Assessori tecnici e assessori politici
«Mai e poi mai magistrati, prefetti e professori universitari accetterebbero di fare gli assessori a cifre inferiori alle attuali». È il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, che parla a proposito dell’equiparazione dei compensi tra assessori “tecnici” e “politici”: una par condicio da 20.000 euro lordi al mese! Come sempre, in Sicilia, ciò che altrove provocherebbe civile indignazione qui suscita, al più, invidia e anche un’uscita infelice come questa rischia di passare inosservata. Esiste un mercato per i compensi professionali che rappresentano pur sempre un prezzo, un punto di incontro tra domanda e offerta. E per assicurarsi le migliori professionalità al minor prezzo ci sono pure degli intermediari specializzati: i cacciatori di teste. Non mi sembra che i cacciatori di teste stiano sgomitando per accaparrarsi manager pubblici siciliani pur pagati, scandalosamente, a cifre astronomiche. Se la politica paga una prestazione più del suo valore di mercato, genera un privilegio, umilia la meritocrazia, corrompe, perché paga un di più per motivazioni non certo trasparenti.
La politica in una situazione economica generale di crisi sembra sempre più fatta di scelte di natura finanziaria, di tagli e di numeri, quasi si parlasse della conduzione di un’azienda. Eppure, nella selezione dei pubblici amministratori, non si adottano mai i criteri tipici di una grande azienda quale, per analogia (dimensione del budget, numero di dipendenti, ecc.), potrebbe essere considerato un comune o una regione. Come mai, infatti, si è attenti alla scelta dei manager di società quotate in cui sono investiti i nostri risparmi e che sono accuratamente selezionati da società di executive search mentre si affidano, non già i nostri risparmi, ma addirittura la qualità della nostra vita (compreso il futuro e il benessere dei nostri figli), a persone che gestiranno budget enormi per il territorio, le infrastrutture, l’istruzione, la sanità, i servizi sociali, ecc. senza nessuna verifica di attitudini e competenze, se non quelle teoricamente derivanti dal consenso elettorale ricevuto? Non sarebbe il caso che, in una società complessa come la nostra che richiede capacità di visione lungimirante e indiscutibili attitudini manageriali, i profili, se non dei candidati alle elezioni, almeno quelli degli assessori “tecnici”, venissero vagliati, in modo indipendente, da società di cacciatori di teste e non su soli criteri politici discrezionali e fiduciari, con i nostri soldi e sulle nostre teste?
Creare valore per i cittadini, in termini di qualità della vita, dovrebbe costituire la missione di un buon amministratore pubblico, così come si richiede a quello privato di creare valore per gli azionisti e anche per gli altri portatori di interessi. Parliamo certamente di sfide e di obiettivi impegnativi. E un obiettivo, per definizione, deve essere misurabile. Nel caso delle società quotate, è la crescita della capitalizzazione di borsa che rende soddisfatti gli azionisti e vede premiati i manager con incentivi. Ma come si potrebbero, con un indice altrettanto sintetico, valutare i risultati di un’amministrazione della cosa pubblica? Penso che un sistema, semplice e indiscutibile al tempo stesso, possa essere fornito da classifiche autorevoli e indipendenti che misurino la qualità della e dello sviluppo di un territorio. I parametri utilizzati sono normalmente rappresentati dalla diffusione e qualità dei servizi e da altri indici di benessere e vivibilità. Perché non legare allora la remunerazione degli assessori ai miglioramenti di questi indici, nei settori di loro competenza?
(in collaborazione con il Fatto Quotidiano)
Queste tesi espresse dal dr Di DOnna invece mi trovano agli antipodi.
LA politica e’ servizio,a mio avviso unico requisito e’ che il candidato politico o tecnico sia “in sintonia” quotidiana con il tessuto sociale e il territorio.Ma Che sia colto,preparato,tecnicamente ferrato..mi perdoni dr Di Donna..ma e’ una mistificazione strisciante che ancora una volta cerca e intende fare della politica un terreno per pochi.LA democrazia inerisce a ogni istituzione ,quindi ogni cittadino in quanto tale e’ chiamato a contribuire con i prori umili mezzi intellettuali.Anche perche’ ,non la diamo a bere a nessuno : i veri ARTEFICI delle scelte tecniche (ribadisco TECNICHE) sono i FUNZIONARI dell’apparato ,gia’ peraltro abbondanti e strapagati (ad esempio dei ministeri,della regione ,dei comuni..)che traducono, per loro preciso compito istituzionale ,in concretezza le scelte appunto secondo le DIRETTIVE POLITICHE.Ci siamo ?LAsciamo perdere questi esercizi da citta’ ideale ,la democrazia e’ ben altro. QUella invocata e’ una TECNOCRAZIA o al limite un AZIENDALISMO che fagocita la democrazia partecipativa.La politica ,nel senso piu’ alto ,e’ fatta dalla dialettica tra le parti sociali,e ognuna ,proprio perche’ dialettica e non mero tecnicismo, deve essere chiamata in causa.Il “volgo” non deve solo apporre crocette votando .Il volgo deve avere liberta’ di espressione tra gli eletti e possibilita’ di ricoprire cariche .Nulla osta che l’assessore regionale al bilancio o il ministro sia un semplice uomo onesto (nb .ONESTO).Politicamente la preparazione ei titoli sono davvero indifferenti e s e cominciassimo a pensarla cosi’ in modo diffuso mi preoccuperei seriamente.Un buon padre di famiglia non lo e’ certo di piu’ se ha un titolo di laurea in psicologia.Ne’ una madre e’ piu’ madre se e’ anche ginecologa.Compreso il trucco ? Ho gia’ sentito esprimere queste idee.Le ritengo proprio lesive per la democrazia.Chi deve poi controllare sulla correttezza e sulla fondatezza tecnica delle scelte compiute sono gli enti di controllo che Costituzione e Statuti prevedono (Corte dei Conti,Uffici per valutazione impatto ambientale,Sovrintendenze etc etc ).Riguardo ai compensi :ancora una volta richiamerei il senso civico considerando la politica come s ervizio :in Italia la politica proprio per le basse (purtroppo) motivazioni civiche di fondo ha i costi tra i piu’ alti,o se non erro proprio i piu’ alti al mondo .In tanti altri paesi ,piu’ civili e ahime’ nordici,il politico ,proprio perche’ sa di offrire un servizio temporaneo alla societa’,riceve pochi miseri rimborsi.Direi che gia’ l’attuale sistema in ITalia garantisce al politico la possibilita’ di campare piu’ che dignitosamente e non si giustificano lagnanze del tipo quelle espresse ad Lombardo (anvedi chi parla poi ..gli ONOREVOLI REGIONALI !!!!).Non vorremmo forse introdurre nel sistema politico i compensi astronomici dei CEO -AD delle multinazionali ? semmai sono quelli a dover essere aboliti come un abominio per i poveri della terra .Quando capiremo che fatte salve le opportune gratificazioni e compensi,non puo’ esistere che il capoccia di un’organizzazione riceva mille volte di piu’ in compenso rispetto a un semplice impiegato che pure fa parte dello stesso motore del sistema ? NON IDOLATRIAMO l’AD,ne’ l’imprenditore.In tanti altri paesi la politica e’ ben altro,servire e’ un onore e gia’ ripaga dei sacrifici.cSe qualcuno si sente chiamato lo faccia.Altrimenti stia al suo posto a far certo meglio .Ma non faccia politica per i compensi.PS :tra i primi a sostenere (come anticamente nel PCI ) che quanto nel mensile degli onorevoli o consiglieri, supera l’ordinaria civile retribuzione,serbando solo le spese per missioni e altre spese documentate,deve essere riversato nelle casse comuni del partito o movimento ci sono proprio i 5 stelle,riportando il discorso definitivamente e saldamente sul piano etico civile.
Distinti cordiali saluti
Concordo con il folklorista. La politica deve essere nelle possibilità di tutti, un impegno limitato negli anni, a rimborso spese. Mai un lavoro. I politici oggi fanno politica intesa come gestione di risorse non di idee e progetti. Il modello francese con una burocrazia che fa, comptente ed educata, ed è la politica che la indirizza sentiti gli umori del popolo. credo sia una buona formula. Da noi tutto assessori e dirigenti sono di nomina politica, ed il risultato è il balletto di poltrone che abbiamo visto imperare nell’epoca Lombardo.
Concordo con donato che chi si occupa della mia aria, della mia eocnomia, del mio futuro dovrebbe essere il migliore tra noi, a qualunque costo.
Gli assessori tecnici sono una soluzione debole ed imbarazzante di un sistema che non va più.
Creiamo una classe di burocrati veri, che studiano e che rispondano con i risultati delle loro competenze. E qui sia meritocrazia, cacciatori di teste e quanto necessario come dice donato. La politica, la direzione la dia il popolo, attraverso rappresentati politici che esercitino la funzione come dice il foklorista per qualche anno e poi a casa a lavorare come tutti noi. Ed in quegli anni continuino a prendere lo stipendio del posto di lavoro cui sarà rimborsato dallo stato. Penso che in tanti trai più capaci sarebbero lieti di servire il paese a queste condizioni.
Quoto il sig. Didonna.
Quante volte ci siamo lamentati di essere governati e amministrati da un branco di incompetenti?
Soprattutto ora, in cui il “distacco” tra la realtà vissuta dalla gente e quella solo percepita dai politici ha raggiunto dimensioni pressocchè incolmabili, si avverte maggiormente la necessità che a gestire le nostre sorti siano elementi in primo luogo capaci (oltre che onesti, disinteressati, ecc. ecc.).
Un’ulteriore precisazione, secondo me, andrebbe fatta circa la “correntezza temporale” degli obiettivi assegnati.
E non, come purtroppo avviene, già raggiunti ancor prima di essere assegnati, solo per giustificare l’erogazione delle relative indennità…..
La politica non deve diventare un lavoro: oggi e’ un lavoro, e’ un club, una casta. Una volta dentro, si ci resta e si fa carriera. La politica deve essere commessa e sconnessa allo stesso tempo dalla professione, e deve diventare un momento nella carriera di certuni, non la carriera stessa.
Sarebbe bello che qualcuno, nell’interesse comune, ponesse la propria esperienza, professionalita’, a servizio dei cittadini. Chiaramente dovutamente e congruamente retribuito, sulla base delle proprie capacita’.
E poi, di nuovo a fare quello che faceva prima. Il posto di lavoro dovrebbe essere solo congelato, per poi essere ripreso.
Il popolo ingaggia il fuoriclasse, gli fa il contratto, e poi allo scadere lo saluta ringraziandolo.
Se fa male, il popolo lo licenzia, e lui torna a fare cosa sapeva fare prima…
Tutto è stato già spiegato da Gaetano Mosca piu’ di un secolo fa. Era persino nato a Palermo…
Concordo completamente con il dott. Didonna.