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lunedì 18 nov
  • Le ragioni del Topo/Campagna

    Mio cugino Calogero mi mandò una nuci di quelle belle grosse. Un regalo a motivo che lui abita vicino allo Zen in via Lanza di Scalea. La c’è campagna e ci sono noci, fichi, pruni, varcuochi e poi pomidori, pipi, cucuzze, molinciane, alivi. Una del tutto. Dentro la noce però c’era puru un pizzino: “Carissimo cugino Michele, che fai sempre vurricato nelle fognature? Perché non porti i bambini a respirare un poco di aria pura senza che ti devi scantare che ci danno il veleno oppure ci fanno altre cose tinte?”
    “Tu la sai – diceva il pizzino – che differenza c’è tra la matinata e la nottata? Che di giorno c’è la luce e di notte c’è lo scuro. Ma tu stai sempre nei condotti e la luce, penso, non la vedi mai. Così ti invito a casa mia. Casa nel vero senso perché io e Lorenzina ci siamo sistemati in una casa che volevano costruire ma che poi l’hanno dovuta lasciare perchè il costruttore ebbe cose tinte e il padrone pure peggio. Così tra una sciarra e l’altra currieru carrubunieri, ufficiali del tribunale e puntunieri. Insomma all’urtimata di questa casa, ca già ci su i mura e u tettu, sinni futtunu tutti e noi ci abbiamo fatto una bella città che sia chiama Surcity. Siamo cinquanta senior colle famigghi. Perché non ti arricampi pure tu con la tua signora e i picciriddi? Niente niente che poi magari decidi che ti assistemi qua. Il posto c’è.”
    Una parola. Per un pronto accomodo: come viaggio? Non è conto che padre, madre e 27 bambini ci possiamo prendere l’otobus. Te lo immagini 29 surci fermi alla fermata dell’otobus? E neanche ce la possiamo fare a piedi perché per via cunnuttura è difficile. Per noi non è come le strate della città: canci cunnutta e non sai che gente trovi. Non è conto ca tutti i surci su come a me e alla mia rispettabile famiglia. Ma quale? Ci sono surci che si guardano la zona come a Balzaretti e appena passi si rappresentano a tipo cento e mille e la questione è troppo tinta. Così, se te la devi fare a piedi prima devi andare nei cunnutti sotto a piazza Pretoria dove c’è il nostro municipio e c’è il nostro sindaco. Si fa chiamare Mepa che non vuol dire “mio padre” come si può pensare. Dovete sapere che iddu avi il coccio di letturas e Mepa vuol dire Mus Electis Populi PAnormi. Mi spiegarono che significa Topo Eletto dal Popolo di Palermo. Sapiddu. Io alle votazioni non ci vado mai picchi finisce sempre a questione. Iddu u purtò un surci ca parra straniero e ci disse ai surci palermitani: cchiu cunnutti pi tutti: e si ficiru i pruna. Ma comunque.
    Insomma, pi ghiri accussì luntani uno deve presentare una domandina ca ci dice: io devo andare di questo punto a quello punto. E così loro organizzano che avvertono i puntunieri e uno passa e non ci succede niente neanche nelle zone dove ci stanno i peggio malacarne: via Libertà, viale Trasburgo, via Sciuti, viale lazio. Ma ci vuole tempo, carte, burocrazia, firme, bolli e c’è di fare coda nelle uffici. Che poi noi che certo non ci mancano le code, ci vuole pure che le facciamo allo sportello.
    Allora eppi una pensata. Verso il Corso dei Mille c’è il deposito dei cami della munnizza, quelli che ogni giorno ci rapinano e si portano ogni bendiddio per andarlo a buttare che il signore non ci deve dormire. Ora, questi cami si partono vacanti e quanno arrivano dove devono arrivare accuminciano a sbacantare le cassonetti e si agghiuuttuno tutte cose per andarle a scaricare a Bellolampo. La spertezza è quella di trovare il camio che va a Pallavicino e acchianare tutti lassopra.
    Così una sera ci dissi alla mia signora: arma i picciriddi, fai qualche truscitedda, ammogghia quel pezzo di formaggio che ce lo portiamo a Calogero e partiamo.
    Non fu facile. Uno si devea guardare da tutte cose e poi i picciriddi sono ancora nichi e una fila di 27 surci nichi nichi è uno spettacolo. Ma come fu come non fu, arrivammo alla partenza dei cami e ci collocammo sotto l’ufficio dove c’è qualche comandante che ci dice agli altri: tu qua, tu là, così e così. Quando quello disse: tu ti fai di Tommaso Natale nfino a via dei Quartieri, cugghiemmu trusciteddi e picciriddi e acchianammo. Mi dovete credere: c’era un ciavuru meraviglioso e pure se il camio era vacanti, c’era sempre, per noi, di che mangiare per una mesata. Nni parsi una crociera fino a quanno arrivammu al cassonetto proprio di fronte alla villa dove c’era Surcity, la città dove abitava mio cugino il campagnolo. La vacanza era cominciata. Ora fatinni scinniri che si fece tardi. Ci andiamo sentendo.

    Palermo
  • 5 commenti a “Le ragioni del Topo/Campagna”

    1. PUNTI DI VISTA
      Mi piacerebbe fosse il titolo del prossimo libro.

    2. ciao raga, la burgia come sta?

    3. Burgiafan ti invito a rimanere in tema. Grazie.

    4. Rimuoverò ulteriori commenti fuori tema (o Thema). Saluti.

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