Sono sempre stato convinto che il modo migliore per reagire alla crisi culturale (e teatrale) di Palermo sia lavorare, esistere, costruire in tutti i modi possibili. Ma nonostante il fermento creativo che negli ultimi dieci anni ha visto alcuni esponenti del teatro palermitano essere presenti sui palcoscenici di tutta Italia (e non solo), sembra che le istituzioni o gli enti teatrali cittadini si accorgano poco e male di ciò che è avvenuto a Palermo. Piccola eccezione: il Montevergini, forse ancora sottoutilizzato, anche e soprattutto, per la solita cecità degli amministratori locali.
La verità è che il Teatro a Palermo ha molti colpevoli, ma spesso si vogliono attribuire le colpe solamente ad uno. Forse perché è il più grande e il più grosso e il più potente di tutti. Ma davvero non credo sia l’unico. Per esempio, quello che era il Garibaldi: cavalcando l’onda palermitana (dopo avere fatto terra bruciata intorno a sé di vari artisti nazionali) ha prodotto spettacoli di alcuni teatranti cittadini finendo poi a vie legali con alcuni di questi per mancati pagamenti; lo stabile di innovazione della città non ha mai ospitato o prodotto o coprodotto nessuno dei gruppi cittadini che più si distinguono nella ricerca e nella innovazione. Continua »
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