Il bilancio di previsione 2010 dell’Università di Palermo
Cari amici, lo scorso 28 aprile – dopo un quadrimestre di esercizio provvisorio resosi necessario per procedere ad un’attenta ed analitica revisione di ogni singola voce di entrata e di spesa – il C.d.A. dell’Università ha approvato il bilancio di previsione 2010 che, rispetto agli anni precedenti, registra un sensibile e significativo miglioramento della pur complessa situazione finanziaria dell’Ateneo.
È a tutti ben noto come, dal 2003, sia maturato, anno per anno, un disavanzo di competenza orientativamente quantificabile in poco più di 30 milioni di Euro: una siffatta situazione ha trovato regolare compensazione finché, tra il 2007 e il 2008, non si esaurì definitivamente il cospicuo avanzo di amministrazione (ammontante, al 1.01.2003, a € 177 milioni e, in larga parte, vincolato agli investimenti e all’incremento dei trattamenti stipendiali).
Con precedenti comunicazioni ho avuto modo di informare la comunità accademica che – grazie all’azione di contenimento della spesa, posta in essere sin dai primi mesi del 2009 – il disavanzo di competenza 2009 si era ridotto a poco più di 19 milioni (nonostante il contestuale taglio ministeriale del FFO) e che, comunque, permaneva l’esigenza di sanare la situazione debitoria precedentemente consolidatasi.
L’Amministrazione, recentemente riorganizzata, ha compiuto – tra la fine del 2009 ed il primo trimestre 2010 – uno straordinario lavoro di accertamento delle entrare e delle uscite previste per l’anno in corso, dimensionando le une e le altre sulla base di elementi oggettivi e delle linee-guida impartite dal Senato Accademico, il coerenza con il Piano Strategico di Ateneo.
Il bilancio di previsione 2010, costruito con grande prudenza e cautela, registra un disavanzo nominale di circa 13 mln./€ (contro gli oltre 30 del passato) ma, di fatto, esso può essere considerato in sostanziale equilibrio (sulla competenza annua) per effetto delle seguenti considerazioni:
- 6,5 mln./€ sono riferibili ad obbligazioni economiche assunte ante-2009 e, pertanto, contribuiscono all’assorbimento graduale del debito pregresso e non rilevano ai fini degli impegni direttamente relati all’anno 2010;
- gli ulteriori 6,5 mln./€ costituiscono il formale disavanzo annuale, ma essi sono ristorati, per cassa, dall’avvenuto riconoscimento formale, da parte della Regione Siciliana, di pagamenti arretrati (in quanto a 5 mln./€) dovuti all’Università per riconoscimento interessi del mutuo Policlinico e risentiranno favorevolmente dell’ulteriore stanziamento straordinario disposto dall’Ars a favore delle Università siciliane in sede di approvazione del bilancio regionale 2010, avvenuta dopo la deliberazione del C.d.A. dell’Ateneo.
Il sostanziale pareggio su base annua deve essere considerato un risultato amministrativo oltremodo lusinghiero, ma non può tacersi che il ritrovato equilibrio di bilancio annuale – per la prima volta dal 2003 – non risolve lo stato di sofferenza dell’Ateneo che, in sede di consuntivo 2009, si troverà ad avviare le procedure e a concretizzare le ulteriori ed aggiuntive azioni per il risanamento delle partite debitorie derivanti dagli esercizi precedenti e, in questa fase, soddisfatte per soli 6,5 mln./€.
Dunque, non può che essere ribadita la necessità di proseguire in un’azione di governo ispirata a criteri di stringente rigore gestionale e di attenta razionalizzazione delle risorse, con l’intento di pervenire, nell’arco di un triennio, alla definitiva cancellazione del debito.
È di particolare incoraggiamento l’esplicito parere favorevole espresso dal Collegio dei Revisori dei Conti in merito al bilancio 2010: si tratta di un’importante conferma del processo di risanamento posto in essere dall’Amministrazione.
Al riguardo è opportuno richiamare alcuni incoraggianti passaggi, tratti dal verbale di approvazione dello stesso organo di controllo che definisce il documento contabile ispirato a “criteri di rigore e probità”:
- (il bilancio)… “pone in evidenza un consistente contenimento degli esborsi rispetto all’impegnato 2009, pari a € 18.721.774 (-5%)”.
- “Con il bilancio 2010 è stato abbandonato il principio della previsione sulla base del pagato dell’anno prima, sostituito da previsioni reali effettuate con criteri meno empirici di quelli applicati in passato e disattesi sistematicamente”.
- “Ha preso l’avvio, con l’esercizio 2009, il tempo caratterizzato dall’introduzione di tecniche amministrative e di comportamenti operativi di maggiore rigorosità e sobrietà, indirizzati positivamente al contenimento della spesa, alle quali dovrà far seguito l’adozione di un adeguato programma per il risanamento dei disavanzi maturati…”
- “Il bilancio di previsione 2010 rappresenta il primo documento programmatico di reale cambiamento della conduzione amministrativa e finanziaria dell’Università, finalizzato al positivo intento di allineamento dei flussi e delle potenzialità finanziarie in entrata, alla entità degli impegni di spesa programmati in uscita”.
Al di là delle confortanti espressioni dell’organo di controllo – per come sopra testualmente riportate – è importante rilevare che, con l’anno in corso, è stata reintrodotta la previsione dei finanziamenti per la ricerca (non erogati dal 2008) ed incrementata la dotazione destinata al miglioramento dei servizi agli studenti, in coerenza con una politica attenta a promuovere le primarie funzioni istituzionali e a definire selettivamente gli interventi di contenimento.
Conclusivamente, mi corre l’obbligo di rivolgere a tutta la comunità accademica – organi di governo, uffici, docenti, studenti, personale tecnico-amministrativo e rappresentanti delle parti sociali – il più vivo e sentito ringraziamento per la responsabile partecipazione ad un processo di risanamento economico-finanziario che si prevede ancora lungo e difficile, ma che costituisce l’unica e credibile condizione per garantire la continuità e la complessiva tenuta della “nostra” istituzione accademica.
Un linguaggio un pò troppo formale per un blog… 🙂
Diciotto. Per lo stile.
😉
Per la prima volta un Rettore ed un TEAM Amministrativo dell’Università di Palermo provano a sanare una situazione catastrofica e gestita alla SOTUTTOIO dei Docenti Universitari…
Speriamo duri…
Buon lavoro…
In una Regione allo sbando e in una Città devastata ogni tanto si registra qualcosa di positivo. Finalmente! Bravo Lagalla!
non ho capito tutto, ma devo ammettere che almeno c’è trasparenza!!!!! speriamo bene…..peccato che io alla fine di quei 3 anni dovrei essere già laureata e non potrò godere dei benefici, qualora ci saranno.
Quindi, il rettore precedente, Silvestri, aveva le mani bucate e questa è la gestione della trasparenza. Ben venga. Adesso, dunque, si metta online un documento con tutti i flussi in entrata e le spese in uscita, in dettaglio. L’università è pubblica. Studenti, docenti e contribuenti hanno diritto di sapere.
Darò un giudizio a fine anno.
VEDREMO
Questa pur interessante esposizione sul risanamento dei conti dell’Università tralascia di menzionare gli effetti collaterali, ovvero le famose “lacrime e sangue” che sono state richieste al personale amministrativo e agli stessi studenti (qualche dubbio sorge invece sui sacrifici chiesti ai docenti), per cercare di fare cassa.
Dopo aver sospeso ogni agevolazione per gli studenti lavoratori e fuori corso ed aumentato le tasse agli studenti (a fronte di pur buoni miglioramenti [anche se sostanzialmente a costo zero] in termini di informatizzazione), l’attuale amministrazione ha di fatto bloccato il già difficile (secondo le nuove regole) turnover del personale bloccando ogni assunzione (ha solo stabilizzato coi soldi della regione meno di un centinaio di unità lsu che già prestavano servizio da 10/15 anni).
In quanto alle tanto elogiate procedure più sobrie per il contenimento della spesa, anche qui bisogna purtroppo dire che pare che i nuovi vertici dirigenziali abbiano trasformato l’ateneo in un apparato burocratico di stile quasi sovietico, dove ogni documento richiede firme e controfirme, visti, protocolli ed una quantità di passaggi fra uffici tali da rendere del tutto disattesa ogni indicazioni di snellimento delle procedure auspicata dal mai simpatico ministro Brunetta.
In compenso, è stata subito data piena applicazione ad un’altra direttiva Brunetta. Se ora andate negli uffici dell’ateneo, tutti hanno un cartoncino col nome e cognome sulla scrivania.
Quello che purtroppo da molto fastidio è dover registrare una difesa di casta anche di fronte all’evidenza.
La gestione Silvestri ha prodotto un buco di 30 milioni di euro?
Com’è che nessuno è in galera?
E se è possibile creare un buco tale senza violare leggi e quindi senza dover finire in galera… com’è possibile tutto ciò?
Com’è che nessuno può mai essere ritenuto responsabile di nulla, in questo paese?
Si lascia serenamente in pace chi ha messo in ginocchio l’ateneo e si scarica tutto il peso dei risanamenti su chi invece rimane.
Mi piacerebbe che il Rettore intervenisse, anche per rispondere alle domande poste da isaia.
Siamo lieti di ospitare il rettore su Rosalio. 😉
Isaia panduri l’accorpamento dei dipartimenti ha suscitato parecchi mal di pancia tra i docenti…ma no poco!
Sarebbe bello però se rispondesse…
e so che il Magnifico non disattenderà le nostre aspettative anche questa volta…
ma perchè non esiste nessun indagato dietro tutta questa brutta storia?
🙁
Il rettore ci ha informato che interverrà nei commenti in serata.
e continuiamo ad aumentare le tasse per la fascia di mezzo che paga tutto…….
in realtà sono aumentate a TUTTI indistintamente!
almeno una volta qualcuno rende trasparenti certi dati…apprezzo molto
Concordo con Isaia Panduri.
Molti ricercatori sono stati mandati a casa, però, sono sicuro che si dirà che la colpa è della Gelmini.
Quale apporto positivo può aver recato tagliare le agevolazioni agli studenti lavoratori? Conosco diverse persone in queste condizioni, che quest’anno non hanno potuto effettuare il pagamento delle tasse di iscrizione, rimandandolo per necessità a tempi migliori.
E poi, una domanda birichina.
Come mai l’Università di Palermo non ha ritenuto proficuo attivare, come invece hanno fatto diversi altri Atenei (primo fra tutti la Kore di Enna), convenzioni con enti pubblici per “svendere” ai loro dipendenti alcune lauree di primo livello? In tempi di magri bilanci, una “boccata di ossigeno” rappresentata dalle entrate derivanti dalle iscrizioni di centinaia se non migliaia di nuovi studenti avrebbe fatto comodo, no?
Le altre Università ringraziano….
Per favorire la ricerca e richiamare cervelli, siciliani e non, la Regione potrebbe prendere un asset di un certo valore del suo patrimonio, come ad esempio la partecipazione detenuta nel Gruppo Unicredit, metterlo sul mercato e, con il ricavato, investire nel medio-lungo termine nel campo della ricerca pura ed applicata. Le partecipazioni della Regione Siciliana e della Fondazione Banco di Sicilia (che fa capo ad enti pubblici locali) nella holding Unicredit valgono attualmente alcune centinaia di milioni di euro.
Per evitare le classiche tentazioni dell’intermediazione politica così come della baronia universitaria locale e per assicurare una gestione assolutamente meritocratica, la Regione potrebbe costituire un trust di scopo cui trasferire adeguati capitali per realizzare nell’isola dei centri di ricerca capaci di sfornare pubblicazioni prestigiose, brevetti e know how.
Il trustee dovrebbe quindi, su istruzioni irrevocabili della Regione, selezionare un comitato scientifico internazionale, proveniente dalle più prestigiose università del mondo, con il compito di individuare i campi di ricerca pura ed applicata più promettenti, selezionando responsabili e ricercatori, dotandoli infine di laboratori e di tecnologie adeguate. Il trustee (che non sarebbe una persona fisica, bensì una istituzione finanziaria internazionale che si avvarrebbe per il suo compito di società di cercatori di teste) avrebbe la responsabilità di sfornare a medio termine, attraverso i ricercatori messi a contratto a tempo determinato, pubblicazioni scientifiche oppure brevetti che non sarebbe nemmeno necessario sfruttare industrialmente in Sicilia, ma che si potrebbero vendere al mercato per introitare royalty. Il flusso di royalty potrebbe servire a garantire il finanziamento di nuovi investimenti, così come a distribuire alla Regione, nella qualità di beneficiary, un dividendo.
Cosa avremmo così concluso? Avremmo in Sicilia un’istituzione scientifica meritocratica di reputazione internazionale, impermeabile all’intermediazione politica e capace di attirare cervelli, siciliani o non, da tutto il mondo con contratti competitivi e la garanzia che nessuno potrà più distogliere i soldi che la Regione Siciliana vi avrà inizialmente devoluto dal loro alto scopo. La presenza di istituzioni scientifiche di livello in un territorio (vedi il caso di Cambridge) promuove infine la nascita di distretti produttivi più efficacemente di ogni altro incentivo economico o fiscale.
Un trust gestito da primarie istituzioni internazionali, sottratto agli appetiti di politici e baroni universitari, potrebbe quindi contribuire al progresso della Sicilia meglio di qualunque banchetta di respiro regionale.
Perché allora non destinare oggi risorse per fermare i cervelli che fuggono, visto che il capitale umano è una delle risorse -sprecate- della Sicilia e che la ricerca è una priorità nazionale? Quanti ricercatori si potrebbero stipendiare in questo modo? Una delle risorse meno sfruttate della Sicilia è l’intelligenza dei suoi giovani. Che futuro potrà mai avere una terra che si priva delle intelligenze migliori mentre mantiene e ingrassa tanti parassiti? Quanti studenti e ricercatori siciliani, laureatisi in prestigiose università italiane od estere, trovano poi occupazione nella loro terra? Che senso ha pagare un ricercatore mille euro al mese (fino a costringerlo ad emigrare all’estero) ed un usciere dell’ARS due o tre volte tanto? Se si dessero a dei ricercatori uno stipendio decente e cinque anni di tempo per sfornare un brevetto, in un ambiente adeguato e appositamente attrezzato, quante risorse si genererebbero sfruttando la migliore risorsa che riteniamo di avere, l’intelligenza?
Ringrazio per i commenti alla comunicazione, concernente il bilancio di Ateneo, che ho inviato a tutta la comunità accademica e che è stata trasferita su Rosalio perché i risultati raggiunti in 18 mesi di lavoro potessero essere conosciuti e valutati più largamente: da qui il tono un po’ burocratico che mi viene giustamente rimproverato.
Sto cercando di fare della comunicazione e della circolarità delle informazioni uno strumento di governo a tutela della trasparenza e per favorire la conoscenza della realtà, talvolta stravolta da chi crede di conoscere tanto o tutto di una istituzione tanto complessa quanto è la nostra Università alla quale, tra operatori e studenti, afferiscono oltre 70.000 persone su quattro province della Sicilia occidentale.
Debbo, prima di tutto, ringraziare gli studenti che hanno compreso, l’anno scorso, l’esigenza di rimodulare le tasse secondo fasce di reddito, anche in considerazione del fatto che l’Ateneo di Palermo risultava essere fortemente distanziato dalla media di fiscalità delle altre università italiane (anche del meridione d’Italia e della Sicilia).
A fronte di questo sacrificio abbiamo sottoscritto con le rappresentanze studentesche un patto per la realizzazione di interventi strutturali e di servizi a favore dei giovani: miglioramento ed automazione delle segreterie, carte sconto, aule studio, apertura serale delle biblioteche ed altro ancora.
Per quanto riguarda i sacrifici (le famose “lacrime e sangue”), essi sono stati ripartiti equamente tra tutti gli operatori, compresi i docenti, che si sono visti tagliati supplenze e contratti di insegnamento a pagamento. In realtà, molto si è fatto agendo sui costi di funzionamento e sull’oculato controllo della spesa, abolendo consulenze, esosi contratti di utenze ed ottimizzando le risorse destinate alla ricerca e ai servizi essenziali. Ancora, i dipartimenti sono in fase di accorpamento e si dimezzeranno entro l’anno, le posizioni dirigenziali sono state ridotte, si sono avviate le gare centralizzate, sono stati rivisti i trattamenti economici accessori di dirigenti e vice-dirigenti.
Abbiamo avviato, come qualcuno suggerisce, un rapporto di collaborazione con la Regione che ha riconosciuto e sta riconoscendo iniziative a sostegno del sistema universitario siciliano.
Anche nel settore del trasferimento tecnologico e della realizzazione di brevetti si è proceduto con determinazione e l’Ateneo di Palermo è tra i primissimi in Italia ad avere registrato un’esperienza di venture capital e ad ospitare un incubatore d’impresa che, in questi giorni, è oggetto di ulteriori lavori di ampliamento.
Molto è ancora da fare ma questi risultati sono incoraggianti e potranno ulteriormente migliorare se dallo Stato non verranno ulteriori ed inaccettabili tagli al finanziamento della ricerca e dell’alta formazione. Sarebbe un danno intollerabile per i giovani e per il loro futuro!
scusate ma il rettore ringrazia e ribadisce ma non partecipa, o meglio non risponde ai quesiti.
VIsto che abbiamo trovato i dirigenti che prestano la giusta attenzione, ora ci vuole trasparenza!!!! a partire dall’ERSU.
è assurdo che non vengano fatti controlli.
io a suo tempo figlio di bracciante compilai la domanda con dovizia di particolari (troppi), andai al catasto a fare le visure della casa (piccola e in un paesino dell’entroterra, che se te la vendi ci ricavi grosso modo 30.000.000 Lire, ma valutata da regolamento 100.000.000 Lire a forfait). poi andai in banca a fare l’estratto titoli (beh chi non ha i suoi piccoli risparmi? chi lo nega è un evasore, e dunque risultò che ero possessore di un patrimonio di ben 30.000.000 di lire. e poi il reddito della famiglia…. niente di meno che Lire 8.000.000 (annui). insomma come potete ben immaginare in graduatoria risultavo circa in 4000 posizione! ora deduco che:
1) i miei compagni di liceo posizionatisi ben prima, hanno dilapidato tutti i loro risparmi nel comprare scarpe alla moda e maglioni griffati, ricevendo in eredità ville al mare e in città, oppure:
2) il 90% delle domande per borsa di studio sono irregolari.
sarebbe interessante se l’università proponesse assieme alla guardia di finanza, un premio di laurea, per premiare una tesi a sfondo economico/statistico/gestionale/legale, l’impatto di questo aberrante fenomeno.
è chiaro che il problema abitativo, e quello economico influiscono molto sul reale accesso all’istruzione universitaria di tutti i meritevoli.
ps. tra l’altro ultimamente so che il voto di diploma non è più un requisito per accedere alle borse di studio per gli immatricolati.
ERRATA CORRIGE: tesi di laurea per stimare e valutare l’impatto di questo aberrante fenomento
NOTA: non mi riferisco agli anni ’60 ma mi riferisco al 2000 (non c’era l’euro ancora)
Su l’ersu hai perfettamente ragione! E’ una vergogna!
Ma l’ersu non fa parte dell’università, è della Regine siciliana.
ah ecco, ora è tutto perfettamente chiaro!!!
🙂
http://palermo.repubblica.it/dettaglio/universita-230-docenti-per-diritto-ereditario/1532574/1
Vi invito a rimanere in tema. Grazie.
http://palermo.repubblica.it/dettaglio/universita-230-docenti-per-diritto-ereditario/1532574/1
caro rosalio, la scarsa meritocrazia testimoniata emblematicamente nell’articolo ha molto a che fare con il risanamento dell’ateneo, sotto molteplici e intuibili punti di vista, non ultimo il fatto che si vuole che il corpo docente attragga risorse attraverso progetti di livello, brevetti, ecc.
Questo può accadere solo attraverso un reclutamento improntato a regole meritocratiche: questo lo sa anche il rettore, anche se siamo ancora in attesa di un codice etico che risponda realmente e non retoricamente e demagogicamente all’esigenza indicata
è lo stesso lagalla a ritenere in quest’altro articolo che il risanamento passa anche per la meritocrazia
http://palermo.repubblica.it/dettaglio/universita-la-parentopoli-non-si-ferma/1563690
ma non credo che sul punto si faranno scelte coraggiose (ad esempio escludendo che un parente prossimo possa essere chiamato dalla facoltà in cui insegna il padre, o meglio dall’ateneo)
Concordo pienamente con te! Il risanamento passa anche attraverso la meritocrazia e credo che la nuova amministrazione stia perseguendo questa strada. Da quanto mi risulta, avendo anch’io seguito la questione “parentopili”, il codice etico di cui si sta dotando l’Università vieta tassativamente che un vincitore di concorso possa essere chiamato dalla Facoltà in cui è incardinato il padre o un parente. Restiamo in attesa di poterlo leggere e commentarlo!
mi colpisce la notizia e mi piacerebbe divenisse realtà. mi chiedo però se lo stesso valga per ricercatori e associati già dentro una facoltà che verranno chiamati come associati o ordinari nella stessa (in cui già convivono con padri, fratelli, zii). Perché diversamente la norma varrebbe solo per i ricercatori, non credi?
Con tutto il rispetto, Didonna,
il finanziamento dell’università è spesa corrente.
Il disinvestimento delle partecipazioni è entrata in conto capitale.
Sono vietati (e giustamente) i finanziamenti delle spese correnti con le entrate in conto capitale.