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martedì 19 nov
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    Il villino

    Nei dintorni di Palermo, città dove vivo fin dalla nascita, c’è una mania molto diffusa: il villino. Il villino se lo possono permettere quasi tutti ma, principalmente, esso rappresenta una caratteristica peculiare del dipendente pubblico e del piccolo commerciante . I liberi professionisti ed i grandi commercianti hanno la villa.

    Prima caratteristica del villino è la durata della sua costruzione che ha i tempi di una opera pubblica di grandi dimensioni. L’intervallo di tempo che passa dallo scavo delle fondazioni al completamento del manufatto oscilla tra i due ed i cinque anni. Il motivo è semplice: il povero impiegato non ha sempre a disposizione il denaro per pagare i “mastri” e così i lavori si interrompono spesso in attesa che arrivino i famosi “arretrati” per un ricorso fatto anni prima contro la Amministrazione che ti campa. Ricorsi che durano lustri, ma che, alla fine, si vincono sempre.

    Ma niente paura, per utilizzare il villino non è necessario attendere che sia completato. Anche perché il villino non si completa mai. E non è necessario neppure attendere il certificato di abitabiltà. Non serve: il villino, per norma, è abusivo. In più è inutile aspettare che sia completato perché quando si finiscono i lavori è già tempo delle prime costose manutenzioni.

    Insomma il villino, è meglio sfruttarlo subito. Nei giorni dedicati alla gita in campagna (Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio, e 15 agosto) girando per le campagne di Giacalone, San Martino, Lascari e Fraginesi o tra strade e stratuzze della ex Conca d’Oro si vedono banchetti organizzati nei cantieri o tra nudi pilastri. Quelle non sono le maestranze in un momento di pausa dal lavoro, no quella è la famiglia del proprietario che ha con orgoglio invitato tutti i parenti a trascorrere la festa al villino. Meglio, la festa al cantiere.

    La caratteristica del villino è la sua abusività. Il villino è una costruzione abusiva, se no non è un villino. E sarà il geometra (magari lo stesso progettista e direttore dei lavori) che si occuperà di sanare il mostro inseguendo come una chiattidda le mille e mille norme che si susseguono citandosi ed annullandosi a vicenda. Anni ci vogliono!

    Sì, il mostro.
    Il 97% dei villini è, esteticamente, un orrore, un mostro: sagoma semplice di un solido regolare, infissi in alluminio anodizzato, spianata di cemento per le automobili e 2 piani sopraterra. Colore bianco latte, beige o leggermente rosato, che spicca nella campagna brulla dove prima (si racconta) ondeggiavano dorate distese di grano o rigogliosi terrazzamenti ad agrumi.

    Il giardino!
    Il giardino del villino è una sconclusionata oasi tropicale in miniatura (gli alberi sono piantati piccoli piccoli per risparmiare e perché è bello vederli crescere) in mezzo ad un paesaggio mediterraneo. I più anziani, però, preferiscono gli alberi da frutto che vengono impiantati senza alcuna cognizione agronomica e che fanno tutti una mala fine attacati da acari e mosche che vengono combattuti con massicce gettate di veleni.

    Ma il gioiello da mostrare ai parenti è l’orto da dove si ricaveranno melanzane e pomodori senza sapore, ma dal costo unitario di produzione paragonabile ad un diamante fabbricato in laboratorio.

    Una volta finito (!?), il villino inizia la sua lenta ma inesorabile decadenza. Mancano i soldi per riparare l’autoclave, il bagno, il tetto, la crepa sul muro, la macchia di umidità sulla parete. Ma i soldi non ci sono. Gli arretrati sono un lontano ricordo del passato e gli inevitabili ritardi negli interventi trasformano il tutto in un luogo tetro, maleodorante e semiabbandonato, pieno di mobili riciclati e di giochi di quei bimbi che, ormai universitari, preferiscono la settimana bianca o l’Erasmus al noioso e triste soggiorno nel villino di mamma e papà. I quali papà e mamma tornano saltuariamente al villino per trascorrevi qualche triste weekend tra ricordi nostalgici e macchie di umidità sempre più gigantesche.

    La terza e ultima fase è la riscoperta del villino da parte dei nipoti. Che, giunti all’adolescenza, vi organizzano festini, orge e raduni, al riparo dalle fastidiose raccomandazioni di nonni e genitori.

    Ospiti
  • 13 commenti a “Il villino”

    1. Ahaha articolo davvero divertente, d’ora in poi il mio non lo chiamerò più villino ma villa perchè per fortuna non è abusivo ed è completo!

    2. Ah! Ma questo non è il villino, è il “billino”! Ah! Ah!

    3. esatto è “u billino”! xD

    4. Bell’articolo! Doveroso far notare la bruttezza di queste opere, tutte uguali. Hai dimenticato un altro paio di caratteristiche che accomunano questi villini:
      1) tetto a falde: perchè?? non nevica così tanto in Sicilia.. forse per poi rendere abitabile il sottotetto?
      2) Arco: a tutto sesto o a sesto ribassato (o entrambi), anche se relegato a puro ornamento dalle tecniche costruttive odierne, il proprietario del villino non rinuncia a questo tributo all’architettura romana.
      3) finiture: puoi avere anche 2 yacht e 6 ferrari, ma le finiture devono dare un quel tanto agognato senso di rustico, dovessero costare anche più della struttura.. quindi via libera a rivestimenti in pietra, finestre tutte uguali (anche quando potresti avere intere pareti vetrate) e possibilmente statua in gesso di padre Pio.

    5. Divertente. Contesto solo l’affermazione sulla non sapidità degli ortaggi coltivati in proprio. 😉

    6. Anche per me l’unica cosa inesatta è il gusto dei prodotti coltivati al “billino” 😉

    7. a differenza di quanti hanno scritto sopra, io, questo articolo, non lo trovo divertente.
      è tragicamente vero. drammaticamente reale.
      Palermo e tutta l’isola sono irrimediabilmente compromesse da questi ammassi di cemento. è un’offesa al paesaggio, un’offesa all’intelligenza di tutti noi. Queste “costruzioni” sono monumenti all’ignoranza.

      P.S. certamente non possiamo salvare la costa e le campagne da quello che è stato fatto negli ultimi 40 anni, il futuro, pero’, possiamo progettarlo diversamente.

      saluti

    8. Bravo, ottimo pezzo, specchio dell’incultura generale ma anche dell’ignavia degli amministratori!

    9. il mio ‘billino’ rispetta tutte le prescrizioni della sovrintendenza ( bianco mediterraneo, infissi in legno, tegole in cotto etc…), quello di fronte costruito in epoca precedente ( ? ) è un meraviglioso parallelepipedo di cemento con infissi in alluminio, persiane in plastica e fan coil in bella vista

    10. E il tetto dove si ricava la terrazza tipo ripostiglio di neglie disumane all’aperto con reti avanzate e brandine fituse (possono servire per gli ospiti che non sono mai meno di 18).
      Le stanze sotto il tetto sono dei forni in estate e delle ghiacciaie in inverno.
      Infatti in primavera a Villagrazia di Carini c’è un fiorire di materassi muffuti messi all’aria e le finestre sembrano bocche aperte che la puzza di chiuso si confonde col feto del mare.

    11. Eheh è vero. Palermo condensata in poche righe.

      Che poi in effetti non sono manco così poche.

      Comunque, ecco, Palermo condensata.

    12. non amo particolamente i post sulla Palermitaneità.li trovo spesso noiosissimi e ripetitivi

      ma questo è troppo bello!!!

      U villino, o villino, andiamo avvillino!!!

    13. Stupendo!
      Ritratto efficacissimo di una citta’ e di luoghi un tempo stupendi e oggi stuprati dall’egoismo delle persone.
      Constatando che si tratta spesso di seconde case disabitate per 9 mesi l’anno, che hanno di fatto annichilito la nostra costa, spero sempre in madre natura…che possa riprendersi come sa fare solo Lei cio’ che l’incivilta’, l’egoismo e l’ignoranza le hanno tolto!

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