Diciottesimo
Quest’anno è il diciottesimo. Sono passati 18 anni dall’eccidio dei ragazzi della scorta e del giudice Borsellino. Il caldo, anche oggi, non da tregua. Afa e umidità, un disastro. Ogni anno è peggio. Ogni anno sempre più caldo. Ogni estate sempre meno coscienza. Pieno centro, via Libertà, pieno giorno. Hanno divelto una statua che raffigurava Falcone e Borsellino. Vandali? Idioti? Una specie che immagino comprenda entrambe le caratteristiche. Il procuratore Messineo, giudice schivo e parco di dichiarazioni, sostiene che sarà difficile arrivare alla verità. Ha dato, il procuratore, ufficialità a quello che in molti vanno dicendo da anni. Che ne è stato di di quel dolore puro e onesto, nato all’indomani di Capaci e seguito poi a via D’Amelio? Non esiste più nulla. La Sicilia, i siciliani non hanno – non abbiamo – saputo trasformare lo scempio del lutto e dell’orrore in una spinta verso una cosciente presa d’atto. Nulla, appunto. Tanto caldo e tanta afa. Una classe politica che, duole dirlo, non ha saputo – o semplicemente non ha voluto – dare una svolta vera. Nessun taglio con il passato. Continueranno gli eventi a memoria delle stragi. Ormai si tratta solo di questo: eventi. Siamo riusciti in un’impresa agghiacciante: farci scivolare addosso anche gli eccidi. Ci dicevamo che non erano morti invano, quegli eroi splendidi e concreti. La marcia…l’agenda rossa. Poche persone e l’attesa che le indagini possano andare come avrebbero dovuto fin dall’inizio. Sfiducia, amarezza e poco altro.
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