Invidia e pregiudizio
Mi sorprende sempre il pregiudizio e l’invidia di alcuni commenti su questo blog che dovrebbe esser uno specchio fedele della società cittadina..
Ho infatti notato che ogni qualvolta c’è in città l’apertura di un negozio appartenente ad una multinazionale dell’abbigliamento, dell’elettronica o anche della ristorazione, i commenti negativi si sprecano.
Molti urlano la propria rabbia che tali luoghi, privi d’anima secondo loro, possano cancellare l’unicità della città…infatti, il rischio di veder scomparire il panellaro o la bottega di zia Rosalia toglie il sonno anche al più integralista della pennichella palermitana…che pregiudizio!
A ciò s’aggiungono i commenti astiosi ogni volta che un post fa il resoconto di un’inaugurazione o di un altro avvenimento mondano. L’invidia gronda dal monitor, ovviamente mascherata da considerazioni sulla futilità dell’avvenimento stesso e delle persone che vi partecipano, considerate benevolmente solo dei pidocchi arrivati o che sperano d’arrivare…
Mi permetto, quindi, due considerazioni.
Vivendo a Londra posso dire che tutte le strade principali sono invariabilmente invase da negozi delle stesse catene di alimentari, abbigliamento, telefonia…ma appena si gira l’angolo, ecco che ci si trova dinanzi al pub dal nome più originale o al chippy shop, l’equivalente britannico del panellaro, che ti propone, al pari del suo omologo palermitano, delicatessen tali che solo a guardarle il tuo fegato vuole già denunciarti ad Amnesty International! Infatti, il fish & chips o la chicken pie convivono con il Big Mac o la Pizza Pepperoni di PizzaHut. Ed è bello che sia così perché “scelta” è una parola magica! Se voglio esser sicuro del sapore che troverò, o potermi fidare delle condizioni igieniche e spendere “on a budget”, ho a disposizione una multinazionale. Se, invece, posso affrontare con coraggio un’eventuale reazione epatica e sono assistito da un portafoglio più panciuto, beh, allora so dove andare! E assicuro che Londra non è per questo divenuta meno londinese nel corso degli anni! E se alla fine un negozio chiude, è solo perché non offriva un giusto “value for money”. Quindi, tranquillizziamoci: il bravo panellaro e l’esperta zia Rosalia sopravvivono sempre..chi scompare è solo chi non è all’ altezza. Palermo resterà sempre Palermo, anche se non son sicuro che questo sia un complimento..!
Infine, la seconda considerazione.
A Londra si svolgono quotidianamente inaugurazioni, feste, incontri vip, etc… Bene, talvolta sono stato anch’io invitato ad una di queste (ma non perché sia famoso..) e posso assicurare che la considerazione che ho di me stesso e degli altri non è minimamente cambiata. Quando mi capita di passar dinanzi a un party off-limits, non penso di valer meno di chi è dentro, penso piuttosto che quelle persone hanno dei titoli per esser lì: sponsors, manager, buyer, hostess, piccole e grandi celebrità..tutti uniti nel dar “glamour” a quella serata e quindi alla marca del negozio o del club, cioè renderla più conosciuta, più ambita e, in definitiva, più acquistata…è solo un’operazione di marketing, e anche elementare. Non provo invidia perché, a pensarci bene, ogni individuo ha sempre qualcosa che gli può esser invidiato, anche se non gli sembra tale. Ad esempio, il mio appartamento si trova di fronte al Parlamento, dalle vetrate vedo (e sento) il Big Ben, Westminster Abbey, il Tamigi con Westminster Bridge e pure il London Eye. Incrocio spesso nell’ascensore un ex vice primo ministro, alcuni parlamentari e un paio di showmen, e nel parcheggio la vettura più economica è una Porsche. Per me ciò non ha nessuna importanza particolare, ma può anche non esser così per alcuni, anche se costoro non capiscono che anch’io potrei invidiarli per qualcosa che non ho o che, peggio, non sono. Si invidia solo quando non ci si rende conto che ognuno di noi ha un valore che non può e non dev’esser misurato dal tenore di vita che conduce, ma che dipende solo da ciò che pensiamo di noi stessi: in tal modo, potremo anche commentare una serata vip per quello che è: un gruppo di persone che svolgono un compito loro assegnato. Senza bile.
Pregiudizio? Sì, sono assolutamente d’accordo.
Invidia? Mah, non saprei. In molti casi, mi risulta essere vittima di pregiudizio chi riduce l’altrui dissenso a malcelata invidia: a volte la bile è solo bile, o ha magari origini diverse che l’invidia.
secondo me il problema sta nel fatto che sia la multinazionale a rappresentare l’alternativa economica… purtroppo l’associazione multinazionale=povertà è un’idea sempre più diffusa: se ho i soldi mi potrò permettere un prodotto di qualità e duraturo, se invece il mio budget è limitato mi arrangerò con quel che trovo a discapito della qualità! e questo vale per l’abbigliamento, il cibo, etc.
secondo me la tua è sola invidia: noi ogni giorno andiamo a mangiare panini con le panelle in spiaggia libera a mondello o in alternativa sdraiati sul telo compriamo cocco bello per rinfrescrci, naturalmente non faccimo nulla( non lavoriamo, no party) solo contemplare mare, sbirciare qualche femmina e leggere il corriere dello sport, ogni tanto per sgranchirdi un po’ ci contendiamo un supersantos tra la battigia e la cabine facendo un po di spettacolo per tutti gli avventori della spiaggia.
Caro David, permettimi di dissentire da alcuni aspetti del tuo articolo.
Prima di tutto, Londra e Palermo non possono in alcun modo essere oggetto di paragone, per i seguenti motivi:
1) Londra è una delle più grandi e importanti capitali europee, invece Palermo è “semplicemente” un capoluogo regionale.
2) Londra è molto più estesa e popolata di Palermo (7,5 milioni di londinesi vs. meno di 1 milione di palermitani).
3) Personalmente non conosco la criminalità inglese, ma stento a credere che i commercianti londinesi siano afflitti dall’oppressione mafiosa del pizzo come a Palermo.
4) Londra è così estesa, popolata e ben sviluppata, da godere di diversi centri di aggregazione (un po’ come Roma e le altre grandi capitali europee). Invece il palermitano ha in linea di massima due alternative: o va in “centro” (intendendo la zona Politeama – Massimo – via Roma) o se ne va a Mondello.
5) Londra ha una delle più grandi e importanti reti metropolitane del mondo, Palermo… meglio sorvolare.
Tutte queste differenze strutturali, urbanistiche e culturali influenzano drasticamente il modo in cui la popolazione reagisce agli eventi economici da te descritti.
In secondo luogo, pur appartenendo alla schiera di quelli che salutano con soddisfazione l’arrivo di grandi catene commerciali a Palermo, non condivido alcuni aspetti della loro politica. Per esempio, la Rinascente ha portato diversi vantaggi alla nostra città: mantenendo e implementando l’occupazione, riqualificando un edificio e uno spazio nel centro storico, offrendo una valida alternativa ai consumatori. Tuttavia, non ne ho apprezzato l’inaugurazione fatta in due tempi: prima quella per i “VIP” (…e che vip…) e poi quella per la “gente comune”. Ma ti assicuro che non sono mosso né dall’invidia né dal pregiudizio. Piuttosto ritengo che qualsiasi esercizio commerciale debba assicurare la parità di trattamento tra i suoi utenti, i cui denari hanno tutti lo stesso colore e la stessa consistenza. E scusami se il mio punto di vista non è “Glamour”…
consiglio Esopo:la volpe e l’uva.
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In quanto alla Rinascente,l’inaugurazione in 2 tempi mi pare il meno,io avrei scelto 3 tempi.
Invidia no, pregiudizio forse sì.
Ma per un motivo ben preciso: il dubbio che mi assale ogni qualvolta a Palermo si fa riferimento a veri o presunti vip locali.
O meglio, le ragioni per cui tali persone sono diventate (o vengono considerate…) tali.
In una città in cui la massima aspirazione è quella di riuscire a trovare un posto alla regione, provincia o comune, credere che ci sia qualcuno che possa, lecitamente, davvero fare a meno di averla, questa aspirazione, sembra quasi miracoloso.
Ciao David, mi permetto di “indebolire” le tue tesi con alcune considerazioni.
Primo punto: come negare che l’apertura di un nuovo centro commerciale, di un nuovo Mondadori Multicenter, di una nuova Rinascente tolga linfa vitale alle attività nate e cresciute in città, e quindi per estensione all’economia locale? Ci sono processi (anche meramente psicosociali) che è difficile invertire, uno fra tutti: se devo comprare qualcosa e ho poco tempo, inevitabilmente mi recherò dove ho (o ritengo di avere) più probabilità di trovarlo, quindi non alla libreria o al negozio sotto casa, ma al “grande magazzino” di turno.
Secondo punto: il profilo “salutistico”. Comprare da una multinazionale significa posizionarsi davvero all’ultimo gradino della filiera produzione-distribuzione-consumo. Conosciamo gli ingredienti ma non sappiamo da dove vengono; per di più, non provenendo mai (salvo rari casi) da agricoltura e allevamenti biologici, contengono sostanze dannose all’organismo (concimi, fitofarmaci, etc.) che i tanto decantati standard sanitari non vietano affatto. Scegliere e comprare “localmente”, invece, dà (al prezzo di un pò di attenzione: impariamo a chiedere le informazioni) un certo controllo sul “dove” e sul “come” (non è un’idea peregrina se proprio su queste basi che sono nati i Gruppi d’Acquisto Solidale). Tutto questo tralasciando considerazioni (ancora salutistiche, ma pure etiche) come il consumo di combustibili fossili, le condizioni di lavoro degli agricoltori pagati dalle multinazionali etc.
Ciò detto, però, si impone un minimo di autocritica. A me pare che, salvo rare eccezioni, il tessuto imprenditoriale di Palermo sappia molto poco valorizzare la specificità del territorio, la sua storia, le sue tradizioni, mi pare anzi che tenti disperatamente di andare a traino del modello culturale “globalizzato” dei centri commerciali. Diciamo che questi sono freddi e asfittici, ma provate ad entrare (per dirne una) in un negozio di abbigliamento a Palermo e ditemi che differenza c’è. A questo punto non c’è da stupirsi se fra l’originale e la “copia in piccolo” la gente sceglie l’originale.
Ogni anno ,nella settimana precedente l’inizio ufficiale degli sconti,un negozio importante di Palermo invia una cartolina ai propri migliori clienti anticipandogli ,in modo riservato e personalizzato,questa opportunita’ che consente una migliore scelta.
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I Vip sono Vip,in relazione ai luoghi.
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Una volta si parlava dei Vip di paese:
il medico,il farmacista,il parroco,il sindaco ed il maresciallo dei carabinieri.
non solo dal monitor gronda l’invidia,purtroppo!
l’invidia c’è nelle libere professioni,per cui si sparla il collega mai all’altezza..c’è all’università e a scuola,c’è in politica,eccome! tra vicini di casa,ovunque…più si è piccoli ed insicuri più cresce l’insoddisfazione e l’imbarazzo,la difficoltà a riconoscere meriti,fortune,pregi altrui…però dubito che londra ne sia esente,palermo certamente non lo è!
Ciao Davide,
ti ricordi ancora dei tempi paninari?
Per scrivere da Londra su Rosalio vuol dire che i panini di Londra non sono esattamente come quelli panormiti…
Un saluto e un abbraccio. A happy 2012
Cetti E.