mi affascina molto, come tutto il meridione d’Italia, ma più di altre per il bagaglio storico e culturale che porta con sè. La Sicilia ha per me il volto della vacanza, soprattutto perchè fino ad oggi il mio lavoro non mi ha permesso di vivere altro che una realtà quotidiana e metropolitana! Ma sono sulla via del ravvedimento …e mi sono prefisso di dare più spazio alla mia vita della quale fa parte anche la grande curiosità di conoscere e approfondire, di viaggiare e vedere. E la Sicilia è già in lista! D’altra parte la mia mente corre ad un insieme di forti sensazioni artistiche quando penso alla Sicilia: vivo come inevitabile il richiamo a Leonardo Sciascia, a Pirandello, a Tornasi di Lampedusa, a Gesualdo Bufalino. Così come resteranno sempre dentro di me film come II Gattopardo e Divorzio all’italiana, “colonne sonore” come la Cavalleria Rusticana, visioni architettoniche di bellezza sconvolgente come i templi di Agrigento e il barocco di Noto, pagine storiche come lo sbarco dei Mille a Marsala e, molto più prosaicamente, la pasta con le melanzane, le granite e la brioche col gelato. Seguo naturalmente attraverso i media la vita del nostro paese perchè amo essere al corrente di tutto ciò che succede e direi che la Sicilia è un problema politico, sociale ed economico dentro un paese che ha problemi politici, sociali ed economici, con l’aggravante di essere geograficamente “periferica” rispetto al Nord della grande produttività e al Centro della grande politicizzazione. Per troppi decenni non ci si è preoccupati nè occupati del sociale, della politica, dello sviluppo e tanto meno di quella economia di interi importantissimi “pezzi” d’Italia fra i quali si può annoverare la Sicilia. Come non prevedere che molto sarebbe andato alla deriva, che la mafia avrebbe avuto terreno fertile per agire indisturbata e procurare danni difficilissimi da sanare? Ma l’immagine della Sicilia che domina la mia mente è quella di un posto magico dalle tante sfaccettature da scoprire, dell’insieme di città, paesi e villaggi che restano in qualche modo “sospesi” nel tempo, nella memoria, nell’emotività; di luoghi, di luci e suoni che ti invitano alla riflessione e all’introspezione. In ognuno di noi c’è un tratto somatico o psicologico vicino a quelli siciliani. Io stesso, che sembro il prototipo dell’italiano mitteleuropeo, metto nel mio lavoro una passionalità e un ardore molto, più vicini alla Sicilia che all’Austria! La Sicilia rappresenterebbe una risorsa per il futuro dell’Italia se venisse portata a galla e spinta al massimo la vocazione della regione al turismo come è successo in Spagna, Grecia e Turchia alle cui bellezze geografiche e culturali la Sicilia non ha nulla da invidiare. La Sicilia è certamente un luogo dell’anima, un immenso impero di ricchezze culturali, con pezzi di paradiso ancora incontaminati: credo che le mie dichiarazioni, in linea con i miei sentimenti, siano al limite della “dichiarazione d’amore”!
Anche io sono furibondo… come si fa a sostenere che la pizza migliore è in Toscana?!?!?!?
35 milioni di disoccupati? Tutti in sicilia? Ah, ecco perché siamo stretti come sardine! Sig. Antoniazzi, lei mi pare un poco “gnurant” come dicono dalle sue parti.
La verità, caro siino, è che non è affatto vero che ti sei incazzato, come dici all’inizio, per questo disegnino demenziale.
A me, invece, pare che li vai cercando per “impiattarci” continuamente la solita minestra tendenziosa.
@Giusy
abbiamo capito che hai letto abbastanza e soprattutto che sai usare bene google ed il copia&incolla. Rimane comunque una sensazione di disagio quando si parla della Sicilia. Sono uno dei tanti che, come direbbe qualcuno, ha “tradito” la propria terra per vivere all’estero, ma sono il primo ad infuriarmi quando vedo certe provocazioni. Ho letto anch’io parecchio e spessissimo ripeto le parole di Goethe quando cerco di descrivere la mia AMATA terra. La verità é comunque che il connubio Sicilia=Mafia (che non condivido) é universalmente riconosciuto all’estero. Tralascio il numero di volte al giorno che mi sento dare del “mafioso” come fosse un gioco, faccio finta di non notare che alla mensa dove lavoro la settimana scorsa la pizza sicilienne era etichettata “pizza cosa nostra”; non posso però non condividere una strana sensazione di IMMOBILISMO ed ARRETRATEZZA ogni qual volta torno a casa.
Conoscere la storia e la letteratura é importante per capire dove si é oggi, ma non é con Goethe o Al Rujari che si può dimenticare/giustificare il pizzo dei posteggiatori, l’inciviltà dei cittadini, la sporcizia che impera ovunque, il degrado culturale, la mancanza di regole, il nepotismo, la corruzione e, diciamolo pure, la MAFIA. Molte di queste cose sono peraltro condivise da molte città italiane ma ti assicuro che vivere in un altro paese ti mette in difficoltà nei confronti del tuo passato.
Io continuo a leggere, e cercare di capire ed amare la mia terra natale; il problema é che il 99% dei siciliani (e degli italiani) continua a non farlo…
Voglio sperare che per riprodurre qui certi testi vi sia l’autorizzazione da parte di eventuali titolari dei rispettivi diritti…
Io mi sono incazzato sia perché ci si rappresenta in un certo modo sia perché ci sono dei fondamenti per rappresentarci in un certo modo.
Per cominciare ad amare la Sicilia bisogna cominciare a parlarne bene, altrimenti ci si continuerà ad avvitare all’infinito nelle sue disgrazie.
giusi, apprezzo il tuo sforzo di copia incolla, ma alcune delle persone da te citate forse hanno visto la sicilia solo dalle loro splendide ville di pantelleria, altri ci sono venuti in vacanza, magari ospiti della nobiltà siciliana, altri hanno studiato solo i meravigliosi monumenti, altri son morti da troppo tempo per sapere cosa ne penserebbero oggi.
comunque concordo con bulgakov: “come si fa a sostenere che la pizza migliore è in Toscana?!?!?!?”
ecchec
Giusy senza dimenticare però di fare autocritica, altrimenti manca una parte.
Io vedo che quà si fa solo autocritica.
A parte il fatto che non è vero perché non proponi un post tu che ti ospitiamo? 🙂
Te li ho già proposti prima.
Commovente, oltre che ingenua, la difesa di giusy ( non è un nome siciliano, ai tempi di mia nonna si diceva “peppina” o “pippina”, italianizzato in Giuseppa o Giuseppina ) che è andata a cercare bellezze naturali che non sono opere umane, e poi il mondo è tutto bello, o quasi; è andata a cercare monumenti costruiti per la maggior parte da stranieri; è andata a cercare le impressioni di gente che viene in vacanza qualche giorno in ambienti privilegiati isolati dal contesto sociale, è andata a cercare dichiarazioni di qualche secolo fa. Tutte cose in contrasto con la vita quotidiana che da 150 anni ad oggi si degrada ogni giorno di più per arrivare alla decadenza da vomito attuale; il pizzo e la mafia, e l’immondizia ovunque, e l’incuria, e il precariato, e il sottosviluppo economico, e l’amministrazione pubblica in mano a dilettanti incapaci, non sono invenzioni di un Antoniazzi qualsiasi, e negarle è un’operazione da cog…ni.
condivido le ultime due battute di Tony.
inoltre io mi incazzo perchè è vero e non mi incazzo con antonazzi, ma con tutti quelli che hanno reso e rendono la sicilia nota per queste cose.
che poi la sicilia sia meravigliosa dal punto di vista storico-culturale e naturalistico è fuor di dubbio così come è fuor di dubbio che quando percorro una certa strada provinciale e ci metto DUE ore per arrivare (ahimè spesso) all’aeroporto (circa 70 km…)mi incazzo mooooolto di più!!
Mi sono spiegato male: scrivilo, firmalo, inviacelo.
Non ci capiamo davvero, allora.
Se io scrivessi qualcosa potrebbe essere considerato di parte.
Ma se a scrivere sulla Sicilia sono personaggi importanti non siciliani,allora nessuno potrebbe obbiettare.
Del resto il post da te proposta si incentra sul lavoro di un milanese.
NO WATER???
Chisto secondo me è §(\#unito
Ah, capisco: armiamoci e partite.
Ma di che vai parlando, ti ho riempito il post con citazioni esemplari e vieni a dirmi armiamoci e partite ?
Ah ti sei incazzato? E’ perchè?
quella che in Sicilia chiamano mafia a Milano la chiamano alta finanza.
Giusy non fare la finta tonta. Mi chiedi di scrivere un post del tenore delle tue citazioni, io ti chiedo di farlo tu, tu cerchi di ripassassarmi la palla: fallo tu, firmalo e invialo e ti ospiteremo…altrimenti per me si chiama armiamoci e partite. 😉
Si, ma l’alta finanza non se la prende col povero e piccolo commerciante!!!!!!!!!!!
@giusy ——— “Nietzsche è impazzito, ma se l’è meritato. Qui invece di pazzi ne abbiamo fin troppi che non se lo sono sudato, non se lo sono guadagnato”
sono andato a dare un’occhiata al sito del giovane Antoniacci. E’ bravo devo ammetterlo.
La sua Italia del post è piena di luoghi comuni.
Scontata.
Dovrebbe riprovare, può fare di meglio.
Un consiglio:
Forse non c’è una sola Italia ma tante, dipende dai gusti.
La sicilia di Giusy mi piace, ma sta scomparendo.
Ahimè!
mi scuso per l’errore : Antoniazzi
ghinoditacco? nooooo!!!! di bettino ne abbiamo avuto abbastanza, e del suo discepolo ne stiamo piangendo i “decreti”……
niente a che vedere con bettino.
se devo giustificare il mio nickname, ditelo.
Valeria Marini: “amo la Sicilia perchè c’è la sabbia e quindi mi ricorda l’Isola dei Famosi”
Su flickr i commenti sono: che bello, fico, troppo bravo questo designer. Sarà bravo col photoshop. Ma se uno è ignorante, ahimè, ignorante rimane e i suoi contenuti saranno sciocchi e banali. Se poi voleva fare una provocazione, inserendo nella sua “infografica” una serie di luoghi comuni, è riuscita molto male.
qualcuno la fermi!!!!
scherzi a perte, fa bene Giusy a ricordare anche i commneti positivi, se non ne tenessimo conto saremmo disonesti con noi stessi. Si, certo, problemi ce ne sono e tanti e qui se ne parla parecchio… ma ogni tanto, oltre alle solite timpulate, diamoci anche qualche carezza…
e sono d’accordo con chi diceva che lo scandalo maggiore e associare pizza e toscana: qui è milioni di volte meglio!!!!
giuliana, veramente la pizza buona la fanno a napoli, in toscana c’è la chianina ed il caciucco, a palermo fanno buone le arancine e le cassatine, la cosa che mi fa veramente “incazzare” e che nessuno dica mai che il cous cous trapanese è il migliore del mondo…sempre a parlare di mafia e disoccupazione..ecchepp…tra un po’ fate pure la google maps dei latitanti più famosi (trapani batte palermo?)…siete proprio dei disfattisti lagnosi, e godetevi il sole e il mare e tirate a campare!!!!!
va bene così?
(magari con il luogo comune mi guadagno un passaggio in diretta e in prima serata…hai visto mai… 🙂 )
@Giusy :
sostieni pure il tuo pensiero ma non accomunare Maria De Filippi con Valeria Moriconi, Gianfranco Ferrè e Umberto Veronesi…..please!!! 🙂
certo il passaggio in diretta in prima serata è il sogno di tutti, o no?
@ Giusy. Perchè Giusy non la smette di farci sapere che ha letto tanto nella sua vita, notizia che sinceramente non interessa a nessuno?
Perchè?
mi viene in ment euna battuta: Io non sono cattiva, è che mi disegnano così.
Per me la cosa triste di questi commenti è che noto che nessuno (se non mi sbaglio) ha la forza o la voglia di fare un esamino di coscienza.
Siamo sicuri che non abbiamo anche noi le nostre responsabilità? E’ il nostro destino cinico e baro che ci costringe a essere solo derisi, umiliati o al più apprezzati per il cibo, il sole, il mare bla bla bla?
O per caso è IL SICILIANO MEDIO stesso a essere indolente (a partire dalle Istituzioni, certo), vittimista, a lamentarsi senza poi rischiare per migliorare qualcosa?
Ovviamente parlo della maggioranza, visto che esistono tante eccezioni, per fortuna.
Un consiglio pratico: iniziamo col non pagare i posteggiatori e rispettare le file; io lo faccio da un annetto (le file le ho sempre rispettate…del resto sono fra i pochi “fessi” che nel 1985 indossava la cintura di sicurezza senza essere obbligatoria, solo perchè – udite udite -pensava che fosse utile per salvarsi la vita!)…
ma si dai, consoliamoci con le arancine con la storia e spolveriamo qualche bella frase di goethe che funziona sempre..
( fosse venuto oggi in sicilia ci avrebbe mandato a fanc.. in 9 secondi netti).
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finiamola con la difesa dell’indifendibile, siamo un popolo che ama vivere nella melma ma che non ama sentirselo dire.
nascondersi dietro un dito non ci salverà.
ammettiamo per una volta che abbiano ragione “loro” e proviamo a cambiare uno ad uno.
parlo di quei piccoli cambiamenti come rispettare quelle piccole odiose regole che noi siciliani tanto detestiamo…
Anch’io come Siino mi incazzo sia perché ci si rappresenta in un certo modo sia perché ci sono i fondamenti per rappresentarci in questo modo.
Guardiamo il passato (come fa giusy) e rimpiangiamolo…
Guardiamo il presente (che, mi dispiace dirlo, dà ragione ad Antoniazzi): un piccolo esempio all’ARS si discute animatamente della “disciplina del maestro di sci”, come se non ci fossero cose ben più importanti…
Guardiamo al futuro e lavoriamo per migliorarlo, anche se sinceramente non saprei da dove cominciare, i piccoli gesti quotidiani sono vanificati da una classe dirigente “insufficiente.”
secondo me questo antoniacci ha preso l’unico paese (proprio l’italia) che riuscisse a contenere le poche parole in inglese che conosce, se avesse dovuto fare la stessa cosa con gli States probabilmente ne avrebbe lasciata metà in bianco …
Però giusy a mio parere non usa il copia e incolla… scrive, scrive, scrive e legge legge legge tanto.
La madre dei cretini é sempre incinta. Diffido sempre di persone, che come Cavour, giudicavano la Sicilia, o altri luoghi, senza mai esserci stati, ed impiegando luoghi comuni.
Questo ha fatto, il presunto grafico milanese.
Ancora ricordo la pubblicità ‘in tuttà Italia, isole comprese'(come che si dovesse specificare che Sicilia e Sardegna siano Italia). Per dirne una sui luoghi comuni.
I luoghi comuni peggiorano la situazione ma se a farli è un milanese (sulla sicilia) non fanno testo…..
davvero non vale la pena commentare il lavoro di antoniazzi…comunque mi aggiungo anch’io…
vi sembra che l’autore di questo lavoro non sappia che la sicilia non può avere 35 milioni di dis semplicemente per il fatto di essere popolata da 1/7 degli abitanti. oppure davvero credete che egli sia convinto del primato della pizza toscana?
ma aprite gli occhi. gente simile ha come motto “la pubblicità è l’anima del commercio”. provate voi a spararla grossa a lavoro o fra gli amici: diventereste molto popolari.
Ma i sardi stanno così bene nella loro isoletta. Hanno belle spiagge, mentre noi in Italia soffriamo per la delinquenza.
Credo che solo alcune frasi corrispondono alla regione relativa. Per esempio in Calabria c’è analfabetismo e mafia.
Palermo è la culla della mafia mondiale, non a caso la scritta mafia è stata posizionata in provincia di Palermo e Trapani.
Internet ? Sì, abbiamo FastWeb Vodafone, Wind, altre bande larghe, a Palermo fibre ottiche, ma anche acqua.
Nel resto della regione potrebbe mancare questa risorsa. Il che spiega perchè la gente è sempre più puzzona, che non si può lavare.
PS: 35 Milioni forse sono una cifra nazionale.
Dove non si lamentano è in Sardegna, non riuscendo a capire come mai quella può essere cosiderata Italia, un paese dove c’è mafia (in 4 regioni), corruzione, burocrazia lenta e spiagge inquinate.
Sardinia is not Italy. Loro stanno molto meglio rispetto a noi.
Del resto non ha tutti i torti. mi sono trasferito a Roma perchè in Sicilia c’era poco lavoro. quando abitavo in Sicilia, regolarmente si acquistava acqua (25€ x 15.000lt) e Internet andava a manovella.
Dimenticavo… sono un graphic designer e vado matto per l’infografica 😉
Non farà piacere, ma bisogna pur riconoscere che alla fine ci ha anche trattati bene, rispetto ad altre regioni come la Basilicata (a lot of idiots), la Puglia (ignorance) o la Calabria (illiteracy).
Che piaccia o no, che la si chiami Cosa nostra o semplicemente Mafia, purtroppo in Sicilia c’è anche questo.
E comunque, senza focalizzarsi sulla Sicilia, è l’Italia tutta a uscirne a pezzi.
Gabriella comunque penso che ciò che viene attribuito agli altri sia peggio della mafia…