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lunedì 18 nov
  • Gesip: che cosa hanno da dire gli aspiranti sindaci?

    Si può non prendere posizione sulla Gesip? È una domanda assolutamente retorica: non solo non si può ma si deve. Le elezioni comunali si avvicinano e Gesip, a nostro modesto parere, può diventare l’argomento chiave per valutare un candidato sindaco. Ben vengano dunque le discussioni e le prese di posizione dei cittadini e, soprattutto, dei candidati, che vanno “snidati” al fine di ottenere una chiara risposta. Perché Gesip è così importante per le prossime elezioni? Riteniamo ci siano due motivi principali:

    1. In Sicilia in generale, e a Palermo in particolare, il settore pubblico è il principale datore di lavoro (forse sarebbe meglio scrivere: erogatore di stipendi), A Palermo i dipendenti pubblici, considerando solo Comune, Provincia e Regione sono circa 40 mila, un dato che fa riflettere su una città la cui popolazione è stimata in 655 mila abitanti. Milleottocentosettanta persone in più o in meno, tanti sono i lavoratori Gesip, fanno una gran differenza, specie per il bilancio di un’amministrazione comunale che destina quasi 325 milioni (circa il 20 per cento del bilancio) al pagamento degli stipendi (Fonte: Bilancio Sociale 2010 del Comune di Palermo). Ecco perché Gesip è un tema fondamentale.
    2. La gestione del caso farà scuola. Quello che succederà a Gesip, società in profondo rosso e con la sorte dei dipendenti appesa a un filo, fungerà, comunque vada, da termine di paragone per eventuali ulteriori crisi che dovessero insorgere. Stiamo affrontando, a livello locale, una versione nostrana del paradosso del «too big to fail», troppo grande per fallire: chiudere Gesip significherebbe mettere 1870 famiglie in mezzo ad una strada, in una provincia che ha già 79000 disoccupati, un numero troppo grande per non creare un problema sociale. D’altra parte, non chiudere Gesip creerebbe enormi problemi alle già disastrate casse comunali, con conseguente ulteriore richiesta di denaro al contribuente nazionale (valli a biasimare i leghisti a questo punto…) e locale (in Sicilia abbiamo innalzato le addizionali regionali Irpef e Irap per coprire il deficit della sanità). Un bel dilemma: salvare Gesip e inimicarsi i contribuenti oppure farla fallire?

    Ci permettiamo di fare alcune puntualizzazioni:

    1. Ammettendo pure che queste persone possano essere state “truffate” dai politici locali, che li hanno utilizzati come serbatoio di voti, illudendoli e prendendoli in giro, ciò non può e non potrà mai giustificare blocchi delle strade, guerriglia urbana e arrampicate sui tetti del Comune e lanci di tegole sulla testa dei passanti (video);
    2. Alcuni lavoratori Gesip hanno partecipato in questo blog (cfr. commenti al post Gesip, cinque milioni dalla Presidenza del Consiglio) al dibattito su cosa fare, suggerendo, ci sembra di capire, la strada dell’internalizzazione, cioè la trasformazione degli operatori Gesip in veri e propri dipendenti comunali, che passerebbero così da 7638 a 9508. Questa opzione, secondo alcuni, avrebbe il pregio di far risparmiare circa 20 milioni all’anno di Iva finora pagata dal Comune per i servizi resi dalla Gesip, nonché gli oneri legati al mantenimento del Consiglio d’Amministrazione e altre economie. D’altra parte, sembra che Roma potrebbe approvare questa misura solo a condizione di bloccare il turnover e gli stipendi del personale comunale fino al 2014, misura invisa, per ovvie ragioni, ai dipendenti comunali.
    3. È del 14 giugno la notizia di un’ordinanza della Protezione civile firmata dal Presidente del Consiglio per un prestito a favore della Gesip. Ecco, pensare che cinque milioni di euro non potranno essere destinati, per esempio, ai terremotati dell’Abruzzo, o alla prevenzione delle emergenze, suscita in noi profonda perplessità. Peraltro, tutti sappiamo che questa iniezione di denaro è solo un palliativo che rimanda la soluzione del problema di un paio di mesi, senza risolverlo. Siamo sicuri che non si poteva trovare una cifra simile distogliendola, per esempio, dalle spese di rappresentanza, dagli stipendi dei parlamentari, dai fondi per i giornali, dalle spese di mantenimento delle auto blu? Invece…
    4. È paradossale che un Comune con ottomila dipendenti diretti abbia bisogno di una società di servizi esterni, la Gesip, per svolgere servizi essenziali, quali la pulizia degli uffici, la portineria, la gestione dei cimiteri. Eppure, da quando sono iniziate le proteste dei Gesip, questi servizi sono piombati nel caos, evidenziando come la città abbia “bisogno” della Gesip.

    Abbiamo cercato di ricostruire questa situazione, come anticipato, al fine di sollecitare il dibattito, e soprattutto, stimolare gli aspiranti candidati primi cittadini a fornire le loro soluzioni/proposte. Raccoglieranno la sfida?

    Ospiti
  • 19 commenti a “Gesip: che cosa hanno da dire gli aspiranti sindaci?”

    1. La Gesip nasce primariamente per dare risposta alle ex coop sociali – sciolta dalla giusta capitanata da Leoluca Orlando – per infiltrazioni mafiose. Poi, si ha approfittato dell’occasione per inserire dipendenti in mobilità, e infine negli anni successivi i raccomandati della politica. Il paradosso è che i successivi dipendenti delle coop sociali, chiamati lsu, sono diventati dipendenti comunali a tutti gli effetti a danno delle coop. Cosi dette storiche, che pur svolgendo per il comune servizi più umili, si trovano estromessi. Molti tra loro svolgono le mansioni per i servizio comunali da 17 o 15 anni. I soggetti delle coop storiche, non sono stati affatto inseriti da politici per i loro scopi, ma dal beneficio di una legge nazionale che permetteva ai comuni di inserire nel loro organico soggetti svantaggiati per il loro recupero o reinserimento. Quando si parla di raccomandati, spesso non si sa quello che si sta dicendo, perchè se è vero che ci furono i raccomandati – entrati in gesip dal 2005 – è altrettanto vero che essi non facevano parte del progetto originario, ne beneficiavano di leggi quadro, piuttosto di escamotage creato ad arte per poterli inserire.
      Gli stessi in breve divennero i dirigenti della nuova azienda, tutto a scapito dei dipendenti Gesip del progetto originario, che pur avendo titoli equivalenti o superiori, furono lasciati con livelli o mansioni di base (per fare qualche esempio noi abbiamo architetti del progetto originario al 3° livello e co.co.co con diploma di geometra, assunti nel 2005 che ora hanno mansioni di “quadro aziendale”). Chiudiamola e riscriviamo la storia di questa azienda privilegiando gli aventi diritto, che sono i dipendenti per il quale è nato il progetto, non escludendo gli assunti successivamente, ma azzerando i privilegi per tutti e ripartendo da capo.

    2. @Alaimo:
      quello che dici è giusto, tuttavia quello che non emerge mai nelle discussioni è il vero motivo per cui i palermitani vorrebbero vedere la Gesip chiusa. La Gesip lavora male. Costa tanto, e lavora male. Che una città possa avere bisogno di una società di servizi è fuori discussione tuttavia quando si parla, ad esempio, di “pulizia degli uffici” una società privata con la metà del costo produce un risultato molto superiore.
      Ora se da un lato è vero che il “pesce puzza dalla testa” è anche vero che a pulire gli uffici non ci vanno i dirigenti e che, inoltre, anche ammesso e non concesso che qualche dirigente Gesip volesse farli lavorare per bene, non avrebbe nessuna arma per potere imporre un poco di disciplina.
      Ti faccio un esempio: quando l’anno scorso è divenuto assessore l’ing. Rappa mi raccontava che l’unico modo che aveva per provare a fare lavorare meglio gli operatori Gesip era quello di mettere un dipendente comunale di guardia alle mansioni da svolgere. Vi pare una cosa seria?

    3. Infatti kERSAL, dici bene. Quando i dipendenti ex storiche ex pip erano diretti dai dirigenti comunali tutto funzionava benissimo

    4. Veramente la Gesip è stata creata PRIMA che gli LSU venssero stabilizzati. Mentre gli LSU rimanevano a 600 euro al mese, i “fortunati” della Gesip, che fino al giorno prima avevano lavorato al fianco degli LSU si ritrovarono con stipendi più che raddoppiati e monte ore sostanzialmente invariato o quasi.
      La Gesip è stata un’operazione finanziata coi fondi di Italia Lavoro, e a Cammarata non parve vero di potersi liberare del problema a spese di un’agenzia nazionale. Ovviamente, sin dal principio, i neodipendenti Gesip misero in chiaro che avevano tutte le intenzioni di continuare a fare quello che avevano fatto fino a quel momento e che non avrebbero tollerato controlli, sanzioni etc. E va ricordato, fra l’altro, che furono persino sottoposti a corsi di formazione intensiva, pagati sempre da Italia Lavoro.
      Ora, immaginate una società come la Gesip, che riceve fondi esterni (non comunali) e che in pratica non è sul mercato, avendo un unico committente (il comune). Essendo una società, non deve reclutare personale tramite concorso pubblico e quindi è la società perfetta nella quale fare assumere gente amica o parente di questo o quell’altro politico. Ed infatti così è stato fatto. Con il tacito assenso di chi quella società era formalmente chiamato ad amministrare, pare.
      E poco importava se il contratto di servizio rimanesse sempre lo stesso, nonostante l’incremento del personale. La parola d’ordine in questi casi è sempre la stessa: Una volta assunti siete a posto, perché questa non è una vera società privata.
      Come è andata a finire è adesso sotto gli occhi di tutti, e si tenta di far passare la cosa sotto l’etichetta del “problema di ordine pubblico, dell’emergenza sociale” e così via dicendo.
      Inoltre sappiamo tutti benissimo che qualsiasi politico, messo davanti alla domanda diretta non avallerà mai l’idea della liquidazione della società. Perché quelle persone sono contemporaneamente una minaccia ed un serbatoio elettorale e bisogna maneggiarle con estrema cura, cercando di tenere sempre i piedi in due o tre staffe.

    5. Il monte ore degli lsu era di 20 ore per 440 euro. quello della gesip 40 ore e 50 minuti per 783 euro. sempre settimanali, si intende. Prima di scrivere fesserie documentatevi

    6. Ho un’idea: applichiamo lo Statuto d’Autonomia così ci entrano finalmente i soldi che lo stato ci promette (NOSTRI, non elemosine nazionali) e finalmente si comincia a togliere una buona percentuale di problemi dovuti alla mancanza di danaro pubblico

    7. Un bel post, a cura di due autori e commentatori di Rosalio sempre molto razionali e obiettivi nei loro interventi.
      Fatti salvi gli utilissimi ragionamenti esposti,ritengo,tra i vari e complicati aspetti,che l’unica cosa certa ,in questo enorme rompicapo,sia l’internalizzazione come semplice strumento tecnico -burocratico ed escamotage per risparmiare milioni di IVA senza colpo ferire.Tutto il resto e’ pane per i denti per i prossimi amministratori e politici che avranno un solo compito: non mangiarsi la citta’ come han fatto da dieci anni a questa parte tutti quanti.
      Mi permetto ancora segnalare giorno 2 e 3 luglio nei pressi di S Giuseppe Jato una due giorni di incontro e dibattito tra societa’ civile e alcuni dei candidati sindaco di Palermo sui temi scottanti,tra cui anche Gesip.
      L’evento e’ organizzato dalla scuola di formazione politica G Falcone .
      saluti

    8. @Nirìa:
      il problema non sono i soldi. Se domani avessimo più soldi staremmo bene per qualche anno. I problemi sono strutturali. In questo la lega nord ha ragione: ci sono comuni che hanno finanziamenti che sono un quarto di quelli di Palermo o Napoli ma che hanno tutti i conti in ordine e servizi di eccellenza.

    9. autori del post
      Gesip è solo uno dei problemi, state concentrando l’attenzione solo su uno dei problemi, dimenticando il grosso dei problemi che i comuni dovranno affrontare a partire dal 2013 in poi.
      Antefatto 1:
      Con uno dei SI del referendum si ha come conseguenza che le ex Municipalizzate staranno come palla al piede dell’ente locale madre (il comune per intenderci). Non potranno cioè essere vendute per una consistente quota parte come invece previsto dalla normativa nazionale precedente alla vincita del SI del referendum su gestione pubblica dell’acqua.
      Antefatto 2:
      dal 2013, entrerà in vigore l’obbligo della redazione del bilancio consolidato UNICO includendo in quello del Comune anche quello delle ex Municipalizzate, e come ormai ben si sa, alcune ex munipal. hanno i conti in rosso, quindi il rosso delle aziende partecipate verrà internalizzato dal comune. Naturalmente il federalismo fiscale questo governo lo fa entrare in vigore, quando è già scaduto il mandato elettorale, così si lava le mani dalle conseguenze che ne deriveranno per lo stato di salute dei bilanci delle amministrazioni locali. Se la gestione dei servizi pubblici fosse di qualità, il problema delle ex municipalizzate non si creerebbe, ma visto la capacità manageriale con la quale vengono gestite oggi in molte città, soprattutto a Palermo, il problema si presenterà eccome, sarà devastante come uno tsunami!!!!!! E state certissimi che cadrà unicamente sulle teste dei cittadini, con sindaco di destra, di centro o di sinistra.
      Quindi la VERA domanda al candidato sindaco, LA DOMANDA, quella alla quale si dovrebbe dare la quasi impossibile risposta è:
      “egregio candidato sindaco, considerato che dal 2013 i bilanci comunali consolidati si fanno includendo i conti (in rosso) delle aziende partecipate, considerato che dopo i risultati del referendum non si può più vendere una parte di queste aziende ex municipalizzate, considerate le minori entrate dallo stato agli enti locali negli anni a venire per effetto dell’applicazione del federalismo fiscale, come intende gestire economicamente il bilancio comunale contemporaneamente alla sopravvivenza delle aziende partecipate senza aumentare l’addizionale locale irpef o la tarsu o evitando di creando nuove imposte ?”
      Questa è la domanda, da 1 milione di euro, di cui mi piacerebbe conoscere la risposta dei candidati sindaci ?

    10. @iddu: anche se fosse vero quello che dici (non dico che non lo sia, ma penso che alla luce del risultato referendario il parlamento/governo dovrà trovare una soluzione legislativa) non capisco la differenza fra deficit del Comune e deficit delle municipalizzate, che finisce per ritorcersi comunque sui cittadini.
      Nel senso che, se pure le municipalizzate fossero totalmente privatizzate, dubito fortemente che finirebbero in attivo, a meno di non aumentare le loro tariffe. Tariffe pagate dai cittadini.
      La verità è che il federalismo fiscale (almeno fino a quando non si troverà il modo di neutralizzarlo con qualche escamotage) è l’unico vero deterrente per chi amministra comuni in maniera approssimativa e clientelare. Certo, anche oggi ci sono sulla carta sanzioni, multe, scioglimento di consiglio comunale e commissariamento. Sulla carta.
      Magari quando il rubinetto dei soldi gratis si sarà chiuso, cominceremo a valutare e pretendere prestazioni migliori dai nostri amministratori cittadini. Prestazioni che nessun politico è in grado di fornire… per cui ne vedremo delle belle.

    11. E’ pur vero che l’attuale sindaco, checchè se ne dica; costretto dal precipitare degli eventi che la sua inettitudine ha generato, tutto sommato ha trovato la soluzione del 2turn over”, ovvero, l’azzeramento delle assunzioni al comune e tra le ex municipalizzate fino al pareggio del bilancio e contestualmente l’assorbimento e la ricollocazione del personale delle ex municipalizzate in difficoltà con bilanciamento tra servizi prestati e dislocazione del personale. Se praticata, questa strada in qualche anno potrebbe risanare il bilancio pubblico. Il problema come vedete non è la soluzione, ma la cattiva tendenza dei politicanti a “infilare” dipendenti nelle pubbliche amministrazioni. Riusciranno i futuri amministratori della politica palermitana a perdere il “vizietto”?

    12. internalizzare, ma come e dove? Voglio dire che non si potranno certo mantenere gli stipendi che prendono adesso (14sime, scatti etc.) quando a parità di mansioni i comunali guadagnano molto meno. Poi, se è vero che per salvare si dovrà bloccare lo stipendio già misero dei comunali, avremo una situazione assurda per cui gli ex privati prendono un sacco di soldi e a parità di mansioni i comunali non hanno più aumenti!

    13. @isaia panduri
      – differenza fra deficit del Comune e deficit delle municipalizzate –
      oggi c’è da un punto di vista di redazione e approvazione dei bilanci consuntivi. Nel senso che il comune oggi può puntare l’indice contro l’ex municipalizzata con i conti in rosso. Dovrebbe svolgere il controllo analogo sulle attività svolte da quella azienda. Poi lo fa? Se lo avesse fatto realmente non si sarebbe presentato il caso AMIA, e si sarebbero limitati i danni alla relativa consistenza patrimoniale.
      Con il bilancio unico ci sarà indubbiamente una nuova, reale e finora mai vista attività di controllo durante tutto l’anno, da parte della dirigenza comunale che ha a che fare con il bilancio sia di previsione che consuntivo e dal settore società controllate.
      Oggi si può dire: il comune ha chiuso il bilancio senza segni meno e le aziende partecipate sono in rosso, e questo ha un effetto e reazioni mediatiche ben precise alle quali siamo abituati, domani con il bilancio unico si dovrà dire che il bilancio comunale, appunto unico, è in rosso e allora scatterà automaticamente la corsa ai perchè, dove è la falla, in quale azienda partecipata e per quali ragioni, e questa ricerca non la dovrà fare un commissario straordinario o l’autorità giudiziaria che indaga, ma direttamente il comune nella sua naturale semplice attività di controllo. E questo secondo caso avrà conseguenze mediatiche e pubbliche diverse dal primo caso.
      Certo poi alla fine piangeranno sempre i cittadini per gli aumenti tarsu e addizionale irpef locale, inevitabili, ma la domanda finale in grassetto che è ridicola, quasi stupida, oltre che retorica, vuole sottolineare e porre attenzione sul fatto che le cose dal 2013 cambieranno con una velocità tale che si resterà stonati dall’effetto che produrrà ad ampio raggio, ma il bello oggi è che nessuno ne parla, soprattutto chi conosce gli argomenti di cui parlo e questa gente c’è, tra i candidati sindaci, che legge i blog e prega qualsiasi santo che nessuno gli ponga mai tale domanda soprattutto prima del giorno delle elezioni comunali 😉
      Oggi sappiamo che dal 2013 ci saranno queste novità, e se non interverranno altre normative che modificano gli effetti di queste novità, posticipandole a data da destinarsi, quello che ho scritto prenderà forma e le conseguenze saranno durissime per i cittadini, per la città.

    14. Tutte queste persone non dovevano essere assunte sin dal principio, dato che non ce n’era materialmente bisogno e la Gesip è stato solo un collettore sociale sforna-voti, per togliere dalla strada elementi (spesso anche ex-detenuti) che non trovavano lavoro nemmeno nei call center, con tutto il rispetto per gli operatori di cc. Ora che sono assunti, vagli a dire che non servono e che devono trovarsi un altro lavoro. E’ impossibile e sarebbe comunque un’ingiustizia. Speriamo solo che errori simili non si ripetano in futuro.

    15. E’ impossibile leggere che si deve condannare Cammarata per la Gesip e assolvere Orlando per quelle cooperative sociali che ne hanno costituito il primo e più robusto nucleo. Clientelismo questo e quello, assistenzialismi entrambi allo stato puro.
      Se il Comune aveva bisogno di dipendenti e disponibilità di fondi avrebbe dovuto, allora come ora, fare concorsi pubblici.
      Ora, che fare?
      Separare l’assistenza dal lavoro. Sono due cose completamente diverse.
      Il Comune deve sciogliere immediatamente un’impresa inutile, che non ha mercato, che brucia risorse scarse e preziosissime con danno immane per tutti gli altri contribuenti.
      Anch’io so bene quante risorse tributarie sono prodotte in Sicilia e incassate altrove per effetto della mancata applicazione dello Statuto, ma qui l’esempio è fuorviante per due motivi.
      Intanto dove c’è scritto che, una volta acquisite (eventualmente) queste nuove risorse le dobbiamo poi buttare dalla finestra con tutto ciò di cui c’è bisogno in Sicilia?
      E poi non sarebbe consentito dagli altri siciliani. Dove c’è scritto che, siccome Palermo è il capoluogo, può bruciare nella propria voragine tutto ciò che è prodotto nell’Isola? Andare lungo questa strada significa alimentare un leghismo nostrano in cui le altre 8 province finiscono per chiedere di staccarsi da Palermo. Da qualche parte ho letto qualche anno fa che la bilancia commerciale della Sicilia è in rosso, sì, ma per colpa della sola Provincia di Palermo, cioè del solo Comune di Palermo, che non produce nulla, importa tutto, e quindi capovolge i fragili equilibri che il resto della Sicilia di per sé avrebbe.
      Un candidato sindaco dovrebbe dire chiaramente che il Comune è di tutti i palermitani e non solo di alcuni.
      Però c’è l’assistenza. Non si possono “uccidere” i dipendenti Gesip. Bisogna trovare un modo di garantire loro una temporanea sussistenza in attesa di un reimpiego altrove.
      Io propongo un sussidio comunale, pari al 50 % dell’ultima paga base, per la durata di dieci anni, o, in alternativa, una buona uscita di pari importo capitalizzata se vogliono reimpiegarsi da soli.
      Nel frattempo non devono fare più niente. Tutti via dall’amministrazione comunale. Poi controlli a tappeto per evitare che il sussidio venga dato a chi, in qualche modo, ha entrate superiori al sussidio, anche in nero. Con sanzioni penali.
      Si tratterebbe di un’uscita straordinaria in conto capitale che potrebbe essere finanziata da un debito pluriennale ad hoc.
      E’ vero, per i prossimi trent’anni Palermo pagherebbe il costo di questo capitale e degli interessi. Ma gli errori si pagano.
      Se fanno la guerra, chiediamo l’intervento dell’esercito.
      Se c’è un candidato sindaco che ha il coraggio di fare questa proposta lo voto.

    16. wow..i candidati accorrono per offrire le loro impressioni. Eppure almeno un paio hanno già scritto in passato (o meglio, hanno pubblicato i loro “proclami” senza degnarsi di rispondere ai commenti) su questo stesso blog ed è probabile che membri dei loro staff leggano Rosalio. Si vede che per quanto facciano i fighi e innovatori non hanno il coraggio di prendere una posizione. Ad maiora…

    17. Signori invidiosi e stizzosi,dopo tanti concorsi e tante certe assunzioni sfumate,e tanto aver lavorato nel privato e sfruttata nelle ore di lavoro,nella retribuzione e nei mancati contributi,13 anni fa ho avuto un colpo di culo,ora lavoro(onestamente e con buon rendimento).Grazie agli sfruttatori del privato nn avrò un buon rendimento pensionistico.che parlate a fare!!Nn fate di un erba un fascio.E’ l’invidia che vi fa parlare?Io sono x il concorsino come hanno fatto x gli LSU,ma tutti dobbiamo lavorare ed essere contrllati

    18. Caro xxx,ne hai conferma che prendiamo un alto stipendio,con scatti?La quattordicesima si(visto la miseria di appena 1000 euro):Prima di parlare morditi la lingua nn una ma 1000 volte, come gli euro che prendiamo.Aggiornati,sarai forse un comunale con problemi repressi?Prega fratello prega

    19. Ciao Iddu,
      1) è vero che con l’obbligo del bilancio consolidato emergeranno finalmente tutte le schifezze finora messe (a fatica) sotto il tappeto.
      E’ pur vero che si tratterà appunto solo di un effetto ottico: nel senso che il danno lo abbiamo già fatto; ben venga quindi uno strumento che aiuti, anche i più riluttanti, a conoscere la verità.
      2) E’ vero che, come dicevi, il federalismo fiscale, almeno nella forma con cui si sta delineando, altro non sembra che un freno all’afflusso di risorse dal Nord al Sud. Nei fatti, credo, aumenteranno i piagnistei e l’accattonaggio dei politici nostrani, in fila con il cappello in mano a fare anticamera a Roma per ottenere le mance salva-disastri. Purtroppo questo federalismo non cambierà granché.

      Altro discorso sarebbe invece *l’autonomia impositiva*, cioè la responsabilizzazione delle amministrazioni locali, l’obbligo di finanziare le spese prendendosi la responsabilità di aggiungere/eliminare/modificare le tasse locali.
      E allora sì che vorrei proprio vedere un sindaco di Palermo prendersi il coraggio di imbarcare migliaia di persone nella pubblica amministrazione e, contemporaneamente, raddoppiare la Tarsu. Allora sì che i cittadini scoprirebbero il nesso tra le due cose.

      Infine: concordo del tutto con la proposta di Ciccio. Siamo noi che abbiamo provocato questo sfacelo, e siamo noi che ne pagheremo (ne stiamo già pagando) le conseguenze.
      Chiudiamo i carrozzoni pubblici inutili, garantiamo un contributo di solidarietà a vita agli attuali “precari”, anche con l’idea di un indebitamento straordinario pluriennale (un’emissione obbligazionaria? un BOC ?).
      Solo così le amministrazioni potranno ricominciare ad assumere per concorso e migliorare l’efficienza a beneficio di tutti.
      Ciccio sindaco.

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