Ancila dello Zen
Ancila per le elezioni nazionali si fece quattrocento leuri perché a casa sua sono in otto. Poi s’incazzò di brutto perché per le ultime comunali furono la metà. Quel giovanotto, sempre in giacca e cravatta, glielo disse chiaro chiaro che tanto quello lo eleggevano lo stesso con o senza i suoi otto voti.
Le avevo suggerito di prendersi i soldi e votare per chi voleva, ma con un sorriso, solitamente riservato ai milanesi o a quelli che non capiscono niente, mi disse che non si poteva fare perché quelli se la squarano dopo due tre giorni e rivogliono indietro i soldi. Lo aveva fatto suo figlio il grande, a sua insaputa, e quando quello venne a dirle che qualcuno della famiglia aveva fatto lo stronzo lei rimase senza parole.
Quel giovanotto è sempre gentile con tutti noi del rione e spirugghia sempre un mare di cose perché ha aderenze con quelli che stanno llà… Mi capìu?
Quando cominciò a arricogghiri voti era disoccupato. Frequentava la parrocchia e si metteva sempre a disposizione per noi gente di una certa età: per sollecitare una pratica di mè figghiu che doveva passare una visita e ci volevano tre mesi e dieci giorni e lui ce la fece avere in tre giorni. Poi ci fu il fatto della pensione di Giuvannina, la mia vicina che non ci vede più, e si fece in quattro e ce la fece avere. E poi, le cose giuste, andava a prendermi la pensione che a lui gliela davano pure senza la delega, per arrivare fino alla carta d’identità che mi portò posto casa per metterci la firma.
E a uno accussì che non chiede niente, quella volta che ti domanda un favore, pure pagato, chi cci rici?
Ancila non sa neppure cosa sia il patronato, il problema della mmunnizza la tocca solo nel mese di luglio e agosto quando dorme con la finestra aperta e cci arriva un fetu che non si può dormire. Certo che dell’aumento della tarsu (…a mmunnizza) a lei non gliene importa perché non l’ha mai pagata. I suoi figli sono disoccupati, anche se ‘u giovanotto, cci dissi che sono inoccupati e non cci attocca niente. Si potesse fare qualche cosa si fossero detenuti, ma loro, purtroppo, non sono stati mai in galera. Tanti traseru nei Lessù (Lsu) e altri beddi posti dove ti pagano e non si fa niente. Quelli che non trovano cummattino con la droca. Con la bustine, mi capiù? Debbono campare pure loro.
Certo, questo Bernusconi ci aveva fatto tante promisioni, ma non accucchiò niente: preciso come fanno tutti quando è ura di votare. Ancila si ricorda ancora di un certo Giganti che, ai tempi della sua gioventù, era monarchico e dava a sua madre pasta e un chilo di ciciri o linticchi, a scelta, per votare per il reuzzu. Poi addivintò fascista e dava sempre pasta, ciciri e un chilo di zuccaru; poi s’apprisintò demogratico e cominciò a dare piccioli. Mah, sapiddu chi fini fici… Lei sapi si è ancora vivu?
Io oramai sono vecchia e cose di questo mondo ne ho viste tante: un politico onestu nun s’ha bistu mai. Almeno da queste parti. Poi, sapiddu…
Le case? Ci vogliono i santi in paradiso per averla, di questi tempi. O vasinnò si debbono occupare: lei che dice?…o chistu o nenti.
I parrini? …ce ne sono buoni e di jiccàri… Quando sono persone perbene duranu picca. Dice che li trasferiscono, come ficiru cu chiddu della Briarìa, ca non mi ricordo come si chiama. Lei se lo deve ricordare perché fu ammuntuatu puru alla televisioni. Alla messa ci vado ogni domenica e pure per Natale, per Pasqua, per le feste comandate, ma le dico che io al Signuruzzu ci porto rispetto, sempre. Con o senza missa. L’avessero a fare pure quelli che comandano perché io non ci credo che sono tutta ‘na cosa con la santa chiesa comu dìcinu e fannu cririri.
Mia figlia si maritò con uno che prima facevo lo sbirru, poliziotto come si dice, e mi cuntò cose da arrizzare le carni. Basta, nun mi facissi parrari.
No, mi deve credere, non è per ammucciarlu, ma quel giovanotto con la giacca e la cravatta non so come si chiama di preciso. Ora si vede di meno perché entrò in un posto dove è pagato buono. Ma iddu firria sempre da queste parti: chiede se abbiamo bisogno di qualche cosa, fa avere pensioni, ci fece levare la multa a Ninuzzu che vendeva abbusivu allo stadio, e ci fece levare pure il frigorifero e i mobili vecchi che qualche sdisanoratu aveva lasciato in via Resuttana, davanti la putìa di Stefanuzzu…
Un picciottu d’oro, mi deve credere. Per il resto che vuole che cci dico?…
“.. un politico onestu nun s’ha bistu mai. Almeno da queste parti. Poi, sapiddu…”
Tutto vero, e scritto con la solita maestria.
Pero’, si tratta dello squallido atavismo, l’ipocrisia nei rapporti “assurdi”, la sottocultura, che fanno scappare via da Palermo alcuni palermitani, prima di sballare totalmente di cervello e finire in galera, o al manicomio e in mancanza di manicomi in posti simili… in fondo “fuori”, in giro per la città, non mi sembra tanto meglio.
una bella fotografia. complimenti!
Bellissimo, grazie!
è tutto drammaticamente vero, anche se ha il sapore della farsa
[…] Ancila dello Zen Posted on 18 agosto 2010 by redazionepdobama| Lascia un commento di Gaetano Basile su Rosalio […]