Luce tra i ruderi
«Lì si possono girare solo film di guerra!!!».
Sembrerebbe l’esclamazione di un regista o produttore cinematografico…e data l’attività che svolgo e che amo ed i miei frequenti ultimi viaggi per lavoro potrebbe essere plausibile pensarlo.
Invece no!
Ero in volo per Roma…e già…ultimamente mi capita spesso…e durante uno dei miei ultimi voli diretti alla capitale ho avuto l’occasione di aprire una piacevole conversazione con una ragazza, seduta accanto a me.
Aquilana di origine. Ora lavora fuori la sua terra natìa…era andata a trovare la nonna giù in Sicilia, per prendersi qualche giorno di riposo. Staccare la spina…
Eppure leggevo nella sua mesta espressione qualcosa di altro…qualcosa che affondava le radici in un dolore sconosciuto ma tuttavia affrontato con dignità…
Approfondiamo la nostra casuale conoscenza…e la domanda “fatidica” bussava ripetutamente dentro me…come un nodo in gola…ma anche con la paura di aprire vecchie ferite…o di apparire banale…: «Tu…eri lì…quando… c’è stato il terremoto…?!».
Mi disse sì…con la naturalezza di chi più volte ha dovuto rispondere a quella domanda…eppure non infastidita…ho colto nel suo sguardo il ricordo di una nebbia…da cui gradualmente è riuscita ad uscire…intravedendo probabilmente il dono gioioso di essere ancora in vita…lei ed i suoi cari!
E quasi quasi non sapevo se mostrarmi felice di questo…come fosse una mancanza di rispetto per le tante vittime…La cosa che più mi ha colpito è stata quella voce calma, ferma…e stanca di sentirsi anche lei vittima…e a nome di tutti i suoi conterranei ha espresso il suo pensiero con ferma dignità: «Basta con il vittimismo, bisogna andare avanti, lottare…rialzarsi…».
…eppure molti aspettano ancora la propria casa, come lei… Non ricordo il suo nome, ma ricordo il suo sguardo, velato di malinconia…e per chissà quali altri ostilità…incontrate nel suo percorso di vita…infatti sembrava una donna che fosse cresciuta prima del tempo..e che teneva strette dentro sé le pieghe delle sue fatiche in attesa un giorno di trovare il giusto e meritato risarcimento…
La propria casa…se pensassimo di perderla da un giorno all’altro…cosa significherebbe?
Ricordo l’amore, espresso e velato dietro le sue poche ma incisive parole, per la sua città….abbiamo anche parlato di arte…di teatro…di set…in cui lei qualche volta ha anche lavorato…mi ha parlato anche del Teatro Stabile…dell’attività teatrale prima fertile…
Una luce, una speranza paziente si faceva largo nei suoi gesti, nelle sue parole…
Una traccia indelebile…un ricordo custodito…la ricerca di un senso…di un segno…l’amore…la gioia di vivere…la consapevolezza matura di un viaggio da percorrere e da gustare in attesa di raggiungere la meta…il sogno…
E poi…come uno squarcio improvviso…ma affermato con mesta ironia e rassegnata consapevolezza di chi deve vedere la realtà quale è ora adesso: «Lì ora si possono girare solo film di guerra!!!».
*..e la domanda “fatidica” bussava ripetutamente dentro me…come un nodo in gola…ma anche con la paura di aprire vecchie ferite…o di apparire banale…: «Tu…eri lì…quando… c’è stato il terremoto…?!».*
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della serie, appunto, si faccia una domanda e si risponda da sola.
oppure non se la faccia proprio, il rischio di apparire banale può diventare una realtà.
nel dubbio meglio astenersi?
il tema sarebbe anche interessante nel senso che si può ammirare l’orgoglio di una città ferita ma perchè devi per forza tirartela “…Ero in volo per Roma…e già…ultimamente mi capita spesso…e durante uno dei miei ultimi voli diretti alla capitale…”
non sei mica l’unica che viaggia per lavoro…
Bello, perchè sei riuscita a non essere banalmente “poetica”. Una scrittura leggera ma intensa, discorsiva e non superficiale…si capisce che dietro c’è un pensiero…uno sfrenato amore per la scrittura in quanto portatrice di “essere” e non di “apparire”, cosa comune a molti…”SCRITTORI”