Senza pane
Scrivere di palermitani e cibo non è cosa semplice e, di certo, non mi accingo a trattare l’argomento in modo scientifico, né, tanto meno, esaustivo. Mi limiterò ad esaminare alcuni aspetti legati all’approccio, unico al mondo, che il palermitano ha con il cibo. Anzi con il mangiare. Da noi così si chiama: il mangiare. Verbo all’infinito presente…e già l’infinito dà un’idea vaga di quanto importante sia questo gesto che, se per altri è legato solo al nutrimento, per noi racchiude una infinità, appunto, di significati.
Siccome non è possibile trattare del menu giornaliero del perfetto palermitano, senza sprecare i famosi fiumi d’inchiostro, osserviamo più da vicino la colazione. I nutrizionisti affermano che sia il pasto più importante della giornata. E noi li ascoltiamo. Magari troppo, la verità.
Ho un esempio di palermitano a casa. La mattina prende un caffè al volo e giusto un paio di biscotti. Solo che verso le 11:00 reclama la “seconda colazione” (come la chiama lui) o richiamino (come il vaccino). Giustamente. E qua si apre un mondo. Anzi due. Quello dei tifosi del salato e quelli dei tifosi del dolce.
Perché se c’è chi, come mio marito, assume una brioche, anzi una broscia senza niente o, al limite un cornetto (croissant per il resto del mondo) e un caffè, c’è chi ha un ben altro concetto della colazione al bar. Continua »
Ultimi commenti (172.538)