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  • 29 commenti a “Sicilianu”

    1. Magari si studierà il dialetto siciliano non la tua lingua volgare!!!

    2. Il Siciliano è una lingua, non un dialetto, e sarebbe ora venisse tutelato.
      Non so se farlo studiare a scuola sarebbe la cosa giusta, si potrebbe iniziare smettendola di considerare ignorante chi lo parla.

    3. …finalmente quelli dello zen saranno i primi della classe!

    4. @marco lombardo
      sono daccordo ignorante non è quello che decide di parlare in dialetto, ingnorante è quello che parla solo in dialetto perchè non conosce l’italiano.

    5. Sfugge la vera notizia. Ovvero che l’assemblea regionale non solo perde il proprio tempo su simili questioni ma vota bipartisan quasi ad acclamazione.
      E ora? Voglio vedere i primi bandi di concorso per insegnanti di siciliano… che requisiti ci vogliono? E il curriculum da presentare in che lingua va scritto? E chi è che dovrebbe valutarli?
      E poi, Quale variante di dialetto va insegnata? il catanese, il palermitano… o ci accordiamo per insegnare il vigatese?

    6. Una lingua/dialetto fondamentale per trovare oggigiorno lavoro e farsi capire meglio dai turisti 🙂

    7. L’insegnamento è di storia e cultura regionale, ivi compresa ovviamente la letteratura e, per leggerla, evidentemente sono necessari “elementi” di lingua siciliana. Troppo poco per me, ma troppo per altri.
      Alle persone intelligenti che scrivono su questo sito (con i cafoni e con quelli che non hanno nemmeno imparato bene l’italiano e sono restati con qualche complesso neanche voglio dialogare) di co di fermarsi un attimo a riflettere senza pregiudizi. E credo convengano che questa è solo una conquista elementare di civiltà, di cultura e di autostima.
      Nemmeno il latino, il greco, la filosofia o la storia servono per trovare lavoro e farsi capire dai turisti. Nemmeno la letteratura italiana. Eppure credo che la letteratura italiana sia un tesoro preziosissimo da conservare nelle nostre scuole: esso è l’identità e la tradizione di un popolo tra i più pieni di storia del mondo. Guai a chi la tocca. Anche D.D. lo sa bene e sono sicuro sarà d’accordo con me; lo dice solo per verve polemica.
      Se l’insegnamento è inquadrato in tal senso non può fare che bene ai cittadini siciliani di domani.
      Scoprire che la scuola non veicola solo una lingua che viene “da lontano” non è un male, è un bene. E se allo ZEN si sentissero più a casa loro a scuola, non sarebbe un male. Ma non sarà insegnato il loro vernacolo, bensì il siciliano letterario, l’unico standard che esista. Ma è giusto così. Giovanni Meli era palermitano ma scriveva “lu meli”, non ” ‘u mìali” come sicuramente diceva nella vita di ogni giorno, per dire “il miele”. Quindi il siciliano come lingua esiste, regionale per carità, non nazionale né ufficiale, ed è un crimine contro l’umanità avere tentato (inutilmente) di soffocarlo.

    8. se oltre al dialetto si incrementassero anche le ore di inglese o i corsi extrascolastici finanziati, magari dal comune, sarebbe cosa buona e giusta. Io il dialetto lo parlo, lo parlo bene, ne vado fiero e non l’ho di certo imparato a scuola (o quantomeno non dai professori…).

    9. certo mi chiedo quale dialetto.
      Io palermitano non parlo mica come un catanese. O per siciliano si intende quella lingua neutra tanto cara a certa cinematografia sulla mafia.
      Esistono già i libri di testo?

    10. Ben detto Ciccio!

    11. Nulla di pregiudiziale contro la storia, la lingua e la letteratura siciliana, ma ho il forte sospetto che questa decisione unanime dell’ARS celi la solita fuga in avanti sulla retorica del sicilianismo invece di affrontare i problemi dei siciliani, primo tra tutti la struttura burocratico-parassitaria che ne spreca scandalosamente le risorse.

    12. Quoto Donato Didonna su tutta la linea! In più mi viene da chiedermi: ma con tutti i casini del carrozzone governativo siciliano ma proprio la questione del dialetto a scuola era prioritaria???

    13. Riconoscendo e sottolineando l’importanza del siciliano in quanto espressione della cultura di questa terra, non posso che rimanere perplesso.

      Quali libri di testo verranno adottati?
      Chi lo insegnerà?
      Quali testi raccoglieranno le antologie?

    14. capisco benissimo la vignetta di lobo e la condivido. detto questo, penso che la lingua siciliana potrebbe anche trovare posto in un percorso didattico, una volta superati problemi ben più gravi, come un’alfabetizzazione di base, visto che in molti contesti scolastici si hanno ancora problemi di scrittura e comprensione nella lettura. ovvio che, riallacciandomi a quanto detto da Ciccio, tra “lu meli” e ” ‘u mìali” c’è una bella differenza!
      non credo che si debba andare a scuola solo per poter parlare con un turista, come non credo che la cultura serva a solo a rimpiersi la pancia, ma anche a preservare la bellezza. purtroppo ne siamo ancora lontani, almeno in molte realtà.
      *
      di scrittori e poeti che hanno scritto cose splendide in siciliano ce ne sono tanti, in questo momento mi viene in mente questa poesia civile di Natalia Castaldi – Triangolo di sole. http://larosainpiu.ilcannocchiale.it/2010/10/25/triangolo_di_sole_poesia_diale.html

    15. Chi se ne fotte del dialetto! Non capite che è solo un altra “trovata” del ceto politico siciliano per distrarre le masse incolte. Ma di che discutete??

    16. Io fossi in loro mi preoccuperei maggiormente per l’inglese…

    17. Chapeau

    18. che bello! ora mi iscriverò ad un corso:
      Davvero felice.
      Ma come si dice iscriverò in siciliano?

    19. io sono felicissimo! dimenticate che oltre la lingua siciliana (e quindi tralasciando le varie differenze di pronuncia, queste sì di carattere dialettale, come per esempio tra catanese e palermitano per esempio), si studierà anche la storia della nostra isola, e senza passato non c’è futuro. e di conseguenza si potrebbero approfondire, finalmente senza stupide retoriche epico-risorgimentali, le motivazioni che hanno portato la sicilia ed il meridione d’italia ad essere quello che è:vale a dire la parte sottosviluppata d’italia, con parti di popolazione costretta ad emigrare, ecc, ecc. per chi confonde la lingua siciliana con la volgarità, c’è poco da dire:almeno voi ci siete potuti andare a studiare e non sapete nemmeno che il toscano(la lingua del sommo poeta (Dante)), e quindi l’italiano, deriva proprio dalla lingua parlata secoli fa nella nostra terra, nella nostra città, alla corte di federico II. vergognatevi.

    20. Dire che lo studio del siciliano ostacola il rafforzamento dell’inglese è semplicemente un non senso.
      Secondo: ribadisco che la lingua siciliana è solo un aspetto, minoritario, di un insegnamento sulla cultura regionale che può solo costituire un arricchimento culturale per i siciliani.
      Il fatto che chi oggi conosce il siciliano non lo abbia imparato a scuola è un assunto un po’ retrogrado. Non esistendo uno studio si crede che i dialetti del siciliano siano tante lingue separate, e già da qui si dimostra come ci sia bisogno di mettere un po’ d’ordine. Anch’io ho studiato l’inglese al 90 % da solo, ma non per questo lo toglierei dalla scuola, anzi…
      Non dobbiamo avere il pudore di riconoscere se ogni cento cavolate si fa ogni tanto qualcosa di giusto. E invece critichiamo tutto, per partito preso.
      Critichiamo pure la decisione di interrompere la costruzione dei termovalorizzatori che ci avrebbero fatto venire a tutti il cancro, perché…chissà che c’è dietro. Possiamo essere cittadini un po’ più maturi e meno qualunquisti?
      Quando si studia il greco, per fare un esempio, si studia una grammatica da koinè, tardo-attica, ma poi i testi che si trovano sono o ionici o attici o epici o eolici, etc. E il docente guida alle eventuali varianti.
      Il siciliano letterario è molto più unitario di quello che si parla nei mercati. E, voglio tranquillizzare DD, non è contro l’unità d’Italia, se è questo il nervo scoperto.
      L’Italia è paese pluralista, riconoscitore delle autonomie e delle differenze culturali. La Sicilia è mediamente orgogliosa di farne parte, almeno finché resterà tale. Se l’obiettivo è quello di un’omologazione fascistizzante, allora sì potremmo alienarci un po’.
      E comunque qualcuno mi deve ancora spiegare perché nelle scuole si può studiare Pirandello in italiano ma non quello in siciliano.

    21. che siccome io gia pallo in indialetto cioppe bene ci dovete dire alla maestra che ammè mi deve mettere 10 nella paggella sennò ci buco le gomme della iuppisilon 10 e se ne puo tonnare a casa con l’autobulanza.

    22. Siamo la versione tascia della Lega Nord versione Sicilia 😀

    23. Io sono a favore. Il dialetto siciliano classico è affascinante e poi lo studio in genere non può fare altro che arricchire interiormente ( piccioli niente si sa).

    24. @daniele, premesso che un ddl varato da simili ignoranti può solo far storcere il naso, gente appunto che non parla la lingua siciliana e neanche quella italiana, ma solo un raffazzonato italiano con un accento che mette le gi al posto delle ci ecc ecc (alla lombardo o alla cuffaro per interdeci, solo per citarne due) credo che la LINGUA siciliana sia ben altro e il discorso ben più vasto, proprio perchè, appunto, a “pallare in indialetto cioppe bene” son buoni quasi tutti, ma già a doverlo scrivere cadono gli asini…e ti ritrovi alle cose che si leggono scritte sui muri con gli spray “adio pupa tio amato”
      oppure
      http://scn.wikipedia.org/wiki/Lingua_siciliana#Bibbliograf.C3.ACa
      lo so, ce ne vuole, e quindi forse davvero questo ddl porterebbe a sdoganare: “…allora, quanto minchia fa venticincu aqquatrato?”
      amen

    25. Non hai capito quello che ho scritto, rileggi il commento #5

    26. Questi esimi legislatori siciliani dovrebbero avere la decenza di indicare quali parti dei programmi di storia e di italiano dovranno essere sacrificate per fare spazio a questa nuova materia.

    27. Non me ne fotte un beneamato c**** che si studi il siciliano nelle scuole! I politici politicanti si occupino dei problemi “veri”.

    28. per favore, non confondete l’ignoranza di alcuni nostri politici, con una lingua che affonda le sue radici nei secoli passati, che ha avuto il coraggio di riformarsi prendendo vocaboli dalle svariate dominazioni che si sono succedute nell’isola, che è stata la lingua di mirabili poesie alla corte di federico II, senza le quali la divina commedia non sarebbe potuta esistere (almeno così per come noi la conosciamo). provateci, per pietà. sono convinto che voi non siete così stupidi come volete sembrare. potrò anche sbagliarmi, ma che ci volete fare, sono fatto così:io ho fiducia nell’intelligenza delle persone, fin da piccolo sono stato fatto così.. e cu’ nasci tunnu, ‘un po’ muòriri quatratu. dài un piccolo sforzo ce la potete fare anche voi. e se proprio non ce la fate allora sì, andate a studiare.. non c’è bisogno nemmeno di comprare chissà quali libri, non c’è bisogno di conoscere il Meli o Buttitta, né tanto meno il vocabolario del Mortillaro. fate così: digitate su google “lingua siciliana” e vedete un po’ che vi succede. Io sono con voi, io credo in voi. sappiatelo.

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