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lunedì 18 nov
  • Think Sicily

    Diciamola tutta! Penso che negli ultimi quindici anni sia stata di concreto aiuto alla promozione di un turismo di qualità più un’organizzazione “straniera” come Think Sicily (peraltro senza finanziamenti pubblici) che non tante iniziative “nostrane”, sia pubbliche che private, caratterizzate da un comune ed esclusivo modello incentrato sulla cementificazione e sulla continua erosione del territorio e del paesaggio. Con speciale menzione di quelle che fanno capo a nostri politici, improvvisatisi albergatori, detenute direttamente o attraverso prestanome e realizzate grazie a finanziamenti pubblici da loro stessi intermediati.

    Cosa hanno fatto di bello e di intelligente quelli di Think Sicily? Sono partiti pensando che la Sicilia, oltre ad essere potenzialmente un bel posto dove trascorrere le vacanze (N.B. – il loro punto di partenza coincide con quello di…arrivo delle “analisi di mercato” di coloro che pensano – sbagliando, salvo poi lamentarsi della crisi delle presenze – che, per il solo fatto che la Sicilia abbia queste potenzialità, per forza i turisti «di qui devono passare»), disponeva anche di un “privato” di grande pregio a fronte di un “pubblico”, normalmente, molto trascurato. Mi riferisco alle seconde case dei siciliani che, assieme al loro tradizionale senso dell’ospitalità, rappresentavano un punto di forza da valorizzare in termini imprenditoriali. Cosa hanno fatto, quindi? Hanno selezionato seconde case di particolare pregio, normalmente dotate di piscina privata, e hanno introdotto degli standard di offerta e dei servizi accessori tali da consentire a quei viaggiatori che preferiscono, giustamente, immergersi e conoscere dall’interno un territorio e un popolo con la sua cultura vivendo in case siciliane vere piuttosto che in strutture “astratte” come alberghi o villaggi turistici. I viaggiatori dei secoli passati erano ospitati così.

    Lo scorso anno, ancora una volta, una guida turistica indipendente come Condé Nast Traveller ha annoverato Think Sicily tra i dieci migliori “Villas operator” al mondo (mentre i nostri politici, amatissimi tra i pubblicitari e i venditori di spazi 6×3, riescono, al massimo, a far parlare di sé attraverso inserzioni o campagne pubblicitarie a pagamento).

    Think Sicily ha innestato una virtuosa competizione di qualità nella cura, arredamento e manutenzione di queste seconde case, fornendo un adeguato reddito ai proprietari che sono diventati partecipi di un’impresa turistica diffusa a rete.

    Cosa può insegnare, a tutti, questa positiva esperienza nel settore dei servizi al turismo di qualità, ricordando la campagna della Regione di qualche anno fa: «Cerchiamo viaggiatori, non turisti»? Che il territorio non è di nessuno, bensì di tutti. Che le riserve e le aree protette sono una benedizione e una difesa da appetiti troppo individualistici. Che bisogna contemperare il legittimo desiderio ad avere una casa di villeggiatura con la consapevolezza che, se si vuole davvero che il turismo rappresenti una voce sempre più importante del PIL siciliano, il territorio ed il paesaggio vanno preservati come ricchezza da accrescere, non da consumare. Che il brutto non attira nessuno, anche se il brutto dovesse essere realizzato in posti naturalmente molto belli e suggestivi. Che oggigiorno è sempre più difficile potersi godere più di sei settimane di vacanze l’anno e la proprietà privata di beni sottoutilizzati economicamente dovrebbe essere disincentivata ancor più fiscalmente. Che il territorio siciliano è troppo giocato in funzione dei “locali”, con il loro stile di vita spesso discutibile, mentre dovrebbe esserlo di più in funzione dei “forestieri” (con giovamento degli locali!): tutto ciò che di meglio apprezziamo della Sicilia è venuto da fuori, attraverso gli invasori che si sono succeduti e che vi hanno lasciato il meglio di sé. Favoriamo allora una nuova pacifica invasione di ammiratori e di nuovi amici e riportiamo la Sicilia tra le prime destinazioni di un turismo di fascia alta!

    DISCLAIMER: non è stata corrisposta alcuna somma per questo post.

    Sicilia
  • 8 commenti a “Think Sicily”

    1. quanto analizzato in questo post è fottutamente vero !
      Un fenomeno come quello della condivisone della propria seconda casa (dove si trascorre in totale 2 mesi all’anno) sta portando turisti di qualità sull’isola, turisti che prediligono la passeggiata nella riserva naturale alla discoteca, i paesini e le campagne al centro di una grande città.
      Così si crea una rete di turismo consapevole delle ricchezze paesaggistiche e naturali, delle tradizioni e si crea valore economico anche nei piccolissimi centri dell’inland siciliano.
      Fenomeni mondiali anche come Couchsurfing (tu surfi nel mio divano e io surfo nel tuo) possono creare valore aggiunto alla Sicilia, anche se in maniera prevalente in termini di scambio culturale, più che economico visto che vengono abbattute le spese di soggiorno ma restano invariate quelle di sussistenza, logistica, svago e trasporti.
      Certo se aspettiamo i politici locali della regione con le loro politiche di spesa di grandi somme per pubblicizzare la Sicilia in grandi fiere internazionali del turismo, … stiamo freschi. Non hanno capito un bel nulla, non seguono la rete e le relative potenzialità, quindi cosa possiamo aspettarci da loro, …poco, molto poco.
      Ora verranno spese ingenti somme per azioni di marketing territoriale della Sicilia nei bandi comunitari destinati alla promozione turistica della Sicilia, diverse centinaia di migliaia di euro. Vedremo cosa accadra’ e quanto (e soprattutto che qualità di) turisti saranno in grado di attirare queste grandi azioni di marketing del territorio siciliano.
      Un post che ha posto l’attenzione sul valore economico-culturale prodotto da una interessante “think tank” di un turismo di qualità in Sicilia.

    2. Si ma Think Sicily non è un organizzazione straniera ma palermitana, almeno per metà

    3. Ancora meglio secondo me, Franz.

    4. è stato importante capire che i viaggiatori europei usano SOLO internet per organizzarsi le vacanze…tipo i francesi con homelidays.com…

    5. Proprio per questo sottolineavo.

    6. Tutto giusto, però vorrei segnalare che esiste una fascia di turismo “alto” dal punto di vista culturale ma non necessariamente per reddito. Intendo dire quei viaggiatori indipendenti, italiani o europei, che non possono affittare “ville” di quel tipo ma che hanno comunque esigenze diverse dei crocieristi e degli anziani intercettati dalle “incoming”. Penso che ci sia molto spazio ancora per questo bacino potenziale; manca un portale regionale ben navigabile che dia informazioni dettagliate sui siti d’interesse (provate a cercare come contattare Segesta per es.), che dia un quadro coordinato dei mezzi di trasporto all’interno dell’isola, che presenti una banca dati di B&B, agriturismi, appartamenti classificati con un criterio oggettivo e prenotabili online.

    7. Think Sicily = Think Big = Stile Grande

    8. lo conosco da 4 anni, e dove sono andato eravamo i primi italiani dopo una lunga sfilza di inglesi. Dimore, bellezza, ospitalità, per chi cerca un turismo di alta qualità è un ‘ottimo portale che apre le porte di una Sicilia che forse non ricordiamo così bella ed ospitale

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