La Palazzina cinese di Palermo
Nell’ultimo post in cui avevo parlato delle architetture panormite vi ho lasciato mentre ci aggiravamo per la Piana dei Colli tra i vialetti del Teatro di Verdura. Beh, visto che ci troviamo lì oggi ci facciamo anche un bel giretto alla Palazzina cinese.
Giusto per chiarirci subito, la Palazzina, di cinesi, probabilmente non ne ha visti mai; il suo nome come molti di voi sapranno, è dovuto allo stile architettonico in cui è stata costruita.
La sua storia inizia ad opera del barone Benedetto Lombardo della Scala, che all’interno dei suoi terreni nella Piana dei Colli, aveva costruito, nel 1790, una casina di legno in stile cinese. Ci si potrebbe domandare da cosa nascesse questa passione per la Cina (è vero che ve lo state domandando??? :)). Ebbene, dovete sapere che l’amore per l’esotico e soprattutto per quanto proveniva giustappunto dalla lontana Cina, in quel periodo era già molto diffuso in tutta Europa. Le sete, le porcellane, le stampe e le cineserie importate dai lunghi viaggi che intrapresi in oriente, condizionarono l’arte e il gusto dei tempi tanto da portare molti artisti e artigiani europei ad imitarne lo stile (beh a quanto pare prima i “cinesi” eravamo noi :)). Chiaramente, alla diffusione della moda, fu d’obbligo anche per tutti i nobili palermitani, avere nelle proprie ville un richiamo agli elementi cinesi. (Già mi immagino la Baronessa che va dal marito dicendo «che fa’, mi vuoi negare una pagoda in giardino? Ce l’hanno tutti, e io che sono peggio degli altri? Assolutamente abbiamo bisogno della pagoda!»).
La nostra Palazzina viene trasformata in “Real Casina Cinese ai Colli” quando, nel Natale del 1798, Ferdinando e Maria Carolina di Borbone fuggono da Napoli per arrivare a Palermo. Ferdinando, appassionato di arte venatoria, cercava una dimora con dei terreni che gli ricordasse La residenza di Caserta e gli permettesse di dedicarsi al suo “sollazzo” preferito (niente Bunga Bunga per lui trattasi molto semplicemente di caccia). Incaricò così la sua personalissima agenzia immobiliare, cioè il vicerè Giuseppe Riggio, Principe di Aci, di trovare il luogo ideale a tale fine; questo luogo fu individuato nella piana dei colli, dove i “fortunatissimi” nobili che avevano dei possedimenti lì (Ajroldi, Malvagna, Niscemi, Lombardo, Pietratagliata e Salerno) si trovarono in modo del tutto “entusiasta e spontaneo”, cioè tramite particolari editti reali che ne sancivano l’esproprio, a vendere i propri possedimenti al re per consentire la creazione della riserva reale. Tra i terreni espropriati c’era anche la Casina cinese con tutti i suoi arredi, che piacque talmente tanto al re da chiedere a Giuseppe Venanzio Marvuglia, allora l’architetto più importante della città, di ristrutturare la Casina per renderla idonea a farne la sua residenza principale (tanto da ospitarvi l’ammiraglio Nelson quando soggiornò a Palermo), mantenendone però le caratteristiche orientali, che erano già in voga nella corte di Napoli. Il restauro inizia quando, tra il 1800 e il 1805, la corte risiedeva ancora a Napoli, e quindi era più facile attuare i lavori previsti; si interviene soprattutto sull’esterno della palazzina con la modifica della copertura a pagoda, dove viene realizzata la stanza dei venti, e dei terazzi, mentre il Patricolo si occupa di realizzare la cancellata con i campanelli che suonano al vento e il tempietto cinese che si trova nel giardino all’italiana, il cui progetto era di Durante che ne curò non solo le vasche in marmo e le grotte in tipico stile cinese ma anche la flora.
Dal 1802 i lavori di restauro saranno seguiti dal figlio di Giuseppe Venanzio Marvuglia, Alessandro Emanuele, al quale vengono attribuite le modifiche più sostanziali della casina.
Gli interni della Palazzina vengono decorati con sete e affreschi in stile cinese – pompeiano, realizzati dai più importanti pittori dei tempi (Benedetto Cotardi, Raimondo Gioia, Giuseppe Patania, Vincenzo Riolo, Rosario Silvestri e Giuseppe Velasco).
Dopo l’unità d’Italia la Palazzina, come del resto tutto il parco della favorita, passa alla corona sabauda e poi allo Stato Italiano per farne un giardino pubblico, infine nel 1935 passa al comune di Palermo. Nel 1945, a seguito della seconda guerra mondiale, la palazzina subirà il primo intervento di restauro per risanare i danni dovuti al conflitto. Con il tempo venne realizzato, nelle dipendenze della palazzina, sia il Museo Pitrè che il Museo Agricolo.
Nel 1990 inizia un lunghissimo (e quannu mai) restauro che continua fino ad oggi, anche se adesso gran parte dell’edificio è visitabile; ci sono tante stanze nella casina cinese che meritano una visita alla Palazzina. Ad esempio nella sala da pranzo c’è un tavolo di forma circolare progettata dallo stesso Marvuglia che è a dir poco fantastica. Infatti la tavola da pranzo, detta anche “tavola matematica”, che però con le tabelline non ha proprio niente a che vedere, è dotata di un montacarichi e di una serie di campanelli collegati alla stanza sottostante. I commensali, grazie ad alcune corde potevano far suonare i campanelli cosicchè i servitori, tramite il saliscendi, facevano comparire direttamente sulla tavola le pietanze richieste. Nella camera da letto della regina, invece, nelle pareti affrescate si possono vedere i ritratti di alcuni membri della famiglia reale, sotto i quali sono state riportate delle frasi affettuose dedicate alle persone raffigurate, insomma una specie di album fotografico con dedica. 🙂
La casina oggi è gestita dalla Soprintendenza Beni Culturali ed Ambientali di Palermo, è visitabile tutti i giorni (eccetto il lunedì, classico giorno di chiusura di musei e teatri) e l’ingresso è gratuito (evviva evviva!!!) quindi non ci sono scuse, vi tocca proprio proprio andarci.
Complimenti all’Autrice per il bell’articolo. Ho visitato la Palazzina Cinese per la prima volta nella mia vita pochi mesi fà, perchè è quasi sempre stata chiusa al pubblico. Andate a vederla perchè vi assicuro che non ci si aspetta una tale bellezza! Purtroppo credo che sia proibito scattare foto all’interno, o almeno lo era quando l’ho visitata io e c’era una esposizione privata di abiti cinesi antichi. E’ incredibile il letto mobile del Re, perchè sembra di ferro, ma è di legno e ha le rotelle 🙂
La mia speranza è che si riesca ad aprire anche l’adiancente museo Pitrè, che vanta una collezione di carrozze d’epoca di grande pregio. Per i curiosi, uscendo dalla cancellata che dà l’accesso alla Favorita e percorrendo la strada a sinistra che costeggia il Museo, è possibile scorgere qualche carrozza attraverso le finestre (Che cosa triste… bramare la propria storia da una finestra…) Sarebbe una gran cosa se si riuscisse anche a mandar via le prostitute che sfilano lungo la piazza della Palazzina Cinese anche con la luce del giorno e a recuperare la pavimentazione della piazza che è tutta dissestata. Ciliegina sulla torta, poi, sarebber avere ogni dì a mezzogiorno
il cambio della Guardia Reale borbonica presso la guardiola a destra del cancello principale. Qualcuno mi svegli, per favore… 😉
Ricordo da bambino si andava a scorazzare nel parco e ancora, lungo il perimentro del muro di cinta, resistevano dei sonagli di ceramica che un tempo suonavano al passare del vento. Poi per anni è stata una discarica e un covo di drogati e prostitute, adesso sono felice di sapere che è aperta al pubblico e in buone condizioni. Io, nato e vissuto a S. Lorenzo, non l’ho mai visitata. Saluti dalla capitale
Molto Brava, hai restituito con un piacevole post tutte le informazioni sconnesse che ci somministravano a scuola.
riporti con cura e dettagli le notizie storiche ed artistiche in maniera semplice e narrativa.
Grazie.
Bellissimo articolo. Io conosco bene la palazzina Cinese, avendo celebrato negli anni 70, quale consigliere comunale, centinaia di matrimoni civili.
Una splendida rara dimora.
Brava la Autrice
Non lo sapevo. Battaglia celebrava i matrimoni? Allora non è lo stesso Battaglia? http://archiviostorico.corriere.it/1992/dicembre/20/Palermo_racket_delle_assunzioni_co_0_92122016731.shtml
Apprezzo tutto quello che è storia della mia città,L’amo…! perchè la nostra terra parla tutte le lingue…e viene capita da tutti.
grande articolo, e pensare che per anni sono andato a scuola a Pallavicino, e mi sono perso tutta questa magnificenza, mea culpa solo mea culpa!!!
Anch’io ho iniziato la mia vita scolastica a Pallavicino. Ma io ho visto sempre immondizia davanti al muro laterale nei pressi della città dei ragazzi, marciapiedi sudici e dissestati, muri grezzi senza intonaco – o quando c’è in un tratto molto limitato ed isolato, pochi metri o centimetri come macchie, si tratta di bricolage, rattoppi multi-stile, calce e terra fatta senza criteri logici – senza decoro muri di cinta bucati obliqui cancellate comprese, desolanti che ti mettono addosso energie di apatia, lungo tutto il tratto che va dalla palazzina cinese fino allo stadio delle palme. Vegetazione mal curata quando non è semi-abbandonata. Energia negativa, senso di abbandono. Questa è pure storia, recente. L’altra è storia lasciata in eredità a chi non merita.
In contrapposizione, più che vantarci, come solo noi che siamo “i megghiu” sappiamo fare, vantarci della storia fatta DA ALTRI, dovremmo vergognarci, in contrapposizione, per quello che ci hanno lasciato e per come l’abbiamo rovinato.
Tutto si riassume in un passaggio che mi permetto di renderlo FEDELE alla realtà: “… passa DISGRAZIATAMENTE alla corona sabauda e poi – peggio – al similpaeseitalia per farne un giardino pubblico, infine nel 1935 – disgrazia tra tutte le atroci disgrazie – passa al comune di Palermo.
The end.
uno puo’ avere intelligenza,spirito di osservazione,capacita’ di esplorare l’ignoto
e rapportare,ma se tutto questo potenziale
viene posto in direzione errata,a che cosa serve?
Per me un giovane deve guardare al futuro e
dare un contributo per costruire un futuro.
Ma a cosa volete che mi serva conoscere la storia della palazzina cinese,simbolo di un’epoca
di grandi squilibri sociali spazzati via come foglie al vento?
Per altro anche dal lato architettonico ci sarebbero molte cose da dire,non e’ che poi si tratti di un monumento che possa fare scuola!
A proposito di stile cinese, che era così in voga nel settecento in varie parti d’Europa, ci si potrebbe inserire un’ipotesi, forse un po’ traviante, che fa riferimento alle belle spezie e aromi che giungevano in Europa dall’Oriente, fra i quali sicuramente l’oppio. Non so dove ho letto che Maria Carolina ne faceva parecchio uso, forse per sopravvivere e non pensare a quel decadente mondo meridionale,dove era giunta strappata dalla splendida corte di Vienna.Se visitate Palazzo Mirto, in cui si trova un salottino alla cinese, proprio in questo trovate un pavimento in cuoio rispondente alla convinzione che il cuoio potesse assorbire il fumo.Povera Maria Carolina! Chissà che non sia stato quel vizio a farle perdere ben otto figli, morti tutti sotto i 14 anni?
Bell’articolo, spiegato in maniera semplice e chiara. Ci andrò sicuramente!!
devo dire che è stato molto bello potere visitare la palazzina cinese,certo sarebbe stato anche molto interessante se le guide preposte dalla sopintendenza fossero state all’altezza della situazione visto che si sono limitati a speiegare cose evidenti e non hanno fatto nessun cenno di storia,e poi vorrei chiedere alla alle autorità competenti dove sono finiti tutti i mobili?e perche tutta la roba del museo Pitrè è stata spostata e non è più tornata nel suo museo?(accanto alla palazzina cinese)
se qualcuno sà mi risponda grazie
@comelapenso: ho cercato altre parole per esprimere ciò che mi ha suscitato il tuo commento.
Ma non ne ho trovate, per cui sono costretta a usare le prime che ho pensato.
Ma che cacchio dici? “non e’ che poi si tratti di un monumento che possa fare scuola!”
non ho altro da aggiungere..
cara Cetty
se scorri un qualsiasi testo di Architettura
trovi facilmente la spiegazione su quanto ho scritto.
So bene che mi sono messo controcorrente,
ma in quell’edificio non ci vedo nulla di interessante,architettonicamente parlando e’ pure un ibrido,con quel colonnato…
ti do’ un aiutino.
Prendi il Palladio.
Le ville del Palladio hanno un’identita’.
@comelapenso
Purtroppo non capisci nulla di architettura. È un fatto deducibile dalle cose che scrivi. Un’opera architettonica va prima di tutto “contestualizzata” nel periodo storico in cui è costruita.
Altrimenti suppongo che non troveresti nulla di “interessante,architettonicamente parlando” nemmeno nel Colosseo o nelle Piramidi di Giza.
Invece di scrivere “architettonicamente”, dici soltanto “a me non piace”. In fin dei conti, “de gustibus non disputandum est”
bravo antonio
Uno dei più bei monumenti di Palermo è l’esaltazione dell’ibrido, e non è il solo e non solo a Palermo, ma ovunque
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_della_Martorana
ecco, bravi,non ho alcuna difficolta’ a rettificare
A ME NON PIACE LA PALAZZINA “CINESE”,
.
pero’ dicendomi”non capisci nulla di architettura”
ci vai giu’ pesante,anche perche’ l’ho studiata al Liceo,ho superato brillantemente
Architettura Tecnica all’Universita’,ho visitato
le opere dei piu’ grandi architetti contemporanei al mondo,preferisco la purezza delle linee di una Piramide,o di un Grattacielo,alla confusione di linee di certi pasticciacci del passato,
e quindi ritengo che qualcosa la posso esprimere anche io,o no?
(e cosi’ siete riusciti a farmi parlare di me,
ma non andro’ oltre)
edifivi
GIGI
il fatto e’ che tra linizio e la fine della costruzione,passavano secoli,mutavano persone e stili,ed ecco spiegati gli ibridi.
@comelapenso
“Per me un giovane deve guardare al futuro e
dare un contributo per costruire un futuro.
Ma a cosa volete che mi serva conoscere la storia della palazzina cinese,simbolo di un’epoca di grandi squilibri sociali spazzati via come foglie al vento?”
peccato che senza cultura e memoria storica, il contributo che puoi dare non si distacca molto dalle castronerie che stai dicendo.
l’arte è spesso stratificazione e contaminazione, altrimenti puoi fare solo un pallina di fango o grattarti il naso mentre pensi…..e intanto il futuro non si volta indietro a guardare uno che si scaccola il naso. 🙂
“il fatto e’ che tra linizio e la fine della costruzione,passavano secoli,mutavano persone e stili,ed ecco spiegati gli ibridi.”
hai ragione @comelapenso, infatti il sacco di palermo è avvenuto in meno di vent’anni e non si notano molte stratificazioni e ibridamenti: è un unico orrore molto omogeneo!
“GIGI
il fatto e’ che tra linizio e la fine della costruzione,passavano secoli,mutavano persone e stili,ed ecco spiegati gli ibridi”
Spiegazione assurda. Perlomeno potevi cliccare sul link; nel caso che ho postato le modifiche sono dovute a ben altro; e sono tantissimi i casi simili.
In ogni caso io intendevo l’interesse dell’ibrido, indipendentemente che l’apporto di uno stile di epoca diversa sia usato simultaneamente alla prima costruzione o secoli dopo.
GIGI
e’ grave?
questa volta stare su 2 post contemporaneamente
mi ha messo fretta…….
io mi riferivo a casi come
Mont Saint Michel
o
la stessa Cattedrale di Palermo
i cui lavori sono andati avanti per secoli.
.
E poi stiamo parlando dello stile di 1 manufatto,
non di 1 citta’.
mah, pensieri confusi, comunque la pensi.
non ti preoccupare,ci sono io che ti faccio
ritrovare la logica delle cose…
intanto
“guardarsi intorno”
(si fa per dire,quando si va da un continente all’altro)
“guardare avanti”.
cosanepenso ti sbagli, la palazzina, come ti dicevo altrove, è un esempio di eclettismo e non sono passati secoli, è stato proprio deciso di edificarla così.
per quanto riguarda le stratificazioni dei monumenti se si dovesse tenere solo cio’ che è nello stile “puro” di quando è stato creato allora dovremmo abbattere il 99% dei monumenti mondiali. la stratificazione è sintomi di vita di un edificio e come affermano le correnti di restauro maggiormente supportate, le stratificazioni non si toccano (cosa diversa sono le superfetazioni, ma questo è un discorso lungo)
tutti i monumenti, chiese, ville, edifici storici hanno subito un’evoluzione nel tempo. il duomo di siracusa era un tempio greco trasformato in chiesa cattolica, il campanile di piazza san pietro a venezia è una ricostruzione, poichè l’originale è crollato, il castello sforzesco a milano idem, San Pietro a Roma poim non ne parliamo neanche, visto che è il risultato di 2000 anni di costruzioni…che dici? abbattiamo san pietro con quelle orribili colonne???
mi sa che è il caso di ripassare un pochetto
Se vuoi, ti dico va bene,
i monumenti non li possiamo toccare,
ma quando un edificio si puo’ classificare monumento?
.
Il mondo come e’ costruito generalmente e’ brutto,tanto nei centri quanto nelle periferie.
Dove ci sono soldi non ci si pensa 2 volte a rifare ex novo,nuove tecnologie,nuovi materiali,e migliore qualita’ di vita.E tanto lavoro per gli
Architetti.Citta’ da rottamare e riedificare,
non tutte pero’.
cosanepenso: quello che dici è pura follia. allora buttiamo giù il colosseo che è roba vecchia e costruiamoci su un bel centro commerciale. buttiamo giù tutto il centro storico di venezia e costruiamo 4 belle palafitte. buttiamo giù tutto il centro storico di parigi e costruiamo 4 bei condomini….ti rendi conto tu stesso che è una sciocchezza (mi auguro). la storia dell’urbanistica insegna che i centri storici sono essi stessi monumenti a volte ancora di più dei monumenti stessi. non tutto cio’ che è costruito è brutto, cio’ che è costruito male è brutto. il resto va mantenuto curato e se proprio non si può fare altro (vedi nei vuoti causati anche a Palermo anche dalla 2° guerra mondiale e che ancora restano “vuoti”) costruiamo in nuovo con un’architettura di qualità. ma stiamo aprendo dei discorsi che sono dibattuti da decenni da tutti gli architetti e pianificatori del mondo. mi piacerebbe sapere cosa ne pensa in merito Maurizio Carta, nostro assessore al centro storico e mio apprezzatissimo e stimatissimo professore all’università.
cara Gabriella
ma e’ proprio necessario iniziare i tuoi interventi con frasi del tipo
“ti sbagli”
“quello che dici e’ pura follia”
e roba del genere?
I tuoi egregi professori avrebbero potuto insegnarti prima a capire e poi a rispettare
anche le opinioni altrui,o
comunque ad usare un certo tatto.
Io non ho scritto da nessuna parte di demolire i monumenti,quindi vacci piano con il Colosseo
e compagnia bella.
Io ho parlato che andrebbero demolite le brutture
e su questo non andarmi a scomodare i dibattiti
degli urbanisti,che parlano,parlano,ma non vedi come hanno ridotto Palermo,per restare in tema?
Inoltre,e’ sufficiente studiare,o bisogna girarlo il mondo,per confrontarsi e capire?
Per esempio,le isole pedonali.
Ci sono citta’ in cui si realizzano,senza portare alcun fastidio.Ed intorno i trasporti sono rapidi e veloci che pare di essere a Monza.
A Palermo qualcuno insiste con le isole pedonali,arrecando un mare di fastidi alla gente,
nonostante le proteste.
Se non crei i flussi di traffico alternativi,che ci sperimenti a fare questi divieti?
E poi si parla di strategia!ma quale strategia?
i miei professori mi hanno insegnato ad osservare il mondo, i miei genitori l’educazione e io ho imparato a viaggiare, quindi dormi pure sogni tranquilli.
per quanto riguarda l’assolutezza delle mie affermazioni, non sei tu a dire “Citta’ da rottamare e riedificare” “Ma a cosa volete che mi serva conoscere la storia della palazzina cinese,simbolo di un’epoca
di grandi squilibri sociali spazzati via come foglie al vento?
Per altro anche dal lato architettonico ci sarebbero molte cose da dire,non e’ che poi si tratti di un monumento che possa fare scuola!”
quindi di assolutismi mi sa che non sono stata io ad esserne l’artefice.
ti invito ad informarti ti più e a girare di più per palermo e non solo per il mondo.
lagnarsi e facile, ma tu cosa stai facendo per migliorare la nostra città? prima di chiedere e lamentarsi domandiamoci cosa facciamo noi per fare in modo che le cose cambino.
poi a quanto ho capito secondo te:
la ricerca non serve
il passato è roba inutile
gli incontri tra architetti ed urbanisti è solo una parla parla
beh a questo punto mi spiego molte delle tue affermazioni
questo è quanto
“lagnarsi è facile” chiaramente non “e” il voler scrivere troppo velocemente mi fa brutti scherzi
mettiamo un po’ di ordine,e poi vediamo di chiudere questa ormai sterile conversazione,
sterile perche’ ognuno di noi ha detto la sua,
i lettori un’idea se la sono fatta,ed e’ improbabile possa emergere ancora qualcosa,a parte
che avrei qualche “chiffari”.
Io che cosa ho fatto per migliorare la nostra citta?Intanto sto aprendo gli occhi a tanta gente,grazie anche all’opportunita’ che hai dato scrivendo i tuoi post su questa benedetta palazzina cinese.Ne emerge la necessita’ di
concentrarsi su opere a larga fruizione,come la Lybrary da me indicata dell’Architetto George Wrigth,e non su opere da contemplare come un sovrammobile del salotto buono,senza che nessuno ne possa trarne un utilizzo.
Inoltre ti ho dato un consiglio,guarda al futuro,
e’ nelle opere del futuro che c’e’ la speranza di migliorare,e lascia perdere gli orpelli del passato.Non credo che sia nelle tue vocazioni,ma e’ ovviamente un consiglio,che altri possono accogliere,quella di impegnarsi nel nuovo che bussa alle porte.
E’ stato un piacere averti incontrato.
Caro cosanepenso, ti do ragione sul fatto che si deve guardare avanti, ma stai tralasciando qualche particolare importante.
Ogni città che si rispetti costruisce il proprio futuro sempre nella consapevolezza, nella conoscenza e nel massimo rispetto del proprio passato, anche se non sempre gradevole.
La palazzina cinese è forse un esempio piuttosto kitsch di architettura panormita, ma ha un suo fascino e non è certo quella che tu definisci “opera da contemplare come sovrammobile del salotto buono” o ancora “orpello del passato”. E’ invece un pezzo di storia della nostra città e come tale occorre conoscerlo e farlo conoscere. E’ uno di quei monumenti che rispecchia la nostra identità passionale e multiculturale, che non va mai rinnegata, perché è e rimane la base per migliorarci e su cui costruire quel nuovo che tu decanti. Il nuovo deve diventare parte integrante del paesaggio storico urbano senza che questo venga compromesso, offeso o distrutto.
io il futuro lo costruisco non lo guardo e lo costruisco sulle basi solide del passato.
a presto
Alemisia
leggi per favore dall’inizio e con attenzione
quanto e’ stato scritto e scoprirai che io non ho nulla contro la palazzina cinese,ho solo fatto rilevare che le risorse giovani ed
High Potential,quelle poche che sono rimaste a Palermo,dovrebbero impegnare il loro tempo in attivita’ innovative
e guardare avanti.
Le ricognizioni storiche le lascerei ad altri.
…io ho letto i primi commenti, poi ho visto che si scatenava il delirio e mi sono arreso. Mariiiia, che palle.
Ad ogni modo, l’articolo fa venire voglia di visitare (o ri-visitare) la Palazzina. Penso che lo scopo del pezzo fosse quello; obiettivo raggiunto; complimenti all’autrice. Punto.
E comunque, vivendo in Cina, è veramente bizzarro trovarsi ad avere nostalgia di una corsetta alla Favorita leggendo un post sulla Palazzina Cinese. Grazie all’autrice anche per questo. 🙂
-@ picciotto a shanghai: penso che tu mi abbia fatto il più bel complimento che si possa fare a chi vorrebbe far appassionare le persone alle cose belle della propria città. grazie 🙂
ciao Gabriella,
oggi ho visitato la palazzina cinese con i miei figli (per loro la prima volta, per me la seconda).
Mi hanno incuriosito le scritte in aramaico sulle pareti di una stanza….sai dirmi il loro significato?
grazie…
qualcuno sa se esistono i disegni delle piante della casina cinese?
la regione e la sua guerra privata contro quanat arabi inesistenti?
ma la maggior parte di questi commentattori non mi sembra qualificata a parlamentare!
cosa penso di…..
la lingua batte……e non solo quella
ancora esistono dei quanat arabi in sicilia ? follia1
Vi invito a rimanere in tema. Grazie.